Dracula: il vampiro che ha conquistato il mondo

Dalla Transilvania al mondo moderno: Dracula, il vampiro eccellenza, ha conquistato il nostro immaginario con il suo carisma

Autore: Manuel Enrico ,

Signore della notte, nosferatu, principe delle tenebre. Sono tanti i nomi con cui abbiamo imparato a riconoscere Dracula, il temuto conte transilvano divenuto il vampiro per eccellenza. Da personaggio letterario a incubo ricorrente sul grande e piccolo schermo, Dracula si è ritagliato un ruolo di primo piano nell’immaginario collettivo moderno. Un carisma magnetico che si è solidificato nel corso del secolo scorso, quando Dracual ha abbandonato le pagine del romanzo di Bram Stoker per conquistarsi uno spazio sempre più vasto all’interno del mondo del cinema.

Il successo di Dracula è tale da aver reso i vampiri una delle minacce sovrannaturali dominanti nel folklore contemporaneo. Rivisitati in diverse chiavi, dai fumetti alle saghe letterarie, i vampiri hanno un debito ingente nei confronti di Dracula, la cui fama ha portato in auge questi esseri mostruosi, le cui origini, tanto letterarie quanto culturali, sono però precedenti all’opera di Bram Stoker. Senza nulla togliere alla mitologia popolare e a quanti hanno visto in queste creature della notte un fascino atavico, non si può non riconoscere al conte transilvano di essere, a tutti gli effetti, il vampiro per eccellenza.

Dracula: storia del conte vampiro che infesta gli incubi del mondo

I vampiri prima di Dracula

Sebbene oggi Dracula sia il vampiro per antonomasia, non si può ignorare come gran parte della sua connotazione originaria sia eredita dal mito del vampiro. Un essere leggendario che, attraverso i secoli, ha infestato gli incubi di diverse culture, assumendo svariati nomi ma restando sempre una minaccia che echeggia ansie e timori profondamente umani. 

Le culture mesopotamiche, come assiri e babilonesi, testimoniavano già nel loro immaginario la presenza di una creatura che possiamo considerare come un antenato di Dracula: Ekimmu, un esser violento che era solito prosciugare le proprie vittime bevendone il sangue. Per gli antichi greci, invece, la notte poteva essere foriera di minacce come le empuse, figlie della dea Ecate solite sfruttare la propria bellezza per sedurre gli uomini e prosciugarne l’essenza vitale, o il brucolacas, un essere non morto immortale che si cibava di bambini e donne in dolce attese. 

Appare evidente come nell’antichità la connotazione di queste creature fosse essenzialmente maligna. Tratto comune a tutte le culture era la tendenza di questi vampiri, simili più a perfide divinità che non a mostri in senso tradizionale, a rubare l’essenza vitale delle vittime, sfruttando le ombre della notte come terreno di caccia. In questa sua declinazione, il vampiro è quindi sì il ladro di vita che abbiamo imparato a conoscere, ma è più votato a una sorta di spauracchio che fa propria l’atavica paura del buio.

La componente di famelico ladro di vita tipica del vampiro arriva con il Medio Evo, epoca in cui la nuova religione dominante, il cristianesimo, e una diversa percezione della vita oltre la morte portano a rivedere le paure delle creature notturne.

In particolare, la pratica della sepoltura riveste un ruolo fondamentale, considerato che contrariamente a culti precedenti che conferivano a oggetti materiali un ruolo centrale nell’aldilà, il cristianesimo predica la povertà fisica favorendo invece la tutela dell’anima immortale. 

Scevri di credenze pagane, i fedeli vedono quindi nella sepoltura un momento essenziale, la cui esecuzione errata può condannare a un’eternità di perdizione. Ecco quindi fiorire ansie che prendono forma di un nuovo folklore, in cui anime irrequiete tornano in vita con corpi marcescenti e intenzionate a rubare essenza vitale a chi ancora vive.

In questa nuova congiuntura culturale, compare il mito del redivivo, del non morto, in bilico tra vita e aldilà e costretto a trovare un modo per non perire definitivamente e continuare a perdurare in questa non-vita. E cosa potrebbe esserci di più utile del sangue umano? Il non morto diventa quinti il feroce bevitore di sangue, ma viene anche condannato a essere respinto da armi legate alla fede cristiana, come acqua benedetta e il simbolo salvifico per eccellenza, la croce. 

