Il 2019 volge al termine e come ogni finale di anno che si rispetti, è tempo di bilanci. Gli ultimi dodici mesi sono stati piuttosto ricchi di pellicole dell'orrore e tra ritorni, remake e qualche interessante novità è venuto il momento di fare la lista cinematografica del terrore.
Perciò, quali sono stati i film horror più interessanti dell'anno appena trascorso? Di seguito una mia personale classifica dei 13 film del terrore che hanno trasformato il 2019 in un susseguirsi di orrori e paure.
13 - I Morti Non Muoiono di Jim Jarmusch
Ultimo posto per lo zombie-movie di Jim Jarmush. A Centerville, una sperduta cittadina rurale americana, i morti si risvegliano ripercorrendo i consumati cliché dei più blasonati film horror a tema. Partendo da Romero e passando per Dan O'Bannon, Jim Jarmush coinvolge un cast di grandissimo livello (Bill Murray, Tilda Swinton, Adam Diver, Steve Buscemi, Danny Glover e Chloë Sevigny) per confezionare una pellicola che, forse, ha divertito più lui del pubblico. I Morti Non Muoiono è cinema e meta-cinema, è aspra critica politica e intrattenimento, è tutte queste cose senza esserne davvero nessuna. Merita un posto in classifica perché un film di Jarmush non può mai passare inosservato.
12 - L'Angelo del Male - Brightburn di David Yarovesky
La vita a Brightburn, nel Kansas, procede tranquilla. I coniugi Breyer desiderano avere un figlio e pregano perché ciò accada: una notte questi desideri diventano realtà e una navicella precipita nella loro proprietà. Al suo interno, un bambino che adotteranno e cresceranno come fosse loro figlio. Vi ricorda niente? Ma Brandon (questo è il nome del bambino) non ha niente a che vedere con Kal-El, figlio di Kypton, e una volta raggiunti i dodici anni il bambino si scoprirà drammaticamente attratto dalle forze del male. Epopea supereorica al contrario, L'Angelo del Male - Brightburn, è una narrazione in negativo del mito di Superman e di una Justice League del male.
11 - Velvet Buzzsaw di Dan Gilroy
Film dalle molte anime con un cast di tutto rispetto e che riesce a dimostrarsi quantomeno interessante. Jake Gyllenhaal, Rene Russo e John Malkovich danno vita a un caleidoscopico affresco sul mondo dell'arte, sulle sue dinamiche e soprattutto sulle sue contraddizioni. Con il pittore maledetto Vetril Dease, il regista Dan Gilroy strizza l'occhio al Richard Upton Pickman di H. P. Lovecraft e ad alcune suggestioni mutuate da una letteratura weird piuttosto raffinata. Quadri inquietanti, il cinismo di un'arte monetizzata a ogni costo e il rinunciarvi in favore di una nuova serenità: ecco le tre coordinate di Velvet Buzzsaw.
10 - Nell'Erba Alta di Vincenzo Natali
Per gli appassionati di horror quello di Vincenzo Natali è un nome ben più che noto. Sua è la regia del film culto Cube - Il Cubo, di altre pellicole horror e anche di alcuni episodi di The Strain. Con Nell'Erba Alta il registra affronta una delle prove più complesse: trasportare all'interno di un lungometraggio una delle opere letterarie del Re Stephen King. Natali lo fa con coraggio, reinterpretando l'originale e contaminandolo con le cose che gli riescono meglio. L'inquietante e sterminato campo nel quale i protagonisti si smarriscono diventa un non-luogo in cui tempo, spazio e identità non hanno più alcun significato.
9 - Finché Morte Non Ci Separi di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett
Tra il survival horror e la commedia, Finché Morte Non Ci Separi riprende la bella tradizione degli horror connotati da un forte humor nero. Grace (Samara Weaving) è una giovane sposa che debutta nella famiglia del marito partecipando al tradizionale gioco di carte a cui devono sottoporsi tutti i nuovi membri. Di che gioco si tratta? Di un nascondino molto particolare: l'obiettivo è trovare Grace e ucciderla prima dell'alba. Tanti personaggi, tutti ben caratterizzati, per un film corale che non si prende troppo sul serio. Una boccata di mortale aria fresca.
