Blood & Gold, recensione: molto sangue poco oro per Netflix

Autore: Manuel Enrico ,

Non è un mistero che la fame di contenuti di Netflix si sia spesso rivoltato contro il servizio streaming di Reed Hasting. Pur potendo contare su produzioni di successo, come Stranger Things o Mercoledì, il catalogo di Netflix periodicamente accoglie delle proposte che sembrano nascere più dall’esigenza di dover obbligatoriamente arricchire la lista di visioni, che non dal volere proporre un intrattenimento meritevole. A rinnovare questa altalenante natura di Netflix è Blood & Gold, film disponibile dal prossimo 26 maggio, che riconferma come qualità e quantità non sempre sono buone compagne.

Sin dalla comparsa dei primi trailer, Blood & Gold è stato accompagnato dal sottile timore di trovarsi davanti a una storia che mirasse a riproporre un canovaccio oramai stantio, senza riuscire a dare una vera sferzata per avvincere gli spettatori. Il montaggio del trailer, furbescamente (o forse no?), mirava a dare la sensazione di trovarsi davanti a una pellicola che omaggiasse il cinema graffiante di Quentin Tarantino, che con Bastardi senza gloria si era cimentato con una trama in cui storia e azione trovavano una felice sintesi.

Advertisement

Questa forzosa ricerca di un punto di contatto con l’immaginario del pubblico è tuttavia figlia di una vena artistica che vuole inserirsi all’interno della visione registica del cineasta americano. Che Tarantino abbia fatto scuola con la sua personalità è un dato di fatto, con le sue pellicole non ha solamente suggestionato gli spettatori, ma anche stimolato la creatività del settore, che ha visto nei suoi movimenti di camera e nelle sue peculiarità elementi su codificare una nuova grammatica visiva.

blood & gold

Evidentemente anche Peter Thorwarth, regista di Blood & Gold, ha subito il richiamo dell’impostazione tarantiniana. Rimane però da capire quanto il sentirsi affini a uno stile registico consenta di recepirlo pienamente, comprendendone gli stilemi e rendendolo un punto di crescita personale per sviluppare una propria personalità. Al termine della visione di Blood & Gold, la sensazione è che Thorwarth abbia appena intrapreso questo percorso, seguendo una strada che si presenta decisamente tortuosa.

La trama di Blood & Gold

Blood & Gold è ambientato nel 1945, negli ultimi momenti in cui la Germania era governata dai nazisti. In questi ultimi sprazzi di follia, alcuni soldati tedeschi hanno il coraggio di manifestare il proprio dissenso, venendo tacciati come disertori. Sorte che tocca a Heinrich (interpretato Robert Maaser), che durante il viaggio di ritorno dal fronte per andare a in cerca della figlia, viene catturato da un drappello di soldati delle SS, che non esita a catturarlo, tacciarlo di essere un traditore e infine impiccarlo.

Advertisement

Sicuri di avere punito un disertore, gli uomini delle SS proseguono il viaggio, mossi da un interesse tutt’altro che nobile: recuperare e impossessarsi del tesoro di una famiglia ebrea. Guidati da un avido comandante interpretato da Alexander Scheer, questi militari si trovano a dover affrontare la reticenza degli abitanti del villaggio in cui è apparentemente nascosto questo tesoro, che non esitano a opporre una resistenza feroce pur di proteggere la ricchezza che nascondono.

Mentre nel villaggio inizia un sottile gioco di inganni, Heinrich ha modo di riprendersi dal suo incontro con le SS. Salvato all’ultimo momento dalla giovane contadina Elsa (Marie Hacke), il soldato viene curato dalla donna e dal fratello, ragazzo colpito dalla sindrome di Down, ma è costretto a intervenire per salvarli quando proprio i soldati delle SS che lo avevano quasi ucciso tentato di depredare la fattoria di Elsa.

Da questo nuovo incontro, scaturisce una battaglia personale di Heinrich contro questi spietati nazisti, che esplode in una lotta senza quartiere.

Una storia confusa e senza anima

Lo spunto narrativo di Blood & Gold è tutt’altro che originale, inserendo la nuova proposta di Netflix all’interno di un filone narrativo che risente della presenza ingombrante di un cult come Bastardi senza gloria.

Advertisement

Pur concedendo a Thorwarth la liceità di provare a reinterpretare in chiave personale questo concept, non si può fare a meno di notare come la messa in scena di Blood & Gold manchi di un’identità propria, schiava di una staticità, tanto meccanica quanto interpretativa, che non riesce a dare una vera dinamica alla narrazione, complice la sceneggiatura amorfa di Stephan Barth.

Se sul piano tecnico si può anche sorvolare su un’impostazione poco appassionante e fatta di scene che forzatamente vogliono richiamare a una cinematografia autoriale senza mostrarne la vera essenza, sul piano della caratterizzazione dei personaggi Blood & Gold mostra la fragilità più evidente.

Una totale assenza di spessore nelle figure principali, che sembrano pervase da una totale apatia interpretativa da parte del cast. Maaser non riesce a trovare il giusto equilibrio tra senso di perdita e voglia di vendetta di Heinrich, muovendosi stancamente sullo schermo e risultando ancora più irrealistico nei momenti di maggior pathos.

blood & gold 2

Nelle scene di combattimento, estremizzate rispetto al contesto e poco convincenti, risulta ancora più asincrono rispetto alla trama, a causa di una eccessiva foga nel far emergere l’anima violenta di Heinrich.

Advertisement

Non aiuta in tal senso un parterre di personaggi che sono la summa degli stereotipi tipici del genere. I nazisti di Blood & Gold non sono dei villain quanto delle macchiette, talmente estremizzati nella loro perfidia e nei loro metodi da non creare mai nello spettatore un vero senso di odio nei loro confronti, a causa del loro carattere incolore, privo di tratti personali che li rendano figure esclusive di questo racconto.

In nessuna delle facce che si alternano sullo schermo possiamo trovare un'anima diversa, che si liberi dal dover essere una semplice maschera per essere persona reale, palpabile. Ogni personaggio si muove su un binario facilmente intuibile, rendendo sempre più opprimente la percezione di assistere a una storia su binari, incapace di mostrare una volontà narrativa vivace. 

Conclusione: passo falso in casa Netflix

Blood & Gold è schiavo di questa nebulosa personalità, un volere presentare una storia che sulla carta potrebbe sembrare avvincente, ma la cui messa in scena risulta forzosa, animata da scelte talmente obbligate che privano lo spettatore del gusto della scoperta. Non esistono colpi di scena, mancano dialoghi rivelatori o momenti adrenalinici che diano brio a una trama stanca e prevedibile, in cui gli unici slanci emotivi risultano fuori focus e mai realmente necessari.

Advertisement

Protagonisti che non risultano empatici ma solo alter ego obbligati per contratto, villain che sono tali perché costretti in questo ruolo da una trama risicata e scolastica. Blood & Gold è l'ennesimo prodotto del catalogo Netflix che finirà nell'oblio della mastodontica offerta del servizio streaming, dove spesso affondano le oramai poche proposte davvero meritevoli.

Commento

cpop.it

50

Blood & Gold manca di centrare il focus della sua narrazione, dando vita a una vicenda priva di stimoli e di figure appassionanti. Recitazione stanca e ritmo poco lucido condannano la nuova proposta di Netflix al ruolo di riempitivo di un catalogo in evidenti difficoltà

Pro

  • Durata contenuta
  • Colonna sonora gradevole

Contro

  • Personaggi privi di carisma
  • Storia dal ritmo lento e poco lucido
  • Trama scontata
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...