Arma X: le origini di Wolverine

Arma X: la storia che ha svelato ai lettori Marvel le origini del mutante noto come Wolverine, tra esperimenti folli e grandi rivelazioni

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Autore: Manuel Enrico ,

Quando Lein Wein creò un nuovo antagonista per Hulk, probabilmente non immaginava che ciò che era stato originariamente concepito come un nemico secondario sarebbe diventato una delle icone dell'Universo Marvel. Tuttavia, da quel primo scontro con il Gigante di Giada iniziò un percorso che trasformò un certo mutante in uno dei membri più prominenti degli X-Men. È proprio con l'ingresso nella squadra mutante che Wolverine assunse un ruolo di primo piano, grazie alla cura con cui fu sviluppato da Chris Claremont. Grazie a Claremont, Wolverine divenne una delle figure principali nel panorama mutante, mantenendo intatto il mistero che circondava il suo passato. Questo enigma fu svelato solo nel 1991, quando Barry Windsor-Smith realizzò Arma X.

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È sorprendente, ma nel corso di quasi vent'anni di pubblicazione delle avventure di Wolverine, il suo passato rimase avvolto nel mistero. All'interno della trama degli X-Men, emerse che era stato parte del progetto Alpha Flight, una squadra di supereroi voluta dal governo canadese, ma non era mai stata spiegata la sua inclusione in questo team. In effetti, si accennò brevemente al fatto che furono i coniugi Hudson, agenti governativi, ad accogliere Wolverine tra le file dei supereroi canadesi. Chris Claremont si era impegnato a non rivelare troppo rapidamente i segreti che circondavano il personaggio, mantenendo una certa attenzione nei confronti di Logan, un'attenzione che fu condivisa dagli autori della sua serie.

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Molti dettagli distintivi di Wolverine non erano mai stati completamente definiti, come ad esempio i suoi celebri artigli, che, in X-Men #98, si scoprì essere situati nel suo avambraccio, senza però spiegare come l'intero suo scheletro fosse stato ricoperto di adamantio. Questa mancanza di dettagli offriva un'ampia possibilità narrativa, un'opportunità che alla fine sarebbe stata sfruttata da Barry Windsor-Smith.

Marvel Comics
Arma X
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Dopo anni di insistenze da parte dei fan degli X-Men desiderosi di scoprire di più sulle origini del misterioso canadese con artigli, la Marvel decise finalmente di accontentare questa richiesta, inserendo all'interno del periodico antologico Marvel Presents una miniserie dedicata alle origini, seppur parziali, di Wolverine: Weapon X, nota in italiano come Arma X.

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In quel periodo, Marvel Presents veniva spesso utilizzato come trampolino di lancio per giovani autori, con sporadiche apparizioni di autori di spicco della Casa delle Idee (come Buscema, Claremont, e altri), principalmente per trattare storie riguardanti personaggi minori dell'universo Marvel. Mantenendo la filosofia della serie, Arma X fu pubblicata con un ritmo di otto pagine a settimana, riservando uno spazio maggiore per il capitolo conclusivo.

Barry Windsor-Smith, quando gli fu assegnato il compito di realizzare questo fondamentale capitolo nel mito di Wolverine, era reduce da un lungo periodo di assenza dal mondo dei fumetti, in cui era già riconosciuto come un maestro (grazie alla sua straordinaria opera su Conan negli anni '70) e avrebbe poi regalato ulteriori gemme (come il finale di La Guerra delle Armature in Iron Man).

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Al momento di affrontare Arma X, Barry Windsor-Smith aveva un vantaggio: poteva lavorare su un personaggio sostanzialmente senza un passato ben definito. Windsor-Smith aveva già scritto una storia di Wolverine, Lupo Ferito, in cui Chris Claremont aveva delineato alcune delle caratteristiche del personaggio che sarebbero state poi ampliate in Arma X.

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Svelare il passato di Wolverine

Infatti, all'epoca, si sapeva ben poco su Wolverine. Era un individuo lontano dall'archetipo del classico eroe dei fumetti. Irritabile, incline alla violenza e in costante ricerca del proprio passato e di un equilibrio interiore, Logan rappresentava l'opposto del tradizionale supereroe positivo tipico dell'universo Marvel. Claremont lo aveva reso un uomo ferito e violento, capace però di mostrare una sorprendente sensibilità, in contrasto con la violenza repressa che faticava a contenere.

Quando Barry Windsor-Smith si apprestò a definire il destino di Wolverine, decise di preservare integralmente questo elemento caratteristico del personaggio. Creò una storia sulle origini che non si concentrava sulla nascita dell'uomo conosciuto come Wolverine (compito che sarebbe spettato a Paul Jenkins anni dopo), ma si focalizzò piuttosto sul momento in cui Wolverine fu forgiato. Questa sottile differenza diventò il fondamento su cui si basò il mito di Arma X.

