Secret Invasion, recensione: possiamo ancora fidarci dell'MCU?

Autore: Manuel Enrico ,

Di chi puoi fidarti? Con questo inquietane slogan Marvel Comics presentava la Secret Invasion fumettistica, un evento in cui nessuno era immune dal dubbio di essere in realtà un alieno sotto mentite spoglie. Sospetto e paranoia animavano quella vicenda, e forse avremmo dovuto ricordarcelo quando abbiamo iniziato a vedere la versione live action di Secret Invasion, conclusasi da poco su Disney Plus.

Che non sia un buon momento per il Marvel Cinematic Universe è oramai un dato di fatto. Dalla fine dall’Avengers Saga con Avengers: Endgame, il franchise ha avuto ben poche occasioni per brillare, mentre non sono mancati i momenti di evidente difficoltà. Tra serie poco appaganti e film confusionari, il Marvel Cinematic Universe ha attraversato una turbolenta Fase Quattro, sperando di trovare nel nuovo segmento della sua continuity una rinnovata vitalità. Ant-Man and The Wasp: Quantumania è stata un’ennesima delusione, l’ultimo saluto a James Gunn con Guardians of the Galaxy vol. 3 è stata una parentesi di serenità per il franchise, ma la vera prova del fuoco era proprio Secret Invasion.

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La guerra di Fury: Secret Invasion è l'ultima battaglia di Nick Fury?

Prima serie del nuovo corso, arrivata dopo un apparente mea culpa dei Marvel Studios nel finale di She-Hulk: Attorney at Law, Secret Invasion era accompagnata da grandi aspettative. Non legate al fatto di essere omonima di un evento centrale nel Marvel Universe contemporaneo, quanto alla presenza di un personaggio carismatico come Nick Fury, da troppo lontano dalle scene del nuovo mondo post-Blip. In occasione dell’anteprima dei primi due episodi, le atmosfere da spy-story e il ritorno a una narrativa meno supereroica sembravano essere perfette per raccontare un momento intimo e di rottura per il granitico agente segreto interpretato da Samuel L. Jackson.

Il sapere che Secret Invasion recideva ogni legame con la controparte cartacea, aveva spinto a sperare di poter vedere un guizzo creativo dai Marvel Studios. Potersi concedere una pausa dall’onnipresente supereroismo per mostrare un lato diverso del franchise, più meschino, in alcune sfumature, e forse proprio per questo maggiormente intrigante.

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Dopo anni passati a vedere i grandi eventi che hanno modellato questo universo, godere di uno sguardo nelle ombre, scoprire le conseguenze degli errori e i rimorsi di un grande pianificatore come Fury poteva rappresentare un ottimo punto di ripartenza per la saga, soprattutto sul piano emotivo.

Dopo Endgame abbiamo assistito a una progressiva smitizzazione del ruolo degli eroi, dove chi si è sacrificato è assurto a martire, mentre i sopravvissuti sono visti con sospetto e privati della loro aura di invincibilità. È un modo cinico, disincantato, in cui il Blip e i cinque anni perduti dopo lo schiocco di dita di Thanos in Avengers: Infinity War hano profondamente cambiato l’umanità. Una simile congiuntura era ideale per offrire una nuova visione agli spettatori, spezzare una monotonia narrativa che sta iniziando a gravare pesantemente sulla solidità del Marvel Cinematic Universe.

Giocare questa carta modellando la serie su un Nick Fury sul viale del tramonto sembrava essere promettente. Da creatore degli Avengers a uomo apparentemente finito, costretto ad affrontare un’ultima battaglia personale, scaturita dagli errori del suo passato. Fuori dai radar, con brevi apparizioni in alcuni capitoli della saga post-Endgame, Fury era un candidato perfetto per essere il nostro punto di vista in questo gioco di spie. L’anteprima delle prime due puntate ci aveva illusi con una storia crepuscolare, in cui si poteva percepire la stanchezza di un uomo abituato a esser un invisibile timoniere, costretto ad affrontare ora la conseguenza dei propri errori. Premesse interessanti, insomma, ma quante delle premesse sono divenute promesse?

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Poche, pochissime. La sensazione iniziale, pure se generata da due episodi non privi di difetti, era positiva, alimentata soprattutto dalla presenza di un ingannevole approccio differente. Sfortunatamente, sono bastati pochi episodi a comprendere come questa serie in sei capitoli sia nuovamente fotografia di un franchise in debito di ossigeno, incapace di trovare una nuova identità che possa ancora invogliare ad attendere con ansia futuri capitoli

Poche luci e troppe ombre per una serie molto attesa

Dialoghi spenti e ripetitivi, scelte narrative poco ispirate e una costruzione degli eventi confusa e focalizzata più a un forzoso stupore che non a una dinamica credibile e ragionata hanno nuovamente fatto emergere tutte le difficoltà del Marvel Cinematic Universe. Nemmeno l’infinito carisma di Samuel L. Jackson riesce a salvare questo sbiadito story arc dell’MCU, che prova a creare una trama che strizzi l’occhio a una certa narrativa spionistica (da The Manchurian Candidate alle atmosfere care a Tom Clancy), ma si perde nel suo volere offrire troppi colpi di scena e rivelazione allo spettatore, perdendo presto di lucidità nel riorganizzare la trama e arrivare a una degna conclusione.

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Dai due episodi promettenti, a un deludente finale. Ancora più opaco per la scelta discutibile di mostrare a pochi giorni dalla conclusione di Secret Invasion il nuovo trailer di The Marvels in cui compare Nick Fury. Come privare gli spettatori del dubbio sull’eventuale futuro del personaggio, una mossa poco accorta al pari di un episodio finale incredibilmente scontato e privo di mordente, che vanifica interamente il potenziale arco emotivo di Fury relegando quello che sarebbe potuto esser un momento di intima crisi del personaggio a inganno puerile che non sorprende nessuno.

A conti fatti, Secret Invasion è l’ennesimo passo falso di un franchise che accusa sempre di più la stanchezza e l’essere divenuto una pietra paragone per un intero genere, rimanendo schiavo del proprio ruolo. Il Marvel Cinematic Universe ha dominato incontrastato per quindici anni, creando un vero e proprio format cinematografico, ma allo stato attuale sembra, paradossalmente, il primo a risentirne.

 Forse l’idea di Iger di produrre meno ma curare maggiormente la qualità non è una promessa quanto un grido di allarme, un tentativo di raddrizzare la rotta prima che sia tardi.  La fine del Marvel Cinematic Universe non sarà certo decretata dalla cocente delusione per Secret Invasion, ma è anche vero che i Marvel Studios stanno continuamente perdendo occasioni per mostrare al fandom di aver compreso i propri errori.

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Commento

cpop.it

60

Secret Invasion è l’ennesimo passo falso di un franchise che accusa sempre di più la stanchezza e l’essere divenuto una pietra paragone per un intero genere, rimanendo schiavo del proprio ruolo. Il Marvel Cinematic Universe ha dominato incontrastato per quindici anni, creando un vero e proprio format cinematografico, ma allo stato attuale sembra, paradossalmente, il primo a risentirne

Pro

  • Nick Fury è sempre carismatico
  • Miglioramento nel comparto CGI
  • Una storia senza supereroi

Contro

  • Dialoghi spesso piatti e prevedibili
  • Mancanza di colpi di scena
  • Finale banale e prevedibile
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