L'effetto He-Man, recensione: come la nostra nostalgia diventò business (e viceversa)

L'Effetto He-Man rivela come la nostra nostalgia sia un sentimento commercialmente sfruttabile, svelandone natura e meccaniche

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Autore: Manuel Enrico ,

Se come siamo pronti a scommettere in questo momento, staccando gli occhi dallo schermo e facendo un giro in casa vostra, impieghereste poco tempo prima di trovare un qualcosa simbolo di una passione che vi accompagna da anni, non possiamo che consigliarvi di leggere L'Effetto He-Man, docufumetto di Brian 'Box' Brown edito da BAO Publishing.

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Che si tratti di un fumetto cui siete particolarmente legati, un giocattolo rimasto nel cuore che fa capolino da una libreria o un libro che, puntualmente, ritorna tra le vostre mani, pronto a riportarvi in un mondo sicuro, tutti noi abbiamo un simbolo di attaccamento nostalgico alle nostre passioni. Non siamo veggenti, semplicemente condividiamo con voi questo legame a oggetti cari, ingranaggi perpetui di un meccanismo emotivo che alimenta sempre più il mondo dell’entertainment.

L'Effetto He-Man: come la nostalgia diventa un business

L’Effetto He-Man non è un fumetto rivolto a un pubblico di voraci lettori della nona arte, ma scaturisce da un intento che non è pura narrazione, bensì si fa voce di un’indagine attenta di quelle che sono alcune dinamiche di un settore che traveste di emozione un freddo calcolo commerciale, tenendo viva una sicura continuità economica che ha visto la sua esplosiva genesi nei feroci anni ’80.

Prima di farci demolire questa nostra passione dalla visione di Brown, dobbiamo riconoscere come il meccanismo della nostalgia sia un mefistofelico inganno. Per chi, come il sottoscritto, gli anni ’80 li ha vissuti in prima persona, l’effetto nostalgia è un subdolo ritorno a un momento di spensieratezza che tende, con questo machiavellico senso di ‘bei tempi’, a spingerci verso una posticcia visione di perfezione.

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I film erano migliori, i giocattoli più belli e tutto sapeva di bellezza, mentre le generazioni venute dopo, poverette, hanno solo avuto le briciole di quella meraviglia che ci ha formato. D’altronde, lo dice anche Stranger Things, lo sostengono i ritorni eccellenti sul grande schermo come Ghostbusters o Mad Max.  

Una macchina milionaria che affonda voracemente le tasche nei nostri ricordi, noi quarantenni che dopo esser cresciuti con cartoni animati di muscolosi dominatori dell’universo e robot trasformabili siamo disposti a ritrovare quelle calorose emozioni, anche investendo cifre ragguardevoli.

Al contempo, questo mercato alimenta la passione per la nostalgia, convincendo nuove generazioni che questa sia anche la loro nostalgia perché, se così tante persone sono legate a quei mondi fantastici, se le serie e i film di oggi tornano in quei giorni, ci sarà mica qualcosa di imperdibile, di cui voglio far parte?

Ne è consapevole Brown, che con il suo volume non vuole demonizzare la nostra passione, ma si prefigge di ricondurla in un’ottica ragionata, strappandole il manto di immacolata bellezza e svelando quali sono le origini meno nobili di questa dinamica. Non è un caso che il sottotitolo del volume di BAO Publishing chiarisca immediatamente cosa ci verrà svelato:

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Come i produttori di giocattoli americani ti vendono i ricordi della tua infanzia

Prima di arrivare a questa devastante rivoluzione, Brown ci guida in una ricostruzione storica di questa affermazione. Come dire, per arrivare a Stranger Things, passa prima in Mad Men e ci porta nell’ufficio di Don Draper. Con piglio diretto e mai saccente, Brown dedica la prima metà del suo volume a svelare il senso di nostalgia e intrecciarlo al potere delle parole, un kotodama del marketing che prende vita tramite campagne pubblicitarie aggressive che, negli anni ’50, furono estensioni della propaganda militare, arrivando infine a guidare le stesse operazioni belliche, più o meno lecite, in nome del Dio Profitto.

