Abigail, recensione: uno slasher dal sapore classico che morde e danza

Autore: Nicholas Massa ,

Immaginate il classico gruppo di individui poco raccomandabili che viene assoldato per un colpo apparentemente standard e innocuo. Ognuno di loro ha delle ragioni personali e specifiche per fare ciò che fa, e nel cercare di inquadrarne le personalità si finisce per precipitare in un'azione criminale totalmente ribaltata nelle sue fondamenta morali, attraverso alcune brutali e sanguinose dinamiche provenienti direttamente dalle regioni creative dell'horror più emblematico che si possa immaginare. In una precisa costruzione narrativa di questo genere troviamo Abigail, film diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, disponibile nei cinema italiani dal 16 maggio 2024, e liberamente ispirato al film del 1936 La figlia di Dracula di Lambert Hillyer.

È tutto estremamente classico in Abigail, tutto molto familiare fin da subito, basando l'intera attrattiva di un progetto del genere, oltre che sul piglio horror, su una particolare verve che vuole anche divertire risultando imprevedibile nel suo insieme. Questa lavora l'identità narrativa del film fin quasi ad avvicinarla alla parodia, senza però caderci mai del tutto. In una sorta di particolare auto-ironia di fondo sanguinaria e sanguinolenta si aprono i cancelli di un'esperienza che sul grande schermo diverte, senza però risultare mai del tutto originale.

Abigail: chi stiamo rapendo in realtà?

Abigail ci lancia immediatamente nell'azione principale al suo centro, presentandoci un gruppo di criminali che si sta organizzando per un rapimento congegnato, probabilmente, da tempo. Il loro obiettivo è la bambina che fa da titolo al lungometraggio (interpretata da Alisha Weir); ricchissima e amante della danza classica. Le varie fasi del piano portano a un successo relativamente facile in questa impresa, procedendo fino all'incontro con colui che ha commissionato loro l'incontro, e la successiva attesa verso i termini di scambio e riscatto. Trovando rifugio in una vecchia magione, designata in precedenza come luogo sicuro in cui restare nell'ombra fino al giorno seguente, i nostri si trovano incastrati in una situazione che non si sarebbero mai aspettati.

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Mentre i convenevoli del caso cominciano a prendere forma fra loro, con la conseguente instaurazione di alcuni rapporti di amicizia e inimicizia, un'ombra pare aggirarsi nella casa, mietendo vittime e alimentando sospetti che troveranno presto conferme in un essere proveniente dagli incubi più reconditi del folclore orroristico mondiale. Cosa sta succedendo? Quali sono le reali ragioni dietro al colpo che hanno fatto? C'è un nesso fra l'incubo attuale e le motivazioni specifiche di ogni singolo protagonista in gioco? Queste sono alcune delle domande fondamentali nell'esperienza di Abigail.

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Abigail: l'inaspettato e il classico

Pur ponendosi agli spettatori senza portare nulla di nuovo al proprio genere di appartenenza, Abigail attinge da uno specifico immaginario creativo, riproponendone i dettami più classici in una situazione che diverte giocando soprattutto sull'inaspettato umano e sincero dei protagonisti in gioco.

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Una vampira caccia delle persone, per lei cibo, e invece di ucciderle rapidamente decide di giocare con le loro vite. Dal divertimento sadico, contorto e malato di un'essere immediatamente riconoscibile, soprattutto agli occhi di coloro che amano questo genere di storie, si sviluppa un'avventura nera curiosamente sopra le righe, in cui gli stereotipi narrativi in apertura agli eventi principali vengono subito capovolti, rigirati in relazione all'ignoranza e all'arroganza di un gruppo di criminali che si sorprende tanto quanto le persone al cinema.

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Non solo, il film diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett sembra volutamente stereotipato nel suo porsi agli spettatori, volutamente pigro nella caratterizzazione generale, lasciando libero sfogo a tutti quei momenti estremamente sanguinosi e splatter che ci si aspetta di trovare sul grande schermo una volta scelto di acquistare il biglietto di Abigail al cinema.

