L'estetica di Ryan Murphy: la legge dell'esagerazione

Scopri la visione unica di Ryan Murphy nella sua creazione di serie televisive che puntano sull'esagerazione, che sia drammatica, grottesca o horror.

Immagine di L'estetica di Ryan Murphy: la legge dell'esagerazione
Autore: Mauro G. Pozzuoli ,

Ryan Murphy è uno degli autori più prolifici di Hollywood, attivo soprattutto nel mondo delle serie TV. Come ideatore, produttore e showrunner, Murphy ha dimostrato un talento unico e fervido. Ha creato molte serie, che il pubblico ha amato e ama ancora, con uno stile spesso esagerato e in alcuni casi al limite del grottesco. Gli argomenti toccati dall'autore sono tra i più svariati, dall'ossessione per la chirurgia estetica, passando per le storie dell'orrore, fino ad arrivare ai crimini più famosi della storia degli Stati Uniti. Murphy si muove con agilità tra gli stili, passando dal musical attraverso il drammatico e la comedy fino all'horror, con un talento visionario che rimane intatto nelle sue produzioni. Proprio la sua estetica così particolare è il tema di questo articolo, che vi porterà nell'universo visivo creato dallo showrunner di American Horror Story.

Il dramedy: quando la commedia incontra il dramma

Il primo genere che si trova ad affrontare Ryan Murphy nelle vesti di autore e creatore televisivo è il dramedy (unione di dramma e commedia) Popular, con cui ha esordito nel 1999. Su questo filone si possono inserire, seppure con alcune varianti, altre serie uscite successivamente come The New Normal, Scream Queens, 9-1-1 e il suo spin-off 9-1-1: Lone Star, The Politician e Hollywood.

In tutte queste serie gli elementi di dramma e commedia sono presenti in diverse dosi, dall'umorismo grottesco molto carico che gioca con gli elementi fondanti dell'horror di Scream Queens, all'intento molto più drammatico che punta al pubblico generalista di 9-1-1. In questa categoria potrebbe rientrare in qualche modo anche il grande successo Glee, ma poiché si tratta di un musical, tratterò la serie a parte. In ogni caso la strada estetica scelta da Ryan Murphy non è mai quella di fotografare la realtà così com'è: il suo mondo è sempre più carico del vero, più colorato, più esagerato. Che sia il mondo di una coppia gay dell'alta borghesia come nell'autobiografica The New Normal o la riscrittura della storia del cinema come nella miniserie Hollywood. Murphy parla chiaro al suo spettatore: il mondo è fatto di eccessi, di parole e gesti amplificati, di azioni plateali e reazioni spropositate.

Image not found

L'horror in televisione

Dopo l'esperienza di Popular, nel 2003 Murphy propone in TV Nip/Tuck, una serie che mescola dark comedy, dramma e thriller. Proprio l'elemento thriller segna una svolta nel percorso autoriale di Murphy, che da questo momento inizia a ideare e produrre serie TV di genere thriller o decisamente horror come American Horror Story e il suo spin-off antologico American Horror Stories, American Crime Story stagione 2: L'assassinio di Gianni Versace, Ratched, Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer e la prossima in arrivo The Watcher, il cui trailer è uscito e dal quale si intuisce che lo show sarà un thriller angosciante.

Murphy ha un'idea di horror simile a quella di dramedy: spingere all'estremo, dipingere personaggi al limite e/o renderli grotteschi. Nel genere dell'orrore si trova anche libero di puntare sugli effetti più macabri. In particolare in American Horror Story, la via dell'eccesso è lastricata di sangue e mostruosità, che si tratti della sadica suor Jude interpretata da una grande Jessica Lange in Asylum (stagione 2) o del clown assassino di Freak Show (stagione 4).

A questo amore per l'eccesso che diventa "legge" di Murphy fa parzialmente eccezione la serie TV dedicata al serial killer realmente esistito Jeffrey Dahmer. In questa serie da 10 episodi di Netflix pur non mancando affatto sangue e scene raccapriccianti, il tono complessivo è più grave, drammatico ma anche realistico, forse a causa dell'intento di mostrare la vera vita di Jeffrey Dahmer per come è stata. Questa storia reale del serial killer è utilizzata da Murphy anche come accusa/protesta contro l'inefficienza delle forze dell'ordine dell'epoca, i familiari poco attenti e le istituzioni scolastiche strafottenti, tutte colpevoli di non aver mai capito il pericolo costituito dall'omicida. Un intento realistico simile da parte di Ryan Murphy si nota anche nella prima stagione di American Crime Story, dedicata a uno dei più celebri processi della storia degli Stati Uniti d'America: il popolo contro O.J. Simpson.

Image not found

Gli scontri tra "dive"

L'estetica dell'esagerazione si incontra con la sensibilità queer di Ryan Murphy nel filone degli scontri tra "dive", un altro dei temi amati dall'autore. Murphy passa dalle dive di Hollywood come Bette Davis e Joan Crawford della serie Feud (di cui è prevista una seconda stagione incentrata su Truman Capote e le sue amiche altolocate) alle dive drag queen, quasi tutte povere e di colore o ispaniche, della serie Pose, basata sulla vera storia della cultura dei ball a New York (competizioni di ballo). E in questa categoria farei rientrare anche gli eccessi dello stilista Halston, che pur essendo un uomo era capace di scenate furibonde con i collaboratori o gli amanti, e la serie omonima (prodotta ovviamente da Ryan Murphy) fa della vita esagerata ed eccessiva di Halston una bandiera.

Image not found

Il musical: Glee

Un po' come l'horror, anche il musical è un genere che vive di eccessi. Non per il sangue o gli omicidi ma attraverso una costante esibizione di emozioni amplificate, la costruzione di numeri spettacolari e l'utilizzo di scenografie sontuose. Del resto, quando si segue una storia sullo schermo e i personaggi improvvisamente si mettono a cantare, è sempre una leggera forzatura della narrazione. Ryan Murphy fa la storia del genere in TV a partire dal 2009 con la serie Glee, che mette insieme giovani talenti del canto e del ballo per interpretare un piccolo gruppo corale scolastico. Anche in Glee tutto è esagerato: diversi personaggi sono senza freni o grotteschi, l'ironia è estrema, spesso al limite del sarcasmo, i tempi sono serratissimi, tanto da potersi perdere una battuta chiave o un elemento importante della storia se ci si distrae per pochi secondi. Anche se dalla quarta stagione in poi Glee perde un po' di qualità, rimane un punto fermo nel percorso artistico di Murphy, con tantissimi fan in tutto il mondo e la fama di show TV cult. E chissà, magari prossimamente Ryan Murphy regalerà ai fan anche un reboot di Glee.

Image not found

Per approfondire il percorso di autore e showrunner di Ryan Murphy, vi consigliamo anche il nostro articolo 5 serie di Ryan Murphy poco note ma assolutamente da vedere.

Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!