Partendo dalla delicata sinuosità della musica, ecco che le immagini cercano di muoversi di pari passo, incorniciando la vita di un personaggio che, indiscutibilmente, ha smosso qualcosa dalle viscere della terra. Così Bradley Cooper, qui alla sua seconda regia, dimostra nuovamente il suo valore davanti e dietro la macchina da presa, mettendo in gioco un particolarissimo e preciso gusto tecnico e formale sfruttandone i micro-dettagli per poi delineare i tratti di una narrazione curiosamente sincera e diretta. Il cuore e l'amore per il cinema e il materiale biografico sono al centro della narrazione; questi sono i due elementi più evidenti e forti al centro di Maestro, presentato in concorso a Venezia nel 2023 e arrivato il 20 dicembre su Netflix.
La miccia che accende ogni cosa, ovviamente, si rintraccia nella sfuggente figura di Leonard Bernstein, uno dei più grandi direttori d'orchestra di tutti i tempi. È la sua vita a fare da fulcro, ispirazione e motore pulsante dell'intera narrazione, arrivando a manipolare e plasmare anche le stesse immagini a comporre il racconto, figurativamente parlando.
Prendendo in analisi, però, solamente alcuni fra i tantissimi elementi alla base dell'esistenza umana, Bradley Cooper imprime un particolare e specifico tocco al suo biopic, che si fa immediatamente riconoscibile e curiosamente intimista, cercando di scoprire nella fumosità di una figura apparentemente irraggiungibile quei dettagli che bene o male potrebbero avvicinarlo agli spettatori davanti allo schermo. In una costruzione del genere, inoltre, trovano spazio pure tantissimi altri elementi esterni al protagonista, tratteggiandone una dimensione privata fondamentale e centrale nella comprensione, forse, dello stesso intento cinematografico alla base del progetto.
Maestro: la storia di un uomo e di una donna
Come nei racconti più famosi in questo senso, anche Maestro si apre con il cosiddetto "colpo di fortuna", con quella chance che può capitare solamente una volta nella vita, e in cui bisogna immediatamente dare prova delle proprie capacità per imprimere un momento in cui tutto cambierà per sempre. Una telefonata, in effetti, cambierà per sempre la vita del venticinquenne Leonard Bernstein; a quanto pare dovrà sostituire al più presto Bruno Walter e dirigere la New York Philharmonic. Sarà proprio una casualità del genere a lanciare la gloriosa carriera del giovane che, sul posto, ottiene un enorme successo come direttore d'orchestra, venendo finalmente riconosciuto da tutti.
Da questo momento in poi, Maestro sviluppa la propria narrazione presentandoci la vita del compositore in maniera orizzontale, scegliendo però di frammentarne i momenti chiave in sequenze in cui la sua sensibilità entra in contatto con il resto del mondo. Non soltanto la musica, però, ma anche la dimensione personale, l'amore e la passione privata alimentano un percorso in cui diventa subito fondamentale il personaggio di Felicia Montealegre (interpretata da una perfetta Carey Mulligan).
L'interesse amoroso fra i due prosegue di pari passo coi successi progressivamente ottenuti da Bernstein, trasformandosi in una dimensione familiare fondamentale nella comprensione di Maestro. Col progredire degli anni, infatti, il contrasto fra vita privata e immagine pubblica diventerà una costante nella vita di un protagonista che impareremo a conoscere nel bene e nel male, assaporandone i momenti facili e difficili davanti e soprattutto dietro ai riflettori.
Maestro è dualismo e intimismo
La caratterizzazione e la scrittura di Maestro, oltre che dalle mani di Bradley Cooper, passa anche da quelle di Josh Singer, per poi plasmarsi figurativamente attraverso la fotografia di Matthew Libatique. È proprio nel dualismo fra parole scritte e attenzione alle immagini che si sviluppano i primi germogli di un ragionamento profondamente connesso anche con l'essenza dello stesso Leonard Bernstein. Alle immagini e alle parole, poi, dobbiamo necessariamente accostare pure il profondo valore, sia emotivo che espressivo, della musica, di quelle note nate e dirette da una creatività specifica, sfruttate nella dimensione filmica così da evidenziarne i tratti più esposti, nudi, e in qualche modo celati allo sguardo più disattento.
Da tutto ciò si sviluppa un biopic capace sia di glorificare un talento indiscusso che di spogliarlo, di esporlo davanti all’obiettivo della macchina da presa attraverso uno sguardo affamato di umanità, pronto a indagare quello che si cela oltre la maschera del successo e della genialità. Muovendosi in questo modo, Maestro sviluppa un percorso per immagini in cui l’interesse autoriale si concentra e sviluppa innanzitutto nella dimensione personale del suo soggetto, mettendone in evidenza le debolezze nascoste all’ombra di una grandezza dirompente. In questo senso, la famiglia e il progressivo incontro/scontro con il personaggio di Felicia diventano il carburante principale per una riflessione densa di passione e dai tratti persino crudeli. I lunghissimi primi piani di Carey Mulligan e le inquadrature che la colgono nei momenti in cui l'emotività la scuote, scavano oltre la pelle, le ossa e i muscoli, portando alla luce un lavoro senza fronzoli o sentimenti dietro alla macchina da presa.
L’eleganza di Maestro
A fare da contraltare a un’anima intimamente drammatica, in Maestro troviamo uno stile in cui l’eleganza nella costruzione e composizione delle immagini si fa quasi lingua a sé stante. Non è difficile, durante la visione, cogliere elementi che sembrano provenire dalla Hollywood cinematografica di matrice più classica, in un gioco di rimandi anche divertenti e abbastanza coerenti con quello che vediamo a schermo. Lo stesso incedere cromatico della pellicola pare muoversi in parallelo con le particolari emozioni dei personaggi al centro della narrazione, imprimendo a una verve narrativa curiosamente umana un’impronta formale studiata e pulita in ogni sua interazione con il pubblico.
L’intento biografico di Maestro, quindi, diventa quasi una scusa o un mezzo per entrare in qualcosa di più grande e sfaccettato. Al centro di tutto troviamo sempre e comunque un genio e tutti i legami, sani e problematici, che costruisce col mondo che lo circonda, proseguendo lungo un cammino difficile da racchiudere o riassumere in qualsiasi modo possibile. La grandezza di una leggenda musicale a contatto con l’imperfezione personale, in un affresco in cui la vita privata dell’impareggiabile compositore diventa il materiale principale del mezzo cinematografico, ora occhio esaltante e poi sguardo crudele, voglia di conoscere e rispetto equilibrato nei confronti di qualcosa che non conosceremo mai veramente.
Commento
Voto di Cpop
85Pro
- La specifica attenzione alla sfera più umana del protagonista.
- La cura maniacale dal punto di vista formale.
- Il rispetto nei confronti del materiale umano di partenza.
- La grandissima interpretazione di Carey Mulligan.
Contro
- Il trucco indossato da Cooper in scena tende a distrarre, specialmente nelle prime fasi della storia.
- L'andamento della pellicola è caratterizzato da alti e bassi.
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