L'intrattenimento violento e le specifiche battute dei personaggi principali rappresentano il lato più interessante della pellicola, che pare giocare continuamente con una serie di "tipi" e tipologie di maschere viste in tantissimi altri lavori dello stesso stampo. Non è tanto la costruzione dei malcapitati coinvolti in questo inseguimento sfrenato e senza pietà a colpire, quanto la caccia in sé quindi, in una fisicità dirompente tipica dei racconti sulla stessa lunghezza d’onda, dei cosiddetti slasher movies.

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A tutto ciò bisogna aggiungere un semplicistico tentativo di affascinare attraverso il passato celato dei criminali, poi ipotetico cibo, nella villa. Abigail è un'esperienza che si nutre di "non detti", di notizie e dettagli nascosti dietro agli sguardi, pronti a manipolare la morale più semplice in direzione di una complessità piuttosto prevedibile, che fortunatamente non diventa mai troppo ingombrante.

Fra i corridoi oscuri di una vecchia villa in disfacimento da chissà quanto tempo si consuma il pasto di un essere che sfugge ogni logica razionale. L'intera scenografia di Abigail anticipa una svolta del genere, tessendo una vera e propria "storia dietro la storia" servendosi di statue e dipinti raffiguranti la piccola protagonista, e un qualche oscuro rituale al quale potrebbe, o meno, essere stata sottoposta di sua volontà. La vera fascinazione della pellicola si potrebbe rintracciare proprio, e anche, in queste trovate, e nell'idea e percezione di un vero e proprio racconto dell'orrore di matrice classica, ora a contatto con un contesto moderno nel modo più distruttivo e impietoso possibile.

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Tanti sono i momenti in cui Abigail riesce a strappare un sorriso, giocando con i più classici stereotipi narrativi visti un milione di volte nei film di rapimenti o anche semplicemente di rapina. Ogni personaggio ha un ruolo specifico e un talento che lo distingue dagli altri. Nessuno di loro si conosce, ma si instaura immediatamente una sorta di sensazione gerarchica alimentata dai punti di vista che affiorano mano a mano. 

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Poi il cambio improvviso di scenario, il terrore ingiustificato, la morte terribile e mostruosa e le reazioni di spavento e incomprensione subitanea, con cui risulta facilissimo empatizzare, di queste persone, forse sarebbe più corretto definirle cattive persone, e il dubbio sul da farsi.

Noi spettatori al cinema, proprio come loro, non saremmo minimamente preparati a vivere un'esperienza del genere, ed è proprio in questa vicinanza tutta umana che Abigail si gioca le sue carte migliori, spingendoci a riflettere su ciò che sta accadendo e sulle responsabilità, segrete e ipotetiche, che i nostri criminali senza scrupoli si trascinano dentro da prima che noi incrociassimo il loro cammino.

Commento

cpop.it

60

Abigail è un film caratterizzato da una riconoscibilità disarmante, e da una vicenda che rapisce solamente per la violenza che custodisce dentro sé e le reazioni dei protagonisti principali. Presentando una storia dell'orrore che non osa praticamente mai dal punto di vista narrativo, ne deriva un'esperienza che al cinema diverte e colpisce nella sua generale semplicità, lavorando una racconto per nulla originale, visto, rivisto e in alcuni casi abusato, ma comunque intrattenente. Uno slasher movie da vedere senza alcuna aspettativa se non verso la brutale e mostruosa violenza sanguinaria del proprio contesto orrorifico, e qualche momento interessante.

Pro

  • Le reazioni dei protagonisti.
  • L'interpretazione della piccola Alisha Weir.
  • Si tratta di un film che intrattiene e nulla più.
  • Gli effetti speciali.

Contro

  • Il racconto, tolte le sequenze più splatter, è estremamente prevedibile.
  • Abigail è un film dal quale non bisogna aspettarsi troppo.
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