La ballata dell'usignolo e del serpente, recensione: non solo Hunger Games

Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente è un prequel dignitoso che non tradisce la saga ma che, al tempo stesso, propone una nuova visione.

Autore: Livia Soreca ,

In sala a partire dal 15 novembre 2023 e precedentemente proiettato in anteprima in occasione di Lucca Comics & Games, Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente è finalmente giunto al cinema, distribuito in Italia da Medusa Film, per riunire ancora una volta tutti i fan di una delle saghe più seguite e amate sin dal 2008, anno di pubblicazione del primo romanzo di Hunger Games di Suzanne Collins.

La regia vede il ritorno di Francis Lawrence, coinvolto nei precedenti film a partire da La ragazza di fuoco. La sceneggiatura, invece, è stata affidata a Michael Lesslie e Michael Arndt ed è una rielaborazione del romanzo di Collins Ballata dell'usignolo e del serpente pubblicato nel 2020.

Così come la stessa natura degli Hunger Games, anche l'attesissimo prequel non vuole soltanto intrattenere il suo pubblico ma porre l'attenzione sulla volubile natura dell'animo umano e lo fa raccontando la storia di Coriolanus Snow e di come sia diventato il villain conosciuto in questi anni.

Di cosa parla Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente

Il nuovo film della saga di Hunger Games è ambientato diversi anni prima rispetto alla trilogia di Suzanne Collins, precisamente in occasione della decima edizione dei giochi, quando Coriolanus Snow è ancora un giovane studente di Capitol City. Alla fine dei corsi, generalmente l'allievo più brillante dell'Accademia riceve un premio ma stavolta i criteri sono altri: potrà aggiudicarselo chi sarà il miglior sponsor per uno dei tributi.

La vicenda si colloca, dunque, ben 64 anni prima dell'edizione che vede Katniss Everdeen come tributo del Distretto 12: è interessante - ma al tempo stesso inquietante - osservare la struttura dei primi Hunger Games, i primi esperimenti che hanno poi dato forma alle innovazioni viste negli altri film. L'essere umano viene punito e al tempo stesso messo alla prova in un'arena opprimente e soffocante, dove i tributi, annunciati senza un nome, sono trattati ancor più come bestie dal sistema di Capitol City.

Il nuovo film di Francis Lawrence si divide in tre parti che aiutano a scandire i tre stadi di evoluzione del protagonista: una suddivisione più che funzionale esattamente come accade nel romanzo, che nel caso di un lungometraggio di ben 2 ore e 38 minuti aiuta senz'altro a "tenere in ordine" tutti i nessi narrativi. Non c'è da aspettarsi una divisione meccanica, bensì armoniosa e consequenziale, anche se l'intensa parte finale richiede uno sprint maggiore da parte dello spettatore.

La ballata dell'usignolo e del serpente è un degno prequel

La ballata dell'usignolo e del serpente non vuole ripetere pedissequamente la struttura dei film precedenti (soprattutto i primi due capitoli della saga) che si concentrava principalmente sugli Hunger Games, bensì dare ampio spazio a un "prima"  e soprattutto un "dopo", con colpi di scena modesti per dare più spazio alla carica psicologica ed emozionale. Simbolicamente, infatti, la parte ambientata nell'arena di gioco - e a dirla tutta nemmeno completamente - rappresenta il punto di volta nella psicologia del giovane Snow, dunque è un lungo momento funzionale più che l'oggetto principale d'attenzione. D'altro canto, gli esiti degli Hunger Games in questione sono piuttosto prevedibili e forse questo ne compromette la godibilità, mentre ciò che accade intorno è la vera scoperta.

Color Force, Good Universe, Scholastic
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Tom Blyth

Nonostante siano passati 8 anni da Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2, il nuovo film di Francis Lawrence si pone in armonia rispetto agli altri. Certo, è innegabile un aspetto più fresco e uno stile di regia figlio del nuovo decennio, ma l'impronta artistica resta la medesima, assottigliando il lungo lasso temporale che separa il prequel dal resto della saga cinematografica.

