Durante il Lucca Comics & Games abbiamo avuto l'occasione di assistere e moderare un incontro con protagonista Kazu Kibuishi, celebre autore di Amulet, saga fantasy giunta al termine con il nono volume, e ospite in fiera per Il Castoro.
L'autore ha parlato delle proprie ispirazioni e accolto le domande di redattori, spettatori e giornalisti, mostrandosi entusiasta non solo per la città di Lucca e le sue splendide mura, ma anche per l'accoglienza del pubblico italiano in merito alla sua splendida opera.
- Amulet, di cosa parla?
- Se tramite la mia opera le persone possono scoprire il piacere di leggere, il mio lavoro è riuscito.
- Ho permesso alla storia stessa di guidarmi.
- Il mio film preferito di Miyazaki è Spirited Away.
- Amulet è un ponte tra mondi differenti.
- L'influenza del Cinema: Akira Kurosawa
- L'influenza del fantasy, piuttosto che dei fumetti supereroistici
Amulet, di cosa parla?
9 libri in 16 anni, 7 milioni di copie e 23 lingue: questi i numeri di Amulet, una splendida storia di fantasia, amicizia e coraggio, un racconto che rispecchia a tutto tondo l'indole gentile e professionale dell'autore.
Amulet, saga pubblicata da Graphix negli Stati Uniti a partire dal 2008 e recentemente proposta in Italia da Il Castoro, racconta la storia dei fratelli Emily e Navin che, improvvisamente, vengono risucchiati nel mondo fantastico di Alledia. Esplorando cittadelle sospese nel cielo, nazioni in conflitto e regni ultraterreni, fino all’avvincente conclusione, i due bambini affronteranno nemici malvagi e stringeranno importanti alleanze.
Dopo la morte del padre, Emily si trasferisce con la mamma e il fratellino nella vecchia casa appartenuta al bisnonno, un geniale inventore. Quando la mamma sparisce in cantina, inghiottita da una creatura mostruosa, i ragazzi la inseguono fino a ritrovarsi ad Alledia, un mondo magico popolato da mille insidie. Riusciranno a salvare la mamma? E qual è il loro legame con quel mondo fantastico?
Se tramite la mia opera le persone possono scoprire il piacere di leggere, il mio lavoro è riuscito.
L'incontro con Kibuishi inizia dopo un'introduzione a cura dell'Ufficio Stampa dell'editore italiano, l'incredibile Paola Malgrati, per poi proseguire con le domande dei presenti, moderato dalla nostra redattrice.
La prima domanda è stata posta proprio da noi, per rompere il ghiaccio con i presenti e lasciare che il flusso di domande proseguisse inesorabile:
Amulet è giunto al termine, purtroppo: com'è stato dire addio ai suoi protagonisti?
In realtà non ho l'impressione di aver detto addio, perché sto lavorando ai film, oltretutto ho intenzione di tornare a parlare di Amulet: ma in futuro, tra qualche anno. Molti anni, qualche anno… vedremo!
Ci sono altre cose su cui voglio lavorare prima di tornare su Amulet, poiché il problema di quest'ultimo è che è un vero e proprio lavoro a tempo pieno.
Potremmo avere un accenno dei suoi progetti futuri?
Allora, c'è ancora un libro che devo pubblicare con Scholastic, l'hanno approvato, ma...è tutto ciò che posso dire! [ride]
All'autore è stato poi chiesto se anche in America sia solito incontrare spesso i bambini per parlare della sua amata saga, in quanto nei giorni del Lucca Comics & Games è stato impegnato in parecchi incontri simili [Alessia, Mangialibri]:
A casa lo faccio spesso, parlo regolarmente con le classi a scuola. Molti bambini che ho incontrato qui non avevano ancora letto Amulet, quindi ho avuto l'occasione di presentarlo. Ho proiettato delle immagini sullo schermo, quindi, anche se non conoscevano la storia, ho avuto la sensazione che potessero divertirsi senza bisogno che io aggiungessi altro.
L'autore sottolinea che ci sono lettori che non amano leggere libri, ma se tramite la sua storia riescono a scoprire il piacere della lettura, il suo lavoro è riuscito. In America, il suo obiettivo è rendere la lettura accessibile a tutti. Quando gli è stato fatto notare che i bambini sono esigenti, ha risposto che anche i critici letterari lo sono.
Ho permesso alla storia stessa di guidarmi.
Alla nostra domanda riguardo come gestisca il suo approccio creativo rispetto alle proprie opere (sia per quanto concerne il disegno, sia per quanto riguarda lo script), Kibuishi ha dichiarato di essersi approcciato in maniera molto libera ad Amulet, di non essere arrivato alla storia con un'idea preconcetta, ma di aver permesso alla storia di guidarlo, esplorando le possibili soluzioni.