E’ interessante notare come questa componente religiosa legata al cristianesimo trovasse un fertile terreno nell’Europa slava, terreno di continuo scontro con l’Impero Ottomano e infestato da un folklore popolato da creature affamate e da ammansire.

È proprio la tradizione slava a contribuire alla creazione del vampiro in senso moderno, rendendolo una creatura assetata di sangue e feroce, animata dall’invidia in coloro che ancora sono in vita. Secondo il folklore slavo, i vampiri, o nosferatu, originano quando corpi non correttamente sepolti diventano prede di spiriti maligni. Siamo quindi ancora lontani dalla concezione moderna, che non contempla la presenza di uno spirito infestante, ma di una maledizione che comunque preserva la consapevolezza della vita precedente. 

Questo passaggio è dovuto proprio all’opera di Bram Stoker, che ha mutuato i tratti tipici del vampiro tradizionale andando a cercare una figura storica su cui modellare il suo mostro. 

L’ispirazione del Dracula di Bram Stoker

Considerato il padre del vampiro moderno, Bram Stoker ha riscritto le regole dei nosferatu, grazie al suo Dracula. La genesi del romanzo di Stoker risale all’infanzia dello scrittore, che spesso malato veniva accudito dalla madre, che allietava il figlio malato raccontandogli storie sovrannaturali popolate di mostri e creature letali. Due componenti che si ritrovano anche all’interno della sua opera, dove la malattia riveste un ruolo centrale, e le creature della notte sono il nemico. 

Prima ancora che Dracula facesse il suo esordio letterario nel maggio 1897, la letteratura gotica aveva già affrontato il tema del vampirisimo. Nel 1819 John Polidori, parte del circolo letterario che faceva capo a Lord Byron, aveva dato alle stampe Il Vampiro (The Vampire), racconto gotico che presentava Lord Ruthven. Uomo misterioso dell’alta società londinese, Ruthven diventa amico del ricco nobiluomo Aubrey, che affascinato da quest’uomo lo segue in un viaggio per l’Europa. Durante questo Grand Tour, Aubrey scopre lati inquietanti dell’amico, sino a quando in Grecia non scopre che questi è in realtà un vampiro. 

The Vampire contiene tutte le componenti fondanti del futuro Dracula di Stoker, compresa la componente della minaccia per la società inglese e la minaccia del vampiro particolarmente affine alla sfera intima del protagonista. Il Vampiro ebbe un discreto successo, ma pur essendo considerato uno dei racconti fondamentali del mito dei vampiri, non ha la stessa rilevanza che viene tributata a Dracula. 

Eppure, proprio come Lord Ruthven, Dracula è un nobile che si muove in modo subdolo all’interno della società britannica, cercando di piegare le consuetudini della upper class londinese alle proprie esigenze. Un lato che spesso ha condotto a vedere in questa figura letale un’incarnazione di diverse ansie della società britannica del periodo. 

La connotazione sessuale della seduzione da parte del vampiro viene vista da alcuni critici come una reazione alla rigida morale della società vittoriana, cui si aggiunge il timore di essere vittime di una colonizzazione al contrario, causata dal progressivo declino dell’imperialismo britannico e dalla presenza sempre più evidente di popolazioni provenienti dalle colonie, percepita come una minaccia all’identità culturale inglese. Queste componenti culturali sono considerate come influenze, più o meno marcate, che hanno guidato Bram Stoker nel realizzare il suo racconto, anche se il tocco finale per dare vita al vampiro per eccellenza è stato nientemeno che un personaggio storico. 

Il vero nome di Dracula

Per dare vita al suo vampiro, Stoker decise di legare la sua visione a un elemento storicamente autentico. Ambientando parte della vicenda nell’Europa dell’Est, uno dei territori di scontro con l’Impero Ottomano più colpito da lunghe e sanguinose battaglie, Stoker ha trovato il personaggio storico su cui modellare il suo vampiro: Vlad III di Valacchia, detto l’Impalatore. 

Erede del casato Draculesti, l’Impalatore era figlio di Vlad II Dracul, membro dell’Ordine del Drago, istituito per proteggere il cristianesimo in Europa orientale dalle mire dell’Impero Ottomano, e pertanto il suo nome era legato anche al simbolo che identificava l’Ordine, ovvero il drago. 

