"In questo posto tutto fa soffrire", dice la Furiosa di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road, il quarto capitolo della saga di George Miller.
Una battuta simbolica di un film femminista, nel quale l'imperatrice, appartenente all'élite della Cittadella, è una guerriera emblema di libertà e speranza in un mondo che rende schiave le donne.
Dopo il passaggio fuori concorso al Festival di Cannes 2015, i sei Oscar vinti all'edizione 2016 degli Academy Awards e il successo di pubblico e critica, #Fury Road festeggia i cinque anni dall'uscita nelle sale. Per l'occasione, la Theron ha postato su Instagram il video (diventato subito virale) nel quale si è rasata i capelli a zero per interpretare Furiosa: quello che ha definito "il punto di non ritorno".
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Il "taglio netto" è accompagnato da uno scatto in compagnia di Nicholas Hoult, Kyle Buchanan e Aisha Tyler: i quattro hanno preso parte ad una proiezione speciale del film al drive-in del Grove di Los Angeles.
L'evento, a scopo benefico, è stato organizzato dal CTAOP (Charlize Theron Africa Outreach Project), la fondazione con cui l'attrice aiuta i giovani africani a proteggersi dal virus dell'HIV.
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Gli attori si sono divertiti parecchio, a giudicare da queste immagini pubblicate sui social dalla Tyler.
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D'altronde, Charlize ha sempre detto che Mad Max: Fury Road è stata una grande opportunità per lei: lavorare ad un personaggio senza un braccio, che guida l'imponente War Rig e dimostra come la forza sia donna.
Nelle note di produzione, l'attrice spiega che con questo film, Miller ha rivoluzionato la trilogia che ha creato nel 1979 con Mel Gibson.
George ha realmente reinventato un mondo che ama con questo film.
La vera protagonista dell'action, che potrebbe proseguire con un prequel spin-off dedicato al personaggio (ma, ormai è certo, ad interpretarlo sarà un'altra attrice), è lei: Furiosa, un'Amazzone spaventosa e compassionevole.
Quando George mi ha detto che voleva creare un Guerriero della Strada donna che poteva stare alla pari con il suo omologo maschile, gli ho creduto e lui non mi ha deluso. La storia parla di due personaggi che non finiscono con l'innamorarsi e che non diventano neppure amici, perché non c'è posto per questo tipo di rapporti nel loro universo.
Theron e Miller hanno lavorato sin dalle prime battute ad "un anti-eroe nel senso classico".
George è riuscito a creare una dinamica femminile affascinante. Le ragazze che fuggono con Furiosa e che incontrano poi delle donne di sessant'anni, o settanta, ottanta, che si lanciano all'attacco in sella alle loro moto nella Guerra di Strada... ha fatto spazio a donne di ogni età in questo universo e non è una cosa frequente nei film d'azione di questo genere.
Prima di Max e Immortan Joe, degli inseguimenti mozzafiato e delle acrobazie spettacolari, dei motori rombanti e delle musiche stordenti di Junkie XL, per Miller ci sono sempre state prima le Vuvalini, le Mogli e soprattutto Furiosa.
Charlize è una donna forte, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Nello stesso tempo ci si rende conto della sua vulnerabilità. Non è una maschera. Charlize è indiscutibilmente una donna, ma il suo è un personaggio che non fa concessioni alla femminilità. La sua è stata una vita di dolore e tristezza, ma non ha tempo per pensaci. Deve solo affrontare la vita ed essere dura. Charlize, come attrice, ha passione e talento per affrontare tutto questo senza paura.
Nella video-intervista concessa a Terri Schwartz in occasione della retrospettiva "Charlize Theron: Evolution of a Badass" organizzata per il Comic-Con@Home 2020, l'attrice spiega che l'ispirazione è arrivata osservando "persone che non si considerano eroi".
In questo senso, la svolta, da spettatrice, è stata quando ha visto per la prima volta sullo schermo Sigourney Weaver nei panni di Ellen Ripley nella saga di Alien.
Ha cambiato tutto per me. Era come se il mondo si fosse aperto e le possibilità fossero infinite.
L'autenticità di Ripley è stata un punto di riferimento per Furiosa, la prima volta in cui "mi è sembrato di non poterla nemmeno guardare come un personaggio".
Mi è sembrata davvero reale e forse è stato perché le riprese sono state molto difficili, siamo stati sul set per così tanto tempo che vivere in quell'ambiente mi ha fatto sentire in sintonia con lei. Se quel personaggio può, in una piccola parte, fare quello che Ripley ha fatto per me come attrice, come donna, è qualcosa di cui sono incredibilmente orgogliosa.
Una preparazione massacrante
Prima di arrivare sul set, l'attrice sudafricana si è allenata molto. Per diversi mesi, in particolare, ha praticato Yoga.
Sembro una giocatrice di football in questo film, ma detesto vedere delle ragazzine pelle e ossa che lottano con gli uomini e vincono. Volevo apparire forte fisicamente, in particolare spalle e braccia, perché c'è tanta fisicità nel film.
Per la scena della lotta a mani nude con Max, quando si ritrova a combattere senza il braccio meccanico, la Theron si è specializzata ad usare soltanto la mano destra.
In una scena che prevede un combattimento di tale intensità, il livello di adrenalina sale e si cerca di sopravvivere, come un animale. Non ti rendi conto di quanto usi le mani ed è molto difficile cavarsela con una sola.
Ad aiutarla per girare senza controfigura, sono stati la stunt neozelandese Dayna Chiplin e il coreografo delle scene di lotta e consulente per le armi Greg Van Borssum.