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All'interno di un impenetrabile laboratorio segreto, il Professoree il suo team di scienziati sono immersi nella ricerca per creare l'arma definitiva. Dopo svariati esperimenti sui mutanti, sembra finalmente emergere il soggetto ideale: un mutante dotato del straordinario potere di guarire rapidamente da qualsiasi ferita. Le caratteristiche eccezionali di questo mutante, chiamato Logan, lo rendono l'opzione perfetta per l'Esperimento X, un progetto volto a creare una macchina da guerra completamente manipolabile.

Lo sfortunato Logan viene rapito e sottoposto a una serie di test fisici e mentali, con l'intento di trasformarlo in una marionetta nelle mani del Professor. I due principali collaboratori del professore, Cornelius e la dottoressa Hines, cercano di frenare le ambizioni del Professor, che non riesce a comprendere la potenza incontenibile della natura selvaggia di Logan.

Questa convinzione troverà conferma quando l'Esperimento X si avvierà verso la sua tragica conclusione.

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La storia di Wolverine è oggi una delle più celebri nell'universo dei fumetti, eppure il primo capitolo nel suo viaggio alla scoperta del tragico passato è stato Arma X. Windsor-Smith, forse in modo inconsapevole, ha creato con questa miniserie una storia delle origini, anche se, in netta controtendenza rispetto alla tradizione dei primi passi dei supereroi, non c'è nulla di eroico o entusiasmante.

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Arma X è piuttosto un dramma umano nato dalla sua epoca, il tardo anni '80, un decennio che ha lasciato cicatrici profonde nella società americana. Mentre da un lato abbiamo l'evento scientifico tipico che scatena i poteri del personaggio (raggi cosmici, ragni radioattivi, raggi gamma), dall'altro non c'è una consapevolezza eroica del proprio ruolo, ma una lotta per la sopravvivenza, un tentativo disperato di evadere dalla prigionia. Emergono tracce di amarezza e sconforto che diventeranno un tema centrale nei fumetti americani nel decennio successivo, ma Windsor-Smith le anticipa con straordinaria personalità.

Questa libertà creativa si spinge fino al punto di relegare la trama su un piano quasi secondario. Arma X non è una lettura che si basa su una trama solida e impeccabile, ma trova la sua essenza nel contrasto emotivo tra i personaggi, creando parallelismi tra lo scienziato e la cavia, tra vittima e carnefice. Sfruttando il formato per cui è stata concepita, Barry Windsor-Smith concentra l'intensità del suo racconto in capitoli di otto pagine, inserendo in ogni vignetta una straordinaria quantità di dettagli grafici e narrativi. Da questa esigenza nascono piccoli gioielli, come le prime due vignette in cui le lenti degli occhiali del Professore evidenziano le lettere X e MEN della parola "Experiment", o la frenetica e inarrestabile corsa di Wolverine nei corridoi del complesso scientifico.

Scrivere il futuro di Wolverine raccontandone il passato 

Nella realizzazione di Arma X, l'autore ha intrapreso un approccio innovativo nell'uso delle didascalie. Solitamente di natura espositiva, queste hanno assunto un ruolo ulteriore nel racconto, diventando veicoli di dialogo in cui si intrecciano la sfrenata espressività del tratto di Windsor-Smith con la profonda sensibilità dei personaggi al di fuori del campo visivo, le cui parole sentiamo (o meglio, leggiamo). Questa sinergia tra didascalia e disegno ha trovato la sua massima espressione grazie alla dettagliata e impeccabile resa grafica dell'autore, che ha meticolosamente delineato ogni minimo particolare dei personaggi, dai dettagli dei cavi ai capelli, concentrandosi su momenti specifici e immortalandoli. Questo approccio ha permesso di trasmettere appieno l'emozione dei personaggi, regalandoci un Wolverine tormentato e feroce come mai prima (e forse neanche in seguito).

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Arma X. Wolverine

Arma X. Wolverine

Arma X. Wolverine di Barry Windsor-Smith

Arma X è cruciale per il mito di Wolverine non solo perché finalmente offre ai lettori il frammento di passato del personaggio che tanto desideravano, ma soprattutto perché incarna in modo superlativo la vera sfida di Logan: contenere la bestia che alberga in lui. Barry Windsor-Smith colloca il personaggio in una situazione in cui, nonostante tutti gli sforzi di Wolverine per dominare la sua natura selvaggia, questa è deliberatamente cercata e provocata dall'insano Esperimento X.

Ciò che Claremont e gli autori successivi renderanno la sua continua lotta interiore, Windsor-Smith la ritrae nella sua forma più autentica e brutale. L'importanza di Arma X risiede nel fatto che ha dato inizio a un percorso alla scoperta delle origini autentiche di Wolverine, un intento che non ha mai raggiunto vette artistiche (sia dal punto di vista grafico che narrativo) come quelle raggiunte da Barry Windsor-Smith.

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