Perramus, recensione: l'historieta diventa Storia

In un volume unico viene ripresentato da Mondadori Perramus, appassionante fumetto politico di Alberto Breccia e Juan Sasturian

Autore: Manuel Enrico ,

Il volto inquietante che domina sulla copertina del corposo volume con cui Mondadori presenta l’edizione integrale di Perramus è la più onesta recensione che si possa fare di una storia che trascende il medium fumetto. O forse, al contrario, è la sublimazione della dialettica fumettistica applicata alla realtà, una quotidianità graffiante e venefica che nelle suggestive bicromie del maestro Breccia trova piena sostanza.

Perramus – L’Integrale è una delle letture più intense e convolute che Oscar Ink, la collana dell’editore milanese dedicata alla nona arte, offre ai suoi lettori. Sociale, storica e politica, l’essenza del fumetto creato da Juan Sasturain e Alberto Breccia è la manifestazione della narrativa contemporanea di un Sud America in cerca di una voce, di un’espressione libera e allegorica con cui raccontare le difficoltà di una terra vittima di despoti e di acredine sociale.

Historietas e Storia, la radice di Perramus

Ci si dimentica troppo spesso di quanto il fumetto sudamericano possa insegnare in termini di rappresentazione del tessuto sociale reale. Terre tormentate richiedono cantori che sveglino le coscienze, che le costringano a reagire, soprattutto quelle più giovani, speranza di un futuro migliore e al contempo dead man walking in attesa di una condanna apparentemente inevitabile. Non stupisce che nella seconda metà del ‘900 il fumetto diventi un affilato strumento di presa di coscienza in sud America, una reazione visivamente travolgente alle ingerenze straniere e alla dittatura più sfrenata.

Esempio più noto è L’Eternauta, recentemente riproposto in un’ottima edizione da Panini Comics, in cui la sci-fi torna ad essere lo strumento metaforico con cui raccontare una realtà acida, come facevano gli scrittori di fantascienza americana del periodo, Dick in primis. Ben più radicata nel reale, per quanto rivisitato con onirica anarchia, è Perramus.

È con questo nome che un uomo dal passato misterioso si aggira per un Sud America in mano a forze militari spietate. Così lo conosciamo in Il Pastrano dell’oblio, titolo che è una vera origin story per questa figura tragica: è la marca di questo cappotto, Perramus per l’appunto, che viene scelta come nome da un fuggitivo, un running man che cerca di sottrarsi al mondo, ma soprattutto a sé stesso, volontario desaparecido in una terra in cui la condanna all'oblio è pane quotidiano per dissidenti e persone non allineate.

Questa sua voglia di anonimato si contrappone a una ricerca del sé più autentico, resa ancora più affascinante dall’intuire, man manco che si solleva la nebbia dell’oblio, che questa caduta sia stata una scelta quasi voluta dall’anima che ora è nota come Perramus. Fughiamo ogni dubbio: se state cercando una storia fatta di azione e dal gusto cinematografico, rimettete a posto Perramus.

Ritratto di una nazione ferita

Come in pochi, pochissimi altri casi, Perramus è un fumetto figlio dei suoi tempi, anzi sarebbe meglio considerarlo un’eredità di un periodo storico. Pur essendo uscito nel 1982, questo ciclo di storie è la conseguenza delle travagliate vicende interne dell’Argentina, seguenti alla deposizione di Peron e all’instaurarsi di una dittatura militare sostenuta da ingerenze straniere. Guerra Fredda, insomma, combattuta in Sud America attraverso la giochi di spie e operazioni black ops, governi fantocci e sofferenze della popolazione.

In questo ambiente si sono formati Breccia e Sasturian, che hanno assistito alle ferite inferte a una nazione che si è ritrovata senza identità, schiacciata da un potere soffocante e incapace di immaginare un futuro.

Elementi che Sasturian instilla nel suo personaggio, non creando un eroe classico, ma mettendo al centro della sua storia un uomo, fallibile e epidermicamente riconoscibile. Perramus diventa un tramite con il lettore, ne incarna i dubbi e le fatiche, la tentazione all’arrendevolezza contrapposta all’ostinata lotta per non cedere del tutto. La tentazione di annullarsi per ricrearsi, dimenticare la propria essenza per uno nuovo inizio più comodo è la forza motrice iniziale di questa storia, che trova però una nuova spinta attraverso un tema classico: il viaggio.

