Tokyo Ghoul: analisi dell'opera di Sui Ishida e confronto con l'anime

Autore: Giulia Greco ,

All'interno del panorama fumettistico giapponese, uno dei titoli più chiacchierati del momento è certamente Tokyo Ghoul. Il manga, scritto e disegnato da Sui Ishida ed edito in Italia da J-Pop, è riuscito a catturare l'attenzione di un pubblico sempre più vasto dall'inizio della serializzazione su Weekly Young Jump fino a oggi.

Composta da due serie a fumetti – Tokyo Ghoul di 14 volumi e il suo sequel Tokyo Ghoul:re di 16 – e da un prequel (Tokyo Ghoul: JACK), l'opera di Sui Ishida ha dato vita a una trasposizione animata composta da tre stagioni e una cinematografica, distribuita in Italia il 6 e il 7 marzo 2018 da Nexo Digital.

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Attenzione: a seguire seguono potenziali spoiler!

Sui Ishida
Ken Kaneki, protagonista del manga

Trama e temi del manga

Leggendo la trama di Tokyo Ghoul si viene inevitabilmente tratti in inganno. L'incipit della storia potrebbe sembrare banale: Ken Kaneki, il protagonista, vive in una Tokyo in cui tra la folla si nascondono e confondono creature sanguinarie: i ghoul, esseri malvagi che cacciano gli umani per nutrirsi delle loro carni. Il destino di Kaneki si intreccia irrimediabilmente con quello dei ghoul dopo l'incontro con una di queste creature, la bella Rize Kamishiro, nota al Comando Anti Ghoul (l'organizzazione che li combatte) come l'Ingordo.

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Una serie di sfortunati eventi fa sì che Kaneki e Rize siano vittime di un incidente, in seguito al quale al ragazzo vengono impiantati gli organi della ghoul e lui stesso diviene un ibrido. Così Kaneki si trova in una sorta di limbo, perde la propria identità, allontana l'amico Hide Nagachika e inizia a frequentare il clan di ghoul del Café Anteiku: il vecchio Yoshimura, il senpai Nishiki Nishio, Renji Yomo e Touka Kirishima. Sempre più immerso nel mondo dei ghoul, impara a conoscerli, a comprendere che non si tratta di bestie sanguinolente prive di sentimenti, ma di gente come lui, che tenta solo di sopravvivere in un mondo che li etichetta come personae non gratae.

Detta così sembrerebbe una storia come tante altre, assai poco convincente, in cui gli umani devono combattere contro i loro nemici in una lotta per la sopravvivenza, ma ci pensa lo stesso Kaneki a dirci fin dal primo capitolo che non è di questo che si tratta.

Io non sono nemmeno il protagonista di un romanzo. Sono un semplice studente universitario amante della lettura, come ce ne possono essere tanti. Però, se ipoteticamente si dovesse scrivere un'opera con me come protagonista, si tratterrebbe indubbiamente di una tragedia!

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Tokyo Ghoul, infatti, è il dramma psicologico del suo protagonista, un ragazzo fragile, danneggiato, spezzato dentro da un passato che lui stesso filtra di bugie nel tentativo di trovare la tanto agognata felicità.

J-Pop
Il primo volume del manga Tokyo Ghoul

Il percorso di Kaneki non è quello tipico dell'eroe, perché ciò che caratterizza tutta l'opera di Ishida, dall'inizio di Tokyo Ghoul fino alla conclusione di Tokyo Ghoul:re, è la complessità della natura umana (e ghoul, che poi tanto diversa non è), fatta di contraddizioni, desideri e passioni. Tutto ciò che Kaneki in fondo desidera è essere amato. Una verità semplice, che però il protagonista rifiuta inizialmente di ammettere, nascondendola tra i falsi ricordi di un'infanzia felice trascorsa con una madre amorevole. Ma il Kaneki di cui facciamo la conoscenza nei primi capitoli della narrazione inganna sé stesso: è solo dopo l'incontro con Rize e la successiva trasformazione in un mezzo ghoul che può incamminarsi sulla strada che lo porterà a smascherare le sue stesse menzogne e trovare sé stesso, accettandosi pur ferito com'è, sempre in lotta con se stesso, diviso tra due nature. Non tanto, o non solo, tra quella umana e quella ghoul, quanto più tra il volto che presenta al mondo e l'anima lacerata che cela agli sguardi altrui. Una dualità che lo tormenta a tal punto da condurlo alla follia. Kaneki perde il senno tante, troppe volte, tanto che tornare indietro risulta sempre più difficile, quasi impossibile nell'arco conclusivo del manga.

