E se la "salvezza" dei comics arrivasse dagli spillati?

Le fumetterie americane segnalano un crescita a doppia cifra nel primo trimestre trainata non più dai graphic novel ma dai tradizionali spillati.

Autore: Domenico Bottalico ,
Libri e fumetti
5' 24''
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Negli scorsi giorni il sempre attento BleedingCool ha riportato alcuni incoraggianti testimonianze di diverse fumetterie americane che segnalano una crescita a doppia cifra delle vendite nel primo trimestre del 2025. Un ottimisimo che non si respirava da molto tempo nei negozi specializzati che continuano a rappresentare il cuore pulsante dell'industria del fumetto. Il denominatore comune di queste testimonianze? A trascinare le vendite non sono più volumi, graphic novel e simili bensì le pubblicazioni mensili ovvero i tradizionali e "vecchi" spillati.

Il ritorno trionfale dello spillato e dell'entusiasmo dei lettori

Ciò che emerge con forza dalle testimonianze dei rivenditori non è solo l'aumento delle vendite in termini numerici, ma anche un rinnovato entusiasmo da parte dei lettori e soprattutto di nuovi lettori o vecchi lettori che avevano abbandonato le pubblicazioni mensili - e quindi le "novità" - concentradosi su volumi autoconclusivi o raccolte di vecchie storie.

Per tutte le fumetterie interpellate il merito di questo entusiasmo è dettato anche dalle nuove linee editoriali come Absolute e Ultimate, dall'Energon Universe e dal rilancio di proprietà come Teenage Mutant Ninja Turtles. I titoli storici come Amazing Spider-Man, le serie degli X-Men e Batman invece continuano a dimostrarsi pilastri fondamentali del mercato.

Dato curioso è anche quello legato alle abitudini di pagamento: rispetto al 2024 è scesa la media dei pagamenti con carta di credito e aumentato quello con contanti. Questo potrebbe indicare che i lettori si affacciano più volte durante il mese in fumetteria per l'acquisto delle nuove uscite anziché attendere di accumulare spillati e volumi come succedeva precedentemente.

Il lettore vuole appassionarsi...

Le testimonianze raccolte in prima linea da BleedingCool aprono una discussione più ampia sul ruolo della serialità, dei casual readers e della diffusione del fumetto più in generale.

Se negli Stati Uniti fenomeni come Dog Man continuano a macinare numeri fuori scala (2.5 milioni di copie vendute dell'ultimo libro solo negli Stati Uniti) facendo convergere verso le librerie di varia un target di pubblico ben preciso, è indubbio che la coda lunga dei casual readers e dei nuovi lettori generati dai lockdown causati dalla pandemia si è esaurita.

Le proposte "ideali per nuovi lettori" e di graphic novel dai temi spesso biografici o intimistici non hanno generato di fatto veri lettori ma solo fruitori temporanei incapaci di sostenere una filiera che, per sua stessa natura parte, e si autoalimenta dal fumetto. Poi si estende anche ad altri ambiti della cultura pop sicuramente più remunerativi nel breve periodo ma anche estremamente passegeri nelle mode - vedasi il boom dei card game degli ultimi mesi.

Il fumetto dato per morto è qui per restare. Non solo. Il lettore oggi ha un solo obbiettivo: appassionarsi. 

Bombardato da una quantità di contenuti perennemente accesibili ma di cui è fruitore passivo - il tempo di scrolling per la scelta di un film nelle piattaforme streaming è quasi raddoppiato negli ultimi 2 anni - il lettore ha (ri)scoperto la comfort zone rappresentata dalla serialità. Non c'è una formula segreta o una "nuova ricetta", più semplicemente l'idea di una narrazione lunga - complessa e tavolta articolata, con alti e bassi - e stratificata oggi risulta più appagante perché riporta l'attenzione sul ruolo attivo del lettore.

Non si tratta però solo di adempiere alle caratteristiche proprie del medium fumetto - non abbiamo uno schermo davanti, le pagine dobbiamo girarle noi così come i dialoghi dobbiamo recitarli noi - ma di un ruolo attivo che si estende oggi anche alla scelta di cosa leggere e come leggerlo. Mai come oggi, il lettore muove il mercato grazie al suo gradimento.

...e in Italia?

Nel nostro paese è impossibile non notare come, dopo un allargamento spropositato degli spazi espositivi, anche nella libreria di varia il fumetto si è ridimensionato. È sempre fortemente presente ma al fianco di altri prodotti come gadget, giochi da tavolo e simili.

Se è pur vero che in Italia l'ago della bilancia del mercato è dettato dal gettonatissimo comparto manga, forse più che in altri paesi, l'Italia ha spremuto il graphic novel sia come categoria merceologica che come tipologia di fumetto. Negli ultimi dieci/quindici anni la produzione di libri a fumetti "biografici" è stata sterminata ma "non tutti hanno una vita così interessante da dover essere raccontata".

Mentre molti editori stanno saggiamente rivalutando la propria politica editoriale, rispolverando il fumetto di genere o stili più personali di disegno e narrazione, il nostro mercato non ha ancora trovato la chiave di volta per riaccendere la passione nei lettori.

In Italia la forbice fra edizione di pregio ed edizione "popolare" è molto ampia. Forse più ampia che negli Stati Uniti o altri paesi ma rispecchia la tendenza di qualsiasi forma di intrattenimento a diventare costosa ed "difficile". Basti pensare alla musica e al ritorno in voga del vinile laddove però c'è la presenza di piattaforme per la fruizione diretta che hanno sostituito i CD.

In questo senso lo spillato è, per antonomasia, il formato proprio del fumetto americano. L'Italia l'ha importato rimaneggiandolo (la forma antologica) e oggi è in declino. Non è più economico produrlo e la sua distribuzione, storicamente affidata alle edicole, è morta. I prezzi sono aumentati - in proporzione come negli Stati Uniti sia chiaro - così come sono aumentati i prezzi degli albi da 96 pagine in bianco e nero, quelli della Sergio Bonelli Editore, ovvero la forma più "popolare" di fumetto nel nostro paese.

Se la narrazione supereroistica è recepita ancora come "difficile", bene stanno facendo gli editori ad adottare comunicazioni quanto più chiare possibili (il lancio dell'Energon Universe in Italia) o trovare soluzioni per calmierare i prezzi con collane di volumi economici.

È sufficiente? Probabilmente no, ma è pur sempre un punto di partenza. Bisognerebbe riscoprire le fumetterie come luogo in cui promuovere il fumetto - sembra assurdo ma una buona percentuale di clienti di una fumetteria medio-grande non acquista fumetti o solo fumetti - di modo da fare da contraltare alle grandi manifestazioni non sempre alla portata di tutti. 

E bisognerebbe anche distillare una comunicazione più precisa e competente che possa "educare" nuovi e vecchi lettori alle novità spesso ostracizzate in favore della più nuova e lussuosa ristampa di storie che vivono dell'effetto nostalgia.

 

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