Secoli di segreti impronunciabili, machiavelliche mosse e sottili ma imperscrutabili manipolazioni nella vita di imperi secolari. Leggendo Dune, o vedendolo al cinema in una delle sue incarnazioni, l’occhio dello spettatore si concentra sempre sulla figura di Paul Atreides, il Kwisatch Aderach, ma raramente le Sorelle del Bene Gesserit sono contemplate come le vere artefici di questa ascesa. Ruolo che viene loro tributato maggiormente con il Dune di Denis Villeneuve, ma che trova ora reale concretezza in Dune: Prophecy, serie in arrivo a partire dal 18 novembre su Sky e Now TV.
Titolo che nuovamente sembra rincondurre alla figura messianica al centro del primo nucleo narrativo di Dune, ma che ha l’accortezza di seguire l’approccio di esplorazione di questo complesso universo avviato proprio da Villeneuve. Non una serie a sé stante, per quanto potenzialmente pienamente godibile anche in questa forma, ma vero e proprio prequel millenario dell’ascesa del Kwisatch Aderach.
La rinascita dell'umanità
Dopo un secolo dalla fine del Jihad Butleriano e la fine della guerra contro le Macchine Senzienti, l’umanità sta provando a rialzarsi dopo questo devastante conflitto. Dalle ceneri della battaglia è emersa una nuova società, con l’ascesa della Casa Corrino, intenta a consolidare il proprio potere all’interno del Landsraad.
Al contempo, le ferite del Jihad Butleriano non sono ancora del tutto guarite, e vecchie acredini tra casate non mancano di far sentire il proprio peso anche nel nuovo ordine. Su tutte, la rivalità tra casa Harkonnen e casa Atreides, dopo gli eventi della Battaglia di Corrino, si rivela come la più accesa, anche se queste due linee di sangue sono centrali nei piani di una delle organizzazioni più potenti della galassia: il Bene Gesserit.
Nate durante la guerra con le Macchine Senzienti, queste donne, tramite un duro addestramento e l’esposizione a particolari droghe originarie del pianete Rossak, sono in grado di attingere a poteri superiori, come la Voce, e si sono imposte nella nascente società imperiale come valide consigliere e autorità super partes. Da loro monastero di Wallach IX, le Sorelle del Bene Gesserit influenzano la politica galattica, ma seguono una propria, riservatissima missione: la creazione dell’essere perfetto, il Kwisatch Aderach.
Tramite un attento piano di selezione e preservazione delle linee genetiche delle Casate, il Bene Gesserit influenza matrimoni e nascite di individui che condurranno alla nascita dell’essere supremo. Dopo aver avviato questo piano avvalendosi di un computer, dopo il Jihad Butleriano questo piano segreto, conosciuto da poche sorelle, viene portato avanti tramite sotterfugi e registri conservati nelle cripte di Wallach IX.
La prima Madre Superiore, Rachella Belo-Anirul, nelle cui vene scorre sangue Atreides, è giunta al termine della sua vita, e sceglie come sua erede Valya Harkonnen, incaricandola di proseguire il suo piano per la nascita del Kwisatch Aderach. Nonostante la presenza di una fazione che si oppone a questo processo, Valya riesce nel suo intento di adempiere al suo compito, muovendosi con attenzione nella politica imperiale, scontrandosi anche con fini meno nobili e non lasciandosi ostacolare da nessuno.
I segreti del Bene Gesserit
Nella nostra anteprima, basata sui primi quattro episodi dei sei previsti, abbiamo potuto apprezzare la volontà di dare il giusto risalto a una delle componenti essenziali del complesso mosaico di Dune. Come aveva ricordato lo stesso Villeneuve al momento della presentazione di Dune: Prophecy:
Il Bene Gesserit mi ha sempre affascinato. Porre il focus di una serie su questo ordine di donne potenti non mi sembra solo rilevante e ispiratorio, ma è anche un setting avvincente per una serie televisiva
Non va dimenticato come anche nel suo Dune, Villeneuve abbia dato maggior rilevanza al Bene Gesserit rispetto ai precedenti adattamenti dell’opera di Herbert di padre. Dune: Prophecy è al contempo erede e precursore di questa visione, affidandosi a quanto raccontato da Brian Herbert e Kevin J. Anderson nel loro ciclo di Legends of Dune, in particolare, per questa serie, in Sisterhood of Dune.
Questo capitolo del remoto passato di Dune, in mano a Diane Adem-John e Alison Schapker, diventa un accorato e attento racconto delle origini, andando a mostrare i retroscena della vita imperiale in un’epoca lontana rispetto a quanto raccontato al cinema. Tempi diversi ma uguale attenziona alla valorizzazione estetica di una società che tradisce una visione sinergica tra funzione e ruolo, contrapponendo lo stile barocco della corte imperiale con la più fredda e pragmatica rigidità delle Sorelle di Wallach IX.
Perché vedere Dune: Prophecy?
Un contrasto che nei primi episodi traspare anche nella caratterizzazione dei personaggi, con un ritratto attento della compressa animosità delle Sorelle, giocata nella dissonanza tra le novizie, ancora incerte sul loro ruolo e spesso spavalde per le loro nobili origini, e la più consapevole autorità delle Madri, consce del loro potere e del loro ruolo.
Dune: Prophecy vive di questa complessità, si fa portavoce della ricchezza della visione di Villeneuve, la trasla nel seriale e la comprime il giusto, inserendo elementi narrativi vicini alla libertà espressiva dei titoli HBO, perdendo, in parte, la visionarietà del regista. Siamo nel Dune di Villeneuve ma al contempo ne siamo lontani per alcuni aspetti marginali, sensazione che sfuma ricordando come ci troviamo millenni prima dell’ascesa di Muad’Dib, lasciando quindi a questa produzione una propria identità.
Sei episodi sembrano un respiro sin troppo corto per raccontare una storia cardine dell’universo di Dune, ma le premesse sembrano essere particolarmente solide. Non è ovviamente possibile comprimere secoli di eventi e centinaia di pagine in questo minutaggio, ma la sensazione è che ci sia basati sull’essenza del Bene Gesserit, per offrire un punto di vista differente di questo incredibile universo.
Commento
Voto di Cpop
80Pro
- Parte del Dune di Villeneuve
- Estetica estremamente curata
- Parte essenziale del mito del Kwisatch Aderach
- Dialoghi ispirati
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