Cobra Kai 6 - Parte 1, recensione: un'eccessiva lentezza che smorza colpi di scena e tensioni

La stagione 5 di Cobra Kai era una conclusione perfetta. La prima parte della stagione 6 è più una lenta preparazione alle successive che una nuova stagione.

Autore: Giovanni Arestia ,

La quinta stagione di Cobra Kai è stata, per molti fan della serie, la giusta conclusione di una storia corale che ha messo in mostra tanti classici personaggi di Karate Kid e tante new-entry di spicco (e per noi è stato così come abbiamo scritto nella recensione di Cobra Kai 5). La sconfitta del dojo di Terry Silver e l'unione dei due rivali di lunga data Daniel LaRusso e Johnny Lawrence, interpretati rispettivamente dagli storici Ralph Macchio e William Zabka, insieme a Chozen (Yuji Okumoto), hanno portato a un equilibrio perfetto tra le loro filosofie di karate e tutti si sono riconciliati arrivando anche a una pace in tutta San Fernando Valley. Poteva perfettamente concludersi qui, invece poco dopo è stata annunciata una sesta stagione che è arrivata, divisa addirittura in tre parti, su Netflix. In questa recensione vi parleremo, quindi, della prima parte composta da 5 episodi e arrivata nella piattaforma di streaming il 18 luglio 2024. 

Cobra Kai 6: una prima parte lentissima per arrivare al Sekai Taikai

Con il campionato mondiale Sekai Taikai, l'evento di karate più importante del mondo nell'universo fittizio di Karate Kid, all'orizzonte e il futuro accademico dei giovani protagonisti in bilico, Daniel e Johnny intraprendono un lungo periodo di allenamento per preparare i ragazzi alla sfida più grande delle loro vite. Si combattono battaglie, aumentano le tensioni e gli animi si infiammano mentre ogni studente lotta per essere uno dei pochi fortunati scelti per rappresentare il loro dojo nel prestigioso torneo. Da questa sinossi potete facilmente comprendere come i primi episodi di questa nuova stagione di Cobra Kai siano più un lungo e lentissimo epilogo che una vera e propria nuova stagione.

Come è lenta la storia, lo è anche il ritmo. Nelle altre stagioni di Cobra Kai abbiamo assistito sempre a un climax crescente ed emozionante sia sulla crescita dei personaggi che sulle loro emozioni per le varie avventure che gli si ponevano dinnanzi. Dall'All Valley nelle stagioni uno e quattro allo scontro a scuola nella seconda stagione fino alla guerra in casa dei LaRusso nella terza stagione, tutte le stagioni si concludono con un botto e la curiosità di vedere cosa accade nella successiva. Questi cinque episodi, invece, non lasciano nessuna curiosità allo spettatore riducendosi a essere una sola costruzione di ciò che, forse, vedremo nelle altre due parti attese il 15 novembre 2024 e nel 2025

I combattimenti che si vedono, sempre molto curati e dettagliati, non sono altro che il risultato di una sceneggiatura stantia che ha costretto gli sceneggiatori a trovare motivi ridicoli per scontrarsi. Basti pensare che addirittura nei primissimi episodi si combatte per convincere un ex Cobra Kai che la violenza è sbagliata e che l'unico modo per redimersi è entrare nel dojo dei sensei LaRusso e Lawrence, l'apoteosi del nonsense. E sì, non mancano nemmeno i litigi tra i due ritrovati amici. Quest'ultimi, però, sono diversi a quanto visto finora e nulla a che vedere con quelli di più di 40 anni fa. Sono litigi bonari, più maturi e frutto di qualche piccola tensione facilmente risolvibile.

Menomale che in tutto questo c'è sempre il solito Kreese (Martin Kove) che nelle retrovie continua a cercare macchinazioni malvagie per tornare in auge. È infatti fuggito di prigione ed è tornato nel luogo dove tutto è cominciato, ovvero in Giappone. Qui ricontatta il suo vecchio maestro, assieme a Kim Da-Eun (Alicia Hannah-Kim), deciso a vendicarsi dei tre sensei. Almeno inietta nella narrazione un po' di pericolo e prepara il terreno per situazioni al cardiopalma. 

