Risulta praticamente impossibile guardare Unwanted - Ostaggi del mare senza pensare, almeno per un istante, all'enorme lavoro svolto recentemente al cinema da Matteo Garrone e il suo Io capitano (uscito il 7 settembre 2023). Sky Studios, Pantaleon Films e Indiana Production hanno scelto di affrontare il tema dei migranti, plasmando il materiale presente nel libro "Bilal" di Fabrizio Gatti in una serie tv di 8 episodi trasmessa su Sky Atlantic dal 3 novembre 2023 e successivamente disponibile in streaming su NOW.
Non si tratta di un lavoro documentaristico, bensì di una storia per episodi che, attraverso un tocco thriller, romanza le testimonianze dirette riportate anche dallo stesso Gatti. In questa esperienza, la finzione televisiva diventa il mezzo perfetto e diretto per sensibilizzare su una dinamica strettamente connessa alla nostra vita quotidiana. La voce di Unwanted - Ostaggi del mare è più chiara che mai nel susseguirsi degli eventi rappresentati, dimostrando un'attenzione prima concettuale e successivamente estetica nel creare un dialogo diretto con il pubblico, coinvolgendolo in una serie di sviluppi senza troppi filtri, in cui il tema dei migranti diventa qualcosa di estremamente vicino e con cui è possibile, anche se solo parzialmente, empatizzare cercando di comprenderne le ragioni profondamente umane.
Nel proporre uno sguardo sul nostro mondo, la storia di Stefano Bises, diretta da Oliver Hirschbiegel, si impreziosisce di situazioni che potrebbero coinvolgere chiunque, giocando continuamente con la banalità di una crociera in mezzo al mare e il diretto contatto con una manciata di sopravvissuti durante uno dei tanti viaggi della salvezza, in cui tutto diventa possibile.
Unwanted - Ostaggi del mare è una serie che si nutre di contrasti
Il pretesto iniziale per avviare gli eventi di Unwanted - Ostaggi del mare è tanto semplice quanto potente. Durante il suo consueto viaggio, una lussuosa nave da crociera si imbatte, nel bel mezzo del mare, in una barca in fiamme piena di migranti alla deriva. Il primo impatto è fortissimo e, data la pericolosità evidente della situazione, il capitano Arrigo Benedetto Valentini (interpretato da Marco Bocci) decide di agire d'istinto, salvando i sopravvissuti da quella situazione totalmente fuori controllo. Così i pochi migranti rimasti vengono condotti all'interno della crociera, controllati da cima a fondo e indirizzati verso alcune cabine opportunamente posizionate in una parte dell'imbarcazione facile da tenere sotto controllo, e lontana dagli occhi di tutti gli altri passeggeri paganti.
Partendo da tutto ciò, Unwanted - Ostaggi del mare sviluppa una storia di denuncia mondiale in cui gli stessi migranti diventano portatori della propria esperienza, entrando in contatto con una realtà, quella del lusso turistico internazionale, per poi scontrarsi con le sue ipocrisie e incoerenze, e con tutte quelle superficialità del caso che non tengono in considerazione il loro dolore ed esperienza personale, in un contesto completamente diverso. Sulla nave si trovano anche gli altri personaggi principali, come Edith (Jessica Schwartz), Jurgen (Jonathan Berlin), Franco e Silvia (Francesco Acquaroli e Cecilia Dazzi), e molti altri, fornendo una narrazione corale profondamente sfaccettata e presentando una serie di situazioni personali, lavorative e familiari in grado di intrecciarsi alla perfezione con tutto quello che vediamo a schermo.
La possibilità di spaziare a livello narrativo, mantenendosi sempre e comunque saldi alla coerenza sia concettuale che generale, amplia a dismisura il respiro di questa serie tv dalle caratteristiche internazionali, consentendo sia al regista che alla sceneggiatura di spaziare nel dialogo con il pubblico, presentando sia alcuni modelli relativamente classici, per poi farli scontrare con la crudele e brutale storia dei naufraghi a bordo, i quali faranno di tutto pur di non essere riportati indietro. Ancora una volta, l'idea di una libertà attraverso l'Italia resta il carburante principale di un viaggio alla deriva, in cui la disperazione diventa il carburante principale di una visione senza alcuna certezza, se non quella di non voltarsi mai più a guardare verso il proprio passato.
Unwanted - Ostaggi del mare e la sua dimensione internazionale
Uno dei primi elementi che colpisce durante la visione e lo studio di Unwanted - Ostaggi del mare è la sua identità internazionale e la scelta di costruire il proprio potenziale puntando su un gruppo di talenti estremamente variegato. Seguendo la serie in lingua originale (assolutamente consigliata rispetto al doppiaggio in italiano), è possibile cogliere tutte le intrinseche sfumature socio-linguistiche e culturali che ogni singolo personaggio porta con sé, confermando fin da subito l'impegno generale nel costruire una credibilità solida e curata nei dettagli in questo senso. Il coinvolgimento del cast, pronto a mescolare le proprie nazionalità in funzione dell'intreccio, è un ulteriore punto a favore della serie tv di Sky, che sceglie di mescolare la realtà, anche più dura, alla finzione di una storia che interessa ognuno di noi, volenti o nolenti.
