The Witcher, 7 cose da sapere dei libri per orientarsi nella serie TV

Autore: Simone Alvaro Segatori ,

The Witcher, una delle serie TV più attese del 2019, arriverà finalmente su Netflix il prossimo 20 dicembre. Il viaggio dello strigo Geralt di Rivia ha però avuto inizio nel lontano 1985, sulle pagine di una rivista di fantascienza polacca, quando Andrej Sapkowski decise di partecipare ad un concorso letterario con il racconto Wiedźmin, Lo Strigo. Da quel momento il cammino dello scrittore e del suo personaggio non si è mai arrestato, arrivando a diventare il perfetto esempio di prodotto transmediale.

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Due raccolte di racconti e sei romanzi costituiscono la saga letteraria, trasposta e ampliata poi nella trilogia videoludica di The Witcher, da parte di CD Project RED, a partire dal 2007. Lo studio di sviluppo ha prodotto inoltre alcuni videogiochi di carte collezionabili sempre ispirati alla serie: Thronebreaker The Witcher Tales e Gwent, che riceve ancora oggi continue espansioni.

La nuova serie TV Netflix sarà ispirata ai primi racconti della saga, ma per chi si approccia agli episodi senza aver mai letto nulla potrebbe essere difficoltoso muoversi in questo mondo senza dei punti per orientarsi. Ecco quindi le 7 cose da sapere assolutamente dei libri prima della visione della serie:

INDICE

  1. Il mestiere di Witcher
  2. Il mondo d'azione
  3. Le razze e i mostri
  4. La magia
  5. La predestinazione e la legge della sorpresa
  6. I personaggi ricorrenti
  7. La poetica di Sapkwoski e lo stile narrativo

1. Il mestiere di Witcher: storia, caratteristiche e addestramento

Netflix
Henry Cavill truccato da Geralt Di Rivia

Geralt di Rivia è il motore dell’intera vicenda narrata da Sapkowski. Possiamo immaginarlo come un cacciatore di taglie che si muove in un mondo a metà tra il far west e il medioevo, con quell’atteggiamento che ci aspetteremo proprio da un cowboy solitario: burbero, scontroso, di poche parole, estremamente cinico e dotato di un’ironia tagliente. Geralt però non è esattamente un cacciatore di taglie, bensì un witcher o, nella traduzione italiana, uno strigo: un cacciatore e uccisore di mostri che, viaggiando da un regno ad un altro, mette le sue doti al servizio del migliore offerente.

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Quella del witcher è una professione antica che ha avuto in passato i suoi fasti e momenti di maggiore gloria e considerazione presso “il grande pubblico”. All’epoca della vicenda narrata, Geralt è uno dei pochi witcher rimasti nel continente e la percezione che si ha di questa figura professionale è decisamente cambiata nel corso dei secoli. I witcher non sono più considerati eroici cavalieri che proteggono gli innocenti, ma piuttosto pericolosi mutanti, assassini prezzolati che uccidono per sadico piacere e ovviamente per il vile denaro che avranno come compenso. Anche chi si avvale del loro aiuto li tratta con diffidenza, preferendo limitare il contatto il più possibile.

Il discorso sul mestiere di Witcher è abbastanza articolato e per saperne di più, specie per quanto riguarda le armi, le abilità e la morale, vi rimando al relativo approfondimento.

2. Il mondo d’azione

Netflix
Geralt, Ciri, Yennefer

Dare una visione chiara del mondo di The Witcher è difficile, infatti nei romanzi della saga non è mai stata inserita una mappa e Sapkowski per primo non si è mai dilungato troppo nelle descrizioni spaziali. Da ciò deriva quindi una grande confusione di fondo che caratterizza tutti i libri, a causa della quale il lettore fatica a comprendere precisamente dove hanno luogo gli avvenimenti.

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Intanto però possiamo suddividere il mondo in due parti abbastanza nette: il nord in cui prosperano i Regni Settentrionali e il sud in cui cresce e si espande l’Impero di Nilfgaard. Il confine naturale e politico tra questi regni è rappresentato dal grande fiume Jaruga o Jarra (in nilfgaardiano). Molte vicende del libro si svolgono proprio su questo confine, nel regno centrale di Cintra, dove prende il via la storia della principessa Cirilla.

