Piccoli Brividi, recensione: alla ricerca della tensione perduta

I primi 5 episodi di Piccoli Brividi sono in arrivo su Disney+ a partire dal 13 ottobre: la serie horror per ragazzi sembra avere un sapore diverso.

Autore: Livia Soreca ,

Piccoli Brividi è un fenomeno che ha dominato la cultura pop dal 1992 fino a oggi, dal primo romanzo per ragazzi La casa della morte di R.L. Stine fino agli ultimi adattamenti cinematografici. Tre anni fa era stata annunciata una produzione di una nuova serie TV e in effetti, dopo quasi 30 anni dal primo show televisivo dedicato al franchise, sta per arrivare su Disney Plus. Il 13 ottobre 2023, i primi 5 episodi della serie Piccoli Brividi (Goosebumps) hanno disponibili sulla piattaforma streaming, mentre gli altri 5 si sono susseguiti con cadenza settimanale, per un totale di 10 episodi doppiati in italiano.

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Il progetto, sviluppato da Nicholas Stoller e Rob Letterman (il regista del film Piccoli Brividi del 2015) e prodotto da Disney Branded Television e Sony Pictures Television, vede nel cast la partecipazione di Justin Long e Rachel Harris (star di Lucifer) insieme ai giovani Zack Morris, Isa Briones, Miles McKenna, Ana Yi Puig e Will Price

I primi episodi avevano insinuato diversi dubbi sull'effettiva riuscita della serie, soprattutto se "plasmati" dalle atmosfere di Stine dell'horror anni 90, ma a lungo andare ha saputo dimostrare un valore tutto suo, pur con qualche elemento contrastante.

Novità e retaggi della serie Piccoli Brividi

Innanzitutto bisogna chiarire un aspetto importantissimo: la nuova serie Piccoli Brividi non è di tipo antologico. Nonostante gli episodi siano ispirati a singoli romanzi di Stine - riprendendone i titoli - si tratta di un unico grande racconto con una sola trama più articolata. Questa segue un gruppo di cinque liceali che intraprendono un viaggio oscuro per scoprire l'identità di Harold Biddle e indagare sulla sua scomparsa, portando alla luce terribili segreti non solo su di lui ma anche sui loro genitori.

Già solo la sinossi ufficiale o il trailer lasciano trapelare un espediente non poco comune nella narrativa horror, vale a dire la vendetta del mostro - o spirito che sia - per qualcosa accaduto prima della nascita dei protagonisti (che quindi ne sono all'oscuro) e legato in qualche modo alle loro famiglie. Si potrebbero menzionare diversi titoli, primo fra tutti Scream, la serie horror teen del 2015 in cui un nuovo Ghostface è ossessionato da un gruppo di adolescenti, a causa di alcuni avvenimenti del passato che hanno coinvolto i loro genitori.

In linea di massima, nonostante alcuni snodi di trama non troppo originali e altri un po' forzati, (soprattutto all'interno degli ultimi due episodi) la serie Piccoli Brividi adotta uno storytelling a metà tra il classico e l'innovativo, giocando molto sui diversi punti di vista, ed è in grado di intrattenere il suo pubblico con il suo tono leggero e umoristico.

Piccoli Brividi e teen drama

Dopo tanti esperimenti in cui noti franchise della cultura pop hanno voluto lanciarsi di petto nella mania del teen drama, quello della serie Piccoli Brividi è uno dei pochissimi casi in cui questa tendenza acquista un senso.

Sicuramente sapete già che i romanzi horror per ragazzi di Stine trovano una costante nell'età dei personaggi, generalmente tra gli 11 e i 13 anni, mentre la nuova serie Piccoli Brividi alza di poco la soglia d'età affidando il protagonismo a un gruppo di liceali. Nonostante fosse presente una caratterizzazione dei personaggi di Stine, non si sarebbe mai potuto parlare di "storia teen", in quando il focus principale di ogni racconto a sé stante era la crescita della tensione tra il lettore e gli orrori di turno.

Trattandosi per la prima volta di un adattamento non antologico, viene da sé che i personaggi principali debbano necessariamente sussistere grazie a un background psicologico e narrativo ancora più definito. Non solo: il coinvolgimento dei genitori nella vicenda non può essere credibile senza prima fornire allo spettatore informazioni preziose sul rapporto che questi hanno con i loro figli.

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Piccoli Brividi. La casa della morte

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Il primo romanzo della serie Piccoli Brividi di R.L. Stine (1992) riedito da Mondadori

Insomma, si costruisce un contesto solido e più maturo, in cui si parla anche di aspetti tipici dell'adolescenza, delle dinamiche dei rapporti interpersonali e dei drammi familiari, in un equilibrio molto simile ad altre note serie TV come Le terrificanti avventure di Sabrina o Mercoledì su Netflix e in grado di coinvolgere la sfera emozionale.

Piccoli Brividi, o meglio assenti

Come per ogni show televisivo tratto da un racconto o un romanzo, anche per questa serie non si può fare a meno di crearsi delle aspettative. Pur con una buona dose di entusiasmo per le novità, è inevitabile cercare di immaginare a priori quanto fedelmente un adattamento possa trasporre sullo schermo non tanto le vicende quanto almeno le atmosfere. È proprio qui che, per ora, il carattere fortemente teen diventa un'arma a doppio taglio: coerente con la natura dei racconti di Stine ma, al tempo stesso, lontano dalle atmosfere originali di Piccoli Brividi.

Una delle pecche più grandi è è la mancanza di suspense che, unita, cadenza settimanale, ha creato paradossalmente un effetto anticlimax. Come è stato accennato inizialmente, la serie Piccoli Brividi trae ispirazione da alcuni noti romanzi quali Foto dal futuro, La maschera maledetta e La pendola del destino. A voler essere precisi, gli episodi omaggiano l'operato di Stine e quasi ammiccano a questi noti racconti e alle sue oscure creature, ma non sempre sono in grado di restituire quella tensione che, seppur pensata per un pubblico giovanissimo e quindi non così intensa come un horror per adulti, quantomeno c'era in origine.

Dunque, nonostante la trama della serie sia in grado di incuriosire lo spettatore, le atmosfere di Stine sono restituite solo in parte: a fare da complici sono una "modernizzazione" generale, che ha compromesso parte del fascino di Piccoli Brividi, e la presenza di tanta azione a dispetto delle sensazioni, che invece sono l'arma segreta dei racconti originali.

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Piccoli Brividi. Foto dal futuro

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Il quarto romanzo della serie Piccoli Brividi di R.L. Stine (1992) riedito da Mondadori

Oltre ad alcuni dialoghi poco brillanti (forse complice anche l'adattamento italiano) e a qualche incongruenza temporale in merito a certe citazioni e reference relative alla cultura pop, un aspetto che lascia a desiderare è la CGI veramente acerba: anche se l'obiettivo non è quello di trasmettere al pubblico alcun iperrealismo (proprio perché non stiamo parlando di una storia horror per adulti) e nonostante alcuni effetti visivi richiamino alla memoria l'aspetto "sporco" di Piccoli Brividi, la resa finale e l'armonia con il live action lasciano davvero a desiderare.

Commento

Voto di Cpop

60
La serie Piccoli Brividi è un prodotto che riesce a intrattenere il pubblico ma, al tempo stesso, non restituisce la tensione che ci si aspettava.

Pro

  • Gli episodi sanno intrattenere
  • Storytelling interessante
  • Contesto più maturo apprezzabile

Contro

  • Poca suspense
  • Alcune soluzioni narrative forzate
  • Qualità della CGI insufficiente
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