Kaos, la recensione dell'audace e divertente serie Netflix con Jeff Goldblum

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Autore: Giovanni Arestia ,

Su Netflix arriva una fantastica rivisitazione postmoderna della mitologia classica realizzata da Charlie Covell, già dietro al gioiellino The End of the F***ing World, e con la presenza di Jeff Goldblum nei panni del protagonista. Kaos, questo il titolo, è una serie incredibilmente coinvolgente e unica nel suo genere, che traccia nuovi percorsi in un terreno antico e di difficile trattazione. Mischiando e modificando vari filoni della mitologia greca, questa nuova produzione crea un mix irresistibile di comicità, emozioni e momenti scioccanti, mantenendo un'atmosfera giocosa e al contempo minacciosa. 

Kaos: una storia umana in un contesto divino

La storia di Kaos si incentra sul Re degli Dei Zeus (interpretato, appunto, da Jeff Goldblum), che si ritrova a essere sommerso dalle preoccupazioni. La sua più grande delusione è che solo uno dei suoi numerosi figli, mortali o semi-divini, lo va a trovare regolarmente. Inoltre gli esseri umani non lo temono più come una volta e sua moglie (nonché sorella), Hera (Janet McTeer), gli nasconde dei segreti. Come se non bastasse, Zeus scopre una ruga sulla fronte, che vede come un segno del suo imminente declino e mortalità. Convinto che tutto ciò faccia parte di un'antica profezia che si sta avverando, Zeus è disposto a tutto pur di far tornare l'umanità a temere gli dei, ma senza lasciare quasi mai il suo palazzo in cima al Monte Olimpo.

Tuttavia il suo ex migliore amico e attuale prigioniero, Prometeo (Stephen Dillane), lo avverte che le sue paranoie non sono infondate: gli dei stanno davvero andando incontro alla loro fine. Questa caduta verrà scatenata da tre esseri umani senza legami tra loro. Euridice, chiamata Riddy (Aurora Perrineau), sta perdendo l'amore per il suo fidanzato, il celebre cantante Orfeo (Killian Scott). Caeneo (Misia Butler) è rimasto intrappolato nell'Ade per un decennio dopo la sua morte, aiutando altre anime a proseguire verso nuove vite mentre lui è bloccato in un limbo. Ari (Leila Farzad), figlia del Presidente autoritario di Creta Minosse (Stanley Townsend), è una donna segnata dal dolore che ha perso la fiducia nella fede cieca di suo padre verso gli dei. Tutti e tre giocheranno un ruolo cruciale nella visione di Prometeo, incontrando lungo il percorso una varietà di dei, semidei, mortali, creature, moire e furie.

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Una reinterpretazione intelligente e unica della mitologia 

Ciò che è fin da subito evidente è la passione e il rispetto di Charlie Covell per la mitologia. La serie mostra ambientazioni opulente in cui divinità e umani si muovono liberamente, con la maggior parte delle location spagnole e italiane che sostituiscono perfettamente la Grecia e Creta. La produzione è ricca di riferimenti visivi intelligenti e gag che aggiungono un ulteriore livello di dettagli, creando un mondo in cui le antiche divinità governano ancora, seppur con una evidente decadenza. Questo universo appare autentico e al contempo cartoonesco, diventando il palcoscenico ideale per la narrazione irriverente di Covell, che si concentra su sacrifici, amore, gelosia, morte e conflitti familiari. Nonostante la grandiosità delle ambientazioni, c'è anche spazio per delle esplosioni di violenza cruda e sanguinosa, che si inseriscono perfettamente all'interno di questo mondo onirico.

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Il Monte Olimpo, la cui location è un misto tra la stupenda Reggia di Caserta e l'elegante Villa d’Este di Tivoli, unisce il passato allo sfarzo moderno e contemporaneo. L’oltretomba, rappresentato in bianco e nero, somiglia a una fabbrica, con Ade (David Thewlis) che si comporta più come un manager che come il Dio dei Morti. Le Erinni (che nella mitologia romana sono conosciute come Furie) sono una banda di motociclisti che impone giustizia, mentre le Moire, capeggiate da una esagerata Suzy Eddie Izzard, gestiscono un bar in mezzo al nulla. Ogni ambientazione di Kaos si allinea perfettamente al contesto narrativo contribuendo a raccontare storie visivamente accattivanti che completano e ampliano le vite dei personaggi. A completare il tutto ci pensa anche una magistrale fotografia che rende onore a tutte le splendide location scelte per ambientare al meglio l'opera. 

