Hanno rubato i suoi segreti…e ora è guerra. Quando i fan di Marvel Comics lessero questa introduzione, fu immediatamente evidente che Iron Man si stava preparando ad affrontare uno dei suoi momenti più difficili, un evento destinato a rivoluzionare per sempre la sua vita. Non si può negare che le due epiche saghe de La Guerra delle Armature non soltanto hanno contribuito a regalare a un già tormentato Tony Stark una nuova e drammatica avventura, ma hanno anche consolidato il ruolo di Iron Man come uno dei principali protagonisti dell'universo Marvel.
Sebbene possa sembrare sorprendente ai giorni nostri, Iron Man non è mai stato una delle figure di spicco nell'universo Marvel. Il Marvel Cinematic Universe ci ha abituati a considerare il brillante miliardario come una delle pietre angolari dell'intera comunità eroica marveliana, ma sin dai suoi primi giorni, il Vendicatore Dorato non è mai stato uno dei personaggi più amati dai lettori, che continuavano a preferire X-Men, Spider-Man o i Fantastici Quattro.
La Guerra delle Armature: Tony Stark affronta le sue colpe
L'ascesa di Iron Man è stata un processo lungo e complesso che si è concretizzato verso la fine degli anni '80, grazie all'impegno di alcuni nomi ben noti tra i fedeli appassionati della Marvel. Questo processo si è fondato su un trittico di storie, di cui le due saghe delle Armor Wars rappresentarono il capitolo finale, delineando così la conclusione di una drammatica trasformazione del personaggio, iniziata con un cult della Marvel: Il Demone nella Bottiglia.
- Le debolezze di Iron Man
- La Prima Guerra delle Armature: sensi di colpa e ritorno
- La Seconda Guerra delle Armature: corpo contro mente
- La Guerra delle Armature nel Marvel Cinematic Universe
Le debolezze di Iron Man
Verso la fine degli anni '70, il duo creativo formato da David Michelinie e Bob Layton prese le redini della serie di Iron Man. Fedeli allo spirito dell'epoca, che si concentrava sull'umanità dei supereroi e affrontava drammi personali, introdussero un elemento che avrebbe avuto un impatto duraturo sulla vita di Tony Stark: l'alcolismo. In un contesto sociale in cui la problematica dell'alcolismo era di grande rilevanza, questa battaglia contro l'abuso di alcol divenne un nemico interiore che Iron Man non riuscì mai completamente a sconfiggere, e che rimase al centro di capitoli più recenti della sua storia, come ad esempio in Vendicatori: Divisi.
Fu David Michelinie a riconoscere l'importanza di questo tema come elemento scatenante in Il Demone nella Bottiglia, mettendo in evidenza la pressione insostenibile che Tony Stark doveva sopportare.
In una situazione simile, una persona reale costretta a sopportare una simile pressione cercherebbe una valvola di sfogo. Dato che da tempo si era stabilito che Tony era il classico playboy, che lo si era già vista bere alcolici in diverse occasioni, pensai che fosse comprensibile e realistico per Tony vedere nell’alcol una via di fuga alla sua pressione. Con Bob, iniziammo a lavorare su questa idea.
Pubblicato tra Iron Man #120 e Iron Man #128, Il Demone nella Bottiglia si trasformò rapidamente in un'icona nel Marvel Universe, portando una notevole attenzione al personaggio. Questo cambiamento fece sì che Iron Man passasse da essere un eroe relativamente secondario nel panorama della Marvel a diventare un punto di riferimento per i lettori. Dopo il duo Michelinie-Layton, le gesta dell'eroe furono narrate da due maestri, Denny O’Neill e Luke McDonnell, che approfondirono ulteriormente la dimensione umana di Tony Stark. Affrontarono una seconda crisi personale legata all'alcolismo e la perdita delle sue industrie.
Questa narrativa in continua crescita aggiunse ulteriore profondità al personaggio, tanto che quando si rese necessario cambiare nuovamente il team artistico della serie, l'allora editor Jim Shooter richiamò i due guardiani di Iron Man, Michelinie e Layton, e nel 1987, affidò loro nuovamente le redini della testata.
Inizialmente, la situazione fu un disastro.
