Fra le lande desolate e desertiche di un mondo in rovina, si consuma l’azione di Furiosa: A Mad Max Saga. Nulla di nuovo per gli appassionati che da anni danno il loro cuore a queste storie, ma comunque un tentativo di distaccarsi dal precedente film, osannato in lungo e in largo, pur mantenendone le caratteristiche salienti. La scelta di tornare indietro per approfondire non può far altro che attirare, specialmente quando si tratta di un personaggio come Furiosa, con un appeal innegabilmente immediato e un fascino sfuggente con cui non è semplice fare i conti. Ritrovando la verve e l’attrattiva vista in precedenza, il nuovo film di George Miller amplia la propria scrittura lavorando a stretto contatto con le regole di un mondo difficile da comprendere di primo acchito, e comunque sempre attraente nel suo insieme.
Disponibile nei cinema italiani dal 23 maggio 2024, Furiosa: A Mad Max Saga sporca nuovamente il grande schermo con le dinamiche di un contesto narrativo che ricorda apertamente gli anni ’80 in alcune sue cose e citazioni, lavorandone l’identità attraverso un cinema ben differente a rinfrescarne le ragioni principali e confronti in relazione a una origin story che merita assolutamente di essere vissuta e apprezzata direttamente al cinema. Fra inseguimenti e dettagli aggiuntivi, Furiosa: A Mad Max Saga torna indietro spingendo comunque in avanti un progetto cinematografico che alimenta questioni e domande, spostando direttamente l’attenzione di tutti verso un ipotetico futuro.
Furiosa: A Mad Max Saga: coraggio o semplice stoltezza?
Chi è veramente Furiosa? Quali sono stati i momenti salienti nella sua vita che l’hanno resa il personaggio incontrato in Fury Road? Queste sono le domande principali ad alimentare l’intera narrazione di Furiosa: A Mad Max Saga, e gli intenti creativi di fondo. George Miller parte direttamente dalle origini della sua protagonista, e ne approfitta per presentarci un mondo post-apocalittico ricco di dettagli e momenti chiave, passati e presenti, fondamentali da cogliere per carpirne le possibilità a lungo raggio.
Quanto accennato nella precedente pellicola, dunque, prende letteralmente forma nel narrare la terra originaria di Furiosa (Anya Taylor-Joy) e le vicende forzose che l’hanno spinta ad allontanarsene insieme alla madre. Da un attacco del tutto casuale, si svilupperà un vero e proprio viaggio della speranza/rapimento, in cui vedremo la piccola cercare con tutte le proprie forze di sopravvivere a contatto con un mondo crudele e spietato oltre ogni dire.
Quando la Terra perde tutte le ragioni e regole sociali della convivenza civile, ecco che la forza bruta diventa motivo di comunione e cooperazione, cedendo presto il passo a veri e propri agglomerati di mostri senza scrupoli e soprattutto senza morale. In un quadro del genere trovano posto le bande di predoni e motociclisti, veri e propri gruppi che spadroneggiano su una landa desolata in tutto e per tutto.
Contro ogni previsione, il viaggio di Furiosa si troverà a combaciare con quello di Dementus (Chris Hemsworth), un capo brigata desideroso solamente di spadroneggiare sul prossimo a ogni costo. Da ciò si originerà un percorso di scoperta al cui interno vedremo schiudersi una serie di vicende politiche, di potere e soprattutto di guerra, in cui la ragione ultima non ha nulla a che fare con le regole morali che tutti noi conosciamo e applichiamo alla vita quotidianamente.
L’epica dei paragoni e delle novità
Nel guardare Furiosa: A Mad Max Saga è impossibile non fare paragoni con il capitolo cinematografico uscito in precedenza. Differentemente dal passato, in questo specifico caso la narrazione (dialogata e scritta) viene lasciata libera di fluire, prediligendo un approccio più dettagliato ed esplicativo, che epico ed action. Non fraintendete queste parole però, l’azione folle e sregolata c’è pure qui, rappresentando ancora una volta una componente distintiva e identitaria nella sua composizione e costruzione sia formale che soprattutto estetica. La poetica pazza di Fury Road torna nel modo più assoluto in Furiosa: A Mad Max Saga, solo che si lascia plasmare da una componente narrativa molto più preminente e standardizzata, con un fascino quindi differente.
