La tomba delle lucciole (intitolato Hotaru no Haka), diretto da Isao Takahata e prodotto dallo Studio Ghibli nel 1988, è uno dei film più intensi e toccanti della storia del cinema d'animazione: a partire da lunedì, gli appassionati del genere potranno godersi questo lucente capolavoro su Netflix.
Inizialmente distribuito come Una Tomba per le Lucciole, il film non celebra la magia e la natura, al contrario pone lo spettatore dinanzi ad uno spietato ritratto della sofferenza umana, delle tragedie della guerra, raccontando la storia di due fratelli, Seita e Setsuko, che cercano di sopravvivere a tentoni nel Giappone devastato dalla Seconda Guerra Mondiale.
Basato sul romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, il titolo ci propone un commovente spaccato di amore fraterno, la realtà della guerra filtrata attraverso gli occhi innocenti di due bambini.
- 21 settembre 1945
- Se mangi ti sentirai meglio, così potremmo andare di nuovo al mare.
- Morbidezza e minimalismo, la cruda realtà non ha bisogno di orpelli.
- Ode alla fragilità
- La frustrazione di sentirsi impotenti
21 settembre 1945
Il film si apre con una lezione di disumanità: la lampante indifferenza nei confronti di morti ed indigenti, sguardi colmi di disprezzo nei confronti di giovani in difficoltà. Fastidio, quasi, nel confrontarsi con la realtà dei fatti: la disfatta del glorioso Giappone, l'orrore della guerra.
Sulle dolci note di una nenia, i due protagonisti della vicenda, Setsuko e Seita, osservano in lontananza il cielo squarciato dai lampi delle bombe lanciate dal nemico: sono gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale.
Fa la brava bambina, e sii paziente.
Con queste parole, la madre della piccola Setsuko si congeda dai giovani prima di dirigersi al rifugio antiaereo: i due dovrebbero raggiungerla, ma centinaia di bombe incendiarie si abbattono sulla città di Kobe, trasformandola in un Inferno.
Un gioco di suoni, il calore del fuoco, le urla degli abitanti, i lamenti, Fratellone ho paura: morte e fiamme, poi lo scroscio delle onde del mare, la pioggia che lava via l'orrore.
Seita e Setsuko sono diretti ai Pini Gemelli, luogo in cui dovranno ricongiungersi con l'amata madre: la donna, tuttavia, è rimasta gravemente ferita nel corso del bombardamento, ferite che si riveleranno fatali.
In seguito alla perdita della madre e dopo aver compreso che loro padre, un ufficiale della marina imperiale, è disperso in battaglia, i due fratelli intuiscono di essere rimasti soli: ed è qui che ha inizio il loro viaggio nelle viscere dell'oblio.
Seita e Setsuko, uniti dall'amore, tentano di sopravvivere in un paese in rovina, senza cibo, senza una casa e senza nessuno a prendersi cura di loro.
Malgrado inizialmente riescano a rifugiarsi da una zia, quest'ultima si dimostra progressivamente sempre più egoista e crudele, trattandoli con sufficienza e vendendo l'ultimo cimelio appartenente alla madre dei due piccoli per acquistare del riso e appropriarsene, come fosse solo suo e della sua famiglia: quasi come se i due fratellini lo meritassero di meno.
Dopo averli spinti ad abbandonare la casa, i due decidono di andare a vivere in un rifugio improvvisato, trascorrendo giornate apparentemente serene, circondati dalla natura e amore: non hanno bisogno di nulla, se non della compagnia dell'altro. Occhi luminosi, come lucciole nella notte.
Eppure, come le caramelle di Setsuko, anche questo idillio ha vita breve.
Con il passare del tempo, la situazione diventa sempre più disperata ed esasperata: la mancanza di cibo e cure, unite alla malnutrizione, conduce la piccola Setsuko verso una lenta agonia.
Lei, così fragile ed indifesa: proprio come le lucciole, emblema di poetica fugacità ed espressione dell'evanescenza della vita.
Bella, certo, ma schiava della morte.
Se mangi ti sentirai meglio, così potremmo andare di nuovo al mare.
Come per In Questo Angolo di Mondo, La tomba delle lucciole è un'opera che, pur non entrando nel merito di battaglie o strategie militari, rappresenta uno spaccato umano della guerra. Takahata mostra agli spettatori le orrende conseguenze delle battaglie - volute dai potenti - sui civili innocenti, analizzando il tutto con spiccata sensibilità.
