The Gilded Age 2, recensione: non è tutto oro quel che luccica

Autore: Livia Soreca ,

Negli ultimi anni il period drama ha attirato a sé sempre più fan, dall'iconica Downton Abbey alla recente Bridgerton di Netflix. Nel gennaio 2022 ha fatto il suo debutto una nuova serie di questo amato sottogenere, trasmessa dall'emittente HBO: si tratta di The Gilded Age, creata da Julian Fellowes e diretta da Michael Engler e Salli Richardson Whitfield. Quest'anno lo show televisivo farà il suo ritorno a partire dal 30 ottobre, e sarà trasmessa in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

The Gilded Age 2, con i suoi 8 episodi, dona un lineare proseguo alle vicende principali che hanno interessato la prima stagione, riservando al pubblico nuovi intrighi e giochi di potere tra le classi sociali abbienti di New Work, ma dietro un'immagine brillante si nascondono alti e bassi.

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The Gilded Age non è la nuova Downton Abbey

Prima di capire se The Gilded Age 2 sia o meno un degno seguito della prima stagione, è importante mettere a punto una premessa. Troppo spesso The Gilded Age è stata considerata come una possibile "nuova Downton Abbey", ma si tratta di una comparazione piuttosto azzardata. Infatti, né la medesima paternità né il fatto che si tratti sempre di un dramma in costume implicano la possibilità di comparare ciecamente due serie TV che tanto per cominciare, sono ambientate in nazioni e periodi distanti e differenti.

In secondo luogo, con Downton Abbey è fin da subito scattato un meccanismo per il quale la serie TV, portata avanti per 6 stagioni, è diventata l'emblema del period drama, nonostante l'esistenza di moltissime altri progetti antecedenti; un successo che difficilmente The Gilded Age potrà replicare, ancor meno superare.

Il padre di Downton Abbey lascia il territorio britannico e stavolta si ferma negli Stati Uniti: le vicende di The Gilded Age si svolgono nella New York degli anni 80 dell'1800, ossia nel periodo dell'Età dorata (da qui il titolo). La serie si pone come obiettivo quello di narrare la vita delle classi nobili e di quelle abbienti che agiscono a discapito di quella della servitù e di tutti coloro che sono schiacciati dalla società. In particolare, si concentra sulla storia di due famiglie dirimpettaie, i van Reijn e i Russell, tra cui non sempre scorre buon sangue.

The Gilded Age 2 tra alti e bassi

The Gilded Age ha sempre avuto un carattere meno "romanzato" (come invece può essere quello di Bridgerton) e più sostenuto, anche se stavolta si evince una maggiore attenzione alle vicende sentimentali di alcuni personaggi - forse per alleggerire il tiro della prima stagione - tuttavia senza dimenticare le questioni sociali che fungono sempre da perno fondamentale.

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Arrivati alla seconda stagione, il pubblico si è certamente affezionato ai protagonisti di The Gilded Age e alle loro personali vicende che, in un modo o nell'altro, riescono ad intrattenerlo. D'altra parte, il cast scelto per la serie riesce a calarsi perfettamente nei ruoli, in particolar modo spiccano le interpretazioni di Carrie Coon e Christine Baranski nei panni delle due "matrone" delle famiglie Russell e van Reijn. Peccato che, nonostante la ricerca di nuovi intrighi e segreti, il racconto non si riveli sempre così incisivo e alcuni snodi di trama risultano frettolosi o persino inconcludenti. 

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Ad eccezione di alcuni personaggi maschili come Mr. George Russell o Mr. Oscar van Rhijn, anche in The Gilded Age 2 sono le donne a ottenere una caratterizzazione più forte e precisa. In fondo, è di loro che si vuole parlare, non solo della loro condizione dell'epoca ma anche e soprattutto delle ambizioni, dei sogni e della forza con cui cercano di tramutarli in realtà.

È il caso di Mrs. Bertha Russell (interpretata da Carrie Coon) moglie di George disposta a tutto per conquistare i favori dei più potenti, Miss Marian Brook (impersonata da Louisa Jacobson), nipote di Ada e Agnes dall'animo progressista, o Miss Bonnie Scott (interpretata da Danée Benton), donna nera che sogna di diventare una famosa scrittrice.

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L'enorme quantità di personaggi rende questa serie TV un'opera corale particolarmente ricca e complessa, ed è incredibile quanto studio sia stato compiuto per delinearne i diversi background, ma il rischio di una sfera così ampia di figure è quello di trascurare alcune dinamiche interpersonali su cui, invece, sarebbe stato interessante soffermarsi maggiormente (come alcuni membri della servitù, il cui punto di vista è indispensabile per una visione veramente corale).

In particolare, The Gilded Age 2 punta molto sull'aggiunta di nuove figure, probabilmente nella speranza che queste possano dare vita a nuovi intrecci, ma sarebbe bastato cercare di rendere le dinamiche narrative più avvincenti anziché mettere troppa carne a cuocere sul fuoco.

The Gilded Age 2 è una metafora di se stessa

Come la stagione precedente, anche The Gilded Age 2 dimostra il proprio valore più da un punto di vista artistico che narrativo, puntando molto più sull'immagine che sulla storia da raccontare. In effetti, guardare questa serie di HBO significa immergersi vividamente in un mondo ormai lontano, pieno di orli e merletti, sontuosi cancelli e grandi portoni, tavole imbandite e feste sfarzose: tutto ciò in grado di nascondere sogni infranti e cieche speranze.

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È innegabile il meticoloso e strabiliante lavoro per quanto riguarda costumi, ambientazioni e soprattutto il props design. Da questo punto di vista, si tratta da uno dei drammi in costume meglio studiati, ma così come la nuova nobiltà di New York non può celare a lungo i suoi segreti dietro un'immagine di facciata, così anche The Gilded Age 2 non può mascherare con la propria maestosità artistica quelle piccole falle citate pocanzi che rendono quest'opera fortemente ambigua, capace di intrattenere e appassionare ma, al tempo stesso, non pienamente in grado di emergere come dovrebbe.

Commento

cpop.it

70

Dietro un incredibile lavoro artistico e "d'immagine" si nasconde un prodotto televisivo discreto: The Gilded Age 2, nonostante provi a fare di più della stagione precedente, finisce con il confermare che si tratti di una serie più attenta alla forma e un po' meno al contenuto.

Pro

  • Comparto artistico eccezionale
  • Ottime interpretazioni del cast

Contro

  • Alcuni snodi narrativi frettolosi o inconcludenti
  • L'inserimento di troppi nuovi personaggi rischia di creare confusione
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