Paperink New Adventures: come Paperinik divenne PK

Autore: Manuel Enrico ,

Un arsenale ipertecnologico, custodito in un covo segreto da cui pianificare avventure incredibili che hanno come fine ultimo difendere la propria città da invasori alieni e supercriminali. Nella narrativa supereroica questa è la base di gran parte delle imprese dei supereroi, un vissuto che accumuna Batman, Spider-Man e gli altri supertizi in costume da decenni. Anche in tempi recenti, revisioni come quelle di Invincible e Radiant Black si sono fondate su questi assiomi, a riprova di come siano un punto nodale della concezione del supereore dei fumetti. Eppure, spesso viene dimenticato come ci siano un altro eroe in costume che di queste imprese è stato un grande protagonisti: Paperinik. O meglio, PK.

Distinguere Paperinik da PK è quanto mai necessario. Pur essendo sulla carta la stessa identità segreta di Paperino, diventa essenziale distinguere le due ‘nature’ della vita supereroica del papero più sfortunato di Paperopoli. Creazione di quella fucina di grandi idee che è stata la Disney italiana, Paperinik è uno dei migliori esempi di come la narrativa fumettistica disneyana, nel nostro Paese, si sia sempre spinta oltre le semplici concezioni dei personaggi, concedendosi una libertà narrativa che ha trasformato topi e paperi in elementi di critica e di interpretazione della realtà.

PK: da antieroe a supereoe, ascesa di un cult del fumetto disneyano made in Italy

Può un papero essere un supereroe? Assolutamente sì. Senza scomodare pennuti marveliani o ricordare come la stessa Disney ci abbia fornito in altri media dei superpaperi (come Darkwing Duck o RoboPap), l’idea stessa che Paperino, lo sfortunato per eccellenza, potesse diventare un tizio mascherato è stata una delle più felici intuizioni della scuola disneyana italiana, che ha mutuato una tendenza di parte del fumetto nostrano adattandola alla narrativa dei paperi.

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Paperino, da grandi sfortune derivano grandi…successi

Prima di renderlo eroe, gli autori italiani avevano reso Paperino un personaggio di tutt’altra natura. Gli anni ’60 furono per il papero decisamente duri, visto che gran parte del mito di jellato che si porta dietro emerge in questi anni. Sin dalla sua concezione oltreoceano, Paperino è stato contraddistinto da una natura mutevole, legata alla sua umoralità, con un carattere sanguigno che lo ha prima reso un antagonista, come nel suo esordio La gallinella saggia (The Wise Little Hen, 1934) e il successivo Uno spettacolo di beneficenza (Orphan’s Benefit), mettendolo nel ruolo di guastafeste per la star di casa Disney, Topolino.

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Tuttavia, questo ruolo di rompiscatole non riuscì a far odiare Paperino dal pubblico, che anzi prese in simpatica il papero. Al punto che rapidamente venne deciso di renderlo non solo più gradevole esteticamente, ma anche di renderlo parte integrante delle storie, sia nei fumetti, come in Topolino giornalista (Mickey Mouse Runs His Own Newspaper, 1935) che nell’animazione, dando vita a un terzetto spettacolare composto da Topolino, Pippo e Paperino. Un trio eccezionale, perfettamente amalgamato, che ancora oggi viene utilizzato, in particolare da autori transalpini, per dare vita ad avventure in cui le tre diverse personalità dei personaggi sono intrecciate in modo sublime per esprimere una vivacità narrativa insuperabile.

Questa dinamicità della vulcanica personalità di Paperino, nella Disney italiana, negli anni ’60 incontra un autore che ha reso possibile il passo successivo del papero: Guido Martina. Inizialmente, Martina vede in Paperino e famiglia una perfetta base su cui sviluppare storie che fossero anime di una società paperopolese che rispecchiasse l’Italia del periodo, in cui a Paperino toccò il ruolo di sfortunata vittima dei soprusi del furbo zio Paperone e, a volte, anche dell’arguzia pungente del nipotame. Se la commedia all’italiana portava sul grande schermo l’Italia di Sordi, Gassman e Tognazzi, Martina nelle sue storie non era da meno, rendendo Paperino e pennuta compagnia una versione moderna della commedia dell’arte. E se da un lato questo intento era premiato dall’affetto dei lettori, dall’altro l’affetto per lo sfortunato Papero, così simile in quel momento ai lettori più adulti, fece sì che questa vicinanza diventasse la scintilla di un’insolita richiesta di storie in cui Paperino potesse ottenere ciò che la vita reale negava ai lettori: un po’ di sana rivalsa!

