Blue Beetle, recensione: benvenuti al sud!

Blue Beetle è al cinema: una piacevole sorpresa adatta a tutte le età che dimostra come il genere cinecomics può ancora dare emozioni!

Autore: Domenico Bottalico ,

Quasi in sordina, in un caldo e improbabile giovedì di agosto, arriva nelle sale Blue Beetle. Si tratta di una piacevole, chiassosa, divertente e appagante sorpresa! Non solo il film diretto da Angel Manuel Soto con protagonista Xolo Maridueña (il Miguel della serie TV Cobra Kai - Netflix) è a mani basse uno dei migliori film DC, soprattutto se paragonato alle ultime uscite, ma più in generale uno dei migliori cinecomics in assoluto riuscendo a rispondere con intelligenza e un grande cuore alla fatica e alla deriva che il genere sta attraversando.

Di cosa parla Blue Beetle?

Jaime Reyes (Xolo Maridueña) si è appena laureato all'Università di Gotham in giurisprudenza ed è pronto a tornare a casa a Palmera City dalla sua famiglia in cerca di un lavoro ben retribuito. La realtà tuttavia è ben diversa. Le Kord Industries stanno gentrificando anche la periferia della città e i Reyes rischiano di perdere la loro casa. Jaime accetta quindi un lavoro come inserviente con sua sorella Milagro proprio presso la villa di Victoria Kord (Susan Sarandon).

Lì per spirito di galanterie Jaime prende le difese di Jennifer Kord, la figlia di Ted Kord, filantropo scomparso e precedente CEO delle Kord Industries, durante una discussione con Victoria. La ragazza mostra simpatia per Jaime, che nel frattempo viene licenziato per il suo gesto, e si offre disponibile a dargli un lavoro. 

Jaime prende alla lettera l'offerta e il giorno seguente si presenta alla sede delle Kord Industries finendo suo malgrado nelle mezzo della rivalità fra Jennifer e Victoria. La ragazza infatti trafuga lo Scarabeo, un misterioso artefatto che Victoria vuole impiegare per perfezionare la sua tecnologia militare denominata OMAC.

Trovandosi di fronte Jaime, Jennifer gli affida lo Scarabeo. Quello che sembra un pacchiano soprammobile tuttavia si attiva scegliendo Jaime come suo ospite fondendosi con la sua spina dorsale e avvolgendolo in una armatura blu elettrico con capacità tanto straordinarie quanto imprevedibili.

Mentre Jaime aiutato da Jennifer e dalla sua famiglia cerca di capire cosa sia e come funziona lo Scarabeo, Victoria si mette sulle sue tracce scatenandogli contro l'inarrestabile Carapax. È proprio colpendo la sua famiglia che Jaime cade drammaticamente e viene catturato ma i Reyes sono resilienti e Jaime dovrà definitivamente entrare in simbiosi con lo Scarabeo per salvare la sua vita e quella della sua famiglia.

Blue Beetle: cuore, testa, umorismo, azione e una lore sfruttata bene

Blue Beetle è un film innanzitutto intelligente. Sa di dover giocare con il topos delle origini dell'eroe, di non poter svincolarsi da certi stilemi, soprattutto per un personaggio semisconosciuto al grandissimo pubblico, e quindi ci gioca con un umorismo mai sopra le righe e con un cuore enorme che affonda le sue radici in quella latinità che diventa la spina dorsale di un film che riesce a parlare a tutti, grandi e piccoli, senza essere ridondante ma al contrario inclusivo nel senso più ampio del termine.

Così come un altro franchise di enorme successo, Fast and Furious, anche Blue Beetle parla di identità e di famiglia. Di chiassose famiglie e nonne combattive ma sagge, dell'arte tutta latina (e per noi accumunabile a quella del sud Italia) di arrangiarsi e di non perdersi mai troppo d'animo. 

Con un cast di supporto davvero variegato e capace di ritagliarsi i propri momenti, il film viaggia fra l'eccellente prova del suo protagonista Xolo Maridueña e la sceneggiatura firmata da Gareth Dunnet-Alcocer che riesce a bilanciare tematiche importanti con gli elementi della lore di un personaggio come Blue Beetle che ha vissuto, fumettisticamente, diverse incarnazioni tutte unite dallo stesso elemento che è poi quello portante del film ovvero lo Scarabeo.

Maridueña riveste alla perfezione il ruolo dell'underdog. Dapprima come giovane laureato in cerca di un lavoro con cui possa aiutare la sua famiglia e poi come riluttante eroe che deve imparere letteralemente a convivere con una tecnologia senziente potenzialmente letale. La sua prova viaggia sulle corde di una emotività genuina, coriaceo quando c'è da menar le mani ma anche incredibilmente impacciato nelle relazioni interpersonali. Il suo Jaime Reyes è un personaggio con cui anche gli spettatori più giovani possono facilmente identificarsi.

Nel marasma tipico dei cinecomics, fra combattimenti, armature ed esplosioni, la sceneggiatura riesce ad inserire tematiche rilevanti come la già citata gentrificazione ma anche l'immigrazione e il pregiudizio, la disparità economica e perfino la militarizzazione subita da certi paesi del sudamerica. Rispetto ad altri cinecomics che hanno voluto imporre i concetti di identità e comunità, Blue Beetle mostra che l'identità è qualcosa che va abbracciata e coltivata per poter essere compresa e apprezzata da tutti senza falsa retorica.

