Principessa Mononoke: l'ode alla natura di Hayao Miyazaki

Principessa Mononoke è una magnifica storia dove uomo e natura cercano di trovare il modo di convivere in un mondo che cerca di evolversi.

Autore: Rossana Barbagallo ,

Il 12 luglio 1997 rappresenta una data da ricordare nel mondo dei fan degli anime prodotti da Studio Ghibli. In quel giorno è uscito nelle sale giapponesi "Principessa Mononoke" (Princess Mononoke), un film diretto da Hayao Miyazaki che affronta con forza la complessa relazione tra l'umanità e la natura, un tema che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi la spina dorsale della produzione di Studio Ghibli. In questo lungometraggio Miyazaki dimostrò come l'animazione potesse veicolare messaggi e posizioni ben definite con la stessa efficacia, se non superiore, al cinema tradizionale.

Principessa Mononoke: l'ode alla natura di Hayao Miyazaki

Dopo 26 anni, "Principessa Mononoke" continua a essere guardato con ammirazione grazie alla sua trama coinvolgente e al suo impegno sociale, oltre che ai suoi record di incassi e premi, ed è diventato un film da inserire negli immancabili e intramontabili tra quelli prodotti da Miyazaki e Studio Ghibli.
In occasione di questa ricorrenza, esploreremo le origini della principessa guerriera San e del mondo in cui è ambientato il film, scoprendo anche curiosità sulla sua creazione e l'accoglienza da parte del pubblico.

Principessa Mononoke: un parto lungo quasi 30 anni

La genesi del film ha avuto inizio negli anni '70, quando Miyazaki sviluppò un'idea di trama molto diversa da quella del film come lo conosciamo noi.
Inizialmente, la storia riguardava una giovane principessa che prometteva di sposare una creatura della foresta in cambio del suo aiuto e, successivamente, sviluppava un inaspettato amore per questo essere. Questa idea non venne portata avanti anzi, il progresso del progetto fu ulteriormente ritardato quando, nel 1991, uscì "La Bella e la Bestia" della Disney, che aveva una trama per alcuni tratti simile a quella di Miyazaki.

Miyazaki decise quindi di riprendere in mano l'opera, ne cambiò l’dea ispiratrice e, ispirato anche dal manga "Mudmen" di Daijiro Morohoshi del 1979, propose una trama più storica e mitologica. Per la realizzazione del film, disegnato senza l’aiuto dei computer che stavano iniziando a diffondersi, furono utilizzati circa 144.000 fotogrammi, con Miyazaki stesso che ne disegnò circa 80.000.
Il film ebbe un grande successo in Giappone, guadagnando circa 110 milioni di dollari al botteghino, e diventò il film con il maggior incasso in Giappone fino all’arrivo nelle sale di "Titanic" nel 1998. In Italia, il film fu distribuito nel 2000 da Miramax, con dialoghi adattati dalla versione realizzata per i mercati anglofoni. Una versione dei dialoghi più fedele all'originale arrivò nel 2014 grazie a Lucky Red, ma questo adattamento fu criticato dai fan per il suo registro considerato troppo aulico.

L’eterna lotta tra uomini e natura

La trama di "Principessa Mononoke" è ambientata in un antico villaggio giapponese durante il periodo Muromachi, dove vive il giovane guerriero Ashitaka. Dopo aver sconfitto un dio-cinghiale diventato demone, Ashitaka viene ferito e infettato dalla sua rabbia sotto forma di piaga. Spronato a lasciare il villaggio in cerca di una cura, Ashitaka si imbatte nella Città del Ferro, dove scopre che proprio le armi da fuoco prodotte in quella città hanno causato la collera del dio-cinghiale, e che le divinità animali della foresta sono in guerra contro la città e la sua leader Eboshi.
Ashitaka si trova coinvolto nel conflitto e, dopo essere stato quasi ucciso, si innamora di San, la "ragazza-spettro", una giovane guerriera (cresciuta con i lupi) che intende uccidere Eboshi.
Dopo essere guarito (quasi del tutto) Ashitaka si troverà a lottare per placare la guerra tra uomini e divinità, oltre a cercare una cura per la sua maledizione e a proteggere la sua vita.

