Vedendo The Menu non ho potuto fare a meno di pensare che fosse la versione più onesta, concreta e migliore di Triangle of Sadness, il film che ha vinto Cannes e di cui sentirete parlare tra qualche mese agli Oscar 2023 (nel frattempo potete leggere qualcosa a riguardo in questo approfondimento: Triangle of Sadness meritava la Palma d'oro? La recensione). Entrambe le pellicole prendono di mira quel 1% della società ricco oltre l’immaginabile. In Triangle of Sadness i ricchi affrontano una crociera da incubo, in The Menu sborsano 1200 dollari per un singola cena nel ristorante più blasonato del mondo, posto su un’isola disabitata e lontana da tutto.
Il punto di entrambi i film è smascherare l’ipocrisia, la superficialità e spesso anche la stupidità dei vecchi e nuovi ricchi, perforando quello strato d’invidia mista ad ammirazione che li dipinge come eccentrici geniali. The Menu però è molto più acuto nelle sue riflessioni di un film che si crede intelligentissimo ma che si limita ad allearsi con lo spettatore nel dare contro a figurine mono-dimensionali e ridicole.
The Menu affetta le ipocrisie dei ricchi più ricchi
Al centro del film di Mark Mylod invece c’è il conflitto tra Ralph Fiennes nei panni di un rigidissimo, crudele chef e una Anya Taylor-Joy in quelli di un commensale che si ritrova nel suo ristorante senza avere le connessioni economiche e sociali per essere il suo cliente tipo.
Fiennes e i suoi commensali incarnano un mondo di lusso esibito e privilegio dato per scontato, dove però l’esclusività sembra essere diventata un’ossessione, dopo aver smorzato persino la forza vitale di chi la ricerca. Il mondo dei ricchi raccontato da The Menu non è solo ridicolo, ma così asservito alle logiche del denaro da renderne i rappresentati i primi incapaci di uscirne, anche quando c’è in ballo la loro sopravvivenza. Essere ricchi in The Menu significa avere una pulsione mortifera che emerge continuamente, che porta ad accettare le assurde logiche dettate da uno chef per una cena che si trasforma in un incubo.
Il personaggio dello chef Slowik di The Menu è sia un sadico che tortura psicologicamente la sua brigata, ma a sua volta una persona che soffre, perché la sua arte e il suo genio sono state rubate e asservite dalle logiche dell’alta finanza e della ricca clientela, che lo ha trasformato in un ricco e esclusivo servo, al pari di chi come la lavoratrice Taylor-Joy è costretto a sottostare a ogni sopruso. La performance più sottile e migliore del film la darà però una sempre ispirata Hong Chau nei panni di una responsabile del servizio in sala che sembra una fanatica religiosa.
Perché vedere The Menu
A livello di sceneggiatura e regia,The Menu delizia il palato dello spettatore con una satira sfrontata e tagliente, abbinata a un ritmo incalzante da thriller. Il risultato di questa ricetta è un film che non si riesce mai davvero a capire che direzione prenda e che tiene lo spettatore sul bordo della poltrona fino all’ultima, spettacolare scena. Tutto questo senza allontanarsi mai troppo dal territorio del cinema commerciale, il che lo rende fruibile davvero da tutto il pubblico adulto, senza pesantezze o noia.
L’immagine di copertina di questo articolo è presa da The Menu di Disney.
Commento
Voto di Cpop
78Pro
- Ti tiene sull'orlo della poltrona
- Imprevedibile fino alla fine
- Hong Chau è grandiosa
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