Scoop, recensione: la storia di uno scandalo su Netflix

Scoop ha dalla sua una regia attenta e la verità affascinante di una storia che ancora oggi alimenta teorie e schieramenti.

Autore: Nicholas Massa ,

Qual è il ruolo della verità nel nostro presente, e cosa si è disposti a fare pur di vederla concretizzarsi in un quadro quotidiano in cui le ombre trovano facilmente fissa dimora? Scoop, il nuovo film diretto da Philip Martin, con Gillian Anderson, Billie Piper, Keeley Hawes e Rufus Sewell al suo centro, si sviluppa partendo proprio da una riflessione del genere, per poi applicarne la voce sulla cronaca inglese e su un evento realmente accaduto che ha destato scalpore in tutto il mondo. Il giornalismo come mezzo per raccontare una verità, anche scomoda, e il valore di una scelta del genere, dello scegliere di smascherare i lati più oscuri del proprio presente così da metterne in evidenza sia le mostruosità che le debolezze meno manifeste.

Disponibile su Netflix dal 5 aprile 2024, Scoop si concentra su un’indagine giornalistica che abbraccia uno scandalo difficile da definire, affrontare ed abbracciare in toto, partendo da un organo d’informazione profondamente connesso con l’identità britannica, per poi mettere in luce il lavoro di alcuni suoi professionisti e la loro voglia di cambiare a discapito di ogni cosa. Scritto da Steven Moffat e Geoff Bussetil, e basato sul libro del 2022 Scoops: Behind the Scenes of the BBC's Most Shocking Interviews di Sam McAlister, è proprio nella verità più diretta che questo lungometraggio avanza la propria raison d'être, riproponendo la veridicità di un fatto conosciutissimo e riuscendo comunque a coinvolgere grazie alla costruzione formale e alle interpretazioni del suo cast.

Scoop: lo scandalo che cambiò l’immagine di un principe

Lo scandalo dietro al gigantesco potere che Jeffrey Epstein ha gradualmente costruito per sé ha coinvolto tantissimi nomi altisonanti del nostro presente, personalità di spicco e figure che nessuno avrebbe mai voluto vedere in sua compagnia. Scoop parte dalle ombre che una faccenda come questa si trascina dietro ancora oggi, e si concentra sui trascorsi specifici del Principe Andrea appartenente alla famiglia reale inglese. Al centro della narrazione troviamo alcune giornaliste del Newsnight della BBC, e il loro tentativo di intervistare direttamente Andrea sulla faccenda, cercando per la prima volta di instaurare un dialogo diretto con lui riguardo alla sua amicizia con lo stesso Epstein.

Non a caso Scoop muove i suoi primi passi 9 anni prima degli eventi principali, mettendo subito in chiaro quanto la frequentazione fra Jeffrey Epstein e Andrea fosse percepita come qualcosa di eclatante e allo stesso tempo ambigua, proprio per via dei trascorsi di questo, all’epoca ancora non chiari fino in fondo. Le tempistiche generali della pellicola, quindi, si muovono di pari passo con uno scandalo in arrivo e dietro l’angolo, pronto ad aprire un vero e proprio vaso di Pandora che risulterà praticamente impossibile da richiudere o anche solamente ignorare per il resto del mondo.

PETER MOUNTAIN/NETFLIX, © 2023 Netflix, Inc
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Così facciamo la conoscenza di Sam McAlister (interpretata da Billie Piper), una professionista dell’informazione che sceglie di seguire sempre e comunque il proprio istinto personale, risultando l’anticonformista per eccellenza, con l’unico obiettivo di portare a compimento il proprio lavoro. Sarà proprio attraverso la sua tenacia che arriverà il primo contatto con Buckingham Palace e il tentativo di interazione con una famiglia reale a dir poco irraggiungibile. Nella concretizzazione di una visione giornalistica troviamo, invece, la presenza scenica di una Emily Maitlis (Gillian Anderson) che si ritroverà per le mani l’intervista della vita, nonché la possibilità tangibile e la responsabilità diretta di fare la differenza in una storia che nessuno si sarebbe mai aspettato di ascoltare pubblicamente. Dal lato opposto, un principe Andrea (Rufus Sewell), sia riluttante che ingenuamente arrogante nel suo porsi ai propri cittadini, mettendo sul tavolo alcune dichiarazioni che sono rimaste impresse a fuoco nell’immaginario attuale.

