Black Phone è da vedere: 5 motivi per cui ci ha conquistato

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Autore: Elisa Giudici ,

Black Phone è uno degli horror più riusciti che vedremo quest'estate al cinema e nei mesi successivi sulle piattaforme streaming. Il regista del primo film dedicato a Doctor Strange torna alle sue radici horror, regalando un film che trasforma una storia molto solida e palpitante in un lungometraggio ben recitato, ben fatto, senza scivoloni: un vero regalo agli amanti del genere. 

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A sorprendere e convincere di Black Phone è quanto ricordi da vicino le storie del primo Stephen King, il re del terrore. Uno scrittore leggendario, che ha avuto tanta fortuna in libreria quanto adattamenti sfortunati e pessimi al cinema e in tv. 

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Questo film trae spunto da un racconto di Joe Hill, scrittore vicino a King anche geneticamente: è infatti il figlio dell'autore di Shining, che si è fatto le ossa sia nel mondo a fumetti sia in quello letterario nascondendosi dietro uno pseudonimo il più a lungo possibile, per provare il proprio valore senza lo scomodo peso del cognome paterno. Non è la prima volta che uno suo scritto arriva al cinema e sul piccolo schermo: la serie Netflix Locke & Key e il film Nell'erba alta sono tratti da sue opere. 

L'incontro tra Joe Hill e Scott Derrickson però tira fuori il meglio da entrambi, sotto una produzione Blumhouse che assicura al film un aspetto e un comparto tecnico di tutto rispetto. 

Prodotto Consigliato
Black Phone. Mai parlare con gli sconosciuti.

Black Phone. Mai parlare con gli sconosciuti.

La nuova edizione della raccolta dei racconti di Joe Hill in cui è presente la storia breve da cui è tratto il film Black Phone.

Se ami gli horror e in particolare ti piace lo stile di Stephen King, ecco 5 motivi per cui vedere assolutamente Black Phone: 

  1. Fonde true crime e sovrannaturale
  2. Si chiede chi sia il vero "cattivo"
  3. Ha due strepitosi ragazzini per protagonisti
  4. Regala una grande performance di Ethan Hawke
  5. Non guarda al passato con nostalgia

La trama di Black Phone, tra realismo e sovrannaturale

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Ambientato nel 1978, Black Phone segue le efferate gesta di un serial killer di ragazzini che terrorizza una piccola cittadina statunitense a nord di Denver. 

L'intera vicenda è seguita attraverso gli occhi di Finney Shaw (Mason Thames), un ragazzino mingherlino e continuo oggetto di bullismo che assiste impotente alla sparizione di molti amici e bulli che frequentano la sua stessa scuola. 

Arriverà anche il suo turno: un misterioso uomo alla guida di un furgoncino lo rapirà, rinchiudendolo in una stanza sotterranea spoglia, con solo un materasso e un telefono nero (da qui il titolo). Anche se scollegato, il telefono comincerà a squillare: Finney sentirà le voci delle precedenti vittime del Rapace, che tenteranno di aiutarlo a salvarsi la vita. 

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Anche se c'è un elemento sovrannaturale e un accenno a un mondo dell'aldilà con cui solo alcuni sanno dialogare, la ricostruzione del rapimento di Finney e della sua prigionia sono tremendamente realistici. Black Phone racconta innanzitutto la partita psicologica che il ragazzino gioca con un uomo adulto di cui è difficile indovinare scopi e pensieri, la cui posta in gioco è la sopravvivenza. 

Chi è il vero cattivo di Black Phone?

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Uno degli aspetti più interessanti e uno degli echi più forti alla letteratura di Stephen King è il quesito che attraversa sotto traccia il film: chi è il vero cattivo di Black Phone? 