A quanto pare anche alcune vicende della serie TV interessano quella zona, visto che la showrunner Lauren S. Hissrich, ha postato una mappa con alcune importanti annotazioni.

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Per comprendere appieno le vicende del libro e della serie ho preferito creare un articolo di approfondimento in cui troverete una dettagliatissima mappa del mondo e una spiegazione approfondita dei regni e delle le fazioni coinvolte nelle complesse politiche di The Witcher.

3. Le razze: tra nani, elfi, mutanti e mostri

Apparentemente quello di The Witcher è un mondo fantasy proprio come quelli a cui ci hanno abituato scrittori come Tolkien in primis. Un mondo, quindi, popolato solo per un quarto da esseri umani che si dividono le terre abitabili con elfi e mezzelfi, nani, gnomi, driadi e altre creature considerate generalmente mostri. Quest’ultima categoria è in particolare molto vasta per essere elencata al completo, ma può essere suddivisa in due grandi sezioni:

  1. Da una parte abbiamo i mostri nel vero senso del termine: esseri come i ghoul, i nekker, le manticore, la kikimore e tanti altri. Creature ributtanti e cattive, quasi animali selvaggi mossi solo dal proprio istinto che li spinge ad uccidere, procurare dolore e divorare la preda.
  2. Dall’altra parte si collocano invece le creature senzienti. Quelle che sono mostri solo perché l’uomo non sa gestirle e controllarle e le vede perciò come dei pericoli. Senza dubbio rientrano in questa categoria le classiche figure di vampiri e licantropi, qui debitamente rivisitati dal personale punto di vista dell’autore che ne ha creato anche varie sottospecie. Vi rientrano anche creature spesso in via d’estinzione come draghi, silvani (diavoletti umanoidi dotati di corna caprine sulla testa) e mimik o doppler (mutaforma in grado di assumere qualsiasi sembianza). O anche le strigi per esempio, donne condannate ad un’esistenza dannata a causa di una maledizione. Tutti esseri dotati di una mente e di un’anima e che sanno provare emozioni proprio come gli esseri umani. Ed è quando si trova di fronte a loro che un witcher tanto riflessivo quanto Geralt inizia a porsi dubbi sulla propria missione.

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The witcher serie tv, la kikimora
Una terrificante Kikimora che emerge dalla palude

L'universo di Sapkowski si discosta dalla letteratura affine grazie all’antefatto che ha plasmato il mondo d'azione: la Congiunzione delle Sfere. Un evento che ha unito questo mondo, originariamente abitato da elfi, con altri universi. È stato questo avvenimento quindi a determinare la presenza di mostri di ogni tipo e sembrerebbe (secondo la tradizione elfica) anche gli umani.

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La convivenza tra le varie razze non sempre si è rivelata semplice, tutt’altro. Ben presto gli umani iniziarono a prendere il sopravvento sugli elfi, più longevi sì ma molto meno rapidi nella riproduzione. Nel corso della storia le due razze si fronteggiarono più e più volte in guerre che divennero veri e propri massacri. Gli elfi furono così costretti ad arretrare dai propri territori, le cui città e palazzi dorati furono distrutti, occupati o convertiti a nuovi usi dagli umani.

Ai giorni nostri molti elfi ancora si trovano in clandestinità, si nascondono o abitano in territori-riserve a loro concessi. Tra di essi hanno un ruolo molto importante gli esuli delle montagne che combattono per i territori della Dol Blathanna, capitanati da Filavandrel aén Fidháil.

I rapporti tra umani e i cosiddetti non-umani sono sempre carichi di tensione e un razzismo difficile da sradicare continua ad alimentare tensioni e diffidenze. Gli elfi sono ancora una volta i più decisi in questo scontro e non si accontentano di soccombere alla superiorità numerica degli umani. Per questo si sono organizzati in bande armate clandestine, dette Scoia’tel (o scoiattoli), a cui hanno preso parte anche nani. Si impegnano a razziare, bruciare i villaggi e assaltare le carovane dei viaggiatori, lasciandosi dietro solo sangue e distruzione.

