Grading: quanto può costare una passione?

Autore: Manuel Enrico ,

Può un oggetto pagato qualche centesimo arrivare a valere migliaia di dollari? E come rende davvero prezioso un volume a fumetti comprato in edicola? Se queste domande vi sembrano assurde, forse non avete mai letto delle cifre astronomiche raggiunte da comics americani, ambiti trofei al centro di aste o finiti nel mirino di celebrità dello star system che sono arrivata spendere migliaia di dollari in shopping compulsivi ai grandi eventi del settore (per dettagli chiedere a un certo Nicolas Cage).  Questo mondo in cui passione e vil denaro si incontrano sta iniziando a prendere sempre più piede anche nel nostro Paese, ma negli States il grading è oramai un termine familiare, che è divenuto parte essenziale del mondo del collezionismo ad alto budget.

Prima di volgere lo sguardo alla vostra collezione di fumetti, aspettate un momento. Per un collezionista i propri pezzi sono un oggetto di imprescindibile valore, ma questa incredibile importanza è figlia di una legame personale, che non ha un oggettivo riscontro economico.

Grading e fumetti: come si dà valore a una passione?

Ovviamente può capitare di avere nella propria libreria dei pezzi rari di cui si ignora la rarità, ma solitamente giudicare questi oggetti è un compito difficile per chi non è avvezzo alle meccaniche del settore. Motivo per cui era necessario stabilire un linguaggio comune, un metro di giudizio univoco che rendesse i comics un bene universale, giudicabile secondo parametri rigidamente stabiliti. Serviva la presenza di un grading, un parametro su cui basare il reale valore di un comic.

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Trading Cards e collezionismo

Pensare che il grading sia comparso negli States può sembrare logico, considerando che è oltreoceano che i comics hanno avuto la loro massima diffusione. L’origine del grading, in realtà, non nasce con il collezionismo dei comics, ma arriva in questo mondo come conseguenza della diffusione e del successo dei supereroi, che animano un meccanismo di collezionismo che arriva a competere con un’altra grande passione dei collezionisti d’oltreoceano: il baseball.

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Sport nazione americano, il baseball è il corrispettivo americano del calcio, e come noi in Italia abbiamo le figurine dei calciatori, in America hanno avuto le loro figurine dei giocatori di baseball. Per gli americani, questo sport è una religione, che ha visto la sua prima celebrazione nell’incontro tra i New York Knickerbockers e New York Nines nel giugno 1846, un momento epocale che nel giro di pochi anni portò alla nascita di nuove squadre e persino alla prima lega riconosciuta. Il dilagare di questo sport fu tale che intorno al 1860 un’azienda produttrice di sigarette, la Peck & Snyder, decise di sfruttare questa popolarità inserendo nei propri pacchetti delle illustrazioni che ritraessero le squadre di baseball, creando quelle che oggi sono definiti trading cards, o figurine. Come intuibile, il successo fu immediato, tanto che in breve tempo altri brand seguirono l’esempio della Peck & Snyder, dando vita a un vero e proprio campionario di figurine, che ebbe una diffusione incredibile, che ebbe però un calo dopo la Prima Guerra Mondiale.

A risollevare le sorti di queste collezioni, fu la Goudey Gum Company, che negli anni ’30 dominò il mercato grazie alla presenza nel proprio campionario di nomi leggendari come Babe Ruth e Lou Gehrig, ma soprattutto fu la nuova forma delle figurine: il retro delle illustrazioni riportava le informazioni sui giocatori, dalla media battute ai trofei. L’evoluzione della trading card fu un volano incredibile per dare nuova linfa a questo particolare prodotto, ma il vero punto di svolta fu la produzione della Topps. Azienda passata dalla produzione di tabacco a quella di gomme da masticare dopo la Grande Depressione, la Topps nei primi anni ’50 decise di entrare in competizione con la Bowman, azienda considerata all’epoca la più grande produttrice di trading cards. Dopo il tentativo di creare un personaggio originale, il cowboy Hopalong Cassidy, la Topps si affidò all’intuizione di suoi due creativi, Wally Gelman e Sy Berger, che ebbero l’intuizione di creare una vera e propria collezione di figurine dedicate ai giocatori di baseball, dando vita a quella che ancora oggi viene considerata come la più prolifica produzione di tragind cards, complice un elemento storico che in questi casi aiuta a entrare nel mito.

In un momento in cui le figurine dei giocatori di baseball sembravano non avere più appeal, la Topps decise di liberarsi di un grosso quantitativo di fondi di magazzino, scaricando un interno lotto conservato a New York nelle profondità dell’Oceano Atlantico. E in questi lotti erano presenti anche figurine di giocatori celebri, che qualche anno dopo, quando Topps diede vita a una nuova collezione, divennero nuovamente idoli del pubblico. Leggenda vuole che il figlio di un autista della Topps abbia ritrovato in casa una vecchia scatola con delle trading cards originali dell’epoca, e volendo rivenderle abbia dato vita a una delle più note vicende legate al collezionismo.

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La presenza di un così grande interesse per questi oggetti da collezione ha dato vita a un mercato di proporzioni incredibili, tanto che si è arrivati a comprendere come fosse necessario stabilire un parametro di giudizio che aiutasse a stabilire l’eventuale valore economico dei singoli articoli. Da questa necessità, ha preso forma il concetto di grading, ossia di ‘gradazione’ del prodotto, procedimento che tramite l’analisi di specifici elementi (stato di conservazione, rarità, etc) consente di stabilire un valore di mercato del singolo item.

