Beau ha paura, come finisce il film e come interpretarlo

Autore: Elisa Giudici ,

Il giovane cineasta Ari Aster si è da subito distinto come regista amante dei simboli e delle allegorie. Nei suoi primi due film, gli horror Hereditary e Midsommar, tutto ha un senso e una radice. Tuttavia non è sempre facile trovare la giusta interpretazione delle singole scene dal film.

Questo discorso è ancora più vero per Beau ha paura, un film che rischia di spaventare il pubblico proprio per il suo approccio particolarmente ostico e autoreferenziale. Come spiegato nella recensione di Beau ha paura, si tratta di un lungometraggio autoriale che ricorda a un incubo, un sogno lucido ricolmo di paranoia e ansie. Racconta la realtà filtrata attraverso le paranoie del suo protagonista, il complessato e timoso Beau Wasserman interpretato dall’attore Joaquin Phoenix.

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Per apprezzare al meglio la pellicola potrebbe essere utile fare il punto su finale di Beau ha paura, spiegando alcune simbologie utilizzate da Ari Aster nel film. Proseguite la lettura per saperne di più, ma come sempre attenzione agli spoiler.

La trama di Beau e temi del film

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Beau ha paura

Beau ha paura racconta il rapporto di co-dipendenza tossica tra una madre e suo figlio, ormai adulto. Joaquin Phoenix interpreta Beau, un uomo paranoico che vive una vita solitaria, confinato in un piccolo appartamento situato in una città violentissima ed estrema. Questo almeno è quanto percepisce Beau, che si sente costantemente minacciato dagli sconosciuti e dai vicini di casa.

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Beau è continuamente preda di paure e ossessioni legate al rapporto mancato con il padre. La madre Mona (Patti LuPone) gli ha raccontato che il padre è morto per una grave malattia ereditaria, che l’ha ucciso proprio durante l’amplesso durante cui è stato concepito Beau. Per questo motivo il protagonista, sulla soglia della vecchiaia, è ancora vergine e non ha una compagna.

Da piccolo, durante una crociera con la madre, Beau conosce Elaine. La ragazza s’innamora di lui. Beau ed Elaine vengono separati dalle rispettive madri, ma fanno in tempo a scambiarsi la promessa di astenersi dal rapporti e relazioni con altre persone fino al loro prossimo incontro.

Adulto ma ancora terrorizzato dalla madre iperprotettiva e giudicante, Beau evita il più possibile di vedere la genitrice,ma non riesce a liberarsi dall’ansia di essere un bravo figlio. La donna, potente manager di una ditta farmaceutica, sembra quasi aver usato Beau come cavia, stimolando in lui paure e ipocondrie, arrivandolo a manipolare il figlio attraverso il suo terapista.

Beau e Mona condividono un legame di dipendenza in cui Beau viene costantemente rimproverato per non dimostrare l’affetto dovuto alla madre, che a sua volta sente di aver speso tutte le sue energie in un rapporto senza ritorno d’affetto.

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In occasione dell’anniversario della morte del padre che non ha mai conosciuto, Beau pianifica una visita alla madre nella cittadina in cui è cresciuto, chiamata Wassertown. A causa di un contrattempo però Beau non riesce a partire in tempo e perde l’aereo.

Avvisa subito la madre con una telefonata, ma incontra una reazione gelida che suscita la sua ansia più profonda. Decide di raggiungerla, salvo finire investito da un furgone.

Beau rimarrà incosciente per due giorni. Poco dopo il suo risveglio, ospitato dalla coppia che lo ha investio, nel corso di una telefonata un corriere lo avvisa di aver rinvenuto quello che sembra essere il corpo senza testa di Mona.

L’uccisione di Mona e la morte di Beau

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Beau ha paura

Dopo un lungo peregrinare e tanti incontri e avvenimenti, Beau riesce a raggiungere la casa materna, scoprendo di aver perso il funerale della madre. Nella bara di Mona c’è il corpo di una donna senza testa.

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Proprio sulla soglia di casa Beau incontra Elaine. Diventata grande, la prima cotta di Beau è andata a lavorare come dipendente di Mona. Beau riesce a superare le sue paure e ha il suo primo amplesso con lei. Non sarà però lui a perdere la vita, bensì lei: Elaine rimane pietrificata subito dopo aver raggiunto l’orgasmo.

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Segue un colpo di scena: Mona è ancora viva e ha assistito al primo rapporto sessuale del figlio. Beau scopre che anche Elaine era una pedina nelle mani della madre. Mona infatti ha solo inscenato la sua morte, sostituendosi alla balia che ha cresciuto Beau. Ha concepito questo piano per mettere alla prova ancora una volta il figlio.

Beau, esasperato, le chiede la verità sul padre. Mona lo spedisce nell’attico, dove si trova un membro maschile gigante che emette suoni umani. Non è un’immagine da prendere alla lettera, ovviamente, ma sembra confermare i timori di Beau. Suo padre è morto non letteralmente, ma solo per la madre, dopo aver contribuito a concepire il protagonista.

Sopraffatto dalla rabbia, Beau strangola la madre e fugge dalla sua casa, prendendo una piccola barca a motore per scappare via lago. Scopre però di non trovarsi all’aperto, bensì sotto una grande cupola con un anfiteatro dove siedono tutti i personaggi del film.

Beau viene giudicato e condannato da loro non solo per l’uccisione della madre, ma anche e soprattutto per la sua incapacità di dimostrare amore e affetto alla genitrice.

Il film si chiude con Beau che rimane come incastrato sulla barchetta bianca a motore, che lentamente affonda nelle acque scure del lago. Beau sembra così perdere la vita. Il film si chiude con un parallelo con la prima scena con cui si apre.

In apertura infatti vediamo la nascita di Beau dal suo punto di vista: all’oscurità alla stanza ospedale dove il bimbo nasce e si rifiuta di piangere, facendo preoccupare la madre. Beau torna in quella stessa università acquatica a fine film, condannato dalla sua incapacità di vivere una vita slegata dal controllo materno, ma anche da quella di superare il terrore che la madre gli ha sempre generato, dimostrandole l’affetto che la donna, pur iperprotettiva e manipolatrice, forse avrebbe meritato.

L’immagine di copertina di questo articolo è un fotogramma tratto dal film Beau ha paura di Ari Aster di I Wonder Pictures / A24.

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