I perdenti ci piacciono tantissimo, li amiamo per tutta una serie di ragioni che si connettono sia alla facilità con cui si può entrare in contatto con loro, sia perché ci ricordano che al mondo non tutto è perfetto, e che a volte sono proprio i difetti e le imperfezioni a renderci unici, a distinguerci da quegli stessi modelli irraggiungibili che continuano a ispirarci. In un contesto narrativo che pare aver perduto le proprie icone immortali, sono proprio i protagonisti di Thunderbolts* a portare una nuova speranza, seguendo strade del tutto inattese e personali, ma anche e sempre sopra le righe.
Diretto da Jake Schreier (Robot & Frank, Città di carta…), scritto da Lee Sung Jin, Joanna Calo ed Eric Pearson, e basato sull’omonimo gruppo di Marvel Comics, Thunderbolts* ricorda immediatamente altri lavori sulla stessa lunghezza d’onda come I Guardiani della Galassia o The Suicide Squad, incarnandone però le intenzioni a modo suo. Tutto il fascino della pellicola, non a caso, si basa su un mondo che i fan dell’MCU stanno imparando a inquadrare, con l’inserimento di figure diverse dalle solite. Gli ultimi della fila dovranno trovare una quadra fra quello che sono ed erano, e la possibilità di fare, forse, la differenza a contatto con le occasioni giuste.
Un gruppo che non dovrebbe esistere
In questo nuovo capitolo cinematografico ambientato nell’universo Marvel prende vita una narrazione che alterna introspezione e azione diretta, seppur edulcorata, che vede protagonisti alcuni tra i personaggi più controversi e tormentati del franchise. Lontani dall’idea classica di eroi, figure come Yelena Belova, Bucky Barnes, Red Guardian, Ghost, Taskmaster e John Walker si trovano improvvisamente invischiati in un intricato inganno, orchestrato con fredda precisione e distacco disumani da Valentina Allegra de Fontaine.
I protagonisti di Thunderbolts* sono individui segnati da un passato turbolento e spesso fallimentare, tormentati da alcune ombre che ne oscurano lo sguardo e le azioni. Qui, però, si trovano costretti a un’alleanza tanto precaria quanto necessaria, dove la sfiducia reciproca e le cicatrici sottocutanee rischiano di compromettere ogni passo.
Mentre si avventurano in un’operazione carica di pericoli e insidie, ciascuno di loro è chiamato ad affrontare i propri demoni personali, in un viaggio sfaccettato, fra momenti più scanzonati, battute veloci e taglienti, ma anche una particolare delicatezza di fondo. La trama si sviluppa come una riflessione sull’identità e sulla possibilità di riscatto, ponendo domande interessanti sulla natura dell’eroismo e su cosa significhi davvero trovare un senso e una ragione alle proprie scelte, passate e presenti.
In questo mosaico di anime spezzate, la tensione cresce man mano che il gruppo di Thunderbolts* si avvicina al cuore della missione, dove la posta in gioco non è solo la sopravvivenza, ma anche la possibilità di trasformarsi in qualcosa di inaspettatamente coeso e potente.
Thunderbolts* segna il ritorno sul grande schermo di interpreti ben noti, tra cui Florence Pugh, Sebastian Stan, David Harbour, Wyatt Russell, Olga Kurylenko, Hannah John-Kamen e Julia Louis-Dreyfus, tutti pronti a offrire nuove sfumature ai loro ruoli. Accanto a loro, debuttano nell'MCU attori come Lewis Pullman, Geraldine Viswanathan, Chris Bauer e Wendell Edward Pierce, arricchendo il cast di nuove energie. La domanda alla base della pellicola è: riuscirà un gruppo del genere a trovare una quadra e a svoltare la situazione pur con tutte le problematiche che si trascina dietro?
Cosa significa redimersi?
Come anticipato, non è tanto il racconto principale di Thunderbolts* a prendere, quanto l’essenza stessa dei suoi protagonisti, oltre la superficie più ruvida. Scegliere di costruire un cinecomic intorno ai cosiddetti “dimenticati” non è una novità ma… in termini di scrittura e caratterizzazione questo lungometraggio mira dritto e colpisce. C’è qualcosa da raccontare per quanto concerne ognuno di loro, e sono proprio i demoni in profondità ad evidenziare un’attenzione particolare nella costruzione di un film piuttosto semplice in termini di struttura narrativa, quanto sfaccettato a contatto con gli approfondimenti e le indagini più introspettive.
I Thunderbolts* sono dei perdenti da manuale. Sono cattivi e non temono l’uso della violenza, anche brutale o mortale, ma sono anche e innanzitutto degli esseri umani. Il pretesto per farli incontrare non è così originale e neanche innovativo, però si poggia su una sceneggiatura fatta di battute e momenti leggeri che fanno da contrappeso a tutta l’oscurità che si agita insieme a loro. Il tutto riconduce a una danza tagliente in cui ognuno sta sulla difensiva, giustamente, che consente però anche di brillare in qualche modo (l’interpretazione di Florence Pugh ne è un esempio, riuscendo a emergere con un personaggio piuttosto classico).
È tutto molto familiare in Thunderbolts*, proprio perché esistono tantissime storie simili sia al cinema che fuori dal grande schermo. La differenza sostanziale la fanno il carisma di un cast che funziona e regge botta dall’inizio alla fine, e il contesto di un MCU che prosegue seguendo alcune strade e sviluppi adulti, mettendo in campo questioni un minimo più politiche, con personaggi che potrebbero portare a riflessioni pure sullo stesso sistema governativo americano.
La regia di Jake Schreier è piuttosto elementare, attenta a imprimere due anime distinte alle immagini che oscillano fra l’epica tipica dei cinecomic e un andamento più nero, oltre le cose e le persone. Proprio grazie a una particolare sensibilità in questo senso, Thunderbolts* cattura senza troppi entusiasmi, diverte e rompe le regole portando sul grande schermo volti dal fascino immediato (impossibile non menzionare l’Alexei Shostakov, aka Red Guardian, di David Harbour subito memorabile) e vicende sì sopra le righe e divertenti, ma anche attente a rendere credibili e d’impatto gli antieroi coinvolti, spezzettandone l’essenza.
Commento
Voto di Cpop
70Pro
- Il carisma del cast, che rende credibili e affascinanti personaggi imperfetti.
- L'equilibrio tra ironia, introspezione e azione, che mantiene vivo il ritmo.
Contro
- Trama poco originale, che ricalca schemi già visti senza grandi sorprese.
- Un contesto generalmente poco approfondito, anche se accennato e preminente in alcune cose.
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