È abbastanza ovvio come Kaos non offra una pura reinterpretazione dei miti classici, il che potrebbe irritare alcuni puristi anche per la presenza di un umorismo a volte eccessivamente cattivo che potrebbe infastidire una fascia di pubblico non abituato. Tuttavia Covell compensa intelligentemente utilizzando le storie familiari come trampolino di lancio per una narrazione più ampia, con sottotesti che riflettono sulla società moderna. Per la scrittura della serie, Covell sfrutta il materiale originale per mostrare quanta poca differenza ci sia con i tempi moderni e come possiamo trovare ispirazione in personaggi che lottano contro il sistema e identificare i veri cattivi in coloro che cercano di mantenere lo status quo.

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Verso la conclusione, invece, si nota come Kaos abbia preso in carico più di quanto possa gestire, con alcuni fili narrativi che richiederebbero ulteriori sviluppi per essere pienamente soddisfacenti e ben integrati. Gli ultimi episodi sembrano affrettare la narrazione per concludere tutte le trame, con risultati che, in parte, sembrano dovuti a tagli necessari per non dilungarsi troppo. 

Un cast perfetto

Per raccontare una storia così vasta, Kaos ha riunito un cast di prim’ordine, pronto a interpretare i loro ruoli con il giusto grado di teatralità. Jeff Goldblum, al massimo della sua espressività, interpreta Zeus, un leader la cui insicurezza è eguagliata solo dal suo ego e dalla dedizione a uno stile di vita kitsch e rilassato. Janet McTeer, nei panni di Hera, non nasconde la sua natura spietata e manipolatrice. Dioniso, interpretato da Nabhaan Rizwan, è l’unico figlio disposto a parlare ancora con Zeus, e il dio delle feste è ritratto con molta anima e cuore, soprattutto quando aiuta Orfeo, affranto dal dolore, nel suo viaggio nell’oltretomba.

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Stephen Dillane, nei panni di Prometeo, riesce a fare molto pur restando incatenato a una scogliera, mentre il suo fegato viene beccato dagli uccelli rapaci. È il narratore della storia, colui che si interfaccia spesso con lo spettatore rompendo la quarta parete in maniera molto intelligente e intrigante. Da segnalare anche l'ottima interpretazione di Cliff Curtis come Poseidone, il Dio del Mare, diviso tra la lealtà verso il fratello Zeus e i suoi sentimenti per Hera. Tra gli umani, Aurora Perrineau offre una performance memorabile nei panni di Riddy, mentre Misia Butler è perfetta nel ruolo di Caeneo, formando con Perrineau una coppia che dona calore alla serie, nonostante nasca in un contesto freddo e inospitale.

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Conclusioni

Charlie Covell è riuscita a realizzare un prodotto davvero unico in cui è stato possibile anche integrare la diversità in modo sia naturale che significativo. Personaggi e divinità di ogni origine e identità sono rappresentati efficacemente e questa inclusività non è mai forzata o superficiale. Kaos, quindi, traccia costanti parallelismi significativi e riflessivi tra la mitologia e la realtà con un world-building affascinante che spinge a voler scoprire di più. La serie, quindi, si distingue per la sua audacia e sicurezza, dimostrando di avere le spalle larghe per affrontare grandi sfide narrative. Il risultato è un'esperienza esaltante per tutti gli 8 episodi che si concludono con un cliffhanger che preannuncia una seconda stagione potenzialmente ancora più caotica, surreale e avvincente.

Commento

cpop.it

85

Kaos è una serie che rivisita la mitologia classica in chiave moderna, mescolando umorismo, emozioni e momenti scioccanti. Con un cast eccellente guidato da Jeff Goldblum, ambientazioni spettacolari e una narrazione coraggiosa, la serie esplora temi attuali attraverso un world-building affascinante. La conclusione è forse fin troppo affrettata e lascia aperte diverse strade, tuttavia è qualcosa che si può accettare considerando che al momento non esiste nulla di simile a Kaos per audacia, divertimento e intelligenza visiva e narrativa.

Pro

  • Storia avvincente, divertente e surreale
  • Caratterizzazione dei personaggi e performance impeccabile degli attori
  • Si dipana bene tra dramma e commedia

Contro

  • Narrazione troppo rapida verso il finale
  • Alcune scene o battute potrebbero infastidire
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