Al netto della sua chirurgica visione della sindrome da nostalgia, L’Effetto He-Man è una lettura appagante per il tipo di indagine effettuata. Abbandonando un linguaggio ampolloso e tecnico, Brown adatta il medium fumetto, seguendo un approccio visivamente semplice ma perfetto per dare un’interpretazione facilmente esperibile del funzionamento freddo e razionale del marketing, trasformando l’analisi della comunicazione di massa in una serie di situazioni comiche intrecciate alla realtà storica.

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L'effetto He-Man. Come i produttori americani di giocattoli ti vendono i ricordi della tua infanzia

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Un primo passo doveroso, tramite cui Brown trasmette una serie di informazioni essenziali per affrontare con consapevolezza il ben più specifico argomento della cultura pop resa vittima e motore di uno sfruttamento commerciale tutt’altro che sottile. Nella presentazione di Brown, infatti, la nostalgia perde il suo ruolo emotivo per divenire affilato strumento di guadagno per i produttori di giocattoli.

Pur riconoscendo una base di emozione e fantasia, specialmente parlando di un cult come Star Wars, Brown non manca di evidenziare come anche l’immaginazione sia convertibile in un redditizio business, quando si sanno toccare le giuste corde. Partendo proprio dal periodo di massima espansione di questo florido mercato basato sulla cross-medialità, Brown mostra come certe dinamiche oggi date per assodare siano state, negli anni 80, conseguenza di un approccio commerciale mutuato da altri ambiti, che ha trovato in questo settore un fertile terreno.

Nomi cari come Transformers, He-Man o Robotech vengono posti sotto esame per svelarne la vera storia, andando oltre la fascinazione delle avventure animate e identificando un percorso concettuale e commerciale più cinico e materiale. Un approccio che, rispettosamente, non svilisce la nostra sincera passione, condivisa da Brown stesso, ma che vuole andare oltre il facile entusiasmo dell’appassionato per offrire una visione più concreta, più consapevole di questa nostro affetto per il nostro passato ludico.

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La nostalgia come strumento

L’Effetto He-Man è molto più di un saggio a fumetti dedicato alla cultura pop e al suo lato commerciale. Brown non si limita a eseguire un semplice compitino, vuole dialogare con il lettore, cercando un territorio comune, come la passione per i giocattoli di una specifica era, e su quella creare un’analisi più ampia, ritraendo anche una società, inizialmente americana e poi internazionale, in cui logiche capitaliste di sfruttamento e sorprendenti connessioni alla politica sono elementi essenziali di questo mondo.

Parte integrante di questa stupefacente disamine è l’impianto grafico, semplice ma efficace. Brown illustra prima il mondo che ha reso possibile questa mercificazione della passione, salvo poi ritrarre noi stessi mentre ci affidiamo con massima dedizione ad alimentare un famelico mostro che vive del nostro attaccamento al passato. Leggendo L’Effetto He-Man, si termina il volume con un dubbio: questo sfruttamento del passato avrà fine?

La generazione degli anni ’80 non sembra più essere il target di riferimento, grazie alla costruzione di una narrativa che vede nel ruggente biennio 80 – 90 un periodo di perfezione idealizzata che ha spinto a sviluppare una falsa nostalgia in generazioni successive, che ora sentono come un obbligo sperimentare quegli anni, come se partecipasse a una liturgia collettiva. Rimane la fastidiosa sensazione che questo meccanismo vorace stia privando una generazione della propria, personale e naturale nostalgia, spingendola a vivere ricordi altrui in una sensazione di finta condivisione che rischia di essere il lato oscuro della nostra passione. 

Commento

Voto di Cpop

85
L’Effetto He-Man è molto più di un saggio a fumetti dedicato alla cultura pop e al suo lato commerciale. Brown non si limita a eseguire un semplice compitino, vuole dialogare con il lettore, cercando un territorio comune, come la passione per i giocattoli di una specifica era, e su quella creare un’analisi più ampia, ritraendo anche una società, inizialmente americana e poi internazionale, in cui logiche capitaliste di sfruttamento e sorprendenti connessioni alla politica sono elementi essenziali di questo mondo.

Pro

  • Ricerca approfondita e ben documentata
  • Linguaggio accessibile e amichevole
  • Graficamente semplice ma accattivante

Contro

  • Non è una lettura adatta a tutti
  • Riferimenti storici e culturali sin troppo netti
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