Vikings: Valhalla 3, recensione: la storia della serie Netflix prosegue, ma fino a dove?

Vikings: Valhalla 3 torna a raccontare le sue storie, spostando in avanti il contesto storico fra cattolicesimo e memoria vikinga.

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Autore: Nicholas Massa ,

Differentemente dalla serie principale, Vikings: Valhalla si è immediatamente distinta non tanto per le storie principali al suo centro, quanto per il contesto in cui queste trovano origine e prendono piede. Ritornano i miti, le leggende e i moti della cultura norrena, ma plasmati da un periodo storico in cui non sembrano trovare più un proprio posto. Nello sconfinare sempre più forte e prepotente della religione Cristiana, abbiamo visto svilupparsi le sue prime due stagioni, spingendo i protagonisti verso terre conosciute, inesplorate e del tutto modificate dallo scorrere delle ere. Vikings: Valhalla 3 scorge nei volti che conosciamo nuove strade, prospettando intrighi dal sapore sia familiare che del tutto inedito.

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La primissima cosa che colpisce di Vikings: Valhalla 3, disponibile su Netflix dall’11 luglio 2024, è proprio la trasformazione intrinseca ed estrinseca del contesto storico in cui gli appassionati hanno visto i propri eroi muoversi negli anni. Il Medioevo si sta spostando in avanti, inglobando tutte le evoluzioni in termini di fede e pensiero in questo senso. Gli stimoli intellettuali e la violenza della chiesa Cattolica sono la routine in un momento storico che si sta lentamente spostando verso un inevitabile rinnovamento. Non più solo violenza e fame di potere, ma intrighi ed eminenze attendono lungo il cammino.

Dove eravamo rimasti con Vikings: Valhalla 3?

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La terza stagione di Vikings: Valhalla riparte da 7 anni dopo gli eventi cui avevamo assistito nella seconda stagione. I nostri sono cambiati, eppure ancora riconoscibili, mettendo a frutto le esperienze pregresse in una manciata di scelte e trasformazioni praticamente ultimate a inizio racconto. Se da una parte ritroviamo Harald (Leo Suter) e Leif (Sam Corlett) ora fra le grazie dell’imperatore di Costantinopoli, e al suo fianco in battaglia, dall’altra anche Freydís (Frida Gustavsson) è progredita nel suo cammino, trasformando Jomsborg in un posto florido quasi sotto ogni aspetto, anche se pericolosamente minacciato. Le scelte fatte e gli scontri vissuti avranno quindi un impatto su tutti loro, tratteggiando un viaggio dai moti inaspettati e dalle letture incerte.

Il mondo stesso in cui si muovono i protagonisti di Vikings: Valhalla 3 è in continuo mutamento, e in ciò è facile scorgere pure alcune delle ipotetiche opzioni che questa stagione ha da offrire. La fede, la forza e la fame di potere sono elementi imprescindibili nei percorsi dei protagonisti sopra nominati. A tutto ciò dobbiamo aggiungere un certo grado di politica, anche sottile, strettamente connesso con la storia di Canuto il Grande (Bradley Freegard) e di Godwin del Wessex (David Oakes). 

Le storie che li riguardano in prima persona ampliano ulteriormente la coralità di un prodotto che si fa anche più sfaccettato insieme a loro, mettendo sul campo di gioco personaggi eminenti ed eventi curiosamente connessi con lo stesso andamento del contesto storico.

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Tutto si muove e inevitabilmente evolve

Guardando Vikings: Valhalla 3, come anche le sue due stagioni precedenti, risulta inevitabile il pensare al periodo temporale che circonda i suoi protagonisti principali, mettendolo anche in paragone con tutto quello che abbiamo visto fino ad oggi nel mondo di Vikings. Il progredire del tempo ha portato il Cristianesimo ad avere un potere pressappoco incontrastato, lavorando le differenze di fede in una guerra di soprusi, sangue e ben poca tolleranza. In ciò troviamo alcuni momenti di riflessione importanti per la terza stagione che, lavorando con materiale storico nuovo, premono nuovamente sulle ingiustizie attuate dalla chiesa Occidentale.

