Non è un mistero che Netflix (e non solo lei) sia alla ricerca di una nuova Stranger Things. Il mix di atmosfere horror, trama fantastico-fantascientifica e protagonisti adolescenti è al centro di tanti nuovi titoli proposti dalla piattaforma, che sembra sempre riservare un’attenzione particolare al pubblico più giovane, talvolta anche a discapito della maturità delle proprie serie. Da Sabrina al recentissimo caso italiano Luna Nera (di cui vi abbiamo già parlato), Netflix sembra disposta a sacrificare qualcosa sull’altare dell’ambizione artistica per ottenere in cambio serie semplici da seguire, immediate, che si concedono talvolta anche una punta di divertito trash.
Locke & Key però parte da presupposti differenti e con ben altre ambizioni, almeno in apparenza. La sua storia ha origine in un fumetto pubblicato a partire dal 2008, che attirò così tanto l’attenzione degli appassionati da mandare sold out la stampa del primo volume (Welcome to Lovecraft) in un solo giorno. Ben prima che l’avvento dei servizi di streaming rendesse ogni caso editoriale oggetto di attenzione e possibili adattamenti filmici e seriali, Locke & Key fu al centro di una battaglia per i diritti su cui si potrebbe scrivere un libro a parte.
Un adattamento che non s’ha da fare
La prima a provarci fu FOX nel 2010, quando mise la mani sui diritti e pensò a una serie TV. Il progetto ebbe luce verde, il pilota venne girato con una regia e un cast tutt’altro che secondari (vi figurava anche Miranda Otto), ma il progetto naufragò. Si cominciò a parlare qualche anno più tardi di un film: nel 2014 sembrava cosa fatta per Universal e un trio di nomi davvero importanti come quelli di Alex Kurtzman (che ritroviamo in questi giorni al lavoro su Star Trek Picard) Roberto Orci e Bobby Cohen. Fu Joe Hill più tardi ad annunciare che anche quest’opzione era stata scartata.
Poco dopo ci provò persino Hulu e alla regia doveva esserci un regista avvezzo alle atmosfere horror come Andy Muschietti. Era il 2017 e di lì a poco avrebbe portato al successo al cinema un’opera del papà di Joe Hill, It. Dopo questo calvario all’orizzonte si è affacciata Netflix, che è riuscita laddove tutti gli altri hanno fallito. Infatti il 7 febbraio 2020 arriverà sulla piattaforma la prima stagione di Locke & Key. Un successo importante per Joe Hill e il suo progetto, ma forse il risultato non è quello sperato.
Tenui tinte horror
Vi consiglio di dare una chance a Locke & Key? Sì, senza riserve. È evidente già dai primi episodi come Netflix l’abbia trattata con un certo riguardo produttivo. Basta ammirare i bellissimi scenari in cui è immersa la piccola cittadina del Massachusetts in cui si svolge la vicenda, per non parlare della magione gotica che fa da sfondo alle vicende sovrannaturali della serie. Key House è più di un interno, diventa via via la casa dello spettatore, sempre più familiare eppure in grado di rivelare ad ogni episodio una nuova stanza, un nuovo segreto. Sul finire della prima stagione si gira per le sue stanze (e porte e chiavi) con grande naturalezza.
Anche il cast è convincente, pur senza performance dirompenti che attirino l’attenzione. L’impressione è che rispetto ai primi tentativi di adattamento Netflix abbia scelto un profilo più basso, di fatto non arruolando nessuna grande star ma radunando una serie di giovani tutti da scoprire. Il risultato è gradevole e molto fresco, anche se forse nel gruppo degli adulti qualche fuoriclasse avrebbe fatto la differenza. Chi lascia davvero il segno è Laysla De Oliveira, nei panni di un personaggio sinistro e misterioso fino alla fine, senza mezze misure.
Le chiavi di una grande narrazione
Inutile girarci intorno: il motivo di maggior interesse di Locke & Key sono le chiavi magiche attorno a cui ruota la storia. I tre giovani protagonisti (fratello maggiore e sorella in età da liceo, fratellino più piccolo ancora bambino) e la loro madre si ritrovano infatti nel maniero dei Locke dopo l’improvvisa e violenta morte del padre e marito. Il defunto Locke senior era un capofamiglia amorevole e molto presente, ma non amava parlare del suo passato e della grande casa dove era cresciuto.
