Napoleon, recensione: Ridley Scott torna in sala più potente e critico che mai

Autore: Nicholas Massa ,

Questa non è affatto la prima volta che Napoleone compare sullo schermo cinematografico, cercando di portare e proporre la propria carica storico-iconica a un pubblico più vasto. Adesso è il turno di Ridley Scott, che con il suo Napoleon, in uscita il 23 novembre 2023 nei cinema italiani, s’impegna a delineare il percorso di un personaggio di principale memoria scolastica e inconografica, tentando di rielaborare un vero e proprio mito immortale attraverso un tocco formale e narrativo dai tratti sicuramente distintivi.

Trovarsi faccia a faccia con un personaggio come Napoleone Bonaparte non è cosa da poco, considerando la mole di storie, dettagli e leggende riguardanti la sua vita, e la difficoltà palese di riassumerle o concentrarle in modo convincente, nell'immediatezza strutturale e figurativa tipica delle pellicole cinematografiche. Il regista sceglie quindi di adottare un approccio che mescola momenti spettacolari da kolossal in costume con una lettura particolarissima della dimensione intima, che trasforma e umanizza notevolmente un protagonista dall'alone irraggiungibile. È nella decostruzione concettuale che si annida uno dei tanti vezzi creativi di un Ridley Scott capace di pesare e destabilizzare continuamente lo sguardo del pubblico in sala, sottoponendolo a momenti che oscillano tra l'intensità figurativa delle immagini, la violenza senza scrupoli sui campi di battaglia e una demistificazione tutta umana in grado di riallineare la leggenda a qualcos’altro (vi ricordiamo che in seguito all'uscita cinematografica Napoleon approderà anche su Apple TV+ con una versione molto più estesa).

Napoleon è la storia di Napoleone

Il racconto al centro di Napoleon (interpretato da Joaquin Phoenix) è estremamente classico nelle sue premesse, quanto carico di aspettative provenienti sia da tutto il materiale storico e scolastico derivante da un personaggio del genere, che dalle varie leggende, storie e racconti alimentati dalla dimensione fittizia, letteraria, teatrale e cinematografica. Ridley Scott, come tanti altri, sceglie di narrare la storia di Napoleone Bonaparte e quell’insieme di scelte, idee, visioni e momenti fuggevoli che ha colto per arrivare al vertice del potere francese, gettando un’ombra ancora oggi studiata e ammirata da alcuni.

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La pellicola si sviluppa partendo dalla Rivoluzione Francese, momento chiave della storia mondiale, per poi passare all'assedio di Tolone e imboccare la strada della carriera militare e politica di un uomo ricordato per alcune delle vittorie, sul campo di battaglia, più memorabili di sempre (come quella di Austerlitz, ad esempio). Nella sua incessante ricerca di realizzazione, il Napoleon di Scott, però, alterna l’enorme ambizione personale al tormentato rapporto con Giuseppina di Beauharnais (in originale conosciuta come Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie e interpretata da Vanessa Kirby), in cui l’amore tossico e un certo grado di possesso distaccato e morboso la fanno da padrona, cercando d’indagare i motivi più personali della loro vita privata.

Courtesy of Sony Pictures
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L’ascesa e la caduta di un mito, quindi, sono il collante principale di un intreccio che gioca con le immagini, impiantando sul grande schermo un’esperienza puramente cinematografica in cui la regia esplode insieme alla potenza di un’immaginario levigato dal tocco dello stesso regista, e dalla colonna sonora di Martin Phipps, in un continuo divagare da un momento chiave all’altro, cercando di destrutturare ed evidenziare il materiale mitico conosciuto da tutto il mondo.

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Napoleon: Il cinema di Ridley Scott dà e toglie

Considerando che l'interesse per un personaggio storico del calibro di Napoleone non è mai caduto nell'oblio, il fatto di costruirvi sopra una nuova trasposizione per immagini non sorprende neanche troppo, cercando però di comprenderne le ragioni profonde oltre alla semplice memoria e leggenda immortale. È proprio in ciò che sorprende il Napoleon di Ridley Scott. L'intento narrativo principale non è solamente quello di narrare un condottiero famoso e celebre per le sue vittorie, ma anche il cercare di metterne a nudo i limiti, tipicamente umani e personali, rispondendo ad alcuni punti interrogativi con uno studio fatto di momenti sfuggenti e altalenanti, nella vita di un uomo che ha compiuto imprese colossali.