8 - The Nest (Il Nido) di Roberto De Feo
Roberto De Feo, al suo esordio con The Nest (Il Nido), si distingue per la chiarezza di intenti e per le idee che mette in campo. Se da un lato Villa dei Laghi, location quasi esclusiva dell'intera pellicola, può richiamare lo stereotipo della casa maledetta, dall'altro le dinamiche che De Feo sceglie per determinare il rapporto tra Elena (una bravissima Francesca Cavallin) e il figlio Samuel (Justin Alexander Korovkin) hanno una carattere ben più originale. La reclusione, la paura di ciò che c'è fuori, l'elemento di disturbo rappresentato da Denise (Ginevra Francesconi): tutti ingredienti che si mescolano in un horror sì italiano, ma decisamente moderno.
7 - Annabelle 3 di Gary Dauberman
Nella posizione mediana della classifica troviamo il ritorno di Annabelle che con il suo terzo capitolo va ad ampliare l'universo horror creato da James Wan nel 2013 con The Conjuring. Annabelle soffia il posto in classifica al reboot de La Bambola Assassina (2019) scegliendo di vincere facile. Protagonisti del film, oltre alla terribile bambola Annabelle, Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga) che si trovano a dover affrontare l'anima nera del pupazzo in quello che hanno sempre pensato essere il luogo più sicuro del mondo: casa loro. Ambientato prima di The Conjuring, Annabelle 3 racconta della prigionia della bambola nella teca che tanto l'ha resa famosa. Nel complesso, esattamente quello che si aspetta da un film come questo.
6 - Suspiria di Luca Guadagnino
Luca Guadagnino si mette dietro la macchina da presa e si prende un rischio pazzesco: girare un film basato sul soggetto del capolavoro di Dario Argento datato 1977 e rimaneggiare così quello che è diventato un pilastro della filmografia horror italiana. Già solo per il coraggio dimostrato, Guadagnino si merita di essere nella parte alta della classifica. La studentessa di danza Susie Bannion (una centrata Dakota Johnson), dopo essere fuggita dalla comunità mennonita in cui era cresciuta, si trasferisce a Berlino per perfezionare le sue doti di ballerina sotto la guida di madame Viva Blanc (Tilda Swinton). Qui scoprirà il mondo occulto delle streghe, il potere dell'ossessione, l'orrore e la perdita della memoria. Guadagnino fa diversi passi di lato rispetto all'originale di Argento ma è onesto nell'ammettere, con parole e fatti, di aver tentato una strada diversa. Visionario, disturbante, forse un po' confusionario: ma merita la visione.
5 - It - Capitolo Due di Andy Muschietti
Si può trasportare sul grande schermo uno dei più grandi romanzi di narrativa contemporanea? È possibile farlo con una pellicola divisa in due parti, che cerca di scomporre e ricomporre un incastro irriproducibile, che sfida persino la più elementare regola del cinema horror sulla durata MAI superiore alle due ore? Muschietti prende dei rischi e lo fa con un film che, seppure non all'altezza del capitolo precedente, sa dove vuole andare. Magari qualche volta inciampa, alcuni personaggi entrano ed escono di scena con poca coerenza e forse alcune parti sono più dilatate di quello che dovrebbero. Ma se l'horror al cinema può, da questo It in avanti, oltrepassare le colonne d'Ercole delle due ore, è anche merito di Muschietti e della sua fatica in due tempi.