L'autore ha poi continuato asserendo che egli proviene da un background cinematografico, ma, essendo una persona sola e non avendo a disposizione uno studio di produzione, i tempi sono abbastanza lunghi.
Uno degli autori che sembra avere un approccio simile al mio è Miyazaki, però lui ha uno studio su cui contare [ride].
Il mio film preferito di Miyazaki è Spirited Away.
In seguito alla sua dichiarazione, è nato un dibattito sui migliori lungometraggi dello Studio Ghibli: da La Principessa Mononoke, a Una Tomba per le Lucciole (La tomba delle lucciole), Porco Rosso e Kiki - consegne a domicilio, passando per I sospiri del mio cuore, lo scambio entusiastico di idee e preferenze acceso ulteriormente l'incontro, fenomeno possibile solo con un autore dall'indole gentile e accomodante quale la sua.
Amulet è un ponte tra mondi differenti.
Un'altra domanda verte sulla volontà dell'autore di cambiare o meno genere, in seguito alla conclusione di Amulet: optare per una ambientazione giapponese, magari, essendo lui di origini nipponiche.
Kibuishi ha spiegato che, nonostante le sue origini nippo-americane, non è particolarmente interessato al mercato giapponese, che trova piuttosto complesso. La sua famiglia è negli Stati Uniti fin dal 1890, e questo background gli ha dato una prospettiva unica, attratta dall'incontro tra culture diverse: un suo parente ha aperto il primo grocery shop giapponese degli interi Stati Uniti a New York nel 1907, ed il negozio è ancora lì, a Central Station.
Nei suoi lavori cerca sempre di creare un ponte tra mondi differenti, ispirandosi a figure come Miyazaki, che rivisita storie occidentali con una visione shintoista. Le sue opere, rivolte ai bambini e basate sull'esplorazione, includono anche una dimensione intergenerazionale, un tema insolito per l'immaginario americano, paragonabile solo a Il Padrino – ma con un tono decisamente diverso, ha scherzato.
In ogni mio lavoro esiste la contaminazione fra culture [...] una cosa che credo sia molto simile a quello che fa Miyazaki che prende le storie occidentali e le reinterpreta come se fossero viste dagli occhi di uno shintoista. [...]Le mie opere guardano ai bambini, alla voglia di esplorare nuove realtà. Cosa in realtà molto “americana” se vogliamo.
La nostra redattrice, oltretutto, ha evidenziato l'influenza del manga giapponese in questo suo pensiero e modus operandi, il che potrebbe riflettersi anche sullo stesso Amulet: i rapporti e legami famigliari (tipici dei manga slice-of-life) paiono essere una delle colonne portanti della vita di Kibuishi.
L'influenza del Cinema: Akira Kurosawa
Kibuishi ha poi raccontato che prima di Amulet non aveva mai scritto per un pubblico giovane, affrontando quindi una sfida nuova iniziata in gioventù, prima di diventare padre: ha pertanto voluto creare una storia accessibile e godibile per tutti, affermando che Tutti possono salire a bordo del bus, nessuno resterà escluso.
Tra le sue influenze principali ha citato il cinema, in particolare Akira Kurosawa, la Trilogia dei colori di Kieslowski. Da adolescente, esplorava i film europei da Blockbuster, incuriosito dal fatto che fossero arrivati fino in California, considerandolo un fatto degno di nota.
Se questi film sono arrivati sin qui, in California, devono pure essere qualcosa di interessante!
L'influenza del fantasy, piuttosto che dei fumetti supereroistici
Kibuishi ha proseguito, poi, raccontando di essere partito dal mondo dell'animazione e del cinema, e di aver trovato maggiore ispirazione nella concept art fantasy, soprattutto quella di autori francesi, piuttosto che nei fumetti supereroistici, che non lo affascinavano abbastanza.
Come già accennato, ha anche preso spunto dal cinema per migliorare l'uso dei colori e della qualità grafica. Ha citato Jeff Smith, autore di Bone, come una delle sue principali influenze. nonché uno dei suoi più grandi amici, dichiarando che
Senza Bone non sarebbe esistito Amulet.
Jeff lo ha guidato nei primi passi del suo progetto, dandogli consigli preziosi, soprattutto quando Kibuishi gli inviò la prima versione del fumetto, che non gli piaceva granché. Smith gli fece notare cosa funzionava e cosa no, aiutandolo a migliorare e perfezionare il lavoro.
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