4. La magia: immor(t)alità e sacrificio

In principio era il caos, poi venne la magia, l’arte attraverso la quale il caos viene piegato alla volontà individuale. Gli elfi già la praticavano prima della Congiunzione delle Sfere e furono loro ad insegnarla agli umani.

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La scuola di magia nella serie The witcher

In tutto il mondo nascono bambini e bambine con capacità magiche che, per essere usate efficacemente, necessitano di anni di duro studio. Le scuole di magia nei Regni Settentrionali sono due, quella di Aretuza sull’Isola di Thanned e Ban Ard nel regno del Kaedwen.

La magia richiede sempre una formula per essere evocata e comporta sempre dei sacrifici: non si riceve e basta, ma bisogna prima dare o sacrificare qualcosa. La magia permette di teletrasportarsi, di creare illusioni ingannevoli, di guarire e anche di uccidere. Ci sono comunque anche numerosi limiti che non si possono oltrepassare e forze che non vanno risvegliate, come quelle dei demoni, provenienti da altre dimensioni.

I maghi sono molto longevi (possono vivere anche centinaia di anni) e si possono trovare ovunque nel continente, in ogni città ve n’è almeno uno con ruolo di guaritore o di consigliere cittadino o di corte. Le loro lunghe vite li rendono spesso poco affini con i pochi anni degli umani e li spingono verso situazioni di dubbia moralità solo per cercare un po' di svago.

Sono poi organizzati in una struttura gerarchica, la Confraternita dei Maghi, che fa capo al Capitolo, l’organo più importante, e al Consiglio, quello minoritario. I membri del Capitolo sono i maghi e le maghe più potenti esistenti.

Intorno alla magia vi è sempre una certa superstizione da parte delle persone comuni, tuttavia però ci sono certi aspetti accettati così come sono e sulla quale non si discute. È il caso delle profezie che sono ritenute in linea di massima sempre veritiere.

5. Predestinazione e legge della sorpresa

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La principessa Cirilla

La predestinazione gioca un ruolo molto importante nei libri di Sapkowski e non solo per quanto riguarda la vita di Geralt di Rivia. In tutto il continente il destino è trattato come un’entità reale, contro la quale non si può lottare, ma che può soltanto essere accettata così com’è.

È in questo contesto che si inserisce La Legge della Sorpresa, una consuetudine antica ma che viene ancora onorata: un uomo dopo aver salvato la vita ad un altro o dopo avergli reso qualche servizio poteva chiedere come ricompensa ciò che l’altro avrebbe trovato a casa al suo ritorno e che non si aspettava. Questa sorpresa poteva essere il più delle volte un animale, un raccolto fortunato, dei soldi e in alcuni casi anche un figlio. In quest’ultimo caso, era stata la volontà del destino a legare indissolubilmente le vite del bambino e di chi aveva fatto appello alla sorpresa, e non vi era modo di venire meno al patto perché in un modo o nell’altro il fato avrebbe sistemato ogni cosa.

Nella storia molti witcher hanno fatto ricorso alla legge della sorpresa in cambio dei loro servigi, ricevendo quindi bambini destinati per nascita a diventare strighi.

6. Personaggi ricorrenti e compagni d'avventura

La serie dei libri di the witcher si focalizza principalmente su Geralt e Ciri, lasciando però spesso che siano altri personaggi di contorno a raccontare le loro vicende o gli accadimenti del mondo. A volte questi personaggi rimangono solo voci in mezzo alle battaglie, altre volte invece diventano dei veri e propri compagni di avventura che affiancano lo strigo nel suo girovagare.

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Il bardo Ranuncolo che accompagna il witcher Geralt

Tra questi personaggi secondari Ranuncolo è di principale importanza: un bardo giramondo sempre alla ricerca di storie da raccontare e di donne da sedurre, cacciandosi spesso in un sacco di guai. È uno dei pochissimi personaggi che Geralt sopporta e che in più di un'occasione ha dovuto tirare fuori dai guai. Ranuncolo, dal canto suo, ringrazia il witcher come può riempiendo il mondo con le ballate delle sue gesta... e la testa di Geralt con ore di logorroici discorsi.