Oltre a rasarsi i capelli e cospargersi di grasso, "in questo film ci sono state situazioni per cui non ero preparata" come ritrovarsi a girare delle pericolose scene d'azione nel mezzo del deserto di Blanky Flats, sulla Henties Bay.
Ho visto gli stunt girare quelle sequenze sui trampoli o con i cavi, ho assistito a esplosioni vere e poi mi sono ritrovata a guidare il War Rig: allucinante. Ti sembra di essere piombata davvero in altro mondo, non si è fatto ricorso ai green screen. Il regista ci ha offerto l'opportunità di immergerci nel suo universo ed è stato un magnifico regalo.
L'estremo realismo di Fury Road si è concretizzato soprattutto quando la Theron è rimasta chiusa in silenzio all'interno della cabina della blindocisterna dove avvengono le sequenze salienti del film.
Quando si cerca di trasmettere delle emozioni senza parlare, e in uno spazio molto angusto, sei costretto a rischiare. Sono grata a George perché ha saputo esprimere un incredibile arco di sentimenti senza ricorrere molto ai dialoghi. Mi sono accorta allora quanto, nel mio lavoro di attrice, mi fossi fino a quel momento affidata alle parole. E ho ripensato a quando facevo la ballerina, e dovevo raccontare una storia con il corpo come unico strumento, ed è stato un passo molto liberatorio.
I problemi con Tom Hardy
In un'intervista concessa a Lisa Rosen per il Los Angeles Times, la Theron racconta che i tre mesi di prove e gli otto di riprese tra l'Africa e le aspre montagne del New South Wales in Australia hanno lasciato il segno.
Non avevamo una sceneggiatura, o un numero preciso di scene. Avevamo degli storyboard. Per più o meno 138 giorni, abbiamo girato un'unica scena gigante. Buona parte di questo film era nella testa di George, quindi c'era molta fiducia in lui.
Ma anche parecchia paura: "che sta succedendo?" era la domanda più frequente tra cast e troupe sul set. Su tutto, però, ha prevalso l'idea di poter raccontare un'eroina tosta e volitiva, senza una "back story" o alcun racconto del suo passato, una guerriera diversa da tutte le altre perché con un handicap.
Ricevo tantissime mail, non solo da donne, ragazze e persone mutilate ma anche da semplici spettatori, che chiedono di vedere più personaggi del genere sullo schermo. Egoisticamente, ammetto di non averci pensato. Non era una mia sfida. Ma sapevo che sarebbe stata una grande cosa da inserire come attrice.
Nella "oral history" del film affidata al New York Times, la Theron aggiunge che il nervosismo era palpabile sul set.
Il mio corpo ha ancora i ricordi di quel trauma. La cosa più grande che portava avanti l'intera produzione era la paura. Ero spaventata perché non avevo mai fatto niente di simile, cercavo disperatamente di capire cosa avesse nella testa il regista.
A farne le spese è stato il rapporto con Tom Hardy.
C'era molta pressione su entrambi e mi rendo conto di non aver usato abbastanza empatia. Per lui dev'essere stata dura raccogliere l'eredità di Mel Gibson. Invece di alzare barriere per proteggerci, avremmo dovuto dirci che era spaventoso per entrambi.
Zoë Kravitz, l'interprete di Toast la sapiente, conferma questo clima rovente.
Tom ha avuto davvero momenti di frustrazione e di rabbia. Anche Charlize lo ha fatto, ma ho la sensazione che sia lui quello che se l'è davvero presa di più con Miller.
Quei "muri di autodifesa", tuttavia, hanno contribuito a cementare la loro alchimia e a migliorare le loro performance.
In un certo senso, ci stavamo comportando come i nostri personaggi. Tutto riguardava la sopravvivenza.
Ancora una curiosità. Le riprese di Fury Road sono iniziate il 2 giugno 2012. Tre mesi prima, Charlize Theron, con l'adozione di Jackson, era diventata mamma per la prima volta. Il tempo è stato tiranno e di godersi la maternità, in quei mesi, neanche l'occasione. Sempre sui social, l'attrice ha ricordato quella calda estate in Namibia postando una foto dal set, proprio insieme alla figlia.
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Non manca una dose d'ironia nel commentare questo scatto.
Sono diventata mamma poco prima di iniziare a girare. La cosa divertente è che la mia bambina potrà dire di aver passato gran parte del suo primo anno di vita su una war rig.
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Quanto al prequel di Fury Road dedicato alla giovane Furiosa, la Theron, in una recente intervista a The Hollywood Reporter, non ha nascosto una certa delusione per non essere della partita.
È un boccone amaro da mandare giù. Rispetto pienamente George, se non di più dopo aver realizzato Fury Road con lui. È un maestro e gli auguro soltanto il meglio. Mi si spezza un po' il cuore perché amo Furiosa, e sono così grata di aver avuto una piccola parte nella sua creazione.
Charlize ammette che "se George sente di dover affrontare la sua storia in questo modo, allora mi fido di lui".
Siamo così presi dai dettagli più piccoli che ci dimentichiamo che ciò che ci tocca emotivamente non ha nulla a che fare con quella minuscola cosa su cui ci stiamo concentrando.
In poche battute, c'è tutta la saggezza di una star che, nel corso degli anni, si è evoluta nella vita e sullo schermo.
Ora resta soltanto un nodo da sciogliere: il recast dell'imperatrice. Chi vedreste bene per la Furiosa 20enne?
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