Nel film “Principessa Mononoke”, uno degli elementi predominanti è lo scontro tra uomo e natura causato dall'avanzare incessante della tecnologia, tra la civilizzazione e il mondo selvaggio; e Hayao Miyazaki sceglie di rappresentare principalmente la natura in questo conflitto senza tempo.
La foresta e le creature che la abitano sono i veri protagonisti del film, occupando gran parte delle scene con la loro presenza maestosa e soprannaturale, anche se al tempo stesso vulnerabile e minacciata dal progresso tecnologico degli uomini. Miyazaki ha tratto ispirazione da luoghi reali del mondo, come ha fatto per altre sue opere, e le foreste presenti in “Principessa Mononoke” prendono spunto da quelle presenti a Yakushima, un'isola a sud di Kyushu, in Giappone, caratterizzata da fitti boschi e lussureggiante vegetazione. Il richiamo alla natura è un classico per il Maestro di Studio Ghibli come già visto per "Il mio vicino Totoro"Nausicaa della valle del vento".

Lo stesso Miyazaki, nelle sue note di regia, ha detto su la “Principessa Mononoke”:
Gli ambienti principali in cui si svolge la storia sono le impenetrabili foreste degli dei, il cui accesso è vietato agli esseri umani, e le fucine del clan Tatara, che somigliano a una fortezza. I castelli, le città e i villaggi dediti alla coltivazione del riso, che di norma sono gli ambienti in cui si svolgono le storie in costume giapponesi, qui restano sullo sfondo. Al loro posto abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera di un Giappone ancora coperto da fitte foreste, con pochi abitanti e nessun argine, con una natura ancora incontaminata, con montagne lontane e vallate solitarie, ruscelli di acqua limpida, stretti sentieri pietrosi e non battuti e una profusione di uccelli, animali e insetti.

Quando le divinità si arrabbiano…

La presenza di elementi mitologici e religiosi nel film "Principessa Mononoke" è certamente un aspetto chiave che contribuisce alla profondità e alla complessità della trama e dell'ambientazione. Il credo shintoista gioca un ruolo fondamentale nel film, e ci sono diverse manifestazioni di questo nella storia. Le divinità animali (i Kami), gli spiriti della natura (i Kodama) e la sua sacralità in genere vengono incarnate in animali selvaggi come lupi, cinghiali e stambecchi che popolano la foresta. Il dio-cervo è presentato come il "padre" e custode di questi spiriti, simboleggiando l’anima della foresta stessa. Queste creature sono considerate forme concrete di kami, che rappresentano le divinità spirituali presenti in ogni elemento della natura secondo la religione shintoista; un concetto questo che sottolinea la sacralità della natura e dei suoi abitanti.
Nella mitologia giapponese e, di conseguenza nel film, trovano spazio i kodama, piccoli spiriti che risiedono negli alberi. Nel film, vengono raffigurati come esserini bianchi con occhi e bocca vuoti, che richiamano vagamente l'aspetto di fantasmi. Anche questi spiriti sono parte integrante della mitologia shintoista e rappresentano gli spiriti degli alberi stessi. La diminuzione dei kodama nel corso del film potrebbe simboleggiare la crescente distruzione della foresta e l'avanzata dell'umanità, mettendo in evidenza il conflitto tra l'ambiente naturale e l'espansione umana.

Ma l’aspetto principale messo in evidenza da Miyazaki è la sacralità della natura e la sua interconnessione con gli esseri umani. La presenza delle divinità animali e dei kodama sottolinea il rispetto e la venerazione della natura, un tema centrale nella storia che non fa altro che sottolineare il conflitto tra gli umani e le divinità animali.