David Michelinie e Bob Layton sembravano avere difficoltà a mantenere il ritmo delle trame dei loro predecessori. La vita di Tony Stark era diventata un autentico incubo, con la perdita non solo delle sue aziende, ma anche del ruolo di Iron Man, che era stato assunto dall'eterno amico James Rhodes, trasformando Stark in un uomo profondamente diverso. I due autori sembravano scontrarsi con la complessità di questo personaggio, tanto che le vendite subirono un calo e il loro contributo fu messo in discussione.
Tuttavia, la soluzione a questa situazione problematica, come raccontò in seguito Michelinie, giunse grazie all'intervento di Jim Shooter e a un incontro in un ristorante italiano
Un paio di anni fa un gruppo di gioiosi e affamati pazzi della Marvel si ritirò in uno dei migliori ristoranti italiani di New York per un intenso brainstorming (in realtà eravamo principalmente affamati, ma la scusa del lavoro era ottima). Presenti erano l’allora assistant editor Howard Mackie, l’editor in chief Jim Shootr, lo scrittore David Michelinie e il disegnatore Bob Layton. Tra una forchettata di vermicelli e l’altra, Bob espresse il disappunto per la mancanza di pubblicità che stavamo avendo per il nostro Iron Man. Entrambi eravamo convinti di realizzare storie degne di nota (assieme all’inchiostratore Mark Bright), ma non avevamo visibilità. Non c’era modo di ottenere una pubblicità interna? Un riferimento in Marvel Age? Un’intera pagina sul New York Times Litterary Supplement? Gustandoci un piatto di impeccabili capelli d’angelo, Jim ci rispose che la qualità delle storie non era sufficiente, e la qualità era l’unico standard per la Marvel. Per esser notati, dovevamo fare qualcosa di grandioso. ‘Vi serve un evento. Datemi qualcosa su cui puntare e lo spingeremo!
La proposta di Jim Shooter era indubbiamente valida, venendo da uno dei più amati autori della Casa delle Idee, colui che aveva introdotto il concetto di graphic novel nella casa editrice con la sua opera La Morte di Capitan Marvel. Il suggerimento offerto ai due autori avrebbe poi dato origine alla prima Guerra delle Armature (Armor Wars).
La Prima Guerra delle Armature: sensi di colpa e ritorno
La creazione di un evento significativo nel mondo Marvel non era certo un compito semplice, specialmente considerando che al tempo gli eventi crossover non erano così diffusi come lo sono oggi. Tuttavia, la complessità del personaggio di Iron Man forniva già di per sé tutti gli elementi su cui lavorare. Stimolato da questa idea, Michelinie identificò immediatamente i due concetti chiave del nuovo arco narrativo: il senso di colpa e l'armatura.
Era indiscutibile che l'armatura fosse una componente centrale per Iron Man, visto che rappresentava il suo distintivo principale. Sin dalla sua prima apparizione nel 1963, Tony Stark aveva costantemente migliorato le caratteristiche dell'armatura di Iron Man, giungendo infine alla raffinata livrea rossa e argentata dell'epoca, nota come Silver Centurion. Tuttavia, nella storia del personaggio c'era un momento cruciale che aveva stabilito un importante precedente per quanto riguarda La Guerra delle Armature: l'introduzione del suo costume tradizionale rosso e oro.
Questo iconico costume, conosciuto come l'armatura Mark III, fece la sua prima apparizione in Tales of Suspense #48 nel 1963, e fu ideato graficamente da Steve Ditko. Questa nuova armatura fu la risposta di Stark a un attacco subito dai sistemi della sua precedente armatura, perpetrato da Mr. Doll, il quale aveva fatto perdere il controllo di Tony sul suo alter ego corazzato.
Questo particolare divenne fondamentale nella trama de La Guerra delle Armature. Nel primo capitolo di questa saga, Stark, analizzando l'armatura del suo avversario Force, scopre che gran parte della tecnologia utilizzata da questo ora redento criminale era in realtà derivata dalla tecnologia del costume di Iron Man. Questa rivelazione spinse Stark a interrogarsi su quanti dei suoi stessi dispositivi legati all'identità di Iron Man, portandolo a intraprendere una vera e propria caccia all’uomo.
Si trattò di una crociata personale di Tony Stark che lo spinse a sviluppare una tecnologia in grado di rilevare l'uso della sua stessa tecnologia da parte di criminali, ma andò ben oltre. Quella che divenne essenzialmente una missione personale portò il miliardario a superare il limite, oltrepassando il suo ruolo di Vendicatore e violando leggi. In seguito alla sua ricerca, che lo portò a confrontarsi in territorio sovietico con Dinamo Cremisi e Titanium, entrambi utilizzatori della sua tecnologia, venne chiesto a Stark di lasciare il team dei Vendicatori.