Era il momento della riscossa di Paperino, ma questa non poteva essere introdotta senza stravolgere il personaggio. A meno che non venisse offerto un anonimato a questo lato più intraprendente del papero, qualcosa che lo proteggesse in questa sua lotta. Una maschera, o meglio ancora, un’identità segreta. E chi meglio dei supereroi possono barcamenarsi tra quotidiano e identità segrete?

A me, mio Paperinik

Mentre Paperino stava vivendo questo momento unico, il fumetto italiano si stava aprendo a un filone atipico: gli antieroi. Mentre ranger e spiriti con la scure rappresentavano in edicola la tradizione dell’eroe, alcune pubblicazioni introdussero la visione oscura di personaggi mascherati dediti al crimine, in diverse forme, dal furto alla violenza più evidente. Nomi come Satanik e Kriminal fecero scalpore, suscitando indignazione in ambienti alti e un più concreto interessamento da parte dei lettori, soprattutto grazie al successo del simbolo di questa vena oscura del fumetto italiano: Diabolik.

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Il ladro creato dalle sorelle Giussani fu un fenomeno culturale incredibile, capace non solo di attestarsi come un punto di riferimento per il fumetto ‘nero’ italiano, ma ottenendo parodie e caricature da parte dell’entertainment del periodo, nel fumetto come nel cinema. Fu in particolare quest’ultimo, come Arriva Dorellik (1968), a contribuire alla nascita di Paperinik. Nel momento di dare vita a una nuova parentesi per Paperino, Martina ebbe il suggermento di una delle redattrici di Topolino, Elena Pianta, che dopo la visione della parodia di Diabolik indicò a Martina la giusta rotta: dare a Paperino un’identità segreta fuori dalle righe. Come avvenne in Paperinik, il diabolico vendicatore (di Martina e Carpi, 1969), vera e propria origin story del personaggio.

In modo fortuito, Paperino entra in possesso di Villa Rosa, magione fatiscente che si rivela essere stata il covo segreto di Fantomius, leggendario ladro che nei primi anni del ‘900 aveva terrorizzato la nobiltà di Paperopoli. Esplorando la villa, Paperino trova il diario segreto del ladro e alcuni suoi gadget, partorendo la malsana idea di utilizzare questa scoperta per crearsi un’identità segreta con cui vendicarsi di alcuni familiari particolarmente spietati nei suoi confronti, in primis Zio Paperone. Con l’aiuto di Archimede, Paperino adatta la strumentazione di Fantomius e diventa l’incubo di coloro che affliggono il povero Paperino: diventa Paperinik.

Nata come storia una tantum, Paperinik, il diabolico vendicatore si trasforma nella prima storia dell’anti-eroe paperopolese quando Martina sviluppa altre storie, dando vita a una continutiy soft e andando a modificare radicalmente la vita di Paperino, tanto che assistiamo anche a un maggior intervento di Archimede, che non esita a trasformare la casa di Paperino con la creazione di una nascondiglio segreto con vari accessi nascosti e a un restyling della 313, la storica auto di Paperino, che viene arricchita di trucchi e gadget che farebbero invidia all’Aston Martin di James Bond.

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Una vera e propria ascesa di Paperinik, che non rimase a lungo un antieroe, soprattutto nel momento in cui Martina lasciò spazio ad altri autori. Fu in particolare l’arrivo di Giorgi Pezzin, che privò Paperinik della sua vena da vendicatore trasformandolo in un eroe vero e proprio, avvicinandolo alla città e allontanandolo dalle beghe familiari di Paperino. Un maggior impegno sul piano sociale, ergendolo a paladino di battaglie nobili come ecologia o vita pubblica, resero Paperinik più adattabile, tanto che il suo successo aumentò, con la creazione di avversari ad hoc, la nascita di pubblicazioni dedicate e persino una maggior visibilità all’estero.

I primi anni ’90 furono piuttosto impegnativi per Paperinik, ma il passaggio alla dimensione supereroica vera e propria arrivò nella seconda metà del decennio, quando le edicole italiane assistettero alla nascita di una serie che ha aperto gli orizzonti del fumetto supereroico a una generazione di lettori: Paperinik New Adventures. O come lo ricordiamo ancora oggi, PK

Seconda Genesi

Le pubblicazioni dedicati a Paperinik, che ospitavano anche altri super disneyani, rimanevano ancorate alla tradizione narrativa del fumetto made in Disney. Tratto che rapidamente arriva a scontrarsi con l’esigenza di lettori che cercando nuovi spunti, segnando un punto di rottura con autori che pur avendo fatto il successo di Paperinik ai suoi albori, non sono più in sinergia con la nuova generazione di lettori. Situazione che porta a cercare una nuova rotta per Paperinik, più contemporanea. Il modello, improvvisamente, non fu più quello della tradizione disenyana, dove le storie erano entità autonome consentendo agli autori di lavorare in modo autonomo. Lo sguardo venne rivolto al fumetto supereroico, dotato di una continuity stutturata e che, ovviamente, richiedeva una maggior interazione da parte delle maestranze.