Nell'utilizzo delle proprie maestranze artistiche, Unwanted - Ostaggi del mare disegna una metafora forte ed evidente della nostra stessa realtà sociale e culturale, giocando con una serie di stereotipi e confrontandosi, anche dal punto di vista formale e figurativo, con tutti i cliché potenzialmente legati al mondo dei migranti e del razzismo nei loro confronti. Il confronto col pubblico che guarda da casa, quindi, è più aperto che mai (abbiamo avuto modo di approfondire la questione durante la conferenza stampa dedicata alla presentazione di Unwanted Ostaggi del mare) e pronta ad esprimersi senza filtri di sorta.
È la stessa ipocrisia della razza umana a essere sotto una lente d’ingrandimento e analizzata così da metterne in evidenza le sfumature più scomode e spesso dimenticate. La superficialità vuota e borghese della nave da crociera parla a gran voce una lingua facilmente riconoscibile da tutti, giocando con il lusso sfrenato di un contesto che diventa immediatamente la proiezione diretta e brutale delle ipocrisie di tutti i passeggeri, nessuno escluso. L’avvento dei naufraghi, inoltre, non fa altro che incrementare questo distacco, aumentando una disparità sociale che diventa immediatamente palese e tangibile anche all’interno dello stesso salvataggio e accomodamento riservato nei loro confronti.
I naufraghi vengono messi in un’ala specifica della nave e vengono controllati a vista, non hanno alcuna libertà di muoversi liberamente sull’imbarcazione, e nessuno deve entrare in contatto con loro, pena la distruzione "del sogno turistico e lussuoso" a cui partecipano tutti gli altri. Unwanted - Ostaggi del mare, però, riesce a scombinare questa situazione cambiandone totalmente i toni, e lo fa servendosi del suo materiale letterario di partenza, e arrivando a imprimere un’impronta precisa e parecchio importante nei singoli racconti dei migranti. Conoscere la storia personale e le credenze di Elvis (Samuel Kalambay), ad esempio, aiuta tantissimo a comprendere la sofferenza da cui sta fuggendo e quello che ha vissuto fino a quel momento, come avviene anche con il controverso e ambiguo percorso imboccato da Tareq (Dada Bozela), testimone diretto di una lotta di sopravvivenza di radice darwiniana, in cui la forza personale, sia esteriore che interiore, riesce a spingerti in avanti anche nei momenti più moralmente ambigui.
In tutto ciò, Unwanted - Ostaggi del mare risplende per ricercatezza e finalità intellettuali, cercando di portare avanti una serie di ragionamenti che non vogliono giudicare il passato dei protagonisti, cercando di lasciare al pubblico più interpretazioni possibili e una lunga scia di momenti indelebili in grado di mescolare la superficialità borghese e alto borghese con situazioni al limite del disumano.
Unwanted - Ostaggi del mare e il gioco sanguinario fra presente e passato
L’intera narrazione di Unwanted - Ostaggi del mare, quindi, si sviluppa partendo da un inevitabile confronto fra quello che vediamo sulla crociera e quello che è stato, includendo tutti i personaggi in questo ragionamento. Se i flashback diventano immediatamente il mezzo più potente per raccontare la realtà dietro ai naufraghi, con il resto del cast la situazione si complica ulteriormente, dato che a loro spettano alcune scelte fondamentali che avranno impatto sia sulla morale lavorativa in gioco che sulla loro personale visione di giusto e sbagliato.
In parallelo, troviamo una manciata di momenti più concitati in cui la regia e la scrittura della serie cambiano vertiginosamente in favore di un approccio più da pseudo-reality, in cui vediamo i membri dell’equipaggio interrogati da qualcuno sull’accaduto, chiedendo spiegazioni e giustificazioni verso le scelte che sono state prese in precedenza. L’intento di Unwanted - Ostaggi del mare, quindi, resta più chiaro che mai. Lavorando su dettagli affascinanti con un cast estremamente variegato, ci ritroviamo fra le mani un viaggio in mare aperto in cui non è affatto semplice comprendere di chi fidarsi fino in fondo, e in cui la sopravvivenza a tutti i costi diventa una determinante fondamentale nell’incedere degli eventi.
Cosa si è disposti a fare per la propria salvezza? Questa e tantissime altre domande sulla stessa linea affollano l’intera esperienza episodica, offrendo un contesto in cui la violenza di qualcuno diventa, forse, l’unica risposta concreta alla noncuranza di qualcun altro. Certo, le maestranze in gioco sono tantissime e l’attenzione ai dettagli, alle volte, non è impeccabile come sembra, anche se nella sua interezza Unwanted - Ostaggi del mare riesce a rapire e a dire tutto quello che deve.
Commento
Voto di Cpop
80Pro
- La ricercatezza nel creare un dialogo con il proprio pubblico senza risultare troppo invasiva.
- L'importanza della critica di fondo a ogni sviluppo a schermo.
- L'insieme delle metafore e messaggi, diretti e indiretti, derivanti anche da una certa regia e messinscena.
- Le scelte attuate in termini di lingua originale.
Contro
- Non è troppo accessibile in termini di "divertimento", data la natura politica e critica.
- Il ritmo generale a volte tende a naufragare nelle sue stesse trovate narrative rallentando troppo gli eventi in generale.
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