Il film è un accorato monito ai posteri: un appello alla società, contro le atrocità del conflitto e la negligenza di una società incapace di proteggere i cittadini più vulnerabili, i bambini.
Seita e Setsuko: emblema dell'innocenza perduta
I protagonisti della vicenda incarnano l'innocenza e la caducità dell'infanzia in tutto il loro fragile splendore, una meraviglia divina che viene progressivamente erosa dalla brutalità della guerra.
I due bambini tentano a più riprese di ricrearsi una vita famigliare, ed il regista ci pone dinanzi ad una serie di momenti spensierati, pregni di gioia e vitalità, tuttavia alternandoli immediatamente a episodi dolorosi: non c'è pace in guerra.
Così, nel bel mezzo di una giornata in spiaggia, col sole che pizzica la pelle ed il mare cristallino a rinfrescargli i piedi, la piccola Setsuko s'imbatterà in un cadavere; oppure nel condividere un sonetto cantato e suonato al pianoforte, i due fratellini saranno riportati alla realtà dalla disgustosa zia, che sostiene che i vicini siano infastiditi dalla loro spensieratezza.
Un pugno dritto allo stomaco il contrasto tra l'ingenuità della piccola Setsuko, che non è in grado di comprendere del tutto gli orrori di cui è vittima, e la crescente disperazione di Seita, inerme dinanzi al deperimento della sorellina.
Emblema della fugacità della vita sono le lucciole, creature che brillano per un breve momento prima di spegnersi, simboleggiando proprio la loro innocenza condannata a svanire troppo presto.
Disumanizzazione: quando gli adulti dimenticarono i più deboli
Come dicevamo all'inizio, uno degli aspetti più inquietanti della storia è il progressivo distacco emotivo della società nei confronti dei due orfani. Gli adulti, che dovrebbero essere d'esempio e proteggere i due bambini, si rivelano egoisti, indifferenti o addirittura ostili.
Esempio di tale malvagità è la zia dei due ragazzi, che li tratta con durezza, accusandoli di essere menefreghisti e maleducati, rinfacciandogli a più riprese di non lavorare per la Patria e respingendoli quando diventano un peso.
La maggior parte dei personaggi d'età adulta incontrati durante il film mostrano un atteggiamento di indifferenza, freddezza o di rassegnazione dinanzi alla sofferenza dei protagonisti: poliziotti, contadini, fanatici dell'Impero, quella di Takahata è una critica profonda alla società giapponese del tempo e alla sua incapacità di prendersi cura dei più deboli.
Se si tratta di una bambina, potresti cremarla in un angolo del tempio: se le togli i vestiti e accendi il fuoco con delle bucce di fagioli, brucerà benissimo. Aaah, oggi è una bellissima giornata.
Lotta per la sopravvivenza, amore fraterno, disumanizzazione ed ineluttabilità della morte: per quanto Seita cerchi disperatamente di proteggere la sorella dal trauma emotivo di aver perduto la madre, ma anche dal dolore causato da fame e malattie, la realtà è che le lucciole muoiono troppo presto.
Morbidezza e minimalismo, la cruda realtà non ha bisogno di orpelli.
Sobrietà, minimalismo, morbidezza: la storia narrata da Takahata non ha bisogno di orpelli visivi ed ulteriori esagerazioni patetiche, in quanto la crudele realtà dei fatti è già di per sé straziante.
Il realismo accompagna anche la realizzazione delle animazioni ed illustrazioni: ambientazioni, luoghi sospesi tra atavica natura, campagne immerse nella serenità bucolica ed il caos delle battaglie, distruzione, bombe, disperazione.
Il regista non cerca mai di edulcorare la situazione: la morte e la sofferenza, la fame ed il lentissimo deperimento dei due protagonisti vengono mostrati nella loro crudezza e brutalità, così come anche gli sporadici gesti di gentilezza e compassione loro rivolti nel corso del viaggio.
A completare il quadro, la colonna sonora minimalista e delicata che accompagna lo spettatore solo ed esclusivamente in determinati momenti topici, non risultando affatto invasiva e miscelandosi perfettamente al contesto: assente nella maggior parte del girato, il compositore Michio Mamiya contribuisce a creare un'atmosfera malinconica, che mescola desolazione e dolcezza.