La maga Yennefer nel libro rappresenta la più grande, e più complicata, storia d'amore di Geralt. È una maga molto potente che si lascia sempre dietro un profumo di lillà e uva spina. Ha un carattere volubile e capriccioso, ma nonostante a volte sembri maligna, svolgerà un compito fondamentale all'interno di tutta la vicenda di Ciri. Nel libro non viene dedicato abbastanza spazio al suo personaggio anche se vengono fatti alcuni riferimenti al suo passato.

Yennefer non è però l'unica maga nella vita di Geralt: nel libro infatti compare anche Triss Merigold, amica di Yennefer e membro del consiglio di Re Foltest. Anche Triss avrà modo di prendersi cura di Ciri, rivestendo quasi il ruolo di sorella maggiore per la bambina. Triss è anche un'abilissima guaritrice e nonostante sia una maga è allergica alla magia stessa.

Il druido Saccoditopo invece non accompagna mai Geralt nei suoi viaggi, ma è un personaggio che Sapkwoski usa per mettere in moto alcuni avvenimenti come l'incontro tra la Ciri e Geralt. È grande amico di Re Bran di Skellige e anche della regina Calante di Cintra, patria della piccola Ciri.

Una piccola menzione va fatta anche per il cavallo di Geralt, Rutilia. Questo è il nome che lo strigo ha sempre dato a tutte le sue giumente, solitamente destinate a durare poco diventando il primo boccone dei mostri sul cammino di Geralt. Rutilia infatti viene dal nome polacco Płotka che significa letteralmente scarafaggio.

The Witcher è un universo sconfinato e sono tante le voci che rimangono fuori da questo piccolo riassunto, magari, con il progredire della serie TV, approfondiremo questo discorso con un articolo dedicato ai personaggi.

7. La poetica di Sapkwoski: tra politica, filosofia e giustizia sommaria

Il più grande merito di Sapkowski è l’aver saputo miscelare sapientemente in ogni personaggio e situazione la giusta dose di ironia ed oscurità. Il mondo che ha creato è profondamente oscuro, segnato da cicatrici visibili, da forze che vogliono prendere il sopravvento e distruggere tutto ciò che c’è di buono per interesse personale. Nulla viene però trattato con disperato fatalismo, anzi il cinismo sembra essere la migliore arma con cui affrontare il destino avverso. E sono proprio i dialoghi caustici tra personaggi disillusi ad aver fatto la fortuna della saga.

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Calanthe e Ciri nel castello di Cintra

Inoltre, lo scrittore polacco non ha inscenato l’ennesima lotta tra bene e male. Il mondo non è diviso rigidamente tra bianco e nero, ma anzi c’è spazio solo per le sfumature. Nessun personaggio, nemmeno il protagonista, è un eroe. Ognuno convive dolorosamente con i propri peccati, con il bisogno di espiazione e l’impossibilità di redimersi. Ma “il fine giustifica i mezzi” diventa troppo spesso l’imperativo per compiere qualsiasi azione, anche la più nobile.

I mostri poi si rivelano tali solo di nome e capaci di provare più sentimenti e compassione di quegli esseri umani che invece vogliono soltanto sterminarli.

Lo stesso vale quando si parla delle guerre di espansione, non c’è un fronte buono e uno cattivo, solo fazioni pronte a tutto per il proprio tornaconto.

La politica e le questioni militari sono fondamentali per comprendere la storia, ma Sapkowski è bravo a non costringere il lettore a pagine e pagine di battaglie, quanto piuttosto a portarlo direttamente nelle sale dei castelli in cui si intessono gli intrighi alla base. Tutto però è condito da abbondanti riflessioni filosofiche sul vero senso della giustizia e del male.

Infine, l’altra caratteristica primaria della scrittura di Sapkowski è la frammentarietà della trama. La storia si costruisce su racconti spezzettati, narrati da più punti di vista e spesso anche in più linee temporali. Un gioco che confonde il lettore e che è organizzato come un grande enigma da risolvere.

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