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Per creare il nuovo corso Paperinik, fu necessario quindi un cambio di mentalità, che portò alla creazione di studi preparatori da condividere, contatti più frequenti tra i diversi autori coinvolti in un periodo in cui le connessioni veloci erano ancora lungi dal venire e un sostanziale cambio di paradigma nel percorso creativo. Una vera e propria rivoluzione che si tradusse non solo in una novità per il team artistico, che venne anche indirizzato alla ricerca di fonti ispiratrici nella letteratura sci-fi  e nel fumetto supereroico americano, influenze che erano comunque parte della cultura della nuova generazione di autori. Come detto, una vera e propria rivoluzione, che coinvolse sceneggiatori come Alessandro Sisti, Ezio Sisti e Francesco Artibani, o disegnatori del calibro di Lavoradori, Sciarrone e Intini, nomi che hanno reso possibile portare in edicola un vero e proprio starting point generazionale: Paperinik New Adventures.

Paperino viene coinvolto da Zio Paperone in una delle sue mille idee geniali, ossia diventare il custode del nuovo supergrattacielo comprato dal ricco zio: la Ducklair Tower. Comprato perché venduto a un prezzo stracciato, considerato che la scomparsa del magnate e inventore che ha costruito il grattacielo ha consentito a Paperone di farlo suo con poca spesa, ma offrendo al miliardario la possibilità di affittare gli immensi spazi di questo edifico hi-tech e realizzare un notevole gruzzolo. Ovviamente, per risparmiare Paperone ha pensato bene di rendere il nipote sfaticato custode del palazzo, almeno sino all’arrivo di nuovi inquilini. Coinvolto in questa ennesima decisione di Paperone, Paperino si trasferisce nella struttura, ma dopo aver notato che sembra esserci un piano inaccessibile, ritorna nottetempo per svelare il mistero, scoprendo invece una presenza incredibile all’interno del palazzo: l’intelligenza artificiale Uno. Creata da Ducklair, Uno rivela a Paperinik i segreti del palazzo e la storia del suo inventore, offrendosi di diventare amico e alleato del supereroe, rifornendolo di gadget hi-tech per la sua lotta al crimine.

Questo incontro cambia radicalmente la vita di Paperinik, che ben presto si avvarrà del supporto di Uno e dei suoi gadget per affrontare che vanno dalla tentata invasione degli alieni Evroniani alle incursioni di criminali temporali alla presenza di giornalisti ficcanaso intenzionati a mostrare Paperinik sotto una luce tutt’altro che eroica. È evidente, sin dalle prime storie che stiamo assistendo a una seconda origine del personaggio, effettuata non riscrivendo l’origin story di Martina, ma stabilendo un punto zero da cui prelevare il Paperinik noto e proiettandolo in una direzione completamente differente.

E con l’eroe, anche i lettori.

Un eroe per una nuova generazione

Come accaduto per la genesi del superereoe paperolopolese, anche la sua seconda vita ha una certa attinenza con il mondo del fumetto extra-disneyano. Se Martina si era lasciato suggestionare dal fumetto nero, nel caso dei nuovi autori di Paperinik la scintilla vitale era un fumetto di tutt’altra natura: il comics supereroico americano.

Gli anni ’90 erano un tripudio di innovazione, con un vero e proprio moto di rinnovamento che stava scardinano l’egemonia dei due colossi, Marvel Comics e DC Comics. Pur mantenendo una cera predominanza, le due realtà venivano affiancate da nuove leve, come la Image, e consci di come questa rivoluzione nel comics supereroico fosse un momento epocale, anche la Casa delle Idee e la Distinta Concorrenza erano corse ai ripari, con nuove saghe, punti di ripartenza e slanci verso un nuovo pubblico. Spinte innovatrici che suggestionarono anche gli autori del nuovo corso di Paperinik, che, guardando al fumetto di supertizi del periodo, inconsciamente furono artefici di un circuito virtuoso che rese le Paperinik New Adventures un punto di incontro tra i supereroi e lettori.