Se non avete mai guardato i film di Hunger Games, il prequel potrebbe essere una buona occasione per farlo, in quanto facilmente godibile anche senza una conoscenza pregressa e in grado di stuzzicare la curiosità sulla saga. Sicuramente vi perdereste i riferimenti agli altri capitoli che fanno brillare gli occhi ai fan veterani, ma questi non tendono ad escludere i neotifi. Anzi, il film sembra quasi fornire ancor più dettagli e spiegazioni di certe dinamiche della trama e dello stesso sistema di Panem, proprio come se fosse un capitolo 0.

I nuovi volti di Hunger Games

Nonostante l'assenza dei volti noti possa scoraggiare in un primo momento, il cast de La ballata dell'usignolo e del serpente sembra nato per far parte dell'universo di Hunger Games, a cominciare da Tom Blyth nei panni di Snow, la cui interpretazione convincente riesce a veicolare l'incredibile evoluzione psicologica del personaggio. A tratti sembra che il film voglia proporre una sorta di parallelismo per antitesi tra il ruolo di Lucy Gray Baird (interpretata da Rachel Zegler) e quello di Katniss Everdeen: nonostante siano entrambe tributi del Distretto 12 che attirano l'attenzione, hanno personalità molto diverse; la stessa Zegler ha sintetizzato alla perfezione cosa le distingue l'una dall'altra:

Lucy Gray is a performer forced to fight and Katniss is a figher forced to perform.

Nonostante il personaggio di Lucy Gray sia molto forte e carismatico, non lascia la stessa impronta di Katniss in qualità di protagonista femminile. Potrebbe essere complice la centralità di Snow, ma non è una giustificazione sufficiente - in fondo non si tratta di un biopic fittizio. Infatti, c'è un altro personaggio riesce a catalizzare l'attenzione su di sé nonostante un minutaggio più limitato: la Dottoressa Volumnia Gaul, frutto dell'interpretazione più che magistrale di Viola Davis e degna predecessora di Snow in fatto di villain.

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Viola Davis nei panni di Volumnia Gaul

I fan de Il Trono di Spade apprezzeranno certamente la presenza di Peter Dinklage nel ruolo di Casca Highbottom, Decano dell'Accademia e direttamente coinvolto con la creazione degli Hunger Games: un personaggio ambiguo e controverso, reso con un'interpretazione impeccabile.

Lo spettacolo a luci spente de La ballata dell'usignolo e del serpente

Da un punto di vista prettamente artistico, Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente è un prodotto appagante ma ha perso quella sfarzosità e quei colori che il pubblico è abituato ad associare a Capitol City, tuttavia la giustificazione è da trovare nella narrazione stessa e nell'attenzione sulla povertà che talvolta dilaga anche nella capitale. I momenti nell'arena hanno perso gran parte della loro spettacolarità: i combattimenti sono più violenti ma meno coinvolgenti e i tributi avversari di Lucy sono meno incisivi e non si riesce a trovare alcun punto di contatto con nessuno di loro, a differenza quanto è spesso successo negli altri capitoli della saga.

In fondo, però, La ballata dell'usignolo e del serpente vuole parlare di altri personaggi, puntare i riflettori su altre dinamiche e, dunque, portare sullo schermo qualcosa che vada oltre gli Hunger Games, che possa farsi largo nel cuore degli spettatori con un tenore diverso ma coerente al tempo stesso. Non da meno, la splendida colonna sonora costituisce un punto di unione con il resto della saga, non tradendone le atmosfere.

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Commento

Voto di Cpop

80
Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente è un prequel godibile e intrattenente, con un ottimo cast, che non esclude chiunque voglia avvicinarsi alla saga per la prima volta.

Pro

  • Ottimo cast
  • Splendida colonna sonora
  • Permette la visione a chi non conosce Hunger Games
  • Richiami alla saga piacevoli e mai abusati

Contro

  • I combattimenti in arena lasciano poco il segno
  • Alcuni colpi di scena più deboli di altri
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