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Quando entriamo nella vita di Kaneki, scopriamo una persona fondamentalmente buona, ingenua, che fatica a trovare il proprio posto nel mondo, che non riesce a definirsi un ghoul, ma che al tempo stesso non può più essere un umano. Eppure continua imperterrito a ripetersi che è lo stesso di sempre, che non vuole far parte di quella parte di popolazione che si nutre di carne umana per mantenersi in vita. Kaneki è il tipo di ragazzo che non vuole far del male, anche se è l'unico modo per poter continuare a vivere. A un certo punto della sua vita, però, si trova di fronte a un bivio. Si rende conto che nel mondo in cui vive, che lui definisce un mondo sbagliato, non può limitarsi a svolgere il ruolo di semplice spettatore: deve essere coraggioso, scendere in campo, come Touka.

Tuttavia, riesce davvero a scegliere la strada da intraprendere solo dopo la prima metà della prima serie manga, dopo le torture subite per mano di Jason, il carceriere da cui eredita la gestualità e che è responsabile del cambiamento psicologico e fisico del protagonista (probabilmente ci troviamo di fronte a un caso di Sindrome di Stoccolma e a quella di Maria Antonietta). Kaneki impara a diventare un mostro e accetta di esserlo perché desideroso di proteggere quelli che gli sono più cari. Inizia a nutrirsi di carne di ghoul nemici, divenendo così più forte, e per la prima volta prende posizione. Decide che è giunto il momento che qualcuno mescoli le carte in tavola e tenti di creare un mondo in cui ghoul e umani possano convivere pacificamente.

Sui Ishida
Kaneki nel capitolo 63 del manga

È un percorso che lo conduce alla scioccante consapevolezza del suo nuovo sé, dell'essere un ghoul a tutti gli effetti: una strada che lo porta ad abbracciare un lato della sua personalità che era sempre stato in lui, ma che teneva incatenato. Kaneki utilizza questa nuova coscienza a proprio vantaggio e a vantaggio, prima di tutto, della missione che si autoimpone: salvare coloro i quali gli stanno a cuore. Tanto che nel capitolo 119 di Tokyo Ghoul:re afferma, con una sicurezza che prima non gli apparteneva:

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Io non combatto per le persone che non vedo, ma per quelle che mi stanno accanto. Ed è solo capitato che fossero per la maggior parte ghoul.

Si commette un errore, però, se si inquadra la spaccatura interna che divide Kaneki solo in questa prospettiva. L'accettazione del suo lato ghoul avviene abbastanza presto nel manga. Ciò che lo tormenta davvero è l'essere diviso tra il desiderio di tenere lontane le persone a lui care, nel tentativo di salvarle da ciò che è diventato, e l’impossibilità di farlo sul serio, perché significherebbe non poterle difendere e soprattutto rimanere solo. Una dicotomia, dicevo, che lo conduce alla follia, a creare infinite personalità per preservare quell'apparente felicità che ha plasmato nella sua mente.

Questo aspetto fondamentale è preponderante in special modo in Tokyo Ghoul:re. Dopo il finale della prima parte del manga, Kaneki non è più quello che abbiamo conosciuto, la sua mente ha forgiato una nuova versione di sé stesso: l'investigatore di primo grado Haise Sasaki. Sotto questo nome, Kaneki lavora nel Comando Anti Ghoul e fa da guida a un gruppo di giovani agenti dell'organizzazione noti come Quinx. Quando veste i panni di Sasaki, Kaneki è felice. Ha creato attorno a sé il clima ideale, perché è circondato da affetti, da una famiglia. Riconosce un padre in Kisho Arima e una madre in Akira Mado. Costantemente, tuttavia, si trova a dover combattere una battaglia con sé stesso, col Kaneki incatenato nei meandri della sua stessa mente, così tutto riaffiora man mano, fino a che Sasaki si fa da parte, fa spazio a Kaneki e il protagonista della storia rammenta se stesso e i ricordi soppressi.

