Thunderbolts*: abbiamo incontrato il cast del film Marvel

Il cast di anti-eroi di Thunderbolts* si racconta tra stunt mozzafiato, emozioni e curiosità, approfondendo alcuni aspetti del film

Autore: Nicholas Massa ,

In funzione di un ulteriore approfondimento di Thunderbolts*, il nuovo film targato Marvel Studios, atteso nelle sale italiane dal 30 aprile 2025, è stata organizzata una grande Global Press Conference a cui abbiamo avuto il piacere e il privilegio di partecipare. In questa sono intervenuti, fra gli altri: Florence Pugh, Sebastian Stan, David Harbour, Julia Louis-Dreyfus, Wyatt Russell, Hannah John-Kamen, Lewis Pullman, Jake Schreier e Kevin Feige. 

Le domande ai talent del cast di Thunderbolts*, e fuori, hanno aperto la strada a letture personali e curiosità direttamente dal set, approfondendo ulteriormente questo nuovo progetto Marvel. Di seguito trovate alcune fra le più interessanti dichiarazioni fatte durante l’evento. 

Il lavoro di Florence Pugh sul set e col suo personaggio

Ad aprire le danze della Global Press Conference di Thunderbolts* ci ha pensato una domanda rivolta direttamente a Florence Pugh, relativa al suo lavoro col personaggio di Yelena Belova, sia in termini stunt che di lettura oltre le apparenze. Yelena fa un salto molto impattante all’inizio del film: Puoi raccontarci quel salto sia dal tuo punto di vista, come Florence, sia dal punto di vista del motivo per cui il tuo personaggio sceglierebbe di farlo? E anche un po' della parte tecnica di come sei riuscita a realizzarlo?

Prima di tutto, vorrei dire che ovviamente nessuno degli stunt sarebbe stato possibile senza il lavoro degli stuntmen e delle coreografie, che sono state progettate settimane prima dell'inizio delle riprese. Quindi, anche se mi piace dire che ho realizzato una parte dei miei stunt, ce ne sono anche molti che non ho fatto io, e non voglio prendermi tutto il merito. Per quanto riguarda invece l'approccio da Florence: quando ho letto il copione ho trovato che fosse un modo incredibilmente impressionante di iniziare il film, e mi ha permesso subito di capire dove si trovava il personaggio. Leggendolo sulla pagina, sembrava davvero che lei stesse saltando giù da un edificio, accompagnata dalla voce fuori campo, come se stesse cercando di togliersi la vita. All’epoca ricordo di aver pensato a quanto fosse potente iniziare una storia in quel modo, e alla fiducia che tutti avevano già mostrato inserendo uno stunt del genere nella sceneggiatura, molti mesi prima dell’inizio delle riprese. Ne sono rimasta davvero impressionata. Ero colpita anche da quanto, da spettatrice, si capisse immediatamente quello che lei stesse provando: solo perché è un’assassina riesce ad atterrare senza morire, ma per chiunque altro, saltare da un edificio con una voce fuori campo di quel tipo è... straziante. Non è affatto un’immagine piacevole, ed è per questo che, quando lei si butta sul serio, a tutti si rivolta lo stomaco. È un’immagine che associamo istintivamente a qualcosa di molto, molto brutto. Mi è piaciuto tantissimo far parte di tutto ciò. 

L'attrice di Thunderbolts* ha poi continuato:

Dal punto di vista di Yelena, ho sempre pensato che in quella scena iniziale lei fosse completamente perduta. Non aveva più nessun motivo per restare: ha perso la sorella, ha perso la famiglia, il rapporto con suo padre si è ridotto a nulla, ed è in uno stato mentale talmente disperato che è disposta a mettere a rischio la propria vita. Ecco perché, ad esempio, già durante le prime prove costume, avrei dovuto indossare la super suit, ma io ho detto: 'No, no, no. Se lei si sta davvero mettendo in situazioni in cui potrebbe morire, allora deve indossare qualcosa che non la protegga’. Da lì è nata l’idea di farle indossare una tuta: se deve affrontare tutte queste missioni e combattere, togliamole quello strato di protezione in più che sarebbe stata la sua super suit, con i suoi bottoni e i suoi gadget. Quindi, anche se continua a compiere tutte queste azioni spettacolari, in realtà si lancia in missioni completamente esposta, e questo aggiunge ulteriore profondità alla sua disperazione, al suo desiderio inconscio che qualcuno ponga fine alla sua sofferenza. E poi ovviamente devi recitare in cima all'edificio più alto, fingere che non faccia paura, e far finta di voler saltare giù... insomma, è stato folle, un'incredibile sovrapposizione di livelli diversi.

David Harbour e il suo Alexei Shostakov

Nel parlare dell’Alexei Shostakov portato sul grande schermo da David Harbour, il presentatore dell’evento dedicato a Thunderbolts* ha chiesto all’attore com’è stato costruirlo, specialmente per via del “calore” che questo protagonista emana: Il tuo personaggio è così caloroso e rassicurante, come una coperta calda. Ha uno stupore infantile. Puoi raccontarci se interpretare un personaggio così ha tirato fuori il tuo bambino interiore?