Vlad III ereditò dal padre non solo questo ruolo, ma anche il patronimico derivato dal simbolo dell’Ordine del Drago, che è divenuto il nome con cui questo sanguinoso guerriero è ora noto nella cultura popolare.

Pur essendo riconosciuto come un eroe nazione dai rumeni, Vlad III venne ribattezzato l’Impalatore come testamento della ferocia con cui affronta ai suoi nemici, che venivano punti con la pratico dell’impalamento. Questa sua vena violenta contribuì a creare una mitologia attorno all’uomo reale, facendo emergere voci sulla sua tendenza al cannibalismo e all’abitudine di bere il sangue dei nemici.

Elementi folkloristici che inevitabilmente caratterizzarono l’eredità del condottiero rumeno, contribuendo a creare una visione romanzata della sua vita che divenne poi il corpus narrativo su Stoker lavorò in primis. 

La trama di Dracula 

Jonathan Harker, giovane avvocato londinese, viene inviato in Transilvania per assolvere al compito di fornire a un nobile locale, il Conte Dracula, informazioni su una nuova proprietà che intende acquistare a Londra. Durante la sua permanenza nel castello di Dracula, Harker inizia a notare strani eventi, finché viene rinchiuso all’interno del maniero dal Conte, che si rivela essere un mostro assetato di sangue. Riuscendo a scappare in maniera rocambolesca dalla prigionia di Dracula, Harker viene ricoverato in un ospedale le sue rivelazioni sembrano essere le parole di un uomo vittima di un portentoso esaurimento nervoso. 

Nel frattempo, Dracula riesce a orchestrare il suo arrivo in Inghilterra, prendendo possesso della sua nuova tenuta londinese. Confinante con questa proprietà è quella della famiglia Murray, dove vive Lucy, fidanzata di Jonathan Harker come ha scoperto Dracula durante i suoi colloqui con Jonathan, sempre seguita dall’amica Lucy Westenra. Le due donne cominciano a essere testimoni di eventi strani, mentre nel vicino manicomio uno degli internati, tale Renfield, comincia a mostrare atteggiamenti inquietanti e vocifera dell’arrivo del suo padrone. 

Questi eventi portano le persone coinvolte a interpellare il dottor Abrahm Van Helsing, famoso occultista che vedendo quanto accade scopre che il misterioso Conte Dracula sia in realtà un vampiro, creatura della notte affamata di sangue umano. Dopo questa rivelazione, Van Helsing si mette a capo di un gruppo di temerari che decide di porre fine alla minaccia di Dracula, cacciandolo prima dall’Inghilterra e infine inseguendolo sino alla sua terra natia per eliminarlo per sempre. 

L’eredità di Dracula

Il Dracula di Bram Stoker si configura come una creatura mostruosa, che si portavoce di alcune delle tensioni socioculturali della cultura britannica del periodo. Non è un caso che, seguendo l’impostazione del Ruthven di Polidori, Dracula venga presentato come un un ricco nobiluomo dai modi gentili e affascinante, capace di introdursi rapidamente nella società londinese, non tradendo in alcun modo il suo vero scopo.

In questa visione di Stoker, Dracula diventa la personificazione stessa del male sotto mentite spoglie: un elegante e nobile seduttore, che tuttavia è portatore di corruzione e morte, come le tradizionali figure demoniache ammaliatrici.

Eco della rigida morale della società britannica del periodo, il Dracula di Stoker non è solamente incarnazione di una creatura mostruosa, ma diventa anche metafora delle paure serpeggianti nella quotidianità del periodo, come la perversione della carne, l’immoralità e il decadimento dei valori.

Sotto questa luce, il vero rivale del conte è Van Helsing, che pure essendo in possesso di conoscenze arcane e quasi magiche, è al contempo l’elemento razionale della vicenda. Una rivalità che diventa parte integrante del mito di Dracula, che grazie a questa loro contrapposizione per lungo tempo impone una visione stereotipata del concept narrativo di Stoker.

Le prime interpretazioni cinematografiche di Dracula sono fortemente legate a questa visione ferina del personaggio. Se in Nosferatu il vampiro (regia di Friedrich Murnau, 1922) si vuole dipingere il mito dei succhiasangue allontanandosi dalla dicotomia vampiro-Dracula, è grazie all’arrivo del conte transilvano sul grande schermo che il pubblico impara a conoscere il principe delle tenebre.

