Oppenheimer, recensione: e Christopher Nolan lanciò la bomba

Autore: Elisa Erriu ,

Questa è la storia di Prometeo, colui che ha sfidato gli dei per donare agli uomini il fuoco. Col fuoco, i mortali hanno potuto ergersi sopra le bestie, sconfiggere il freddo e forgiare armi. Fino alla bomba atomica.

Questa è la storia di Robert J. Oppenheimer, che ha sfidato gli uomini per dare persino gli dei alle fiamme. Disponibile in Italia dal 23 agosto, troverete in questa pellicola un Christopher Nolan diverso, nonostante nel suo dodicesimo film si veda in tutto e per tutto il "solito Nolan".

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Troverete fisica e fisicità, freddezza e fragore, vi ritroverete sicuramente frastornati e non saprete se sarà per colpa dei 180 minuti o del fatto che li avrete trascorsi tutti infastiditi, fino alla fine.

Questa è la storia del cinema del regista londinese: Oppenheimer non è un film facile, le prospettive non sono nitide e non è semplice giudicare. Ma racconteremo e motiveremo con la nostra recensione l'imprescindibile convinzione che ci porta ad accusare questo film come il rilascio di una bomba.

Oppenheimer: non la temeranno finché non la capiranno

Guardando alla carriera cinematografica di Nolan, si può serenamente affermare che stiamo parlando di uno tra i registi più talentuosi del cinema contemporaneo. Non è un'opinione né un giudizio questo, bensì un'assoluta certezza.

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Altrettanto certa è la tipicità di Nolan di mostrare attraverso i suoi film, la maggior parte di essi figli di una sua sceneggiatura originale, ciò che lui ama e ben sa orchestrare, come il tempo, lo spazio, i dialoghi costruiti con precisione chirurgica, la teatralità composta e l'uso dosato di emozioni.

Se non vi ritrovate in quanto finora scritto, forse non avete mai visto un suo film o forse vi siete incastrati nel suo labirintico modo di raccontare le storie. Ma qua non dobbiamo cercare di convincervi ad apprezzare lo stile del regista o, ancora peggio, ad apprezzare a priori Oppenheimer. Anche perché Oppenheimer non deve piacervi. Curioso come questo sia stato detto più volte riguardo a un altro film, uscito nello stesso periodo di Oppenheimer e che, metaforicamente parlando, ha rilasciato un'altra bomba (rosa): Barbie.

Sin dalle prime battute iniziali, il film di Oppenheimer dice chiaramente ciò che stiamo per assistere, ovvero la rappresentazione di una sorta di Prometeo moderno. Un Prometeo però fatto di carne, sangue, errori e orrori. Un Prometeo che non vuole donare all'umanità il fuoco che riscalda, ma il fuoco che brucia, divora. Uccide.

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Oppenheimer: immaginiamo un futuro

Il film è liberamente tratto da "American Prometheus", il romanzo biografico di Kai Bird e Martin J. Sherwin in cui si racconta la vita di Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica.

La storia analizza i fatti prima e dopo il progetto Manhattan, il programma militare sovvenzionato dagli Stati Uniti d'America per la creazione della prima bomba nucleare nel corso della seconda guerra mondiale

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Nolan prende questa visione e la trasforma ulteriormente, sottoponendola sotto la lente del tempo: l'intero film, infatti, è un lungo viaggio di flashback e flashforward, ovvero di scene ambientate nel passato e altre nel futuro, un suo tratto distintivo che ben conosciamo se pensiamo, per esempio, a Dunkirk, Tenet o Interstellar.

La maggior parte della trama riguarda il processo tenutosi contro Oppenheimer e le vicende annesse al suo gruppo di scienziati, incluse le polemiche politiche e gli scontri con Lewis Strauss, il personaggio interpretato da Robert Downey Jr.

Chiunque avrebbe potuto sostenere che avremmo potuto assistere con  Oppenheimer, colui che è diventato "morte", a un biopic tremendamente crudo, a immagini spietate così come spietata è stata la storia. Così come per esempio i giapponesi hanno mostrato attraverso il film d'animazione del 1983, Gen di Hiroshima.

Rimarreste delusi: Nolan ha scelto di non inorridire gli spettatori con la tremenda realtà visiva. Ha scelto (ancora una volta) la mente. Con Oppenheimer, Nolan usa la sua solita dialettica dualistica, ma stavolta lo fa non attraverso i suoi occhi. Per la prima volta, col suo primo biopic, scrive una sceneggiatura in prima persona. E così diventa distruttore di mondi: toglie l'emotività e la rimpiazza con la freddezza matematica. Toglie i sogni della gloria americana e li sostituisce con gli incubi dell'intera razza umana.

Toglie il colore al futuro e fa brillare invece la famigerata bomba atomica di tutte le sfumature del sole. Porta la calma dove ci si aspetterebbe il frastuono e dove servirebbe il silenzio, abbonda con la musica (una magistrale colonna sonora del premio Oscar Ludwig Göransson, già collaboratore del regista con Tenet).

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L'espressività disarmante di Cillian Murphy viene volutamente compressa, come gli elettroni, gli atomi e i neutroni dentro alla bomba. Ma non pensate, come di solito molti spettatori pensano del cinema nolaniano, che anche stavolta il regista inglese abbia privato la sua pellicola di emozioni. Al contrario, tra le lunghe, pesanti discussioni in Oppenheimer, si trovano alcuni tra i momenti più emozionanti, drammatici e vulnerabili di tutto il suo cinema. Specialmente quando i protagonisti sono (letteralmente, talvolta) messi a nudo.

Ogni personaggio, soprattutto Robert Downey Jr., incarna un protagonista, una storia a sé, separata e ulteriormente frammentata, il volto di un'umanità unita sotto a una bandiera grondante sangue e strisce. Il difetto più grande di questo film sta proprio qui: è davvero difficile capirlo per chi non è americano o per chi non ha studiato molto attentamente la storia dello scienziato.

Il lungo intreccio di nomi, di fatti e di sequenze rischia di far smarrire il pubblico più disattento. In Oppenheimer, più di altre sue pellicole, Nolan abbonda di dettagli storici e di fitti intrecci, oltre a salti temporali che, purtroppo, inevitabilmente porteranno qualcuno a perdersi tra un passaggio e l'altro.

Ma se arriverete alla fine, troverete l'essenza del film, il momento in cui capirete che l'esplosione doveva ancora palesarsi. Non c'è morale alla fine, non c'è un antagonista o un vero eroe.

Non c'è lieto fine, c'è soltanto un orribile inizio. Ed è proprio lì, nello sguardo vitreo di Oppenheimer, poco prima dei titoli di coda, che troverete la più dolorosa verità: immaginiamo un futuro. E immaginarlo ci inorridisce.

Commento

cpop.it

80

Questa è la storia del Prometeo Americano: Oppenheimer, il dodicesimo lungometraggio di Christopher Nolan, è il suo primo biopic. Il regista londinese comprime in 180 minuti atomi, neutroni ed emozioni nella sua pellicola più razionale, più critica e forse più complessa. Un film non per tutti, ma che tutti dovrebbero vedere.

Pro

  • Il tratto di Nolan è visibile in ogni sequenza, nonostante abbia attinto a una storia già scritta.
  • La fotografia di Hoyte van Hoytema (anche lui ha già lavorato con Nolan per Interstellar, Dunkirk e Tenet)
  • Musiche, personaggi e prospettive

Contro

  • Dispersivo tra i molteplici passaggi e nomi
  • Un film pesante per chi si aspettava la rapidità di un'esplosione
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