"That’s Life" cantava Frank Sinatra negli anni ’60, riassumendo alla perfezione la casualità di una vita impossibile da prevedere e scrivere prima ancora di viverla in prima persona. L’ironia crudele dell’esistenza, insomma, che ritorna con uno spirito rinnovato e immediato nel film The Monkey, scritto e diretto da Oz Perkins e disponibile nei cinema italiani dal 20 marzo 2025. Trovando la propria essenza nell’omonimo racconto firmato da Stephen King (arrivato da noi come La Scimmia), questo lungometraggio trascina fin da subito in un viaggio folle e sregolato, il cui clamore si sviluppa dalla voglia di colpire passando per un orrore principalmente comico e sicuramente imprevedibile.
Tutto parte dall’assurdità di un giocattolo dall’indole maligna e dal passato misterioso di una famiglia che sembra connessa a esso. L’intento di The Monkey, quindi, è chiaro fin da subito, mostrandosi in un panorama cinematografico preciso senza puntare all’impegno intellettuale, ma piuttosto alla leggerezza di un intrattenimento sempre sopra le righe e sanguinoso, ma anche grottesco e “fumettoso”, per certi versi. L’immediatezza è un altro elemento centrale, così come il ritmo e la voglia di sorprendere, portando a un umorismo macabro che sa come segnare nel profondo.
Una scimmia giocattolo che gioca con le persone
Un'inquietante scoperta segna per sempre la vita di due fratelli gemelli: una scimmietta a molla, dall’aspetto innocuo, si rivela il preludio a una serie di eventi tragici che annientano la loro famiglia. Ereditata attraverso le cianfrusaglie che il padre si è lasciato dietro prima di svanire nel nulla, Hal e Bill (interpretati da giovani da Christian Convery e da adulti da Theo James) dovranno tentare di comprendere le ragioni di ciò che accade intorno a loro e del particolare potere che pare tormentarli.
Con il passare del tempo, però, quel macabro giocattolo, legato a morti inspiegabili e atroci, arriva in qualche modo a dividerli, separando le loro esistenze e spingendoli su strade opposte nel tentativo di lasciarsi alle spalle l’inspiegabile orrore che hanno vissuto. Ma il passato non resta sepolto a lungo. Dopo venticinque anni di silenzio, l’oggetto misterioso riemerge, riaccendendo il ciclo di violenza che un tempo li aveva devastati.
Costretti a riunirsi, i due protagonisti di The Monkey dovranno affrontare il mistero che li perseguita, scavando nei recessi più oscuri della loro memoria per spezzare una volta per tutte l'orrore che li lega. Passato e presente, quindi, si uniscono in un viaggio dal futuro incerto, in cui la stessa morte sembra avere sempre e comunque l’ultima parola.
Caos e ironia nera
L’intera esperienza orrorifica alla base di The Monkey si fonda proprio sullo spirito crudelmente ironico delle sue morti, in una sequela di momenti divertenti in cui gli eccessi sanguinosi abbracciano totalmente un approccio al grande schermo splatter e sanguinario. Il film si presenta sempre e comunque sopra le righe, legandosi all’unica vera e costante protagonista della situazione: la morte stessa, che aleggia in ogni frame e inquadratura. La narrazione, non a caso, si assottiglia estremamente, offrendo sì un pretesto per entrare nell’orrore, rappresentato dalla storia dei due gemelli protagonisti, che tale resta dall’inizio alla fine.
The Monkey non è un film impegnato in termini di scrittura, ma piuttosto un “giocattolo macabro” che vuole divertire, regalando una crudeltà che strappa anche più di una risata nel corso degli eventi. Lo spirito del lungometraggio è chiaro, spingendo sempre più in alto l’asticella in questo senso. Di rimando, un atteggiamento del genere inficia inevitabilmente su un intreccio narrativo ai limiti del banale per alcune sue componenti, in cui non importa tanto conoscere i protagonisti o approfondirne le ragioni personali e intime, quanto vedere come avranno architettato la prossima morte o scena nera.
La storia di The Monkey è più un pretesto per portare avanti il divertimento generale derivante da alcune trovate in termini di effetti speciali. Questi ultimi, però, sono piuttosto altalenanti, convincendo soltanto in parte in termini più formali, destabilizzando ma anche estraniando. A regolare l’intero spirito creativo della pellicola, comunque, troviamo la regia di Oz Perkins, riconoscibilissima e quadrata, insieme all’interpretazione di un Theo James che non lascia dubbi sul suo talento, ritrovandosi perfettamente a suo agio nella follia totale della pellicola e abbracciandone l’essenza creativa.
The Monkey è un film che vuole divertire e non c’è troppo altro da dire in merito. Stiamo parlando di un’esperienza prevalentemente leggera e connessa a un umorismo specifico, ritrovando nei canoni del “nero” una raison d’être prima ludica che artistica. Certo, scegliere di puntare tutto sul black humor ha anche il suo prezzo, correndo, con una durata complessiva di circa 98 minuti, il rischio di cadere nella ridondanza e nella ripetizione. Tutto torna alle interpretazioni degli attori coinvolti e soprattutto al ritmo generale di un lavoro che non solo ripete, ma cerca di lasciare il segno ogni volta.
Vale la pena vedere The Monkey al cinema?
Se alla ricerca di un film senza troppe pretese in termini di scrittura, la risposta è assolutamente sì. The Monkey è un film pensato per intrattenere e per coinvolgere gli amanti dell’horror e di Stephen King in generale. La pellicola diretta da Oz Perkins si veste anche di citazioni e rimandi generali, facilmente leggibili dagli appassionati, così da arricchire ulteriormente un’esperienza che vuole far saltare sulla poltrona.
Partendo da un racconto dell’orrore estremamente classico, questo lungometraggio trascina nell’imprevedibilità caotica di una vicenda che non colpisce per quello che racconta, ma per le modalità che sceglie di adottare in termini di esagerazione e black humor. Il tutto in un gioco diretto agli spettatori in sala.
Commento
Voto di Cpop
65Pro
- The Monkey riesce a divertire con un mix di horror e black humor, mantenendo quasi sempre alto il livello di intrattenimento.
- Oz Perkins offre una visione riconoscibile e coerente, mentre Theo James si cala perfettamente nella follia del film.
Contro
- La narrazione è un mero pretesto per le scene di morte, senza un reale approfondimento dei personaggi.
- Alcuni momenti visivi risultano meno convincenti e rischiano di spezzare l’immersione nello spettacolo horror.
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