Si percepisce, fin dal primo istante. Nonostante l’apparente spensieratezza del momento intimo rubato da due liceali (ma scopriremo che soltanto uno di loro è un liceale), il senso della tragedia incombe nell’episodio pilota di #Your Honor, fin dalla prima immagine.
E resta lì, senza mai abbandonarci, mentre il dramma ci consuma di fronte ai nostri occhi.
Due giovani vite spezzate. Due ragazzi. Un pugno nello stomaco. Momenti così drammatici che non potremo mai dimenticarli. Mai. La paura, il respiro che manca - anche a noi - e poi il colpo di scena. Il respiro che torna. La determinazione a sopravvivere seguita dalla fuga. La fuga assurda, insensata, illogica, senza speranza.
Adam Desiato (Hunter Doohan, Truth Be Told) prova a fare la cosa giusta, ma poi si fa prendere la panico.
La sua vita, già provata dalla perdita della madre - il cui anniversario lo porta dove non si sarebbe dovuto trovare - sarebbe finita.
Così Adam, dopo aver cercato di salvare Rocco (Benjamin Wadsworth, Deadly Class), il motociclista che ha investito, fugge.
Prova a chiamare suo padre, il giudice Michael Desiato (Bryan Cranston, Breaking Bad) - un giudice anticonvenzionale, a dir poco, come ci viene presentato durante l’udienza che ce lo presenta - ma può solo lasciargli un messaggio. E continuare la sua fuga illogica, insensata, senza speranza.
Inizia così, con la tragedia, il dramma, la disperazione di un ragazzo orfano di madre, contrapposta all’idea di giustizia, alla lotta alle bugie, al senso morale di un padre che deve fare i conti con la confessione del figlio.
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Condanna a morte
Cosa fa un giudice quando il suo unico e adorato figlio gli confessa di aver investito un ragazzo in moto, e di essere fuggito in preda al panico? Lo comprende. Capisce. Sa come funziona. Sa che lo shock - unito nel caso di Charlie a un forte attacco d’asma - può spingere le persone a farsi prendere dal panico e a fuggire. Non lo condanna per questo, anzi: è pronto a fare tutto ciò che è legalmente in suo potere per aiutarlo.
Per questo, quando arrivano alla polizia, gli dice di aspettare in auto: parlerà lui con gli agenti. Ma quando vede i genitori della vittima, Gina e Jimmy Baxter (Hope Davis e Michael Stuhlbarg), esce dalla stazione di polizia. E spinge Adam a tornare in auto. Perché il ragazzo che ha investito e ucciso si chiamava Rocco Baxter… Ed era il figlio del boss locale della malavita.
Permettere ad Adam di costuitursi equivale a condannarlo a morte. E a condannare a morte se stesso per averlo protetto.
Una bugia tira l’altra
Quando si mente su un fatto del genere si finisce in un vortice di bugie.
Il furto dell’auto, che Michael denuncia alla detective Costello(Amy Landecker, Transparent) facendolo risalire al giorno prima per giustificare il suo averla cercata al distretto... E ancora: l’inalatore e la telefonata di Adam al 911, il ragazzo fermato mentre portava l’auto di Adam alla demolizione, il pezzo della moto di Rocco che si stacca dall’auto, la palla da baseball… Tutto diventa un vortice di bugie, un’immensa bugia sempre più complessa e pericolosa.
Nonostante tutti gli sforzi di Michael per costruire un solido alibi: l’ingresso al cimitero, la conversazione con la cameriera, la memoria gestuale della visita alla tomba… Tutto inutile.
Perché episodio dopo episodio, bugia dopo bugia, indizio dopo indizio, la situazione diventa sempre più esasperata ed esasperante. Per i protagonisti, ma anche per noi.
Il ragazzo innocente, incaricato di far sparire l’auto, diventa merce di scambio per Baxter. Una vittima. La vita di Adam per quella di un innocente che gli stava facendo un favore. Baxter arriva ovunque, anche alla polizia. Il ragazzo identificato come l’investitore di Rocco non ha scampo.
E neanche noi, perché smettere di seguire Your Honor è veramente difficile. Vogliamo sapere come andrà a finire, e i 10 episodi della serie diventano come un unico, lungo film. Carico di tensione e interpretato in modo impeccabile, da tutti.
Kofi Jones
Niente accade per caso. Michael ha salvato la madre di Kofi Jones (Lamar Johnson, The Next Step) da un arresto ingiusto, dalla falsa testimonianza di un poliziotto. E ora, suo figlio - uno dei suoi figli - pagherà per il crimine commesso da Adam.
Il mondo è piccolo, la verosimiglianza di questa casualità lo dimostra.
La complessità morale di Your Honor, con la confessione di Kofi forzata dal capo della gang dei Desire, la madre che chiede l’aiuto di Desiato, la morte di Rocco che si trasforma in una guerra fra bande di criminali, la crescita esponenziale della violenza scatenata dalla bugia di Adam e da tutte quelle che si porta dietro... Tutte questioni moralmente impegnative. Con il coinvolgimento della polizia e del futuro candidato sindaco, Charlie Figaro (Isiah Whitlock Jr., La 25° ora), in debito con il giudice, per non parlare della senatrice, Elizabeth (Margo Martindale, The Leftovers), la nonna materina di Adam.
Mentre Adam soffre le pene dell’inferno, schiacciato dal senso di colpa. A un anno di distanza dall’omicidio della sua mamma. Così devastato dal dolore e dal senso di colpa da documentare la propria colpevolezza e tornare sul luogo del crimine, dove l’auto che lo inseguiva torna a farsi viva.
