Suicide Squad apre a un discorso basato sulla coerenza, che interessa tanto il regista - David Ayer - quanto il pubblico. Chi si recherà al cinema a vedere il team di super villain DC (e farà bene!) dovrà avere ben chiaro questo concetto: il film con Will Smith, Margot Robbie e Jared Leto è il risultato di un'idea ben chiara di cinema, ossia l'intrattenimento tout court.
Suicide Squad (guarda i protagonisti alla prima mondiale del film) non aspira ad elevarsi su tutti gli altri cinecomic (l'errore in cui è caduto Zack Snyder e il suo Batman v Superman). La pellicola targata Warner Bros. è muscolare, esagerata, iperrealistica. In poche parole è il Sylvester Stallone dei cinecomic: disinteressata all'autorialità e fiera della propria scelta. Perché, piaccia o no, questo è lo scopo degli entertainment movies: divertire, intrattenere, far balzare lo spettatore sulla poltrona per due ore di puro relax.
Suicide Squad compie il proprio dovere con lo stesso rigore con cui il soldato Rick Flag (Joel Kinnaman) porta avanti la missione suicida del film. Orchestrato dalla cinica e spregiudicata Amanda Waller (eccezionale la prova di Viola Davis), il disegno prevede il reclutamento di una sporca (mezza) dozzina di autentici criminali. Parliamo di gente che "è stata rinchiusa in un buco e poi è stato buttato via il buco".
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Scopriremo che a far confinare il manipolo di manigoldi nel penitenziario di Belle Reve è stato il Batman di Ben Affleck, il cui cameo nel film (sia con che senza maschera) si esaurisce in tre chirurgiche apparizioni.Tutto in una notte
Fin qui Suicide Squad (scopri, oltre a quello di Batman, l'altro cameo "eccellente" del film) offre il massimo del proprio potenziale: personaggi presentati attraverso schede ad hoc debitorie al mondo dei videogiochi, ritmo incalzante, nonsense e ironia straripanti, colonna sonora vintage da urlo, che chiama in causa il rivale Guardiani della Galassia (il confronto culmina in sovrapposizione quando risuona Spirit in the Sky di Norman Greenbaum). Poi, improvvisamente, il film subisce un'accelerazione innaturale, con gli eventi condensati tutti in una notte.
Deadshot (Will Smith), Harley Quinn (Margot Robbie), Capitan Boomerang (Jay Courtney), El Diablo (Jay Hernandez) Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje), Katana (Karen Fukuhara) si muovono in una Midway City desolata che tanto somiglia alla Grande Mela di 1997: Fuga da New York in cui viene catapultata la Jena Kurt Russell. I "sacrificabili" (riecco il parallelismo con Sly e i suoi Mercenari) affrontano a modo loro l'orda al comando dell'Incantatrice Cara Delevingne, più interessata a danzare come una valletta che a sprigionare tutti i suoi poteri.
Al di fuori di un patchwork citatorio che chiama in causa film di gangster e cult d'azione, Suicide Squad si avvale di una sceneggiatura asciutta e di un racconto lineare, al servizio di un cast in stato di grazia, in cui spiccano Will Smith e Margot Robbie: L'attrice di The Wolf of Wall Street si esibisce in siparietti sexy, provoca e commuove (pazza sì, ma tremendamente innamorata). In lei convivono ingenuità e malizia, candore e cinismo. Il mix è letale, specie per le coronarie del pubblico di sesso maschile.
Fuori dai Joker
Un capitolo a parte merita la presenza del Joker di Jared Leto: atteso dalla critica e dai fan, il clown di Gotham City è un corpo estraneo al film, innestato artificialmente in una sceneggiatura che risulterebbe funzionale anche senza la presenza della nemesi di Batman. Non fosse per la tormentata storia d'amore (sadomaso) con Harley Quinn, il Joker potrebbe essere davvero il grande bluff del film: un personaggio tratteggiato superficialmente, a cui viene riservato un minutaggio esiguo e che nulla ha a che vedere con lo spessore della precedente caratterizzazione di Heath Ledger. Il demerito non è però imputabile a Jared Leto, intrappolato in outfit che farebbero invidia a quelli del gangster Tony Montana o del rapper 50 Cent.
David Ayer ha il merito di aver alleggerito i toni dei cinecomic del duo Warner/DC dopo la virata dark di Batman v Superman. Il regista di Fury confeziona un gangster movie con super(anti)eroi in cui, in barba alle regole del genere, l'attenzione è tutta per la raffigurazione dei corpi (su tutti quello di Margot Robbie/Harley Quinn) come di territori attraversati da dinamiche perverse in cui masochismo, odio e amoralità dominano il tutto. Suicide Squad (guarda il trailer finale) è il cinecomic degli eccessi, costruito attraverso gag slapstick inverosimili e paradossali, scevre da obblighi di sceneggiatura. Cinema goliardico, (video)ludico e fracassone, che somiglia ad uno di quei roller coaster che regalano scariche di adrenalina a chi li percorre.
David Ayer si serve dei personaggi dei fumetti a proprio piacimento, modellandoli su calchi più umani che super, infarcendo poi la pellicola di topoi cinematografici di genere - "il mondo in pericolo" ne è un esempio - che forse annacquano la struttura narrativa. Ma è un difetto perdonabile, in un film interessato all'esaltazione dell'esteriorità di personaggi politicamente (mai davvero) scorretti, ridotti a icone appiattite, a pura superficie estetica. La profondità di senso è sempre una mera illusione, mentre è tangibile la sensazione di trovarsi dinanzi ad un eccezionale film usa e getta, fiero del proprio status di entertainment movie. Lo spettatore, come in un flipper impazzito, corre dalla risata all'empatia senza mai sbadigliare. Missione compiuta per i bastardi senza gloria dei fumetti DC.
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