La sua crociata lo portò anche in conflitto con i Vendicatori della Costa Ovest, che ne richiesero l'allontanamento. Inoltre, lo spinse a scontrarsi con istituzioni militari che utilizzavano alcune delle sue scoperte, rendendolo impopolare e costringendo le Stark Enterprises a distanziarsi dall'identità dell'uomo dietro all'armatura, la cui vera identità era ancora sconosciuta.
IRON MAN LA GUERRA DELLE ARMATURE
Michelinie ebbe l’intuizione di valorizzare questo senso di colpa di Stark, che sentiva sulle proprie spalle il peso dei morti causati dal furto della sua tecnologia, portando il miliardario a non accettare alcun limite alla propria missione. Al punto di sfruttare in modo spietato degli amici supereroi (come Scott Lang, il secondo Ant-Man) o dare vita a un primo scontro con Steve Rogers, all’epoca privo del titolo di Capitan America. Un confronto interessante, con entrambi i due eroi alle prese con una propria traversia personale scaturita dall’accettare il proprio ruolo come simbolo (Rogers era ancora alle prese con gli eventi di Secret Empire), portando a una prima fattura tra i due Vendicatori che si sarebbe riproposto negli anni futuri, sino alla massima espressione vista in Civil War.
Il fatto che gli schemi delle proprie invenzioni fossero state trafugate da Justin Hammer, storico rivale, e rivendute al mercato nero non consolò Stark, che si sentiva comunque colpevole, portandolo a seguire un proprio piano per impedire che questo potesse ricapitare. Una decisione che condusse a un contrasto con gli ambienti militari, che si rivolsero quindi a un rivale di Stark, Cord, che sviluppò l’armatura di Firepower, che divenne uno strumento di vendetta contro le Stark Enterprises, quando Iron Man venne allontanato dalle industrie di Stark.
Per affrontare Firepower, Stark costruì una nuova armatura, la Mark VII, che esordì in Iron Man #231, dove il nuovo difensore di Stark sconfisse il rivale, dando vita a nuova era del Vendicatore Dorato. A chiudere però l’arco di Guerra delle Armatura fu Nemici Intimi, contenuta in Iron Man #232 realizzata da Barry Windsor-Smith (apprezzato per il cult Arma X), dove veniva presentato in modo eloquente il pesante impatto di questa vicenda sulla psiche e l’anima di Stark.
L’impatto di Guerra delle Armature fu fondamentale per il mito di Iron Man, considerato come la vicenda ebbe una profonda influenza sullo sviluppo del personaggio. In questo arco narrativo compaiono in modo evidente tratti poco nobili di Stark, come la sua tendenza a sfruttare le persone a lui vicine per raggiungere i propri scopi, e mostrando i primi tratti di quella che, negli anni seguenti, sarebbe divenuta una sempre più marcata divergenza di opinioni con la ‘coscienza marveliana’, ossia Capitan America.
Da notare anche come gran parte degli eventi di questo arco narrativo, come le conseguenze di esser Iron Man e il furto della tecnologia Stark, siano stati centrali anche per la dimensione cinematografica del personaggio, se ripensiamo a come gli eventi di Iron Man 2 siano profondamente ispirati alle vicende di Guerra delle Armature, seppure riscritti all’interno del più ampio contesto del Marvel Cinematic Universe.
Tuttavia, Armor Wars non si concluse con questo primo arco, ma tornò pochi anni dopo con la Seconda Guerra delle Amature.
La Seconda Guerra delle Armature: corpo contro mente
Dopo la Guerra delle Armature, nuovamente la gestione della testata di Iron Man affrontò parecchi cambiamenti. Nei due successivi, Michelinie aveva iniziato a lavorare su Amazing Spider-Man, spingendolo infine ad abbandonare Testa di Latta per dedicarsi interamente al Tessiragnatele, consegnando la serie del Vendicatore Dorato interamente a Layton, che iniziò a scriverne le storie, lasciando il ruolo di disegnatore a John Romita Jr, a partire da Iron Man #256. Un esordio eccellente, se pensiamo che in questo numero Tony Stark viene ferito alla colonna vertebrale e rimane paralizzato alle gambe, condizione che viene risolta grazie all’impianto di un chip neurale. E questo dettaglio sarà sfruttato al meglio da un maestro della Casa delle Idee: John Byrne.
