Piccoli Brividi su Disney+: intervista a Rob Letterman e Nicholas Stoller

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Autore: Livia Soreca ,

Venerdì 17 si è conclusa la serie TV Piccoli Brividi, basata sulla serie di romanzi horror per ragazzi di R. L. Stine e approdata su Disney Plus con i suoi 10 episodi. Tra alti e bassi, si può dire si tratti di un esperimento riuscito in parte, che se da un lato non restituisce al pubblico la suspense e la tensione che ci si aspettava, dall'altro è riuscita ad affrontare tematiche più mature e con una formula nuova.

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Per l'occasione, abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Rob Letterman e Nicholas Stoller, i produttori esecutivi di Piccoli Brividi, un brillante duo che è riuscito a spiegare le motivazioni dietro alcune particolari scelte per la realizzazione dello show televisivo.

Intervista a Rob Letterman e Nicholas Stoller

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Abbiamo chiesto a Rob Letterman e Nicholas "Nick" Stoller come abbiano raggiunto il perfetto equilibrio tra l'abbracciare i fan veterani di Piccoli Brividi e il farsi apprezzare anche da coloro che non hanno mai letto i romanzi horror di Stine, evidenziando alcuni aspetti che avevamo notato e analizzato nella nostra recensione di Piccoli Brividi.

Nick:

Volevamo che lo spettacolo fosse per chi ama Piccoli Brividi e ne sono ossessionati, io ho letto ogni libro, ma anche per le persone che non ne hanno mai sentito parlare. Noi stiamo "disegnando" su 6 o anche più storie a partire dai libri, e se hai letto quei libri tu non vedrai l'ora di vederli, e se non l'hai fatto... Una delle grandi cose dei libri di Piccoli Brividi è che sono molto universali e facili da capire. Non devi averli letti per capire il tipo di storie.

Rob:

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Penso che abbiamo fatto entrambe le cose e anche noi abbiamo appena iniziato a capire cosa potrebbe essere lo show. Noi volevamo invecchiare i personaggi perché sapevamo che i fan di Piccoli Brividi ora sono trentenni e quarantenni, quindi volevamo essere sicuri che stessimo colpendo un pubblico di adulti senza figli, così come i giovani adolescenti. Volevamo solo un pubblico più ampio, in modo che fosse accessibili anche agli adulti e anche alle persone che non conoscevano nemmeno Piccoli Brividi. Abbiamo cercato di renderlo più maturo e spaventoso, che scavasse più a fondo anche nei personaggi dei genitori e parlasse del trauma generazionale tra quello che facevano i genitori negli anni 90 e cosa succede al giorno d'oggi.

Il franchise di Piccoli Brividi si è sempre distinto per il suo carattere antologico, che prevedeva una serie di storie distinte, con giovani protagonisti e creature sempre nuovi. Il progetto di Disney+, invece, ha perso questa caratteristica in favore di una direzione ben diversa.

Nick:

Fin dall'inizio volevamo che fosse serializzato. Io personalmente, quando guardo la TV, preferisco uno show seriale in cui hai gli stessi personaggi. Ci sono dei grandi show antologici là fuori, ma mi piace innamorarmi dei personaggi e conoscerli e arrivare a rivelare chi sono nel corso di una serie di molte stagioni. Per me è la cosa divertente della televisione e quindi volevamo essere serializzati e questo lo ha reso molto diverso dai libri. Oltre all'invecchiamento [dei personaggi]  questa è stata la grande differenza.

Rob:

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Poi c’è già stata una serie TV negli anni 90, un'antologia che la gente ama ancora e funziona ancora, non c'era motivo di fare la stessa cosa. Volevamo fare qualcosa di fresco e dare un tocco completamente nuovo a Piccoli Brividi per i fan e per le persone che non lo conoscono affatto.

Letterman non è affatto nuovo al franchise: infatti, nel 2015 ha diretto l'omonimo film che ha visto nel suo cast la presenza di Jack Black nei panni di Stine: un progetto meta-teatrale. Quando si passa da un lungometraggio a una serie TV, però, il lavoro cambia notevolmente ed è stato interessante ascoltare le parole di Rob a riguardo.

Adoro il film, ho adorato lavorarci ed è semplicemente diverso da quello che volevamo per la serie, volevamo solo essere freschi e originali e non c'era nessuna ragione per mantenersi su un film che è una meta-idea di Piccoli Brividi. Volevamo prendere i libri, rielaborarli e avvicinarci in una nuova maniera, perché volevamo solo essere più oscuri questa volta. In entrambi abbiamo adolescenti e guardiamo il mondo attraverso di loro, e il mondo è un posto spaventoso in questo momento ed è difficile. Stanno accadendo cose serie e si stanno affrontando cose serie, quindi i temi sono semplicemente più maturi per natura, ma penso che di conseguenza [la serie] si sia prestata ad essere più universale ed è stato emozionante uscire dal film e poterlo fare. C'è un po' più di libertà in TV, sono rimasto sorpreso. Sai, i film devi progettarli per il mercato e un film del genere doveva essere più adatto alle famiglie. Invece, per quanto riguarda la serie TV, la Disney è stata fantastica. Ci ha permesso di essere più maturi e ci hanno incoraggiato ad esserlo.

Per finire, abbiamo chiesto al duo Letterman-Stoller di raccontare qualcosa in più sulla loro collaborazione. Tra i vari progetti, ricordiamo I fantastici viaggi di Gulliver del 2010 che li ha visti rispettivamente come regista e sceneggiatore. Vediamo in modo il loro sodalizio lavorativo - e non- ha influenzato il loro lavoro per Piccoli Brividi.

Nick:

Noi lavoriamo insieme tipo ogni due anni, cooperiamo e abbiamo entrambi lo stesso tono, come se a entrambi piacesse che ci fosse un tono che non dobbiamo nemmeno spiegare agli altri e nemmeno tra noi. Voglio dire, è come se entrambi amassimo la commedia e vogliamo che le cose siano divertenti, ma è perché entrambi pensiamo che quella commedia è un modo più onesto di vedere il mondo. Quando qualcosa è soltanto serio, la considero un po' una cazzata e penso che non sia del tutto onesto. Anche qualcosa di genere horror… Se vedessi un fantasma io avrei una reazione comica. Non sarebbe solo “Oh mio Dio, ho visto un fantasma”, urlerei e poi direi a tutti che ho visto un fantasma e abbellirei la storia di come l'ho visto. Quando Rob, è arrivato per la prima volta con questo progetto, perché ha lavorato al film, quando mi ha chiamato all'istante ho pensato “Sì, farei qualsiasi cosa" perché noi parliamo la stessa lingua e abbiamo entrambi in mente lo stesso tono quando si tratta di queste cose.

Rob:

È fantastico. Veniamo pagati per stare insieme. Non so perché la gente lo tolleri, è letteralmente solo per poter uscire ed essere amici. Beh, è passato molto tempo da Gulliver, ma per me si tratta davvero di lavorare con persone che ti piacciono, è l'unico modo per farcela in questo settore e non impazzire. Adoro lavorare con Nick.

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