Ode alla fragilità
Nosaka nasce nel 1930 a Kamakura, e la sua esistenza viene immediatamente segnata dalla morte: sua madre spira dandolo alla luce. Il padre, Sukeyuki Nosaka, all'epoca vicegovernatore di Niigata, decide di darlo in adozione ad una famiglia di Kobe: tuttavia, la città fu una delle vittime predilette dagli americane durante la Seconda guerra mondiale.
Bombardamenti e razzie, morte e distruzione furono la ninna-nanna di Nosaka, che ricorda tale esperienza come una delle più terrificanti della sua vita: dopo aver perdo tragicamente anche la sua famiglia adottiva, assisterà alla morte della sua sorellina minore, una bambina di soli 4 anni.
L'autore tratterà della sua esperienza nel suo romanzo semi-autobiografico Una tomba per le lucciole, opera che nel 1988 ha ispirato il film anime omonimo prodotto da Studio Ghibli e diretto da Takahata del 1988.
Tuttavia, il film di Takahata venne presentato in contemporanea con Il mio vicino Totoro di Miyazaki e, a causa del tema trattato e della crudezza delle scene, Una tomba per le lucciole fu fortemente contrastato, oltre che poco pubblicizzato: nonostante ciò, la pellicola fu un vero successo in tutto il Giappone.
Sin dal debutto, difatti, Una tomba per le lucciole fu lodata per l'approccio di Takahata nel narrare una storia profondamente umana, ma anche per il coraggio della pellicola nel voler trattare tematiche profonde e dolorose attraverso il mezzo dell'animazione, all'epoca ancora universalmente riconosciuto quale genere per famiglie.
In Italia il film è ricordato come l'unica pellicola dello Studio Ghibli a non essere stata distribuito da Lucky Red, tant'è che nel 1995 fu distribuito in VHS da Yamato Video e riproposto nel 2015 in una nuova edizione che non solo porta il titolo La tomba delle lucciole, ma è caratterizzata anche da un nuovo doppiaggio curato da Cannarsi.
Quanto costa la guerra ai bambini?
Totoro, La tomba delle Lucciole, In Questo Angolo di Mondo. Tre titoli che hanno in comune tutto e niente, tre capolavori d'animazione giapponese che hanno commosso, divertito ed emozionato, tre opere i cui protagonisti sono bambini: tre storie in cui la crudele realtà ci viene mostrata attraverso il loro filtro infantile, fanciullesco.
Tre pellicole che poggiano le basi sul legame famigliare, Suzu con la piccola Harumi, Satsuki con Mei, Seita con Setsuko, malgrado affrontate in maniera differente.
All'interno di In Questo Angolo di Mondo, la giovane sposa Suzu si comporta come una zia amorevole nei confronti della nipote acquisita, Harumi; ne Il mio vicino Totoro, Satsuki tratta Mei proprio come una sorellina minore; mentre Seita assume un atteggiamento alla pari di un padre nei confronti di Setsuko, date anche le circostanze totalmente diverse da quelle affrontate dai precedenti protagonisti.
Nonostante il suo voler a tutti i costi salvare la sorella, Seita spesso si rivela infantile, a tratti immaturo, rifiutando di chiedere aiuto ai proprio famigliari (la famiglia del padre) e rimboccandosi le maniche al fine di provvedere in autonomia al sostentamento della sua nuova famiglia surrogato. Scelta che si dimostrerà fatale per entrambi.
La frustrazione di sentirsi impotenti
Fa male sentirsi impotenti dinanzi due bambini inermi: il dolore dello spettatore deriva da ciò, il sentirsi degli inetti dinanzi ad una situazione così surreale e apparentemente lontana dalla nostra visione della guerra.
La tomba delle lucciole non è solo un capolavoro di cinema, ma anche un monito alle generazioni contemporanee e future: un film che colpisce per profondità e crudeltà, rimanendo impresso nella memoria dello spettatore per lungo tempo dopo la visione.
È una riflessione sulla guerra, la famiglia e l'umanità, un racconto di disperazione, ma anche un'ode all'amore fraterno. Attraverso una narrazione asciutta e scevra di esagerazioni, grazie ad un uso magistrale dell'animazione, Takahata ci consegna una testimonianza potente e dolorosa di uno degli episodi più terrificanti della nostra storia, ricordandoci quanto fugace sia la vita di un essere umano e quanto li innocenti siano impotenti dinanzi alle tragedie del mondo.
Un'occasione per invitare i lettori all'ascolto che non siamo altro che lucciole: belle, luminose, libere, ma al contempo fragili ed evanescenti.
immagine in evidenza via amazon.it
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