Keanu Reeves compie 60 anni! Ecco 10 suoi film da non perdere

Bello e maledetto, segnato dalla depressione e rinato ad una seconda vita: ecco i film migliori di Keanu Reeves.

Autore: Alessandro Zoppo ,

Tipo strano Keanu Reeves. Diventato icona internazionale dell'action movie grazie alle sue audaci performance fisiche unite al viso pulito dallo sguardo ammaliante, ha avuto una storia di vita per niente semplice (dall'abbandono del padre alla morte della figlia, passando per la leucemia della sorella) dalla quale ne è sempre uscito grazie al duro lavoro e alla capacità di rialzarsi dopo le batoste più dure.

Keanu Reeves è nato il 2 settembre 1964

Keanu Reeves in fondo non ha le doti trascendentali o il fascino magnetico di alcuni celebri colleghi della sua stessa generazione, da Brad Pitt a Johnny Depp. Ma possiede sempre quel piglio dolente e ammaliante, quello spirito genuino e rock'n'roll, che lo rendono ancora oggi l'ultimo eroe introverso di Hollywood.

Abbiamo voluto raccogliere 10 film dell'attore classe '64 da recuperare per festeggiare il suo compleanno!

Constantine

L'horror metafisico di Francis Lawrence è tratto dal bellissimo fumetto DC/Vertigo Hellblazer e vede Reeves riciclare movenze, look e atteggiamento tormentato da Neo. Tanto amato quanto odiato da pubblico e critica, Constantine ha un forte impatto visivo e una sceneggiatura che nella seconda parte diventa mediocre. Il feeling di Keanu con Rachel Weisz non è dei migliori, ma per una volta l'ambiguità dell'attore dà una certa credibilità alla trama. Di culto la battuta di John quando, dopo aver sferrato un cazzotto all'Angelo Gabriele (Tilda Swinton), le dice: "Si chiama dolore, abituatici!".

L'avvocato del diavolo

Altro film divisivo, ricordato soprattutto per un Al Pacino satanico completamente sopra le righe. Belli, grintosi e conturbanti, Keanu Reeves e Charlize Theron fanno il loro lavoro sporco al servizio dell'istrionico Pacino in questo legal thriller metropolitano che si conclude con una classica (e ormai celebre) trovata hollywoodiana. Ovviamente L'avvocato del diavolo non è Rosemary's Baby né il regista Taylor Hackford è Roman Polanski, ma stando al gioco ci si diverte e si prova pure qualche brivido. Battuta da ricordare: "Vanità, decisamente il mio peccato preferito". Oltre al monologo su Dio "moralista, gran sadico e padrone assenteista".

Piccolo Buddha

Bernardo Bertolucci inciampa spesso e volentieri in momenti di freddezza e distacco nel racconto della vita del principe Siddhartha. L'ultimo capitolo della trilogia "orientalista", iniziata con L'ultimo imperatore e proseguita con Il tè nel deserto, sfrutta un efebico Reeves in uno dei suoi ruoli più sentiti. "Con quel film – ha detto l'attore al Corriere della Sera – lontano dalle mode New Age e dai guru di pseudo religioni che vogliono offrirti soluzioni, Bertolucci ha insegnato a scrutare l'animo umano, le sue gioie, le sue sofferenze. Ho sempre pensato che Bernardo fosse un poeta delle immagini". Ma a restare nella memoria è soprattutto il mandala di sabbia, simbolo per eccellenza dell'impermanenza di tutte le cose, spazzato via alla fine dei titoli di coda.

Johnny Mnemonic

Dal romanzo di William Gibson, padre del cyberpunk, l'esordio alla regia dell'artista multimediale Robert Longo è un action thriller hi-tech pieno di difetti (dallo scarso senso dell'azione alla mancanza di un villain credibile) eppure seminale per un certo modo di intendere la fantascienza e il suo immaginario tecnologico che verrà. Se la controcultura cyberpunk non è mai diventata mainstream, il "merito" è anche di questo film. Stroncato dalla critica, Johnny Mnemonic è valso a Reeves un'altra candidatura ai Razzie come peggior attore protagonista, battuto per un soffio dal solito Pauly Shore. Negli Usa, il monologo sul "servizio in camera" (i piaceri perduti insieme a birra, sandwich, camicia pulita e puttana da 10.000 dollari a notte) è diventato fonte di numerose parodie. Col tempo però, come è capitato a molti film degli anni 90, Johnny Mnemonic ha raccolto una serie di fan che lo hanno rivalutato.

John Wick

Dopo anni di flop, fallimenti, progetti abortiti e lontananza forzata dagli studios, John Wick è il personaggio della rivalsa per Keanu Reeves: un violentissimo revenge movie che porta alle estreme conseguenze il concetto del "cine-picchiaduro". Un giocattolone che è stato capace di costruire una saga attorno ad un killer spietato ma dai sani principi morali e soprattutto ha rilanciato la carriera del suo protagonista. Costato 28 milioni di dollari, ne ha incassati 88 in tutto il mondo (come rivela Box Office Mojo) e ha generato tre sequel (oltre alle serie TV spin-off). 