Layton, infatti, dopo avere abbozzato l’idea della Seconda Guerra delle Armature decise di abbandonare Marvel per entrare nella nascente Valiant Comics. Rimasti privi dello sceneggiatore, in Marvel decisero di affidare la serie di Testa di Latta a John Byrne, recentemente tornato alla Casa delle Idee dopo una proficua collaborazione con DC Comics su Superman. Il rientro in Marvel di Byrne coincise con il suo lavoro come one man artist sulla serie di Namor the Sub Mariner, portandolo ad accettare l’incarico su Iron Man solo come sceneggiatore, consentendo a John Romita Jr. di rimanere come disegnatore.
Proprio in Namor, Byrne aveva dato vita alla coppia di fratelli Phoebe e Desmond Marrs, che dopo aver dato filo da torcere all’atlantideo si rivolsero contro il loro rivale, Tony Stark, con l’aiuto dell’instabile ma geniale DeWitt, che ordì un piano machiavellico: impossessarsi del corpo di Stark.
Byrne decise di adattare la prima idea di Layton, ossia sfruttare la presenza del microchip nel corpo di Stark, ma spinse la narrazione verso una dimensione più interiore, facendo sì che DeWitt si rivelasse l’artefice di questa miracolosa cura per Stark, trasformandola in un cavallo di Troia tramite cui accedere alla mente di Stark.
Intuizione felice, che Byrne sviluppò riaggacciandosi a un evento epocale di Guerra delle Armature, la morte di Titanium. Il peso delle decisioni di quel momento si ripercosse nuovamente su Stark, che viene ritratto in momenti di profondo sconforto pronto a ricadere in vecchi vizi, mentre riceve il sostegno del fedele Rhodes. La Seconda Guerra delle Armature ha un input più hi-tec rispetto alla precedente, creando una particolare dicotomia tra mente e corpo, sfidando Stark a spingersi al limite. Non mancano aspetti tradizionali del periodo narrativo tipici di Iron Man,come la difficoltà nella gestione delle Stark Industries, ma il taglio dato da Byrne punta fortemente all’impatto emotivo della vicenda, spingendo sulle conseguenze dell’essere Iron Man che si sviluppò tra Iron Man #258 e Iron Man #266.
L’eredità della Seconda Guerra della Armature fu di lasciare un Tony Stark indebolito e nuovamente costretto ad affrontare il proprio fallimento. Sconfiggere i nemici non significa automaticamente esser vittoriosi, se la loro sconfitta condanna comunque l’eroe a doversi interrogare sulla propria forza, sui propri intenti.
La Seconda Guerra delle Armature scritta da Byrne consentì anche di mostrare l’evoluzione di una storia nemesi di Testa di Latta, il Mandarino, intento a recuperare il proprio potere, confrontandosi con Fing Fan Foom. Sotto questo aspetto, Byrne, che rimase al timone della serie di Iron Man sino al 1992, diede uno slancio al personaggio di Iron Man, contribuendo a segnare un passo narrativo che, negli anni immediatamente seguenti a questo evento, si spinse a riscrivere il rapporto originale tra Testa di Latta e il Mandarino.
La Guerra delle Armature nel Marvel Cinematic Universe
L’interesse per Guerra delle Armature è legato anche all’annuncio di una serie omonima, Armor Wars. La perdita di Tony Stark nel finale di Avengers: Endgame non ci consentirà di vedere Iron Man in questa serie, complice anche la fine delle Stark Industries in Spider-Man: No Way Home.
Dopo l’arrivo di Riri Williams, alias Ironheart, in Black Panther: Wakanda Forever, l’eredità spirituale di Iron Man sembra aver trovato nella giovane eroina una degna rappresentante. Non possiamo tuttavia dimenticare che al fianco di Tony Stark abbiamo visto in diverse occasioni il James Rhodes di Don Cheadle, che ha vestito i panni del War Machine del Marvel Cinematic Universe a partire da Iron Man 2.
Nonostante in capitoli recenti del MCU abbiamo visto Rhodes vestire panni istituzionali, sembra impossibile che Rudy non voglia tutelare il retaggio di Stark. L’annunciato Armor Wars, promosso da serie a film, potrebbe dare questa possibilità a Rhodes, quasi sicuramente affiancato da Riri Williams, prendendo proprio come spunto La Guerra delle Armature fumettistica.
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