Talk to Me, recensione: il tormento di non essere ascoltati

Leggi la nostra recensione del nuovo promettente film horror australiano Talk to me, diretto dagli youtuber Danny e Michael Philippou.

Autore: Chiara Missori ,

Il debutto alla regia degli youtuber australiani Danny e Michael Philippou (noti per il canale YouTube RackaRacka) è un horror che fonde abilmente elementi psicologici, come il processo di elaborazione del lutto e il senso di colpa, con una folle e pericolosa componente sovrannaturale.

Talk to Me cattura l'attenzione senza dover ricorrere ai convenzionali jumpscare e tocca corde emotive profonde. Questo nuova incursione nel panorama dell'horror targato A24 è stato acclamato come uno dei film più spaventosi fin da quando Midnight Factory ha pubblicato il trailer di Talk to Me. E non a caso: la sua capacità di evocare realismo e plausibilità è ciò che lo rende davvero inquietante.

Secondo miglior debutto horror dopo Hereditary nella storia di A24 (la casa di produzione che ha trionfato agli Oscar 2023 con Everything Everywhere All at Once e The Whale), Talk to me ha raccolto un enorme successo nella prima settimana di uscita negli Stati Uniti.

Il piano sequenza introduttivo di Talk to me

La scena d'apertura è un coinvolgente piano sequenza, ambientato in una festa di liceali, dove la musica elettronica rimbomba e gli adolescenti barcollano. In questo contesto, Cole sfonda una porta chiusa per raggiungere suo fratello Duckett, il quale sembra essere in uno stato catatonico. Gli altri giovani presenti sembrano più interessati a filmare con gli smartphone piuttosto che intervenire.

Senza rivelare troppo, è proprio questa scena d'apertura che getta le basi per il tema centrale del film: come possiamo aiutare i nostri cari quando diventano irraggiungibili? Questa sequenza, insieme a un angosciante incontro con un canguro investito durante un breve momento di gioia, stabilisce il tono emotivamente profondo che permea il resto della pellicola.

Parlare con gli spiriti è sempre un gioco pericoloso

Un video diventa virale. Dei ragazzi usano un'inquietante mano di imbalsamata nella posizione di una stretta di mano, per evocare i fantasmi. I giovani protagonisti Mia, Jade e suo fratello minore Riley (interpretati da Sophie Wilde, Alexandra Jensen e Joe Bird), si uniscono al gioco che li porta a comunicare con persone morte e a concedere l'accesso ai loro corpi per 90 secondi.

Le regole sono semplici: afferrare la mano, pronunciare "Parla con me" e apparirà un fantasma. Se poi si è abbastanza coraggiosi da estendere l'invito, l'entità avrà libero accesso al corpo del vivente. Quando l'autorizzazione viene concessa, la persona posseduta viene scagliata all'indietro sulla sedia a cui è legata (un effetto visivo reso magistralmente dalla telecamera che segue il movimento e il suono scompare, creando un'atmosfera di suspense), mentre gli occhi diventano neri. La persona posseduta, a seconda dello spirito, può agitarsi, avere comportamenti disturbanti, parlare in modo malvagio o rivolgersi agli altri con rabbia. Nel frattempo, gli altri presenti registrano tutto con i loro smartphone.

Midnight Factory, Causeway Films
Sophie Wilde interpreta Mia in una scena di Talk to me.
Sophie Wilde interpreta Mia in una scena di Talk to me.

Fin qui, la trama di Talk to me non brilla di originalità, ma non fa una piega. Inizialmente ci sono regole su come questa danza con la morte possa essere fatta "in sicurezza" ovvero non superare i 90 secondi di possessione. Regola che a Mia capita di infrangere. In un rapido montaggio, si ha la chiara percezione di quanto questa versione sui generis di uno sballo, possa essere elettrizzante per Mia, i suoi amici e i proprietari della mano, Hayley e Joss (interpretati da Zoe Terakes e Chris Alosio).

Ma tutto cambia quando uno degli spiriti che prende possesso di Riley si rivela essere una persona molto vicina a Mia. O almeno così sostiene lo spirito. La connessione tra lo spirito e Riley si protrae in modo violento e troppo a lungo. La terribile conseguenza è che Riley finisce in ospedale in condizioni critiche a causa delle ferite autoinflitte.

