5 cose che abbiamo imparato dal podcast di The Witcher

Autore: Stefania Sperandio ,

Mentre i lavori sulla seconda stagione di #The Witcher si preparano a prendere forma, nelle scorse settimane il podcast ufficiale dedicato alla serie Netflix è diventato realtà. Grazie ai primi due episodi, è stato possibile scoprire alcuni interessanti dettagli dal dietro le quinte della produzione – tra le difficoltà degli attori, le fonti di ispirazione della showrunner e i piccoli cambiamenti apportati rispetto ai libri di Andrzej Sapkowski.

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Vediamo, quindi, cinque dettagli su The Witcher che sono stati svelati dal podcast.

1. L'influenza di Dunkirk

Uno degli aspetti più chiacchierati della prima stagione di The Witcher è stata la sua timeline irregolare. Seguendo gli eventi di Geralt, Yennefer e Ciri, la serie Netflix si sposta su piani temporali diversi che, sebbene vengano affiancati nel montaggio degli episodi, non sono contemporanei né immediatamente consecutivi. Questa scelta narrativa, che ha consentito di affiancare le vicende dei tre protagonisti nonostante i diversi intervalli di tempo che le vedevano realizzarsi, ha spiazzato alcuni spettatori – al punto da rendere necessaria la realizzazione di un timeline ufficiale che facesse il punto, per chi era rimasto confuso anche dopo l'episodio finale.

Da dove è venuta questa idea? A rivelarlo è stata la showrunner Lauren S. Hissrich che, nel secondo episodio del podcast, ha spiegato che questa soluzione le è sembrata ideale per le necessità di The Witcher, dopo averla apprezzata in Dunkirk. Il film di Christopher Nolan, candidato a otto Premi Oscar e vincitore di tre, racconta infatti le vicende di tre differenti scenari dell'evacuazione di Dunkerque (mare, terra e cielo), durante la Seconda Guerra Mondiale, ciascuno con un proprio arco temporale. Anche in questo caso, i fatti non erano però ambientati tutti nello stesso identico momento – esattamente come accade in The Witcher.

Netflix
Henry Cavill e Anya Chalotra in una scena di The Witcher
Le vicende di Geralt e Yennefer si svolgono molto prima di quelle di Ciri

Come raccontato dalla showrunner durante il podcast:

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Sono saltata fuori dalla doccia e ho chiesto a mio marito: 'pensi che sia una follia? O che potrebbe funzionare?'. Mi ha guardato come se fosse un po' una follia, e in effetti lo era, ma è stata anche una delle prime cose che hanno destato il mio interesse nel raccontare questa storia: giocare con la narrativa e renderla più interessante, avere la possibilità di mettere insieme queste vicende nel modo che volevo.

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2. La forza delle donne polacche

C'è una costante, nei fantasy di maggior successo, ed è che i loro scenari e i loro contesti fanno apertamente riferimento alla Gran Bretagna. Lo sanno bene, ad esempio, i fan di Game of Thrones, con Westeros che richiama senza nemmeno girarci troppo intorno scenari e contesti storici britannici.

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Fa diversamente, invece, The Witcher: essendo basata sui racconti e i romanzi di Andrzej Sapkowski, la serie con protagonista Geralt di Rivia ha come punto di riferimento la Polonia, patria natia dello scrittore. Questo, scopriamo nel podcast ufficiale, si riflette non solo nella definizione del Continente (e in alcuni nomi dei suoi personaggi o scenari), ma anche nella caratterizzazione dei personaggi femminili.

A raccontarlo è stata la showrunner che, dopo un confronto con Sapkowski, si è sentita spiegare dallo scrittore da dove abbia tratto la sua ispirazione per donne determinate come Yennefer di Vengerberg e Cirilla, che hanno enorme peso nell'economia della sua saga. L'autore le ha spiegato di essersi ispirato alle donne polacche, che nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale svolgevano qualsiasi tipo di mansione per sopravvivere – e far sopravvivere le loro famiglie. Comprese quelli che altri avrebbero ritenuto essere prerogativa maschile.

Come ha raccontato Hissrich:

Quelle stesse donne che erano state al centro della vita domestica, diventarono invece il centro delle comunità e della vita lavorativa. Erano loro a portare a casa il pane, erano quelle che consentivano alle generazioni più giovani di sopravvivere. Sapkowski mi ha parlato un po' di sua madre, ma anche delle altre donne che ha incontrato nella sua vita. Yennefer e Ciri sono basate su queste donne, quelle che lui vedeva in giro nella vita reale. Ho pensato fosse una parte meravigliosa di questa storia.

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Anya Chalotra nei panni di Yennefer
Sapkowski ha tratto ispirazione dalle donne polacche del secondo dopoguerra per Yennefer e Ciri

3. L'idea di un Geralt taciturno

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Chi ha letto i libri di Sapkowsi, avrà sicuramente notato che il Geralt delle opere letterarie e il Geralt della serie Netflix sono distinti da un'importante differenza: il primo ha una certa predilezione per il dialogo, il secondo è particolarmente taciturno.