Non un viaggio dell’eroe, bensì un viaggio quasi spirituale. Attraverso il suo pellegrinaggio in questo sud America sofferente, Perramus incontra figure che incarnano virtù e peccati di una società che, seppure morente all’epoca della scrittura del primo arco narrativo, è ancora fortemente radicato nel tessuto sociale.

Sasturian non cerca una ritrattistica verbale scontata. Dove altri autori avrebbero inserito didascalie esplicative, troviamo spazi vergini affidati all’arte di Breccia, interrotti da balloon che contengono dialoghi sferzanti in cui Sasturian mescola poesia graffiante e ritratto di una realtà acida e spietata. Una combinazione di rara personalità, in cui i riferimenti alla Storia di un territorio martoriato si fanno spazio in modo dirompente, richiedendo al lettore una certa attenzione e una conoscenza dei trascorsi politici del Sud America.

Le vicende di Perramus, infatti, diventano un bisturi affilato con cui sezionare un vissuto storico importante. Sotto analisi finiscono non solo la cultura e la società argentina, ma anche quel soft power con cui gli States hanno espanso la propria presenza insinuandosi, più o meno delicatamente, in altre nazioni. Ecco quindi comparire prostitute che diventano simbolo di integrità, dignitari stranieri mefistofelici e insperati alleati che condividono questa missione spirituale, in un caleidoscopio umano che avvolge il lettore come fumo di sigaro, sottrae alla vista per poi colpire con una verità spietata.

Luce che fugge dall'ombra

La dialettica di Sasturian non poteva trovare miglior interprete grafico di Breccia. Maestro indiscusso della bicromia, Breccia sembra giocare con il concetto di oblio dando vita a un bianco e nero fumoso e apparentemente indefinito, in cui si inseriscono tagli di grigi che compongono una narrazione visiva inquieta e umorale, sempre in linea con la vicenda interiore di Perramus.

Non uno stile monolitico, ma dinamico nella sua auto-conservazione. Nella prima parte del ciclo, possiamo notare una maggior tendenza a una ritrattistica in cui i personaggi sembrano sprazzi di luce in fuga dal nero degli sfondi, scelta che aiuta a trasmettere il tormento interiore del personaggio.

Complice una spartana presenza di personaggi e sfondi, visione che viene progressivamente meno, e che a partire da L’indispensabile Nemico lascia spazio a una maggior vitalità, fatta di volti e corpi che si muovono in tavole che assumo il tono del ritratto di un’umanità rovinata e deformata dalle proprie colpe.

Breccia sembra essere particolarmente coinvolto da questa vicenda, tanto da lasciare che la propria arte fluisca quasi anarchica, alternando momenti di grande compressione cromatica, in cui convivono diverse scale di grigi, ad altri più esplosivi, in cui il bianco è quasi un lampo accecante. Corpi sensuali che si contrappongono a volti quasi caricaturali, espressioni di disilluso cinismo che fronteggiano fieri proclami e melliflue promesse a comporre un mosaico umano di incredibile fascino.

Come leggere Perramus

Per apprezzare al meglio l’intensità del lavoro di Breccia e Sustarain, degni rappresentati della tradizione delle historietas argentine, la recente edizione di Mondadori è la scelta migliore.

Non solo per la nota cura con cui sono realizzati i volumi di Oscar Ink, ma per la presenza di un redazionale, firmato da Laura Caraballo, che in modo semplice ma efficace lega la vicenda di Perramus alla Storia, dando ai lettori le giuste coordinate per gustarsi al meglio la lettura.

Commento

Voto di Cpop

85
Il volto inquietante che domina sulla copertina del corposo volume con cui Mondadori presenta l’edizione integrale di Perramus è la più onesta recensione che si possa fare di una storia che trascende il medium fumetto. O forse, al contrario, è la sublimazione della dialettica fumettistica applicata alla realtà, una quotidianità graffiante e venefica che nelle suggestive bicromie del maestro Breccia trova piena sostanza.

Pro

  • La Storia si fa storia
  • Personaggi concreti e umani
  • Dialoghi appassionanti
  • I disegni di Breccia sono pura arte

Contro

  • Tono narrativo estremamente serio
  • Forte attinenza alla storia argentina
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