Mia, condizionata e vulnerabile, continua a utilizzare la mano, a ricevere le visite degli spiriti anche senza strumento e, sorprendentemente, inizia a fidarsi di loro più di quanto faccia con chi le sta intorno.

Il significato sotto la superficie

La vera natura di Talk to Me emerge nella seconda metà del film, quando l'aspetto emotivo è al centro della scena. Nonostante la presenza di spiriti malvagi, i Philippou (insieme allo sceneggiatore Bill Hinzman) dimostrano una notevole abilità nel raccontare la storia di giovani tormentati che cercano disperatamente una via d'uscita attraverso pericolosi rituali. Non è casuale che il titolo del film sia tanto un rito di evocazione quanto un grido d'aiuto.

Danny e Michael Philippou dipingono in modo impeccabile una generazione di genitori che, pur amando i loro figli, sono sordi, distanti e soprattutto frettolosi nel ricondurre il disagio a fattori esterni come droga e smartphone. Al di sotto della superficie sovrannaturale, invece, ci sono forze oscure molto reali.

Midnight Factory, Causeway Films
Sophie Wilde interpreta Mia in una scena di Talk to me.
Sophie Wilde interpreta Mia in una scena di Talk to me.

Vale la pena guardare Talk to me?

I Philippou hanno fatto parte della troupe di un altro horror australiano di successo, Babadook diretto da Jennifer Kent. Il loro sorprendente debutto nella regia sembra avere tutte le carte in regola per diventare una serie, con prequel e sequel funzionali. Ma ci vorrà un po' più di ingegno specifico del genere per continuare a sfornare horror di successo.

Grazie alle abilità di ripresa del direttore della fotografia Aaron McLisky, l'azione del film è rapida senza sembrare affrettata. La camera distingue abilmente i momenti salienti e quelli di tensione mantenendo la trama sotto controllo.

I momenti gore sono giustificati dal contesto narrativo, e le ferite sanguinolente e gli effetti speciali sono realizzati con cura. Inoltre, le scene di possessione sono credibili nonostante il giovane cast, in particolare Joe Bird, nel ruolo di Riley, offre un'interpretazione convincente del giovane influenzato in modo maligno dalla mano. Miranda Otto è perfetta.

Un merito fondamentale del film è la performance di Sophie Wilde nei panni di Mia. Riesce a incarnare il personaggio di una ragazza che fatica a elaborare la morte della madre, a stabilire un legame emotivo con suo padre e che porta il lutto come un fardello che la tiene a fondo. Questa malinconia persistente pervade ogni scena, risultando in un'empatia immediata con Mia. La bravura di Wilde emerge ancor di più nella sua abile trasformazione da ragazza fragile a una affascinata dall'oscurità.

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Sesto album in studio della cantautrice australiana Sia, contiene il singolo di successo mondiale Chandelier.

Infine, la colonna sonora è azzeccata e composta principalmente da local. La musica originale è firmata da Cornel Wilczek, pluripremiato compositore cinematografico e produttore musicale australiano. E anche una delle scene che più rimane impressa, è quella che ha come sottofondo Chandelier di Sia, cantautrice e attrice australiana.

Per gli amanti dell'horror, Talk to Me rappresenta un'appassionante novità da non perdere. Talk to me esce nelle sale italiane a partire dal 28 settembre grazie a Midnight Factory, l'etichetta horror di Plaion Pictures.

Crediti immagine di copertina: Midnight Factory, Causeway Films

Commento

Voto di Cpop

80
Sebbene si basi su cliché di genere e convenzioni stilistiche familiari, la sceneggiatura, la regia e il cast rendono Talk To Me una toccante storia di paura e dolore.

Pro

  • I Philippous si sono guadagnati l'ingresso nel club dell'horror
  • Le interpretazioni del giovane cast colpiscono al cuore
  • Film perfetto per essere il primo di una saga

Contro

  • La premessa di possessioni e fantasmi è priva di originalità
  • Alcune parti sono narrate in modo prevedibile
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