Non è un caso che specialmente nelle prime storie del pennuto supereroe si ravvedano evidenti influenze di letteratura sci-fi e di grandi capitoli della storia dei comics. Basti pensare al cronista Angus Fangus e alla sua scellerata alleanza con il crono-criminale Razziatore, che echeggia il mito di Spider-Man, o la creazione di un forza di polizia che difende la linea temporale che si muove in maniera non così diversa dalla Pattuglia del Tempo di Anderson. Ispirazioni che sono state assimilata dagli autori e rielaborate con personalità dando vita a una continuity supereroica che ha consegnato al fumetto italiano uno dei suoi punti di maggior splendore, riuscendo a mostrare una propria personalità pur strizzando l’occhio ai più rodati colleghi d’oltreoceano.

A partire dal formato, non più il tradizionale albo disneyano bensì un formato comics, con foliazione identica e un approccio stilistico che risentiva dei canoni visivi dei supereroi del periodo. Pur mantenendo l’approccio disneyano, la nuova dimensione delle tavole consentiva agli autori di lanciarsi in tavole dalla verticalità estrema, sperimentando con la gabbia e consentendo a Paperino di non essere solamente Paperinik, ma diventare il primo supereroe per una nuova generazione di appassionati. Un’evoluzione che non venne studiata solamente sulla parte grafica, ma fu concettuale, coinvolse ogni aspetto della storia. A partire da un arsenale rinnovato che, seguendo il trend del periodo, dotò il papero vendicatore di una serie di gadget hi-tech, con nomi che echeggiavano una fantascienza dal sapore maturo, perfetti per combattere alieni e crono-criminali.

Cercando una nuova dimensione per Paperinik, le Paperinik New Adventures traslarono Paperino da imprese tradizionalmente urbane in un contesto più avventuroso. Invasioni aliene e avversari capaci di alterare il tempo divennero villain di un certo spessore, lontani dalla tradizione disneyana, mostrando una maggior intraprendenza e una spregiudicatezza lontana dai canoni delle storie precedenti.

Tutto era stato concepito per offrire un’esperienza sorprendente e inattesa. La cura editoriale fu minuziosa, ogni aspetto era stato curato sino all’eccesso, ma l’eredità principale di questo iter creativo fu il comprendere come per coinvolgere i lettori servisse qualcosa di più della storia, era necessario immergerli in questo mondo facendolo percepire come reale. Seguendo l’esempio di altre pubblicazioni del nostro fumetto, come il bonelliano Nathan Never, anche in Paperinik New Adventures comparvero dei contenuti che spiegavano il funzionamento delle armi dell’eroe o l’armamentario di nemici e alleati, fornendo delle vere e proprie schede personaggio

Fu una scelta illuminata, che trasmise immediatamente il senso di vicinanza all’eroe, contribuendo all’evoluzione di Paperinik da personaggio di storie bonarie a eore di una saga che sembra parallela al mondo disneyano, slegata dal suo passato. Vincente in tal senso fu soprattutto la creazione di una community, i Pkers, a cui si rivolgevano gli editoriali che coinvolgevano i lettori, stimolati a partecipare alla creazione del mito di uno degli eroi disneyani più amati.

L’eredità di PK

Le Paperinik New Adventures non furono solamente un rinnovamento interno al mondo disneyano, ma si rivelarono il primo contatto per una nuova generazione di lettori col mondo dei supereroi. Spesso viene citato Topolino come il primo approccio con la nona arte, in tal senso Paperinik New Adventures rappresenta una naturale evoluzione di questo processo.

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Proprio per l’affinità con il mondo dei supereroi, le nuove avventure di Paperinik furono il perfetto rito di passaggio dalla lettura del classico fumetto disneyano a una narrazione più matura. Non solo sul piano tematico, con espedienti narrativi più articolati e stimolanti, ma soprattutto sul piano grafico, avvicinando i lettori a una grammatica supereroica in costante evoluzione.

Ne sono testimoni le tavole ipercinetiche degli scontri e l’evoluzione della gabbia di Paperinik New Adventures, divenuto per i talenti dell’Accademia Disney un laboratorio sperimentale impagabile, dove le suggestioni del fumetto supereroico mainstream vengono riassorbite all’interno di un’interpretazione grafica identitaria, che si libera dallo spettro della copia mostrando una personalità forte e appassionante. In questa sua capacità di interpretare il delicato momento transitorio del fumetto supereroico degli anni ’90, cogliendone la direzione e capendo come ritagliarsi una propria identità, Paperinik New Adventures è diventato un cult, divenendo per molti la prima esperienza supereroica prima di lanciarsi verso il comics americano.

E senza questa esperienza, probabilmente un’intera generazione di lettori nostrani di comics superoico non sarebbe mai nata.

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