American Horror Stories 3, recensione: il vero orrore è la banalità

Autore: Livia Soreca ,

Nell'attesa della seconda parte di American Horror Story: DelicateDisney Plus ha spostato l'attenzione sul suo spin-off, un progetto di Ryan Murphy e Brad Falchuk nato nel 2021. Stiamo chiaramente parlando di American Horror Stories, una serie antologica in cui - a differenza della principale - ciascun episodio (salvo rarissime eccezioni) costituisce un racconto autoconclusivo, che talvolta si collega più o meno direttamente ad alcune stagioni di American Horror Story.

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American Horror Stories 3 è una stagione decisamente esigua: prevede infatti solo 4 episodi aggiunti alla piattaforma dal 24 gennaio 2024. Si parla dunque di un campo piuttosto limitato per dimostrare il proprio valore, ergo una sfida più ardua del solito che, purtroppo, non è stata superata.

American Horror Stories 3: una stagione debole

Innanzitutto, sarà utile accennare brevemente le sinossi dei 4 episodi di American Horror Stories 3 per identificare i temi scelti per la terza stagione.

La migliore amica

La protagonista Shelby (interpretata da Emma Halleen) è un'adolescente orfana di madre che, vittima di bullismo a scuola, si rifugia nel fandom di una Drag Queen. Qui conosce quella che di lì a poco diventerà la sua nuova (e unica) migliore amica, ma ancora non sa a quale caro prezzo.

Daphne

Sette anni dopo la diffusione del COVID-19, una nuova pandemia colpisce il mondo e tutti sono costretti alla quarantena. Will (interpretato da Reid Scott), curatore di gallerie d'arte, inizia ad utilizzare Daphne, un dispositivo d'intelligenza artificiale che svilupperà un rapporto insolito con il suo possessore.

Verme solitario

Vivian (impersonata da Laura Kariuki) è una giovane aspirante modella con un sogno: vedersi su una copertina di Vogue. Fallito il primo provino perché "troppo grassa", decide di dimagrire con un farmaco e riprovarci. Nonostante il successo, la protagonista vuole essere sempre più magra ed è disposta a spingersi oltre ogni sua immaginazione.

Un nuovo organo

Toby è il classico uomo sessista ed egoista, incapace di intraprendere una relazione sana ed equilibrata con una donna. Convinto di essersi imbattuto nell'ennesimo incontro online, la bellissima Natessa, non sa quale assurdo prezzo sta per pagare.

Onestamente il primo enorme strafalcione riguarda gli stessi titoli, alcuni dei quali purtroppo non si limitano a dare un assaggio di cosa lo spettatore guarderà, bensì costituiscono uno spoiler sul turning point fondamentale che lo spettatore, invece, vorrebbe scoprire da solo. Questo quasi basterebbe per mandare l'intero lavoro in malora e qualsivoglia giudizio su American Horror Stories 3 potrebbe concludersi ancor prima di cominciare, ma i problemi non sono certo finiti qui.

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Dopo la fine della prima parte di American Horror Story: Delicate, la ripartenza dell'universo horror di Murphy-Falchuck è fiacca. Il processo di sintesi che bisogna attuare in uno spin-off di natura antologica sfocia spesso in una grossolana inconsistenza. Un esempio lampante è La migliore amica, un biglietto da visita molto debole, con un plot twist insipido e un finale terribilmente sbrigativo.

A dire il vero tutti i colpi di scena - quando riescono a restare tali senza lo spoiler dei titoli - sono pigri e prevedibili, specialmente in Daphne, che propone un tema trito e ritrito come quello dell'IA che prende il sopravvento (ci aveva già pensato Stanley Kubrick con 2001: Odissea nello Spazio nel 1968) e il cui sviluppo è tutto fuorché nuovo o rivoluzionario rispetto all'immaginario dell'IA nella cultura pop.

American Horror Stories 3 o la brutta copia di Black Mirror?

Sicuramente non è un crimine cambiare rotta rispetto all'universo di American Horror Story o in confronto alle stagioni precedenti dello spin-off, ma la diversa direzione perde di vista quelli che sono sempre stati gli ingredienti del mondo Murphy-Falchuck: l'orrore, la tensione e la suggestione. Il segreto di AHS è sempre stato il suo modo di creare una fascinazione per l'horror, non solo tramite storie al limite tra l'inquietante e l'intrigante, ma anche attraverso una scelta stilistica ormai riconoscibile.

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Certamente la copresenza di diversi sceneggiatori e registi finisce con la creazione di un prodotto diverso, che per forza di cose può perdere l'identità complessiva a favore della visione del singolo (motivo per cui ciascun episodio sembra un regno a sé), ma è anche vero che se il pubblico sta per guardare American Horror Stories 3 si aspetta esattamente questo e non una sorta di "Black Mirror 2.0" riuscito a metà.

La scelta di temi come l'IA, la pericolosità di internet o la tossicità del mondo della moda hanno aperto un nuovo varco in AHS che non ci si aspettava e che forse il pubblico nemmeno voleva perché abituato a cercarli altrove, per non parlare del fatto che ormai la scelta di argomenti di forte attualità o di tendenza risulti quasi una forzatura.

Cosa possiamo salvare in American Horror Stories 3?

Nonostante alcune piccole componenti horror, volte più che altro a suscitare disgusto, la terza stagione non riesce a creare veri momenti di tensione. In qualche modo è come se la scrittura anticipasse ogni mossa successiva, rendendo la narrazione piatta e priva di climax.

A livello di regia, siamo di fronte a episodi "spenti", non esiste alcun gioco di inquadrature o di colori. Unica eccezione è il particolare utilizzo della luce e del make-up in Verme solitario, episodio che vanta anche la migliore performance della stagione: quella di Laura Kariuki nei panni della modella Vivian. In generale, American horror Stories 3 può vantare un vasto cast femminile molto valido, le cui interpretazioni sono però "sprecate" per un prodotto a stento mediocre.

Uno spin-off dall'inevitabile impatto minore rispetto ad American Horror Story non può permettersi di rischiare di giocare male le proprie carte, specialmente avendo a disposizione solo 4 racconti. Con un pessimo biglietto da visita come La migliore amicala cadenza settimanale ha in parte smorzato l'entusiasmo, ma al tempo stesso ha sempre lasciato una piccola speranza verso episodi successivi, purtroppo vana fino all'ultimo.

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Commento

cpop.it

45

Tutte le aspettative riposte in American Horror Stories 3 sono state deluse: siamo di fronte a un prodotto pigro in cui la banalità, la prevedibilità e la pigrizia sono gli unici veri orrori.

Pro

  • Cast valido
  • Interpretazione magistrale di Laura Kariuki

Contro

  • Titoli spoiler
  • Racconti banali
  • Colpi di scena prevedibili
  • Identità di AHS tradita
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