Christian Bale, Margot Robbie, Rami Malek, Anya Taylor-Joy e Taylor Swift: Amsterdam non manca certo di star con cui ammaliare il suo pubblico. Il regista di Il lato positivo e American Hustle David O. Russell è un magnete per i grandi interpreti che piacciono al pubblico, anche ora che la sua stella sembra essersi un po’ appannata. Amsterdam è probabilmente il suo tentativo di smentire quanti lo ritengono sopravvalutato e tornare a far parlare di sé con un film brillante e con una storia molto forte. Purtroppo il gioco non gli riesce e anzi, fin dalla primissima scena d’apertura, la pellicola deraglia. Non c’è davvero nulla che si salvi ed è una vera delusione, considerando che era tra i film più attesi dell'autunno.
Il ritmo è inesistente e lunghi, inspiegabili silenzi interrompono il fluire solitamente accelerato dei dialoghi. Il tono brillante della storia, il carisma del trio di protagonisti che presenta è smorzato da un montaggio francamente inspiegabile. Sembra selezionare i peggiori take degli attori sul set, mettendoli insieme con i tagli e le tempistiche ideali per suscitare un senso di falsità e imbarazzo nel pubblico. La regia non è disprezzabile, così come la ricostruzione dell’America degli anni ‘30, sia quella dei salotti borghesi buoni sia quella opposta dei reduci di guerra sfigurati e reietti. Poca cosa, rispetto alle ambizioni di un film che, per data d’uscita e cast, puntava direttamente agli Oscar.
La trama di Amsterdam
Christian Bale e John David Washington sono Burt e Harold, due reduci di guerra che hanno messo su un’attività di consulenza medico-legale per aiutare altri ex soldati a vivere in una società che vorrebbe lasciarsi i ricordi della Prima guerra mondiale alle spalle. Burt è sfigurato, Harold un afroamericano in una società ancora profondamente razzista.
La loro amicizia ai margini finisce sotto i riflettori quando una ricca ereditiera finisce sotto una macchina e i due vengono accusati di omicidio dall’assassino della stessa. Seguono peripezie di un duo che diventa trio e vive un breve momento di sogno artistico, amoroso e bohémien ad Amsterdam. La realtà statunitense e certi giochi politici pericolosi nell’ombra però dividono il trio, di cui ora fa parte una bella e tormentata artista di nome Valerie, interpretata da Margot Robbie. Riusciranno i tre a sventare l’ascesa del fascismo in America?
Amsterdam: una storia vera che meritava un film più riuscito
Per quanto sopra le righe e attuale possa sembrare questo intreccio pieno di complotti e dietrologie, si basa su una storia vera, sinistra e poco nota: quella che vide alcune figure statunitensi di rilievo carezzare l’idea di portare su suolo statunitense le ideologie sbocciate nell’Italia di Mussolini e nella Germania di Hitler. Per questo motivo stringe un po’ il cuore vedere un film così coraggioso da tirar fuori una realtà pubblica ma per certi versi molto scomoda, quasi lanciando un grido d’allarme, naufragare malamente.
Ci sono film che partono con le migliori intenzioni, hanno tutte le carte in regola per fare bene e poi non fanno una scelta giusta che sia una. Sfortunatamente Amsterdam è uno di questi: il film comincia con il piede sbagliato, ogni tanto c’è qualche schiarita, ma in generale è un progetto noioso e molto pesante da seguire, la cui comicità e stramberia sa spesso di fasullo. Può succedere: Russell riuscirà a tornare in forma, come in passato. John David Washington invece conferma ancora una volta come Hollywood punti su di lui, senza però che si capisca perché, data la sua mancanza di carisma e talento recitativo. Forse sarebbe il caso di cominciare a puntare su un altro nome.
Commento
Voto di Cpop
50Pro
- L'atmosfera amica di Amsterdam
- La bizzarra alchimia del trio protagonista
- Costumi e ricostruzioni
Contro
- Il montaggio criminale
- La performance sciapa di John David Washington
- Il ritmo rende tutto un po' fasullo
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