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In questo, Joaquin Phoenix fa un buon lavoro, tentando di plasmare su se stesso l'immagine che in tanti hanno immaginato nei secoli, e imprimendoci sopra uno studio sia umano che curiosamente distaccato. Il suo, infatti, è un Napoleone di poche parole, crudele, freddo e spietato sotto ogni punto di vista. La determinazione che lo spinge in avanti diventa la chiave di volta per approfondire alcune scelte prese anche nella sfera emotiva e privata, provando ad equilibrare ciò che prova per Giuseppina, a una visione molto più ampia. In questo senso, la scrittura di Napoleon predilige un protagonista molto netto in quello che fa e capace di una brutalità con cui è difficile entrare in contatto ed empatizzare, sfaccettando il suo approccio alla vita e alla stessa narrazione, sia lineare che lastricata di tagli improvvisi e momenti mozzafiato.

Courtesy of Sony Pictures
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All'epica clamorosa sul campo di battaglia, però, il regista non tarda mai a contrapporre una particolare inettitudine e morbosità tossica per quanto concerne la sfera amorosa. Questo processo narrativo, anche se relativamente sbrigativo in alcuni frangenti, è estremamente interessante nella visione d'insieme di Napoleon. Palese è la decostruzione del mito eroico attuata dal regista che, servendosi di alcuni momenti specifici dell'intimità di Napoleone, lo allinea con tutti noi che guardiamo verso lo schermo, omologandolo a una serie di errori in grado di destrutturare la leggenda in favore di un racconto per immagini che non sembra voler solamente esaltare la figura del suo protagonista.

Napoleon è anche cura figurativa

Uno dei grandi meriti di Napoleon, però, resta saldamente ancorato alla dimensione formale che lo plasma dall'inizio alla fine. La regia di Ridley Scott, nel tratteggiare i vari eventi, si fa a più riprese pittorica, ricercata e spettacolare, trascinando gli spettatori al cinema direttamente nell'azione in corso. L'attenzione ai dettagli minimi di alcuni momenti, ovviamente, si muove di pari passo non solamente con la composizione di alcune inquadrature, ma anche con la cura in termini di scenografia (curata da Arthur Max), colonna sonora, costumi (David Crossman e Janty Yates) e fotografia (curata da Dariusz Wolski). L'insieme degli elementi formali a comporre Napoleon è avvolgente (pur con qualche scivolone in termini di CGI), proponendo un percorso sia lineare che al tempo stesso curiosamente scomposto, nel suo cercare di includere, forse, più dettagli possibili alla narrazione.

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Courtesy of Sony Pictures
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Così Ridley Scott ci getta addosso tutto il peso di un racconto biografico che si nutre da secoli della dimensione scolastica e leggendaria mondiale, cercando di rispolverarne le attitudini comunicative in favore di un lavoro molto più cinematografico e dai tratti critici. Il suo è un Napoleone diverso da quello che ci si aspetterebbe di trovare al cinema. Un condottiero geniale e intraprendente, quello sì, ma anche un uomo imperfetto, crudele, terribile e assuefatto da un orgoglio che ne ha generato la stessa storica rovina.

Commento

cpop.it

80

Il Napoleon di Ridley Scott è un film sicuramente molto particolare e inaspettato in alcuni suoi elementi formali e narrativi. Partendo dalla storia che tutti conosciamo, il regista segna il percorso di un vero e proprio mito storico, accompagnando la sua esistenza sul grande schermo con alcuni momenti spettacolari e magnificenti, alternandoli con momenti che plasmano l'immaginario di Napoleone Bonaparte in favore di una figura non troppo lontana da tutti noi. Un approccio del genere risulta sicuramente interessante anche se non troppo coerente nella sua interezza.

Pro

  • Regia, fotografia e composizione di alcuni momenti spettacolari e da sala cinematografica.
  • Il lavoro con le sequenze sul campo di battaglia sempre spettacolare e magnificente.
  • La colonna sonora, i costumi e le scenografie.
  • La critica, non troppo velata, a una leggenda della storia mondiale.

Contro

  • Joaquin Phoenix funziona ma non risulta memorabile.
  • La struttura generale della pellicola non troppo coesa.
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