4 - Hole - L'Abisso di Lee Cronin
Se amate l'Irlanda, se vi incuriosiscono la sua tradizione e le sue leggende, se conoscete gli spriggan e avete un'attrazione irresistibile per case sperdute tra i boschi, Hole - L'Abisso è assolutamente da vedere. Il regista Lee Cronin raccoglie in una sola pellicola tutti i più collaudati filoni narrativi degli horror irlandesi partendo dalla vasta campagna irlandese, passando dai bambini indemoniati per arrivare poi all'inquietante conflitto tra madre e figlio già magistralmente raccontato da Jennifer Kent in Babadook (2014). Sarah (Seána Kerslake) e il figlio Chris (James Quinn Markey) si trasferiscono dalla città alla provincia irlandese, in una casa ai margini di una foresta selvaggia. Ma c'è qualcosa tra gli alberi, un orribile cratere che ha uno strano ascendente nei confronti di Chris. Ben presto Sarah si troverà a dubitare che il figlio sia davvero chi dice di essere. Sconsigliato se vi piacciono gli specchi.
3 - Doctor Sleep di Mike Flanagan
Mike Flanagan è uno dei registi horror contemporanei più interessanti e dopo alcune pellicole di gran pregio decide di eseguire un doppio carpiato molto rischioso. Quali sono i due obiettivi quasi impossibili? Portare Stepehen King al cinema e farlo con il seguito di Shining. Di Shining si è già detto di tutto e di più così come si è a lungo parlato della reinterpretazione di Kubrik del romanzo. Con Doctor Sleep, Flanagan fa un all-in concettuale davvero coraggioso: accontentare i gusti meta-letterari di King e al tempo stesso rispettare l'impatto visivo dell'Overlook Hotel immaginato da Kubrik nel 1977. Un'impresa non da poco ma se c'era qualcuno in grado di giocare la partita del sequel in un campo così rischioso, quello era Mike Flanagan. Risultato incredibilmente buono, tanto da meritarsi il podio, per un esperimento che invece poteva condurre un regista meno capace direttamente tra gli incubi della stanza 217.
2 - Noi di Jordan Peele
Al secondo posto troviamo Jordan Peele che dopo Scappa - Get Out (2017) scrive e dirige un'altra pellicola davvero degna di nota. Durante le vacanze la famiglia Wilson (moglie, marito e due figli) viene aggredita da un misterioso gruppo di persone vestite di rosso che si rivelano essere copie diaboliche dei Wilson stessi. Da qui in avanti per i Wilson inizia un vero e proprio incubo. Peele costruisce un mosaico con tanti livelli di lettura, che parte dagli anni '80 e arriva fino ai giorni nostri offrendo una carrellata di promesse mancate, di illusioni, di libertà e di prigionia. Citazionista, ma mai in modo casuale, Noi è animato da un cinismo che ci mette con le spalle al muro andando poi a stuzzicare mitologia, religione e predestinazione. Un film complesso, coraggioso, con un cast consapevole e con una Lupita Nyong’o straordinaria. Peele era chiamato a ripetere il miracolo: è quello che ha fatto.
1 - Midsommar - Il Villaggio dei Dannati di Ari Aster
Posto più alto del podio per un altro giovane regista che sta dimostrando di conoscere l'horror e di saperlo contaminare nel migliore dei modi. Dopo il disturbante Hereditary - Le Radici del Male (2018), Ari Aster cambia completamente soggetto offrendoci in apparenza una declinazione piuttosto canonica del classico villaggio dei dannati. Dani Hardor (Florence Pugh) decide di andare in Svezia insieme al fidanzato e a un gruppo di amici: il villaggio ricco di tradizioni che li ospita dimostrerà di avere un lato davvero molto oscuro. Midsommar è un film sulla ricerca, sull'empatia, sulla necessità di comprendere gli altri e su quanto si è disposti a sacrificare per arrivare a una pura condivisione di dolori, gioie, passioni e paure. Il regista si prende tutto il tempo necessario, rischia come aveva fatto Muschietti superando abbondantemente le due ore, ma tutto è funzionale alla forza del suo quesito finale: cosa succederebbe se trovassimo qualcuno che dimostra di capire davvero come ci sentiamo?
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