Tanto brodo, ma poca sostanza

Nonostante ciò la loro ridondanza e mancanza di un vero e proprio focus è quasi fastidioso. Il culmine si ha nel secondo episodio, talmente lento da diventare interminabile e rallenta talmente tanto la narrazione da aspettarsi almeno un botto nel finale, invece ci si ritrova dinnanzi a un punto morto. L'esplorazione di Kreese per trovare un coltello perduto, la ricerca di Johnny di una proprietà in affitto e i ragazzi che esplorano le loro carriere universitarie sarebbero tutte buone trame secondarie se fossero state diluite nelle stagioni precedenti o anche nel corso di questa nuova.

Invece diventano il fil rouge di un intero episodio, ma schiacciate per rientrare nei 38 minuti di durata. Chiaro come sia un modo per diluire al massimo la storia prima di arrivare al Sekai Taikai. A salvare la situazione ci pensano alcuni volti familiari che fanno la loro comparsa già in questa prima parte aggiungendo un po' di azione e divertimento e un'intrigante piega narrativa alquanto interessante e divisiva che riguarda un segreto, pre Karate Kid, del maestro Miyagi

La prima parte della sesta stagione di Cobra Kai non è interamente da buttare perché comunque ha i suoi momenti positivi. Ci sono chicche molto interessanti, tra cui tutte le classiche scene di combattimento kitsch che hanno permesso a Cobra Kai di spostarsi da Youtube a Netflix. Oppure i momenti in cui alcuni personaggi, come Hawk (Jacob Bertrand) e Demetri (Gianni Decenzo), passano del tempo insieme ricordando con nostalgia i primi anni della serie. 

Anche Peyton List ha l'opportunità di mostrare con più realismo e bravura le sue capacità drammatiche nei panni di Tory e Xolo Mariduena rimane una figura carismatica e vincente nei panni di Miguel, con una presenza sullo schermo ancora più evidente anche grazie al suo coinvolgimento in più progetti internazionali come Blue Beetle (ecco a voi la nostra recensione di Blue Beetle) del DCEU. A loro si uniscono anche Tanner Buchanan nei panni di Robby e Mary Mouser in quelli di Samantha che mantengono sempre il loro stile unico, convincente e dinamico. 

Conclusioni

In definitiva la prima parte della sesta stagione di Cobra Kai è come un treno che circola su un binario circolare. La storia è piatta, non ci sono grossi colpi di scena se non quello riguardante il maestro Miyagi e se serve Kreese per dare carica, è palese che qualcosa non va. Il finale presenta un colpo di scena che serve a impostare gran parte della tensione della seconda parte e il villain principale che si vedrà nel Sekai Taikai, ma anche questo è estremamente deludente e un'ulteriore conferma di aver visto una prima parte evitabile. Si spera che le altre due parti riacquisiscano quella verve che ha reso Cobra Kai un successo incredibile in tutto il mondo. 

Immagine in evidenza locandina ufficiale stagione 6 di Cobra Kai via Netflix

Commento

Voto di Cpop

65
La prima parte della sesta stagione di Cobra Kai non è altro che una lunga preparazione al torneo più importante del mondo, ovvero il Sekai Taikai. Fin qui nulla di male, se non fosse che manca totalmente di attrattività e di una trama solida con un climax crescente che spinga lo spettatore ad aumentare il proprio interesse e la curiosità. I colpi di scena sono alquanto telefonati, tranne quello che riguarda il maestro Miyagi, e serve nuovamente Kreese per aumentare la tensione e il senso di pericolo. Poche chicche e tanta lentezza, ma sicuramente il pezzo forte deve ancora arrivare.

Pro

  • Sono presenti tensioni tra personaggi, ma viene mantenuta la loro crescita
  • Il colpo di scena di Miyagi e le macchinazioni di Kreese
  • I combattimenti sono sempre divertenti...

Contro

  • ...ma alcuni sembrano essere stati inseriti per puro minutaggio
  • Ritmo della narrazione estremamente lento per portare avanti la suddivisione in tre parti
  • Cinque episodi per preparare al Sekai Taikai, ma con pochissimo sviluppo di altre trame
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