In tutto questo, Blue Beetle è uno dei pochi cinecomics dell'ultima ondata che sfrutta la lore, la mitologia, del personaggio non come un lussuoso macguffin da utilizzare all'occorrenza ma come una vera e propria impalcatura narrativa che da un lato supporta il film nei suoi momenti meno brillanti e dall'altro fa letteralmente sobbalzare sulla poltrona i fan DC che non solo sono travolti da una serie di riferimenti ma anche perché, per la prima volta, vedono sul grande schermo finalmente trasposto degnamente il concetto di legacy hero.

A corroborare la bontà dell'operazione non c'è solo una rivisitazione, rispetto alla sua controparte fumettistica, delle origini di Jaime Reyes/Blue Beetle che funziona ma se Jaime non è stato il primo Blue Beetle perché non sfruttare il tutto lasciandosi la porta aperta per un eventuale sequel?

Blue Beetle: forse troppo lineare ma efficace

Blue Beetle convince ma, soprattutto nel primo atto, risulta un po' formulaico tant'è vero che alcuni dialoghi sono stereotipati e alcuni passaggi del plot sono prevedibilissimi. La trama, come detto sopra, è lineare muovendosi a tratti con personalità ma mancando di particolari guizzi rispetto agli schemi delle più classiche origin story.

Dove manca un twist o uno straw man capace di depistare lo spettatore infatti si opta per sequenze tutte votate all'emotività, perfette per la storia che si sta raccontando ma che hanno una funzione ben diversa chiaramente.

In tal senso è buona l'idea di dividere il villain in due figure distinte. I muscoli di Carapax, a cui spetta il compito di chiudere il film con l'immancabile scontro finale nel terzo atto, e il cervello di Victoria Kord ovvero una macchiavellica ma forse troppo cartoonesca Susan Sarandon. Il risultato è una bidimensionalità degli antagonisti che non aiuta l'eroe a spiccare.

Dal punto di vista tecnico le soluzioni di Soto alla regia e la fotografia di Pawel Pogorzelski puntano tutte verso una efficacia funzionale per il tipo di storia che si sta raccontando. Nessun movimento di camera o soluzione particolarmente innovativa, da segnalare qualche passaggio addirittura un po' troppo televisivo ma nulla di drammatico. Anche in questo senso il primo atto è meno personale, rispetto a un secondo dove Palmera City viene maggiormente cesellata con luci al neon e atmosfere vaporwave più intriganti anche grazie alla colonna sonora di Bobby Krlic in cui le orchestrazioni cedono il posto a più efficaci synth.

Punto dolentissimo di tutti gli ultimi cinecomics: la CGI e gli effetti speciali. Grazie alla volontà del regista di utilizzare quanti più effetti pratici possibili, compresa una tuta funzionale per Xolo Maridueña e per il team di stunt, la CGI e gli effetti speciali di Blue Beetle sono assolutamente convincenti.

Non c'è nessuna grossa sbavatura e un paio di trucchetti, dalle sequenze al buio passando per la fluorescenza della tuta stessa, aiutano ovviamente a cammuffare qualche imprecisione ma il risultato è assolutamente uno spettacolo per gli occhi. Basti prendere come esempio l'ultimo atto dove ci sono due battaglie: la prima al chiuso gioca su una bella coreografia pratica, la seconda, volante, si poggia maggiormente sugli effetti speciali spezzando idealmente la tensione di una lunga sequenza affidata solo alla CGI tipica dei terzi atti dei cinecomics.

 

 

Blue Beetle: vale la pena vederlo?

Assolutamente sì! Blue Beetle è una divertente esperienza cinematografica per tutta la famiglia come non se ne vedevano da parecchio tempo. Il buon bilanciamento fra azione, interazione dei personaggi, tematiche e umorismo infatti rendono la visione mai noiosa sia per i neofiti che per i fan dell'universo DC a fumetti e non.

La formula di Blue Beetle è semplice ma efficace e coinvolgente. Dopo la pericolosa deriva del genere verso l'action comedy dall'umorismo becero o kolossal che mancano di centrare il bersaglio, sia dal punto di vista emotivo che realizzativo, questo film dimostra che forse facendo un piccolo passo indietro e andando a scavare nel cuore e nella mitologia di questi personaggi è possibile ancora realizzare pellicole godibili e interessanti.

Commento

Voto di Cpop

85
Blue Beetle è una piacevole, chiassosa, divertente e appagante sorpresa! Non solo il film diretto da Angel Manuel Soto con protagonista Xolo Maridueña (il Miguel della serie TV Cobra Kai - Netflix) è a mani basse uno dei migliori film DC, soprattutto se paragonato alle ultime uscite, ma più in generale uno dei migliori cinecomics in assoluto riuscendo a rispondere con intelligenza e un grande cuore alla fatica e alla deriva che il genere sta attraversando.

Pro

  • una origin story classica ma con un grandissimo cuore
  • divertente ma mai volgare
  • la lore del personaggio è sfruttata in maniera intelligente
  • ottimi effetti speciali e visivi

Contro

  • plot e dialoghi sono in alcuni frangenti prevedibili
  • villain bidimensionali
  • qualche passaggio ingenuo a livello di fotografia e cinematografia
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