Sì, assolutamente. Voglio dire, si potrebbe dire che la sua ossessione per il recupero della gloria perduta derivi da una sorta di squilibrio dovuto ai suoi fallimenti e a tutti questi luoghi oscuri dentro di lui, eppure c'è anche e semplicemente il fatto che lui ama essere un supereroe. Penso che una parte di me, mentre recito, abbia un retroscena molto dettagliato, con elementi oscuri, ma c'è anche un'altra parte di me che è come un bambino che si mette un costume in un film Marvel, seduto lì con tutti questi attori incredibili che adoro, e che pensa: 'Ragazzi, oggi possiamo stare insieme e divertirci!’. C'è un’indole da cucciolo in lui, e mi piace davvero tanto che Thunderbolts* mi permetta di esprimerla.

Lewis Pullman e Wyatt Russell

Andando oltre l’esperienza con Thunderbolts*, Lewis Pullman e Wyatt Russell hanno voluto parlare del loro rapporto con l’MCU in generale.

Lewis ha detto che: 

Credo che Guardiani della Galassia abbia davvero sconvolto la mia idea di ciò che fosse possibile. Ricordo di essere uscito dalla sala sentendo di aver trovato un sacco di nuovi amici, e volevo rivedere subito il film, perché era l'unico modo per continuare a passare del tempo con loro. Mi sono detto: 'Questo è un effetto potentissimo’. E penso che sia proprio quello che la Marvel riesce a fare così bene fin dal primo giorno: raccontare circostanze straordinarie mantenendo al centro delle verità umane profonde e bellissime. È una linea difficile da percorrere, eppure loro ci riescono ogni volta. Quindi sì, penso che quello sia stato probabilmente il momento più significativo... A dire il vero, ora che ne parlo, dovrei davvero riguardarlo, mi renderebbe felice.

Wyatt Russell è intervenuto sul suo personaggio in Thunderbolts* e prima: 

John è un tipo interessante perché crede davvero in chi è e in quello che fa, e una parte del lavoro in Falcon and the Winter Soldier, che secondo me era così importante, consisteva nel fatto di mostrare questa nuova versione dell'eroe americano. Steve Rogers è nato durante la Seconda guerra mondiale ed era il tipo che si gettava sulla granata per ragioni totalmente altruistiche. John Walker si getterebbe comunque sulla granata, ma lo farebbe sperando che qualcuno lo riprenda e metta il video su Instagram, così da trasformarlo in un eroe nazionale. Quindi, non sono proprio motivazioni altruistiche, ed è un po' lo specchio della società di oggi, dove nessuno fa più nulla per ragioni del tutto disinteressate: speriamo tutti che una telecamera sia puntata su di noi e che diventiamo famosi su TikTok o Instagram. È una triste verità, ma penso che sia la realtà. E mi è piaciuto interpretare quella versione dell'eroe americano che deve essere distrutto, abbattuto fino al punto più basso della sua vita, a quell'aspetto fondamentale che riguarda tutti noi: bisogna cadere, toccare il fondo prima di poter iniziare il percorso che ti porta a essere la persona che vuoi essere, o a presentarti come tale. Per quanto riguarda John... non credo di assomigliargli molto, ma in una vita precedente ho conosciuto tante persone come lui. Sai, facendo sport a livello professionistico devi essere così: devi indossare un'armatura e mettere da parte tutte le tue vulnerabilità. Non devi mai ammettere che ti senti male, non devi mai parlarne con nessuno, perché nel momento stesso in cui mostri una piccola crepa di vulnerabilità, quella può distruggerti. Ed è stato divertente ribaltare questo concetto con un personaggio che, secondo me, molte persone di quel tipo riconosceranno: si renderanno conto che la vulnerabilità in realtà ti rende più forte, davvero. Ammettere di non essere così bravo come pensavi ti rende più forte. Mi è piaciuto interpretare John, penso sia un personaggio molto interessante da esplorare in questo film.

Parola a Kevin Feige 

Durante la conference di Thunderbolts*, Kevin Feige ha accennato, fra le altre cose, ai prossimi progetti tra cui Avengers: Doomsday, quando gli è stato chiesto se potesse dare qualche piccola anticipazione sulla direzione dei Marvel Studios.

Beh, voglio dire, è lì che siamo diretti, e abbiamo annunciato i prossimi film. La cosa davvero entusiasmante è che il pubblico conoscerà questo nuovo team già da questo venerdì, con l'uscita del film. Poi ci sarà un altro team, quello dei Fantastici Quattro, che il pubblico incontrerà a luglio. E poi, i film degli Avengers sono sempre incentrati su attori straordinari che non si sono mai incontrati prima sullo schermo, e che si trovano a condividere la scena per la prima volta, interagendo in modi inediti. Questa è la mia parte preferita dei film degli Avengers. Abbiamo già avuto un piccolo assaggio di tutto questo con alcune delle persone che sono qui. E iniziamo ufficialmente lunedì. Quindi, è questo il prossimo passo per noi, ed è davvero emozionante.

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