Belli e dannati

Soltanto un regista come Gus Van Sant poteva frullare cinema indie, Shakespeare e Orson Welles e firmare un ritratto così toccante sul mondo dei giovani marginali. My Own Private Idaho (sempre meglio ricordarlo con il suo titolo originale, che cita una canzone dei B-52s) schiera un giovanissimo Keanu Reeves nei panni di Scott (personaggio ispirato al Principe Hal nell'Enrico IV), un tossico figlio ribelle del sindaco di Portland, che per vivere si prostituisce insieme al narcolettico Mike (River Phoenix), innamorato di lui. Phoenix, promessa spezzata da un'overdose di cocaina ed eroina la notte del 31 ottobre 1993, vinse la Coppa Volpi a Venezia per la sua performance. Quella morte ha segnato per sempre Keanu. "Il lutto e la sofferenza – ha detto al Guardian – sono cose che non se ne vanno mai, restano con te: vanno e vengono come la marea". Sempre con Phoenix, Reeves ha messo in mostra il suo talento comico in Ti amerò... fino ad ammazzarti, nel quale forma con William Hurt uno spassoso duo di tossici killer.

Dracula di Bram Stoker

Nel capolavoro di Francis Ford Coppola, che attraverso il mito del vampiro racconta un secolo che sta morendo e la nascita del cinema, Keanu Reeves è l'avvocato Jonathan Harker, incaricato dalla sua ditta di concludere l'acquisto di alcune case in diversi punti di Londra per conto dell'eccentrico conte transilvano. L'attore non regge il confronto tra il Dracula di Gary Oldman e il Van Helsing di Anthony Hopkins, però gioca la sua partita con onesta professionalità dentro un film più grande di lui. Sorprende piuttosto il mistero del suo matrimonio (trentennale) con Winona Ryder: a insinuare il dubbio è stata proprio l'attrice, che ha ricordato la cerimonia che ha legato i due sul set del film di Coppola nel 1992.

Speed

Il primo grande successo commerciale di Keanu Reeves, affiancato da Sandra Bullock e dal cattivissimo Dennis Hopper. Costato 28 milioni di dollari, il film di Jan de Bont ne ha incassati più di 350 in tutto il mondo. Il merito è di una narrazione e di una confezione che non lasciano mai un attimo di respiro allo spettatore: un action simbolo degli anni '90, fatto di adrenalina allo stato puro, battute divertenti e suspense oltre ogni limite. Si narra che un produttore Fox si rese conto di avere tra le mani un film di enorme successo quando, durante un test screening, notò che gli spettatori che dovevano andare in bagno camminavano all'indietro per perdersi il meno possibile. Speed ha vinto due Oscar e generato un trascurabile sequel, Speed 2 - Senza limiti, con la Bullock ma senza Reeves.

Matrix

Il cult movie che segna la fine degli anni '90 e l'avvento del nuovo millennio, l'opera che ha tecnicamente e narrativamente ha cambiato la fantascienza al cinema e ha coinvolto persino filosofi come Žižek e Baudrillard. Uscito il 31 marzo del 1999, il film degli allora fratelli Wachowski diventa subito manifesto del postmoderno e del postindustriale, imbevuto com'è di simbologie esoteriche, riferimenti religiosi e letterari, rimandi ai manga e ai classici di Asimov e Gibson. Neo è il prescelto che può liberare l'umanità dal dominio delle macchine e da un mondo simulato digitalmente: e pensare che il ruolo era stato cucito su misura per Brandon Lee, scomparso però qualche anno prima delle riprese. Per Reeves, perno centrale del film, è una benedizione: l'attore ha appena 35 anni all'epoca eppure è già all'apice della carriera. Dovrà cadere prima di risalire. Intanto, le Wachowski avranno modo di concludere (e secondo molti rovinare) la saga con altri due sequel e un quarto (diretto solo da Lana Wachowski) del 2021.

Point Break - Punto di rottura

Kathryn Bigelow guarda ai classici (soprattutto Don Siegel e Sam Peckinpah) polverizzando il dominante machismo post-reaganiano con il racconto di due solitudini destinate a restare infelici. Innovativo e imprevedibile, l'emozionante action thriller della regista sulla banda dei surfisti, nella quale si infiltra l'agente novellino Johnny Utah di Reeves (in sana ed omoerotica concorrenza con l'altro sex symbol del film, Patrick "Bodhi" Swayze), continua ad essere un unicum nel suo genere a quasi trent'anni di distanza, specie considerando il pessimo remake con Leke Bracey ed Edgar Ramirez. Utah è un ruolo che consacra Keanu a star hollywoodiana, è proprio il caso di dirlo, sulla cresta dell'onda.

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