A partire dai film con protagonista il leggendario Bela Lugosi, la cultura popolare fa proprio il vampiro transilvano riservandogli inizialmente il ruolo di villain per eccellenza. 

Una tendenza che rimane anche nella più celebre delle interpretazioni cinematografiche di Dracula, che ha preso forma nel fortunato ciclo della Hammer. A partire dal 1958, l’inglese Hammer Production diede vita a una ricca serie di film che approfondirono il mito di Dracula, che a partire da Dracula, Principe delle tenebre (Dracula: Prince of Darkness) venne interpretato da uno degli attori che viene ancora oggi ricordato come uno degli interpreti più raffinati del personaggio: Christopher Lee.

All’interno di questo ciclo di film si iniziò preservando lo spirito autentico del conte transilvano, arrivando in fine ad evolverlo e fare emergere dei tratti più moderni, giocando anche con il concetto della seduzione tipica del vampiro e dando vita anche a digressioni e spin-off. 

Un passaggio essenziale nell’evoluzione di Dracula al cinema, che ha continuato a manifestarsi in produzioni di scarso successo, sino a quando il mantello del conte non venne posto da Francis Ford Coppola sulle spalle di Gary Oldman nel cult del 1992.

Pur volendo rimanere quanto più fedele possibile all’opera originale, tanto da intitolare il film Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker’s Dracula), Coppola si è concesso alcune licenze non solo in termini di passaggi storici, ma anche nella rappresentazione del ‘mostro’. 

Andando oltre alla tradizionale rappresentazione mostruosa del vampiro, Coppola decise di non ritrarre Dracula come un esser deforme, ma dopo avere presentato Oldman come un uomo anziano e decrepito, sceglie di mostrare una figura drammatica, legata a un amore impossibile (‘ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti’). Non più quindi creatura di pura malvagità, ma anima tormentata, alimentando un aspetto che specie in tempi moderni viene spesso associata alla figura del vampiro: non un semplice mostro, ma un condannato.

E chissà in che versione vedremo ora il nuovo Dracula interpretato da Nicholas Cage, al centro della nuova interpretazione del Principe delle Tenebre in Renfield. Come abbiamo visto nel trailer di Renfield, il vero protagonista della pellicola sarà il fedele servitore inglese di Dracula, intepretato da Nicholas Hoult. 

Dracula nella cultura pop

Dopo esser stato uno dei personaggi cult della letteratura gotica, Dracula è quindi divenuto uno dei simboli di come nell’animo del mostro possa nascondersi un lato umano. Una dimensione interiore più complessa che ha trovato spazio in diverse declinazioni non solo di Dracula come personaggio, ma anche come esempio su cui basare un’evoluzione del principio stesso del vampiro.

A partire dal mondo dei comics, come accaduto in casa Marvel, dove a partire da The Tomb of Dracula (1972) Marv Wolfang e Jerry Conway adattarono l’immaginario del Conte Dracula, specie nella versione della Hammer, al contesto supereroico. In questa accezione, il Dracula marveliano rimane legato alla sua accezione tradizionale di creatura della notte, utilizzandolo come elemento scatenante per valutare un diverso approccio alla minaccia del vampiro, rappresentata dal celebre cacciatore di succhiasangue della Casa delle Idee, Blade

Se il mondo dei comics è riuscito a riadattare la figura di Dracula come elemento evolutivo per l’intero contesto vampirico, in campo letterario la trasformazione del conte da semplice mostro a creatura più complessa ha consentito di creare nuove suggestioni con cui arricchire la figura del vampiro.

Una nuova vitalità che difficilmente avrebbe potuto trovare forma senza passaggi essenziali come i film Hammer o la reinterpretazione del celebre conte effettuata da Coppola o tramite la personale visione di autori celebri della letteratura horror come Stephen King. 

Le Cronache dei vampiri di Anne Rice, ad esempio, sono simili all’opera di Coppola in fase di approfondimento dell’animo di Dracula. A partire dal primo capitolo di questa saga, Intervista col vampiro, i vampiri della Rice mostrano di andare alcuni dei limiti della tradizione dei vampi (come croci o acqua santa), ma si rivelano ancora profondamente legate alle emozioni umane, preservandone anche l’aspetto, al punto da non esser ritratti come esseri mostruosi ma anzi risultano essere dotati di bellezza e fascino che usano come un’arma per la loro esistenza. 