All'indomani della sua morte, la vedova decide di dare inizio a una nuova fase della vita di famiglia, trasferendosi almeno provvisoriamente nel maniero e portando con sé i recalcitanti figli. Tutto il nucleo familiare è ancora scosso per la perdita subita e per le modalità particolarmente violente (e misteriose) con cui il loro congiunto ha perso la vita; davanti ai loro occhi.
I figli scopriranno ben presto che casa Locke nasconde un segreto incredibile, di cui forse il padre era consapevole: per il maniero e nel vasto terreno circostante sono disseminate numerose chiavi, di cui solo i tre ragazzini odono il misterioso richiamo. Le chiavi si palesano all'improvviso e consentono a chi le possiede (e sa dove e come utilizzarle) di vivere incredibili esperienze. In equilibrio tra Stranger Things e Una serie di sfortunati eventi, Locke & Key s'inoltra nel lutto dalla famiglia protagonista e allo stesso modo esplora con meraviglia e giocosità gli incredibli poteri delle chiavi, che ti possono portare ovunque: dalla punta della Tour Eiffel a dentro la testa di una persona, letteralmente.
Con il palesarsi delle chiavi però comincia a prendere forma una minaccia incombente: quella costituita dalla misteriosa signora del pozzo, una giovane donna che sembra sapere tante cose sul maniero dei Locke e che è decisa a tutto pur di impossessarsi delle chiavi. La ricerca delle chiavi, il potere che sprigionano e la lotta per mantenere il possesso sono gli elementi cardine di Locke & Key, quelli che spronano lo spettatore a proseguire la visione, episodio dopo episodio.
Non manca poi la componente misteriosa, perché i punti oscuri sono tanti e la serie alimenta con essi il suo crescendo: come mai il padre dei protagonisti non ha mai parlato loro delle chiavi? Cosa è successo nel passato di casa Locke e chi ha creato questi oggetti? Perché gli adulti sembrano non ricordare le chiavi, anche quando le sperimentano in prima persona? È proprio su questo versante però la serie mostra un po’ il fianco, lasciando intuire in più passaggi quanto la storia originale sia ben più sinistra e cruda.
Tanti discorsi accennati dalla serie (dalla morte alla paura, passando per la paura come elemento portante delle nostre vite) s'intuisce abbiano radici e sviluppi ben più pregnanti in formato cartaceo. La serie invece si attarda volentieri sui problemi adolescenziali e scolastici dei protagonisti, laddove invece a caratterizzarla in maniera più incisiva è proprio il “nucleo nero” figlio della penna di Joe Hill.
L’impressione è che Locke & Key funzioni proprio grazie alla sue idee, ma che non riesca o forse non voglia abbracciarne appieno l’ambizione e la complessità. Quando la violenza o il lutto fanno capolino, la serie finisce sempre per distogliere lo sguardo, o cercare una svolta più lieve. L’urgenza della serie rimane sempre quella di fornire una valida alternativa a Stranger Things, che anche nei suoi momenti più cupi non ha mai la drammaticità che questa serie sembra sempre poter esprimere.
Locke & Key mancano alcuni elementi per rivelarsi così convincente e dirompente come la serie a cui guarda. Innanzitutto è sorretta da buone performance ma nessun attore buca davvero lo schermo, laddove il cast di Stranger Things raramente ha sbagliato un interprete. Inoltre può contare su un’ottima scrittura di partenza, ma non sulla creatività di un duo come di fratelli Duffer, non riuscendo così ad avere una personalità davvero distintiva. Potrebbe puntare sulla sua vena ben più oscura di quella della concorrenza, ma ne sembra quasi spaventata, preferendo una soluzione soft che ne riduce (e di molto) il potenziale.
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Insomma, Locke & Key è una visione gradevole e che suscita la curiosità necessaria ad arrivare al suo epilogo stagionale, ma la voglia di inseguire altre sirene e la mancanza di una personalità di spicco che gli imprima un’identità precisa le impediscono di diventare una visione davvero imprescindibile.
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