La risposta sembra ovvia: il Rapace. Tuttavia il ruolo del papà di Finney e Gwen è cruciale ai fini della storia, quasi sempre in modo negativo. Interpretato da Jeremy Davies, il papà del protagonista ha fin troppi punti in comune con il killer per liquidarli come una coincidenza. Finney in un certo senso è "avvantaggiato" nella posizione di rapito perché l'ira violenta del padre gli ha insegnato a vivere la sua vita stando sempre all'erta e tentando di fare meno rumore possibile. 

Dall'altro lato però il terrore che Finney prova nei confronti del padre forte bevitore e violento verso i figli lo paralizza da sempre, rendendolo un bersaglio facile prima per i bulli, poi per il Raace. Black Phone racconta di come Finney impari a non nascondersi più e a lottare apertamente per la propria vita. 

Gwen e Finney: i protagonisti bambini che ci piacciono

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In progetti come Black Phone è davvero essenziale trovare gli interpreti giusti. Mason Thames e Madeleine McGraw non tradiscono mai la loro giovanissima età e sono due dei motivi per cui Black Phone è riuscito così bene, insieme al resto del giovane e azzeccatissimo cast. La loro recitazione è realistica, sentita, mai sforzata, basata su personaggi accattivanti ma comunque costruiti all'interno di tutti i limiti che ha la condizione di bambino e ragazzino in un mondo dominato dalla violenza degli adulti. 

Mason Thames è un assoluto esordiente e convince, duettando molto bene con Ethan Hawke nel difficile rapporto vittima - carnefice.  Madeleine McGraw è davvero strepitosa: nonostante la sua giovanissima età ha una lunga carriera alle spalle (ricordate l'adorabile figlia del protagonista in Ant-Man?). Qui in particolare affronta una brutale scena di violenza e fa venire il magone, ma riesce a dimostrare quanto coraggio e perseveranza possano nascondersi in una bambina, anche quando continuamente costretta dal padre a limitare il suo potenziale. 

Un grande ruolo per Ethan Hawke

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Che grande annata è il 2022 per Ethan Hawke, attore che dopo qualche passo falso non sbaglia davvero un colpo. Il suo grande rilancio è merito di Paul Schrader che l'ha voluto come protagonista nel 2015 in First Reformed. 

In Black Phone interpreta un ruolo non semplice. Non è mai banale incarnare il male assoluto, un killer che si diverte a tormentare i più piccoli ma è consumato a sua volta da manie e deliri. In più per gran parte della sua prova Hawke indossa una maschera grottesca sul volto o una bandana che ne copre parte del viso. 

Eppure la paura che ispira è vera, palpabile, mai farsesca. Il suo Rapace è la peggior specie di violento: quello che finge di mettere delle regole, ma non vede l'ora di farti cadere in fallo per punirti. Una performance luciferina e molto giocata sul corpo, che conferma il momento d'oro dell'attore (molto più del suo villain in Moon Knight). 

Il passato di Black Phone è visto senza nostalgia

Uno degli aspetti più riusciti di Black Phone è come, proprio come avviene nei migliori titoli di King, racconti l'infanzia e l'adolescenza di un gruppo di ragazzini senza indorare la pillola. 

Il film è ambientato a ridosso degli anni '80, ma siamo anni luce dalle atmosfere sognanti e dorate che certi revival di questi anni regalano a quegli anni. L'America di Black Phone è un posto inospitale quasi per tutti, in cui i ragazzini sono esposti sin da giovanissimi alla violenza e al razzismo, quasi dimenticati da genitori traumatizzati dal mondo esterno e incapaci di proteggerli. 

La loro unica salvezza è farsi forza a vicenda, tra fratelli e tra amici. Nel sotterraneo di Black Phone avviene proprio questo: le vittime tifano per Finney, anche se non lo conoscevano o addirittura l'hanno tormentato. In un mondo in cui adulti e polizia sono inutili se non dannosi, i piccoli devono imparare a cavarsela da sé. 

 

Commento

Voto di Cpop

78
Un ottimo adattamento "alla King" che anche il vecchio Stephen meriterebbe più spesso: un horror solido, genuinamente inquietante.

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