Sugar, recensione: il noir trionfa su AppleTV+

Autore: Manuel Enrico ,

Sguardo tagliente, eleganza impeccabile e un’auto che riflette una personalità magnetica e ruggente. Sono questi i tratti distintivi dei detective dei racconti noir e hard boiled, i grandi investigatori resi celebri da Hammet, Chandler o Spillane.

Figure che sono riuscite a non rimanere vincolate a un genere, ma di addentrarsi nell’immaginario collettivo divenendo archetipi immortali, dando vita a una tradizione di antieroi che oggi vede come ultimo erede di questo lignaggio John Sugar, il detective protagonista dell’omonima Sugar, nuova serie di Apple TV+.

Sugar, il noir conquista Apple TV+

Non ribadiremo ulteriormente quanto il palinsesto di Apple TV+ sia al momento il più variegato e promettente del panorama streaming. Basta citare Lezioni di Chimica, Foundation, For All Mankind, Masters of the Air o Secessione per mostrare quanta bellezza sia racchiusa in questa offerta. Non mancavano certo serie crime, ma l’arrivo di Sugar consente di attirare l’attenzione degli appassionati di una narrativa gialla classica.

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Dopo anni di indagini, John Sugar (Colin Farrell) inizia a risentire di questa vita al limite. Nonostante la preoccupazione di Ruby (Kirby Howell-Baptiste), sua broker e amica, Sugar accetta un caso che promette di essere uno dei più spinosi della sua carriera: ritrovare la nipote di uno degli uomini più potenti di Hollywood, Jonathan Siegel (James Cromwell). La giovane Olivia sembra essere sparita senza lasciare traccia, ma, come scopre rapidamente Sugar, questo caso potrebbe nascondere delle verità scomode che rischiano di mettere a repentaglio la sua stessa vita.

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Seguendo una tradizione del noir, in Sugar veniamo catapultati all’interno di un mondo fatto di specchi deformanti, in cui illusioni e accecanti luci nascondo oscure verità. L’immagine da aristocrazie hollywoodiana con cui i Siegel si propongono al pubblico, infatti, si trasforma in una maschera dietro cui si cela una famiglia che cerca di nascondere segreti e acredini, che stando sotto i riflettori cerca di esorcizzare le oscure falle di un nucleo familiare complesso e ipocrita.

La sparizione di Olivia non solo viene vista più come un’onta per il buon nome della famiglia, ma viene anche considerato un fastidio, le cui motivazioni sono immediatamente identificate nelle dipendenze della ragazza da droghe e alcol. L’indagine di Sugar, tuttavia, mette a nudo una storia differente, raccontata con una moderna interpretazione dei canoni del romanzo noir.

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Non si tratta solamente di una vena ispiratrice, ma siamo davanti a una potenziale rinascita di un genere. La sensazione è che la penna di Mark Protosevich abbia ridotto all’essenza una delle anime del giallo spogliandoli di fronzoli oggigiorno poco appetibili per il pubblico, trasformando questa forza narrativa primigenia in pura linfa per la nascita di un nuovo personaggio, capace di ereditare il ruolo di Marlowe e colleghi per renderlo vitale anche nel mondo contemporaneo.

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Non stupisce che John Sugar sia un appassionato conoscitore del mondo noir. Dalle citazioni alle sue visioni di film del peridio, Sugar respira a pieni polmoni il mondo dei detective noir e hard boiled assimilandone movenze e modi di fare, ne diventa parte senza però cedere alla loro visione spesso misogina e cinica del mondo. Colin Farrell fa proprio questo uomo diviso tra una percepita affinità a un ideale cinico e fuori tempo ed il suo voler proteggere una sensibilità autentica e struggente, creando una sinergia tra due anime apparentemente antitetiche ma che, incredibilmente, convivono magnificamente, dando vita non a una maschera ma una persona autentica e affascinante, nella sua complessità.

Questa natura a tratti delicata del detective è il perfetto point of view per sondare questo mondo meschino in cui opera. La ricerca di Olivia diventa quasi una prova di carattere, mette Sugar davanti a una pressione emotiva che rischia di spezzarne l’anima, rendendo ancora più attraente questo uomo fuori dal tempo.

Un detective vecchia scuola per il pubblico di oggi

Merito sia di una scrittura ispirata, capace di cogliere i crismi di una narrativa desueta adattandola a nuova sensibilità, sia della recitazione di Farrell. Movenze eleganti, misurate e quasi impalpabili che gli consentono di ricordare le schive pose dei detective noir del grande schermo, ma che lasciano emergere un’emotività complessa, che si tratti di dare un aiuto a un senzatetto mascherando il gesto come un incarico, o di far ballare i pugni.

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Anche in questo, Sugar riesce a mettere in scena le tre grandi leve del noir (sesso, violenza e potere) senza snaturare il protagonista. Al contrario, è proprio nello sguardo spesso disincantato di Farrell che alberga questa dicotomia tra anima e contesto, nei dialoghi in cui emerge l’acidità di un potere corrotto contrapposto cui Sugar resiste memore del suo passato, che viene lentamente presentato allo spettatore, tramite incisi mirati che creano un’intensa suspance.

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Il mondo di Sugar non vive solo grazie a un cast ben assortito, in cui ritorna anche un veterano mai troppo apprezzato come James Cromwell, ma deve la sua bellezza a un’impeccabile interpretazione registica. Arkin e Meirelless non si limitano a inquadrare un’indagine, ma infondono una personalità unica al caso di Sugar. Che si tratti di ricreare atmosfere noir tramite movimenti di camera dal gusto classico all’imprimere una cinetica più vivace, il racconto visivo di Sugar è perfetta voce dell’interiorità dei personaggi, ne raccoglie le pulsioni e le rende immagine con invidiabile maestria.

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In questa cifra stilistica risaltano, quindi, non solo citazioni stilistiche agli ambienti noir e hard boiled inseriti con una geniale meccanica di sovrapposizioni, ma viene ulteriormente esaltata da un’evoluzione stilistica, che candida Sugar come un perfetto ponte tra una tradizione narrativa apparentemente dimenticata e il pubblico odierno.

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Sono questi elementi a rendere Sugar una mini serie che ribadisce l’accurata selezione di titoli con cui Apple amplia il proprio catalogo streaming. Definire questa indagine un noir contemporaneo sarebbe sin troppo facile, identificarlo come un omaggio a un certo genere sarebbe al contrario impietoso. Cos’è quindi Sugar? Forse una delle migliori detective story degli ultimi anni, tanto per l’aspetto puramente investigativo quanto per aver presentato un detective che nonostante indaghi nel torbido non perde la sua umanità.

Commento

cpop.it

90

Cos’è quindi Sugar? Forse una delle migliori detective story degli ultimi anni, tanto per l’aspetto puramente investigativo quanto per aver presentato un detective che nonostante indaghi nel torbido non perde la sua umanità.

Pro

  • Ottima reinterpretazione del noir
  • Colin Farrell magnifico
  • Messa in scena spettacolare

Contro

  • Alcuni personaggi avrebbero meritato più caratterizzazione
  • -
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