Sul grande schermo vediamo dunque sfilare una origin story piuttosto classica, che deve impegnarsi a tenere sempre e comunque presente tutto quello che gli appassionati conoscono e hanno già visto. L’affezione, in questo senso, non viene tradita dal nuovo film, sviluppando il proprio spirito primigenio non soltanto sull’azione nuda e cruda, ma su un lavoro che intesse mano a mano i dettagli di qualcosa che si riconosce, anche se non pienamente. Così vediamo quello che Furiosa vive e soprattutto il suo mondo, che è lo stesso di Max. Scopriamo le ragioni passate che hanno portato alla rovina dell’umanità, e diamo un’occhiata alle nuove forme di dominio che hanno spostato il potere nelle Wastelands.
In questo Furiosa: A Mad Max Saga risulta essere estremamente interessante, disegnando una vera e propria cartina, anche abbastanza dettagliata, con cui ci si può cominciare ad orientare nelle vastità sabbiose di un quadro marcio nel midollo. Come anche in passato, sono le immagini a parlare prima delle stesse parole, è il modo in cui Miller cattura e costruisce il contorno a lasciare nuovamente senza parole, alternando una crudeltà umana manifesta inquadrata da un obiettivo avido di dettagli, anche quando sanguinolenti e cruenti.
Il fascino inafferrabile della desolazione umana e le letture religiose ed epiche in questo senso tornano ad essere una costante, pur se tamponate dal bisogno di raccontare e di spiegare, senza lasciare troppi punti interrogativi. Gli ideali di norrena memoria, quindi, cedono il posto agli obiettivi personali di una donna che si ritrova a contatto con loro, concentrandosi sempre e comunque su se stessa e sui propri tormenti.
Da ciò abbiamo modo di scoprire ed empatizzare maggiormente con lei, arricchendo di riflesso quanto conosciuto in Fury Road, e restandone sempre e comunque un “ampliamento esplicativo”, un approfondimento importante e fondamentale non soltanto per la stessa Furiosa, ma anche per il contesto di un mondo che ha sicuramente ancora tantissimo da dare e dire agli appassionati.
Frammentando il racconto in capitoli distintivi, ne risulta un lavoro sia curato al dettaglio che non troppo leggero nel suo insieme. La durata di Furiosa: A Mad Max Saga si sente tutta, purtroppo, mantenuta in piedi da alcuni momenti sicuramente indelebili, alternati a prolungamenti che pesano sull’intero lavoro (un esempio di ciò, senza entrare nel dettaglio, lo troviamo nella parte iniziale e più introduttiva).
L’attenzione generale nella scrittura e contestualizzazione di quanto avviene sposta l’interesse graduale verso una linearità che incuriosisce e diverte, spingendo tantissimo sulle interpretazioni dei due attori principali. Nel rapporto/scontro fra i loro due caratteri troviamo il carburante principale di un lungometraggio in cui entrambi trovano il modo di brillare, anche se alcuni momenti sul grande schermo di Chris Hemsworth lasciano più il segno.
La credibilità estetica resta una costante in Furiosa: A Mad Max Saga, tratteggiando una particolare attenzione nella messa in scena e nei costumi, pur con qualche incertezza dal punto di vista della CGI. Nella crescita problematica e incerta di una donna determinata e implacabile, scorgiamo le ragioni segrete del suo stesso mondo, di quelle lande desolate e aride in cui tutto sembra marcire, senza farlo veramente.
Spogliando la narrazione dell’epica sregolata di un inseguimento imprevedibile, George Miller si concentra sui suoi personaggi questa volta, lavorandone le idee e la visione a contatto con tutto il resto, a contatto con una consapevolezza martellante che questa volta non si esprime attraverso la musica o i tamburi all’orizzonte, ma con gli sguardi tagliati dal dolore e dalla perdita, dalla rabbia e da un odio così viscerale da diventare vera e propria livella oltre le cose e le persone.
Commento
Voto di Cpop
80Pro
- L'attenzione nel narrare sia la storia di Furiosa che del suo mondo.
- Costumi, scenografie e messa in scena ancora forti di una riconoscibilità poetico-cinematografica.
- Le interpretazioni dei due protagonisti principali (specialmente quella di Chris Hemsworth).
Contro
- La voglia di approfondire in alcuni casi appesantisce il film.
- Alcune incertezze nella CGI.
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