Bussano alla porta, recensione: l’Apocalisse di Shyamalan

Autore: Elisa Giudici ,

L’apocalisse secondo M. Night Shyamalan è un gruppo di sconosciuti che bussa alla porta di una famiglia perfetta, esigendo un grande sacrificio.

Stavolta il regista de Il sesto senso punta sulla tensione del thriller per regalare al suo pubblico un horror giocato sui toni misteriosi, pieno di suspense. Elementi che sono la cifra stilistica del suo cinema, ma stavolta usati con la chiara voglia di distanziarsi dal colpo di scena a effetto.

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Il finale “che non vedi arrivare” da benedizione con il successo di Il sesto senso è diventato la maledizione di un regista. Shyamalan è capace di creare atmosfere tese e accenni al sovrannaturale, ma preda dell’ansia e di scelte suicide quando si tratta di chiudere la storia con una spiegazione o una rivelazione.

Si era detto per Old e va ribadito per Bussano alla porta: Shyamalan sa fare ottimi film con spunti interessanti, che rovina puntualmente nel finale. Ultimamente è lontano da livelli raggiunti dai migliori colpi di scena dei film di Shyamalan.

Stavolta aveva anche l’aiuto fornito dal romanzo da cui è tratta la sceneggiatura del film, che forniva un finale ambiguo e d’effetto al regista. Shyamalan sceglie però una strada differente, più netta, in un finale che davvero sembra un’aggiunta frettolosa, poco coerente dal punto di vista stilistico e visivo con quanto venuto prima.

Bussano alla porta però ha anche molti pregi, a partire da un cast d’interpreti indovinato, alle prese con personaggi diversi dal consueto.

Di cosa parla Bussano alla porta

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La protagonista del film è una famiglia omogenitoriale, con due affettuosi papà e una bimba di origine asiatica di nome Wenling (l’esordiente Kristen Cui). I due protagonisti hanno adottato Wen e la crescono amorevolmente.

Papà Eric (interpretato da Jonathan Groff) e Papà Andrew (l’attore Ben Aldridge) hanno passato momenti difficili ma sono rimasti uniti. Hanno deciso di regalarsi una vacanza tranquilla in una casetta di legno immersa nelle foreste della Pennsylvania, lontano da tutto e da tutti.

La quiete dei tre viene interrotta dall’arrivo di uno sconosciuto di nome Leonard (un Dave Bautista diverso dal solito), un gigante apparentemente buono, ma accompagnato da tre persone armate di strani oggetti e dalle intenzioni sconosciute.

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Leonard rivela che il suo gruppo ha avuto delle visioni che racontano con chiarezza la fine del mondo. La buona notizia è che l’Apocalisse può essere evitata. La cattiva è che per farlo Wen, Andrew ed Eric devono scegliere di uccidere un membro della loro famiglia, per mano di un suo congiunto.

Bussano alla porta: un film forte rovinato dal finale

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Bussano alla porta non è un film che riserva incredibili colpi di scena e fuochi pirotecnici narrativi. Anzi, sin da subito lo spettatore più attenTo capirà quale sia l’inevitabile conclusione della pellicole e delle sue premesse.

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Shyamalan decide di essere molto più netto rispetto al romanzo anche per quanto riguarda l’ambiguità alla base della storia. Il gruppo capitanato da Leonard ha veramente visto l’Apocalisse e può impedirla? Oppure ha ragione papà Andrew e si tratta di una mera autosuggestione di quattro persone che si sono convinte a vicenda chattando su Internet?

Ad alcuni potrebbe non piacere la risposta che Shyamalan dà nel film, che suona quasi come un assist rispetto a un problema molto attuale e sentito negli Stati Uniti: quello delle sette avventiste e delle loro manipolazioni psicologiche e violenze fisiche su persone deboli o che vivono momento di profonda difficoltà.

Shyamalan qui però è impegnato a ribaltate certi assunti alla base del genere home invasion, in cui la casa da luogo sicuro diventa un campo di battaglia, invaso da sconosciuti con intenzioni malevole.

Nonostante le premesse, Bussano alla porta è un film che ricorre raramente alla violenza. I cattivi potrebbero essere dipinti a loro volta come vittime e i buoni hanno imparato a reagire in una società che li fa già sentire soli contro il mondo, ben prima che si scateni il giudizio universale.

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Oltre alla maestria di Shyamalan nel costruire la tensione, Bussano alla porta ha come punto forte le interpretazioni di un cast molto partecipe e ispirato, con tra le mani ruoli al di fuori della propria confort zone. Vale una menzione la tenerissima performance della piccola Kristen Cui, tanto adorabile quanto brava.

L’immagine di copertina di questo articolo è presa da Bussano alla porta di Universal.

Commento

cpop.it

65

Shyamalan rovina con un finale raffazzonato un film molto riuscito, forte di una storia stuzzicante e di interpreti molto coinvolti e sorprendenti. Tutto sommato, vale comunque la visione, specie per il amanti del genere.

Pro

  • Un cast sorprendente, con ruoli diversi al solito
  • La bravura della piccola Kristen Cui
  • La tensione che Shyamalan sa costruire

Contro

  • Un finale davvero mal girato e affrettato
  • Abbastanza prevedibile nella sua evoluzione
  • La risoluzione farà arrabbiare molti spettatori
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