Tuttavia, ha rivelato la showrunner, inizialmente aveva avuto l'idea di adattare lo strigo ricreando anche la sua loquacità, ad esempio nel confronto con Stregobor, nel primo episodio. Confrontandosi con Henry Cavill – che veste proprio i panni di Geralt – si è deciso però di puntare su una soluzione diversa:

Una delle cose che io e Henry abbiamo scoperto, girando il primo episodio, è che il nostro Geralt non ha bisogno di parlare tanto quanto parla nel libro. Avevo scritto un sacco di battute, davvero tante, per lui. Poi ci siamo resi conto che il nostro Geralt è un po' più stoico, che non sempre risponde. Ci piace anche lasciare spazio ai suoi gruginiti, li usa molto spesso per rispondere. Credo sia uno dei cambiamenti più importanti, mentre su tutte le altre cose siamo rimasti fedeli ai libri, almeno il più possibile. Il senso dell'umorismo di Geralt per noi era molto importante.

Netflix
Emma Appleton ed Henry Cavill in The Witcher 1x01
Geralt nel combattimento con Renfri, nel primo episodio di The Witcher

4. 70 anni di Yennefer

La particolare timeline scelta dagli autori della serie Netflix per raccontare le vicende di The Witcher è ben rappresentata dalla storia di Yennefer. Se, infatti, negli otto episodi le vicende di Ciri si svolgono tutte nel periodo immediatamente successivo alla caduta del Regno di Cintra, quelle di Yennefer che le intermezzano sono invece sparse lungo settant'anni di vita della maga.

Ovviamente, sottolinea la showrunner, realizzare una "presentazione" del personaggio di Yennefer che si svolgesse nell'arco di un periodo così lungo è stato tutt'altro che semplice – anche perché Andrzej Sapkowski non ha dato particolari riferimenti. Le opere letterarie a cui la prima stagione fa riferimento, Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino, sono infatti raccontate esclusivamente dal punto di vista di Geralt e non approfondiscono la storia delle origini di Yennefer.

Così, per riuscire a ricostruirla, Hissrich e il team degli scrittori hanno dovuto mettere insieme anche alcune informazioni da Il Sangue degli Elfi, terzo volume della saga letteraria, lavorando da sé sul resto. Il risultato è che dalla giovane Yennefer deforme alla potente maga che decide la battaglia di Sodden sono trascorsi proprio settant'anni. Vestire i panni di un personaggio che, pur non invecchiando nel corpo, passa dall'avere la maturità di una ragazzina a quella di una donna che conosce bene tutti i rischi del mondo, è stato complesso.

Ne ha parlato, nel corso del podcast, l'attrice Anya Chalotra, che ha deciso di concentrarsi particolarmente sul modo di respirare del suo personaggio:

Tutto quello che continuavo a pensare era 'il respiro, concentrati sul cambio di respiro'. È una cosa su cui ho riflettuto davvero tanto. Non potevo cambiare moltissimo di me stessa, per esprimere il passaggio del tempo. Però, il suo respiro da quarantenne doveva essere diverso, a quel punto della sua vita. A causa delle esperienze che Yennefer aveva avuto fino a quel punto, ho pensato che sarebbe stata più calma su determinate cose e più impulsiva su altre.

Netflix
Anya Chalotra in The Witcher 1x08
Yennefer durante la Battaglia di Sodden, nell'episodio finale di The Witcher

5. 25 pagine per Sapkowski

Nel podcast c'è stato spazio anche per Tomek Beginski, produttore esecutivo della serie che, in passato, ha collaborato anche con la software house CD Projekt RED per la realizzazione dei videogiochi di The Witcher. Beginski ha rivelato come la serie Netflix abbia mosso i suoi primissimi passi, quando si è concretizzata l'idea dell'adattamento.

Una volta fissati i punti, bisognava informare Sapkowski. Così, il produttore esecutivo ha rivelato di aver preparato una lettera di venticinque pagine destinata allo scrittore, in cui spiegava i motivi che lo avevano convinto a lavorare a una serie televisiva di The Witcher, e in cui anticipava come si sarebbero svolti i lavori per l'adattamento.

Sappiamo che lo sforzo di Beginski è stato fruttuoso, visto che The Witcher è diventato realtà (e Sapkowski è stato anche invitato sul set).

Netflix
Freya Allan in The Witcher
Freya Allan è Ciri in The Witcher

The Witcher è disponibile su Netflix con la sua prima stagione. La produzione Netflix, ha anticipato la showrunner, non proverà a cambiare il finale già scritto per la saga di Geralt da Sapkowski e, nella sua seconda stagione, avrà una narrativa più lineare. Nel suo cast, oltre ai già citati Henry Cavill (Geralt di Rivia) e Anya Chalotra (Yennefer), anche Freya Allan (Ciri), MyAnna Buring (Tissaia), Joey Batey (Ranuncolo) e Anna Shaffer (Triss Merigold).

La seconda stagione non arriverà prima del 2021.

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