Complessivamente, la presenza di elementi mitologici e religiosi in "Principessa Mononoke" arricchisce il mondo del film, aggiungendo profondità e significato alla trama e ai personaggi realizzati da Studio Ghibli.

Gli uomini devono cambiare atteggiamento

Gli uomini si trovano dalla parte opposta della barricata in Principessa Mononoke, in un periodo storico del Giappone feudale in cui i valorosi guerrieri e i samurai si uniscono ai fabbri e ai minatori nel creare le prime mortali armi da fuoco. Hayao Miyazaki, nel suo ritratto del Giappone, si ispira in parte alla cinematografia statunitense, prendendo spunto dall'epica western. Nel film, descrive una città di frontiera come Tatara e un eroe, Ashitaka, in modo molto simile a quello descritto da Hollywood per quanto riguarda i lavoratori delle frontiere americane, la natura selvaggia e incontaminata e il rapporto con le popolazioni indigene. Il film presenta figure al margine della società e delle narrazioni cinematografiche, come i membri del popolo dei fabbri Tatara, artigiani, operai, minatori, carbonai e conducenti di carri, insieme ai loro cavalli e buoi. Questi individui portano armi e formano le corporazioni delle arti e mestieri dell'epoca.

In questo film, si notano pochi samurai, signori feudali e contadini solitamente onnipresenti nei film in costume giapponesi, e quelli presenti hanno ruoli marginali. Gli eroi principali sono invece gli spiriti delle foreste delle montagne e personaggi raramente protagonisti nella storia, come gli artigiani del popolo Tatara. Il titolo del film, Principessa Mononoke, è un omaggio alla vera protagonista umana della storia: San, una giovane cresciuta dai lupi, un'ardente guerriera indomita che lotta con determinazione per ciò che desidera. Il film enfatizza la potenza della determinazione e dell'emancipazione femminile, attraverso il personaggio di San, una principessa guerriera che difende il suo popolo senza paura né compromessi.

Tra magia e storia, il Giappone di Miyazaki

Come accennato in precedenza, Hayao Miyazaki ha scelto di ambientare la trama di “Principessa Mononoke” nel Giappone del periodo Muromachi, che va dal 1333 al 1568. L'obiettivo del regista era quello di rappresentare questa epoca senza ricorrere agli stereotipi dei film storici ma concentrandosi invece sulla natura selvaggia e sulla sua spiritualità lasciando ai protagonisti umani come lavoratori e artigiani un ruolo quasi secondario. Nonostante la ricca immaginazione di Miyazaki, che ha reso il film una magica opera dello Studio Ghibli, ci sono riferimenti storici reali nella pellicola.

Giusto per fare un esempio sembra che il popolo degli Emishi sia realmente esistito in Giappone, anche se in un'epoca molto più antica rispetto al periodo Muromachi in cui è ambientata la storia. Queste tribù Emishi hanno vissuto nella parte nord-est dell'isola di Honshu fino al X secolo d.C., quindi Ashitaka e il suo villaggio possono essere considerati come gli ultimi discendenti esistenti di questo popolo. Il popolo Emishi è noto per il suo orgoglio e la sua strenua resistenza all'Impero giapponese, messa in atto utilizzando tattiche di combattimento particolari come l'uso di agili arcieri a cavallo, capaci di mettere in seria difficoltà l’esercito giapponese composto principalmente da fanteria pesante. Un insieme di tattiche vincente che ha fatto si che gli Emishi vennissero sottomessi all’Impero solo nell'VIII secolo d.C..

In questo modo, Hayao Miyazaki ha fatto un'immersione in un periodo storico giapponese autentico mantenendo il suo stile distintivo: “Principessa Mononoke” è un film ricco di fantasia, magia e suggestione, elementi caratteristici dello Studio Ghibli, e la colonna sonora del film, realizzata dal compositore Joe Hisaishi, ha contribuito in modo significativo a creare l'atmosfera unica di questa pellicola al pari di molte altre opere dello Studio.

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