BERNARD WALSH/NETFLIX
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Il confronto con un mondo dominato dalla disuguaglianza spirituale continua ad alimentare una serie di racconti che si sposta ulteriormente in avanti, spingendo i protagonisti che ben conosciamo verso una manciata di nuove sfide e decisioni anche difficili. Vikings: Valhalla 3 si mantiene praticamente intatto in questo senso, spingendo in avanti la voce di un racconto seriale in cui ogni protagonista porta qualcosa di nuovo, mantenendosi comunque saldo a un certo tipo di nostalgia che guarda ai lavori precedenti in questo senso.

Tutto cambia e mentre la morsa della religione cattolica diventa sempre più ingombrante, Vikings: Valhalla 3 mette in scena le proprie ragioni narrative trovando nuova linfa nel ricordo di Costantinopoli, ad esempio (o in personaggi che hanno fatto la storia dei Vichinghi), attuando un cambio di ambientazione che rinfresca sicuramente la serie. Il destino e l’inesplicabile voglia di realizzare tutto il proprio potenziale arrivano a toccare tutti i protagonisti di questo nuovo arco narrativo. Ognuno, a modo suo, sceglie di combattere per ciò in cui crede.

Che si tratti della fede negli “Antichi Dei” o nella verità oltre le cose, sono ancora una volta i nomi e i fatti a plasmare gli eventi, portando nuovamente al centro di un contesto in cui nessuno è mai quello che sembra.

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Vale la pena guardare Vikings: Valhalla 3 su Netflix?

La terza stagione di Vikings: Valhalla convince, anche se non strega, proprio per la sua voglia di andare avanti e proseguire con un racconto che pare avere qualcosa da dire fra storia e fantasia, scegliendo comunque la strada più semplice per farlo. Gli appassionati non resteranno a bocca asciutta, relazionandosi con un’evoluzione che tocca il racconto sotto tanti aspetti diversi, mantenendo lo spirito che ha inizialmente aperto le danze al progetto su Netflix senza troppo andare oltre. Non più un lungo viaggio come nella stagione precedente, ma un insieme di evoluzioni, intrighi e scelte che influiranno sul racconto, aprendo a nuove strade.

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La parola d’ordine, nel caso di Vikings: Valhalla 3, è evoluzione. Evoluzione del contesto storico, del mondo in generale, dei personaggi e della voglia di espandere ulteriormente qualcosa che potrebbe, potenzialmente parlando, non avere alcun limite in questo senso. Le strade da percorrere sono tante e la via maestra ben differente da tutte le altre, lungi dalla nostalgia di matrice puramente norrena, eppure a lei ancora sottilmente connessa. Pur riuscendo a colpire per alcune sue scelte, però, è bene precisare che gli episodi di recente uscita non si distaccano troppo dai loro predecessori in termini di resa generale e costruzione formale. 

Nell'immediatezza dai tratti romanzati della terza stagione, si riescono a scorgere alcune idee sicuramente interessanti, anche se prive di quella stessa magia che ha contraddistinto la serie madre. Tante avventure, amori e incroci fra storia e invenzione, rendono comunque Vikings: Valhalla 3 un lavoro piacevole figlio di un intrattenimento che forse meriterebbe una scossa in più.

Commento

Voto di Cpop

6
La terza stagione di Vikings: Valhalla intriga ma non colpisce fino in fondo, proiettando in alcune storie che sul piccolo schermo risultano sia affascinanti che sbrigative, per certi versi. Il concetto di "evoluzione" tocca sia i protagonisti principali che il loro stesso contesto storico, offrendo momenti sia convincenti che altalenanti, fra il romanzato e il tentativo di ricostruzione storica. Alcune interpretazioni lasciano però il segno, muovendosi in un contesto formale relativamente semplice e lineare nel suo insieme.

Pro

  • Il progredire di un momento storico affascinante.
  • Alcune specifiche scelte in termini di evoluzione dei protagonisti.
  • La critica alla storia della Chiesa Cattolica.

Contro

  • La semplicità della struttura formale e della messa in scena.
  • Alcuni sviluppi sono realizzati in modo fin troppo sbrigativo.
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