Scoop: un’amicizia che ha cambiato ogni cosa

Diversamente da quello che ci si potrebbe aspettare, Scoop lancia immediatamente gli spettatori nel vivo di una vicenda sia reale che allo stesso tempo romanzata, lo specifica anche la frase in apertura. Dall'infinità complessità e delicatezza dello scandalo Epstein, la pellicola parte e gioca con agilità cercando di coinvolgere senza appesantire troppo il racconto con dettagli o spiegazioni di sorta. Nella tensione di una verità da svelare a tutti i costi si manifesta l’identità della storia per immagini, lavorando a stretto contatto con il mondo dell’informazione e dei media, per poi centralizzarsi proprio attorno al loro potere e ruolo nella quotidianità di tutti noi. Nel fumoso dubbio di un ipotetico coinvolgimento di Andrea con Epstein, Philip Martin riesce a trovare una forma e cifra stilistica capace di rapire fin dal principio, tenendo incollati pur nell’eventualità che si conoscano tutti i fatti in corso. L’attrattiva principale di Scoop, inoltre, viene ulteriormente rafforzata dai dettagli di fondo e dalle personalità coinvolte nella narrazione in prima persona.

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Da tutto ciò emerge l’importanza dell’azione e della reazione nelle stesse protagoniste che scelgono di schierarsi dalla parte della verità e del giornalismo inteso in quanto tale, cercando di non offuscare o manipolare quanto accaduto, e allo stesso tempo riconoscendo nel proprio lavoro un valore centrale e fondamentale. In tutto ciò, la profonda umanità dei personaggi coinvolti inonda le inquadrature fugaci di un’esperienza che segna nel profondo chi si sofferma a guardarla, raccontando qualcosa che ispira facilmente riflessioni anche oltre la stessa finzione. Nel presentarsi in questo modo, Scoop incuriosisce e rapisce senza risultare mai ridondante nel suo procedere, per poi nutrirsi di alcuni modelli narrativi ben noti al cinema e alla serialità di stampo britannico (i rimandi a The Crown risultano inevitabili in questo caso).

Vale la pena guardare Scoop su Netflix?

Anche solo per la storia che si propone di raccontare, e per il suo peso innegabile, la risposta è ovviamente sì. Scoop è uno di quei film che scorre lasciando un segno sul proprio percorso. Il suo è un interagire con un reale che in questo caso diventa ispirazione diretta e mezzo attraverso cui intrattenere e far riflettere. In ciò troviamo anche il peso dell’informazione e il riscontro più etico che si possa immaginare proprio in questo senso. Nel potere innegabile di una narrazione bagnata da uno scandalo impossibile da ignorare, si annida il martellante dubbio a muovere tutti i tasselli principali di un incontro che nessuno avrebbe mai atteso.

PETER MOUNTAIN/NETFLIX, © 2023 Netflix, Inc
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Ecco che la stessa intervista si trasforma in possibilità di chiarimento, plasmando le regole segrete di una professione in cui è la stessa essenza umana ad essere messa sul piatto, scandita da una regia dettagliata e sempre puntuale, pronta a incasellare i momenti chiave sia di vittoria che della stessa disfatta. In Scoop, quindi, l’indagine da fattuale diventa ben presto morale e popolare, abbracciando non soltanto la dimensione privata delle persone coinvolte, ma le stesse letture generali e reazioni in questo senso, di un pubblico sempre e comunque pronto a divorare senza pietà chiunque.

Commento

Voto di Cpop

80
Scoop è un film coinvolgente e dal ritmo frenetico. Nella sua voce, bagnata dalla verità di fondo, troviamo una riflessione sul giornalismo in quanto mezzo, e sull'importanza di trovare la verità scontrandosi con tutto il resto. Partendo da uno specifico evento, quindi, il film di Philip Martin mette sul piatto un cast che funziona alla perfezione e un'intervista che si fa specchio professionale e ragionamento oltre il piccolo schermo, portando su Netflix un lavoro levigato, stringato e allo stesso tempo ricchissimo di significato.

Pro

  • La regia di Philip Martin.
  • Le interpretazioni del cast.
  • La riflessione sulla cronaca e sulla verità.
  • Messinscena e scenografie.

Contro

  • Ulteriori approfondimenti sul caso preso in esame avrebbero sicuramente arricchito il materiale di fondo.
  • La velocità di alcune dinamica tende a semplificarne l'importanza.
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