Ma la delicata questione dei problemi che affliggono Kaneki emerge con ancor più prepotenza nel rapporto con Touka. Dopo le torture cui è stato sottoposto nel covo dell'Albero di Aogiri, Kaneki sceglie di combattere l'organizzazione e di farlo senza l'aiuto della ragazza, la lascia indietro per non farle correre rischi.

Sui Ishida
I protagonisti di Tokyo Ghoul: Kaneki e Touka

Ma le cose cambiano in Tokyo Ghoul:re, in cui un intero capitolo, il 125, è dedicato esclusivamente a Touka e Kaneki, che accorciano le distanze tra loro e fanno l'amore per la prima volta. Un momento importantissimo, che segna una svolta fondamentale nelle loro vite. Entrambi, Touka e Kaneki, decidono a questo punto di essere almeno un po' egoisti, di ignorare le minacce del Comando Anti Ghoul e scegliere loro stessi. È essenziale per Kaneki, perché lo abbiamo conosciuto come un ragazzo fin troppo buono e altruista: Kaneki era quello che piuttosto che ferire gli altri si lasciava ferire. Kaneki era quello che aveva abbracciato l'insegnamento di una madre terribilmente cattiva fino a credere di poter essere felice solo salvando tutti quelli che lo circondavano, anche a costo di allontanarli. Touka è quella che non ha mai capito perché Kaneki l'abbia lasciata indietro. Sa che lo ha fatto nel tentativo di non coinvolgerla in una guerra pericolosa, ma non lo accetta.

E in quest'istante i due capiscono che entrambi hanno sempre cercato di mettere al sicuro l'altro perché era troppo importante e non riuscivano neanche a pensare di perderlo. Però è anche il momento in cui Touka si trasforma per Kaneki quasi in un'ossessione, talmente importante da divenire la ragione per cui Ken scende a patti con se stesso, accettando di poter uccidere per lei. Sui Ishida è bravissimo nell’approfondimento di certe dinamiche, quelle in cui il confine tra sanità e follia è talmente sottile da divenire indistinguibile, cosicché le due sfere finiscono per sfociare l’una nell’altra, confondendosi.

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Tokyo Ghoul

Il capitolo 144 è tutto ambientato nella testa del protagonista dell'opera. Tutte le personalità che Kaneki ha creato nel corso degli anni nel tentativo di sfuggire al dolore discutono insieme, dando voce a sentimenti contrastanti, in quello che è probabilmente il punto più alto di quest'arco narrativo, se non di tutta la storia. È un capitolo esplicativo ed è rappresentazione visiva chiara di ciò che accade nella mente del protagonista che, allo stremo delle forze dopo la lotto contro Juzo Suzuya, chiama ripetutamente il nome di Touka. Non può arrendersi perché vuole rivederla: è ciò che gli dà forza, un desiderio che quasi si trasforma in psicosi. Sono due pagine intere in cui le uniche parole che si leggono sono: Touka, Touka, Touka... E fanno da contorno alle immagini in cui Kaneki divora gli Oggai in un chiaro parallelismo con l'inizio della storia, e precisamente col capitolo 26 di Tokyo Ghoul, in cui Ken prega Amon di non costringerlo a combattere per non fare di lui un assassino.

Adattamento anime

L'evoluzione che Ishida ha riservato ai suoi personaggi è andata perduta nella trasposizione animata a cura di Studio Pierrot, che non è riuscita a cogliere lo spessore dell'essenza del capolavoro del mangaka, trasformato in quello che decisamente non è: il classico battle shonen.

E questo non è chiaro solo nei tagli e nelle semplificazioni, ma sopra ogni cosa nella rappresentazione dei personaggi, non solo di Kaneki, ma anche di altri, altrettanto sfaccettati e complessi.

Tokyo Ghoul non è un manga che facilmente si presta ad essere riassunto in un anime di pochi episodi (48 in totale). Perfino la prima stagione, che pure è in linea generale più fedele all'originale cartaceo, non riesce a toccare gli stessi livelli di profondità della fonte di riferimento.