Diverso è l’approccio di Stephen King, che con il suo Le notti di Salem crea una crasi tra la tradizione imposta da Stoker e l’interpretazione di un altro maestro della letteratura, Richard Matheson, che aveva reso i vampiri una sorta di invasore silenzioso con il suo Io sono leggenda (1954). Con Le Notti di Salem (1975), King torna alla tradizione del vampiro di Stoker, giocando sottilmente sulla concezione del nemico silenzioso, lo spettro che attanagliava la coscienza americana nel periodo della Guerra Fredda, e la paura della massificazione del pensiero comune, un’omologazione selvaggia che spaventava anche altri autori del periodo, come dimostrò Carpenter con il suo Essi Vivono. 

Tutte queste diverse interpretazioni del ruolo del vampiro nella storia sono parallele all’evoluzione della figura di Dracula. Se in origine Stoker lo aveva concepito come una creatura mostruosa e specchio delle ansie del suo mondo, ma divenendo patrimonio collettivo Dracula si è prestato a diventare un tramite mutevole della visione del nostro mondo.

Utilizzato come canovaccio per una rielaborazione del ruolo dei vampiri nell’immaginario collettivo, prestatosi a esperimenti comici e parodistici come Per favore, non mordermi sul collo (1967) o Dracula, morto e contento (1995), Dracula non è più solamente l’incarnazione delle nostre paure ataviche, ma anche un poetico e drammatico interprete dell’umana condizione.

Dracula: fumetti da leggere

Il mondo dei comics non poteva lasciarsi sfuggire la possibilità di sfruttare la natura di Dracula per renderlo protagonista di una nuova chance narrativa. Che si tratti di riproporre all’interno della nona arte il corpus narrativo originario di Stoker o di evolvere la sua figura in nuove dimensioni, il mondo del fumetto ha saputo offrire al Principe delle Tenebre il modo di farsi apprezzare anche in una nuova veste 

I fratelli Dracula (Cullen Bunn, Mirko Colak)

I fratelli Dracula

Legandosi alla componente storica insita nel personaggio creato da Stoker, Bunn immagina le origini della condanna all’immortalità di Vlad III mescolando storia e folklore.

Tenendo presente la fama sanguinaria di Vlad l’Impalatore, Bunn presenta una versione romanzata della storia della famiglia di Dracula, mostrando come un ragazzo dall’animo buono viene costretto a indurirsi sino a trasformarsi in un combattente feroce.

Costretto da un patto tra il padre il sultano, Vlad viene consegnato agli ottomani come ostaggio a garanzia di una tregua, un periodo di anni in cui il giovane impara proprio dai suoi carcerieri come combattere quei vampiri che diventeranno parte integrante del suo mito

La tomba di Dracula (Marv Wolfman, Gene Colan)

La tomba di Dracula

Quando la Marvel Comics aprì all’horror le porte del proprio universo, Marv Wolfman e Gene Colan divennero i maestri di questo lato orrorifico della Casa delle Idee.

 Con La Notte del Vampiro prese il via La tomba di Dracula, serie in cui il Principe delle Notte divenne il protagonista assoluto. Il primo passo del lato oscuro del Marvel Universe, in cui avrebbero esordito personaggi divenuti cult come Blade. 

Don Dracula (Osamu Tezuka)

Don Dracula

Il sensei Tezuka rielabora il mito di Dracula in un modo personale, dove il suo tradizionale humor trova nel Principe delle Tenebre il perfetto interprete di una storia ironica in cui il Conte trasferisce la propria casa a Tokyo.

Accompagnato dalla figlioletta Chocolat e dal fedele maggiordomo Igor, Dracula diventa protagonista di una serie di situazioni paradossali con cui sensei Tezuka mette alla berlina pregi e vizi della società sua contemporanea

Redneck (Donny Cates, Lisandro Estherren)

Redneck

Il mito di Dracula viene riadattato ai tempi moderni, raccontando di come la tradizione dei vampiri sia ora parte integrante della società umana, al punto di aver consentito di creare interi clan che vivono a contatto con gli umani.

Come i Bowen, che nell’America rurale cercando di perseguire un’esistenza pacifica, sino a quando diventano bersagli di cacciatori di succhiasangue che costringeranno questo clan a una lotta per la propria vita, che li porterà a confrontarsi con la vera storia dei vampiri, arrivando a scoprire la vera identità di Dracula e del Primo Vampiro. 

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