Carlo Baxter (Jimi Stanton, The Punisher) , il fratello maggiore di Rocco, è in carcere per tentato omicidio.
Politica, violenza, razzismo, confessioni estorte, battaglie civili, corruzione, ingiustizie, pregiudizi, mass media: tutto finisce nel calderone del caso di Adam. E nelle innumerevoli tematiche importanti affrontate da Your Honor.
Fingere che sia tutto normale
La complessità del tema morale, che intreccia politica, corruzione, giustizia e criminalità, sfocia nel modo in cui si affronta la vita in base all’esperienza. Michael chieda ad Adam di andare avanti, di pensare al college, al futuro, alla propria vita. Di fingere che sia tornata la normalità.
Perché Michael può farlo. Ha un’età, un’esperienza, una capacità di discernimento che gli permettono di convivere con il senso di colpa. Magari avrà gli incubi, o soffrirà di attacchi di panico, ma andrà avanti.
Mentre Adam non ha gli strumenti per farlo. Non può affrontare anche questo, un anno dopo l’assassinio della sua mamma.
Non è in grado di farlo, è semplicemente qualcosa di più grande di lui. In fondo, è solo un ragazzino.
In un gioco che suo padre prova a gestire con ogni mezzo a disposizione, incluso quello che gli permette di provare a salvare la vita di Kofi facendolo mettere in isolamento. E di farlo assolvere, grazie all’intervento di Lee Delamere (Carmen Ejogo, True Detective), l’avvocato più brillante che conosce. Ma non abbastanza in fretta. Non prima che Carlo Baxter riesca ad avere la sua vendetta, come voleva la madre. Perché nessuno può mettersi contro i Baxter. Nessuno.
Nemmeno la legge, tanto che l’omicidio di Kofi commesso da Rocco, secondo lo sceriffo, non è mai avvenuto.
Insieme all’auto della madre di Adam, schiacciata dal demolitore, viene stritolata anche la verità sulla morte di Rocco e Kofi.
Non mancano mai simboli e parallelismi, nei 10 episodi della prima stagione scritti e creati da Peter Moffat (The Nigt Of, Criminal Justice).
Vostro onore
Se il padre dell’investitore non fosse un giudice, niente sarebbe avvenuto. Perché chi conosce la legge, chi conosce davvero la legge - e nessuno la conosce meglio di un giudice - è anche la persona più abile ad aggirarla.
Tutto, dalla reazione al ricatto, dalla cancellazione delle prove al falso alibi, dalle confessioni emotive per sviare l’attenzione al convincere la detective Costello, dal mentire come ha imparato dai peggiori criminali: tutto è frutto dell'esperienza di vostro onore, il giudice Desiato, che sa come muoversi. Ma che non può vincere contro il re dei peggiori criminali, un boss come Jimmy Baxter (il cui interprete ricorderete in Boardwalk Empire).
A meno che Adam non inizi a frequentare sua figlia, Fia Baxter (Lilli Kay). Perché la situazione non era già abbastanza complicata. Perché Adam aveva bisogno di sapere cos’aveva fatto, di conoscere le persone che ha distrutto.
La morale
Ho ripetuto più volte come la complessità morale delle azioni di Adam, Michael e tutti gli altri sia al centro della narrazione.
Ma c’è anche un altro aspetto morale: l’insegnamento di Your Honor.
La morale, insomma. E la morale è che la verità, alla fine, salta sempre fuori. In un modo o nell’altro, con un dubbio o una prova, puoi nascondere certi segreti ma non un’omissione di soccorso. Non se hai 17 anni, l’asma, un’ottima educazione e il mito del rispetto della legge.
Soprattutto, però, la morale è che una bugia diventano due. E poi tre, quattro. Un ricatto diventa due ricatti, tre, quattro. Un vortice da cui non si esce più.
Il crimine paga, per qualcuno. Come per Jimmy Baxter: una vita agiata, tanti privilegi, ma anche tanti, troppi ostacoli. Troppi ingranaggi da ungere, troppi rischi per le persone che ami.
Ne vale la pena? Tutti i grandi criminali della storia, da Pablo Escobar a George Jung, se lo sono chiesti. E la risposta, anche per loro, è stata sempre e solo una: no.
Ma quando passi da giudice a criminale per salvare la vita di tuo figlio, le cose cambiano. Ne vale la pena? No, ma in questo caso non hai altra scelta. Nessuna scelta.
Alternative
La differenza fra il giudice e i criminali resta sempre e solo nella mancanza d’alternativa. Cosa di cui Your Honor ci parla per tutti i personaggi, incluso il fratellino di Kofi, Eugene ((Benjamin Flores Jr.), rimasto solo al mondo.
La vita ci porta o dove scegliamo o dove altri scelgono per noi.
Il caso, o la sfortuna, o il destino - scegliete ciò che più vi aggrada - ha voluto che Adam Desiato investisse e uccidesse Rocco Baxter. Delegando una guerra per la sopravvivenza ai loro padri attraverso una serie che passa dal dramma all’investigazione, dall’action al legal drama.
Cambiando ritmo, diventando sempre più incalzante, avvolgendo i protagonisti in spire sempre più strette, fino al gran finale della prima stagione.
Un finale che non lascia spazio che all’unico, vero, spietato giudice di Your Honor: il destino.
Commento
Voto di Cpop
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