È difficile, lo sappiamo, inserire ogni dettaglio quando si decide di adattare un'opera, ma è anche vero che privarla di ogni elemento che la rende riconoscibile è sbagliato. A mancare sono le sofferenze e il dolore dei personaggi, il loro background, i moventi che li spingono ad agire, cosicché risultano completamente differenti dalle loro controparti cartacee, monodimensionali, vuoti.

La verità è che la storia narrata con sapienza da Ishida non è quella raccontata nell'anime. Se la prima stagione segue le vicende del manga, la seconda, chiamata Root A, prende una strada diversa, protendendo per una deviazione non da poco. A questo punto della storia, infatti, Kaneki sceglie di combattere l'Albero di Aogiri nel manga, mentre nell'anime si unisce invece all'organizzazione.

Non è esattamente una novità nel campo dell'animazione giapponese. È infinito il numero di serie che si discostano di molto dai manga da cui sono tratte e che hanno perfino un finale diverso. Il caso di Tokyo Ghoul però è particolare. Dopo la seconda stagione, Studio Pierrot ne ha infatti prodotta una terza, basata sugli eventi narrati in Tokyo Ghoul:re. Ed è proprio qui che sta il problema. A questo punto l'anime avrebbe dovuto tener conto dei cambiamenti apportati in Root A, ma non l'ha fatto, riprendendo la storia del manga come se la seconda stagione non fosse mai esistita e ce ne fosse stata, invece, una fedele al manga. Tutto ciò ha provocato confusione in tutti quegli spettatori che si sono avvicinati all'anime senza aver letto una sola pagina del fumetto, e che si sono trovati spiazzati, incapaci di seguire il filo del racconto.

Adattamento live-action

Di Tokyo Ghoul esiste anche una trasposizione in live-action datata 2017, con protagonisti Masataka Kubota, Fumika Shimizu, Yū Aoi, Nobuyuki Suzuki e Yo Oizumi.

Tokyo Ghoul – Il film, distribuito in Giappone a partire dal 29 luglio 2017, è sbarcato in Italia il 6 e 7 marzo 2018.

Il film, coprendo un arco narrativo che va dal primo al ventottesimo capitolo del manga, riesce e non eliminare nulla della storia di Kaneki, seguendo pedissequamente la trama originale. Non cade nella trappola di voler mostrare tutto e subito, ma preferisce concentrarsi quasi esclusivamente sull’incipit della storia di Kaneki. Una mossa che qualcuno avrebbe potuto pensare azzardata: il rischio di deludere chi cercava più azione e sperava di assistere alla trasformazione del protagonista da ragazzino insicuro a combattente che sceglie di sacrificarsi per quelli che ama era alto.

Ma poco importa che nella prima trasposizione live-action non abbiano ancora fatto la loro apparizione personaggi importanti come Tsukiyama, Jason, Juzo o l’Angelo della Morte Arima, o che gli eventi più interessanti quali l’introduzione dell’Albero di Aogiri e la missione per sconfiggere il Gufo con il Sekigan non vengano neppure menzionati. Tokyo Ghoul – Il film è solo il primo capitolo della saga cinematografica basata sul manga del maestro Ishida. Ne è previsto, infatti, un secondo in uscita nel luglio 2019. Nella nuova pellicola, Masataka Kubota riprenderà il ruolo del protagonista, il mezzo ghoul Ken Kaneki, e sarà affiancato da Shota Matsuda in quello di Shu Tsukiyama e da Maika Yamamoto, che sostituirà Shimizu Fumika nei panni di Touka Kirishima.

Geek Sight
Il poster promozionale di Tokyo Ghoul 2

Tokyo Ghoul è una lettura destabilizzante, un seinen psicologico a tinte horror che fa sì che il fruitore si cali nelle atmosfere e nei pensieri non solo del protagonista, ma di tutti gli innumerevoli personaggi spezzati, soli, spaventati che cercano di mutare la propria condizione di reietti e di trovare il proprio posto nel mondo.

Voi cosa ne pensate di quest'opera?

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