Questo processo, ovviamente, non è rimasto solamente legato al mondo delle trading cards, ma è stato mutuato anche da un altro grande oggetto di collezione: i comics.

Fumetti e Grading

La diffusione dei comics e il crescente interesse degli appassionati non potevano certo rimanere inascoltati. Per lungo tempo, la valutazione dei comics in America è stata gestita dalla Numismatic Guaranty Corporation, azienda di valutazione specializzata nel collezionismo di monete rare che decise di applicare una meccanica di valutazione simile anche al crescente interesse dei collezionisti per i comics. La presenza di un crescente interesse per il settore ha portato alla creazione di altre agenzie simili, ma attualmente la più accreditata è la Certified Guaranty Company, meglio nota come CGC, che ha, a tutti gli effetti, il monopolio del grading dei comics.

La CGC è nata in risposta a un caso emblematico: una valutazione errata. Nel 2000 su eBay arrivarono una quantità impressionante di fumetti mesi in vendita da privati, che non avendo un parametro comune di valutazione generarono un caos incredibile. D’altronde, quello che per un collezionista può esser un volume di valore e in condizioni ottime, per un altro può esser una pubblicazione con uno stato non eccelso, creando non poche difficoltò in fase di vendita. Facendosi interprete di questa esigenza, la CGC entrò in scena nel settore, prendendo proprio dalla Numismatic Guaranty Corporation esempio su come affrontare in modo professionale la certificazione del grado di validità.

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Per comprendere quanto sia importante il ruolo svolto dalla CGC, è sufficiente citare quanto raccontato a MyCentralJersey da Paul Litch, considerato il massimo esperto della CGC in materia di valutazione di fumetti:

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Gran parte di questo lavoro è quasi un’indagine, soprattutto quanto si tratta di restaurazione, specialmente quando devi capire che pagina manca, o se il conteggio delle pagine è sbagliato e devi capire quale sia la pagina mancante. Esistono una miriade di variabili nel grading di un comic. Non si guarda solamente alla copertina o al resto, ma si valuta ogni pagina, devi fare un controllo sulla restaurazione. Ci sono così tanti aspetti in gioco per un grading che è davvero fantastico quando tutti noi siamo concordi e accade molto più spesso di quanto si possa immaginare. Questo rende ovviamente più semplice il lavoro, ma quando devi trattare un fumetto che puoi classificare in due diversi gradi, trovare quello giusto, che sia corretto sia per il mercato sia per il proprietario, quello è un momento davvero complicato

La presenza di diversi aspetti che concorrono alla classificazione del fumetto si traduce in una possibile divergenza di opinioni, anche tra esperti. La percezione personale, in certi casi, rischia di essere un elemento di rottura, ma come ricorda Litch proprio per ovviare a queste differenze di interpretazione la CGC ha cercato di introdurre un valido sistema di universalità del giudizio.

Quello che per un rivenditore può essere una condizione da nuovo per un altro può essere invece sufficiente. La CGC ha adottato una serie di protocolli, applicato da altri certificatori nella comunità dei collezionisti di monete e figurine del baseball, arrivando infine a una maggior coerenza di giudizio nel grading dei comics

Il compito della CGC viene quindi facilitato, almeno in teoria, dalla presenza di queste regole, che hanno portato a sviluppare un attento sistema di certificazione, non solo sul piano dell’attribuzione di un grado da parte dell’agenzia, ma anche sulla meccanica della valutazione stessa.

Il grading: valutazioni e prassi

Il processo per sottoporre un proprio fumetto al grading è abbastanza macchinoso, e soprattutto, costoso. Il prezzo ovviamente varia a seconda della modalità di certificazione e tiene conto anche di una richiesta economica avanzata dalla CGC al momento della spedizione al proprietario dell’albo, calcolata sul valore attribuito all’albo stesso, in base al grading. L’operazione di grading può avviene all’interno di una delle due sedi della CGC, quella storia a Sarasota (Florida) o la sede europea di Londra. Per inviare il proprio comic, è necessario effettuare una spedizione che tenga conto di specifiche indicazioni, consultabili sulla pagina ufficiale della CGC.

Giunto in sede, il fumetto viene anzitutto valutato come conforme alla segnalazione ricevuta dalla CGC. Una volta completato questo passaggio, si passa alla minuziosa analisi del volume, pagina per pagina, alla ricerca di indizi che possa rivelare eventuali carenze. Va precisato che questo passaggio viene effettuato in modo totalmente anonimo, dato che i documenti di accompagnamento dell’albo, che servono a tracciare la proprietà dello stesso, non vengono comunicati agli esperti valutatori, che operano quindi solamente sul fumetto, al netto di potenziali favoritismi.

Come accennato da Litch, questa parte del processo di valutazione assomiglia a un’accorta indagine, ma è soprattutto il confronto tra colleghi che rappresenta il punto essenziale del procedimento. Una volta raggiunta una unanimità di giudizio viene effettuato il grading del volume, che viene sigillato all’interno di un contenitore di barex, polimero plastico particolarmente resistente, che a breve dovrà esser sostituito, in quanto l’unica azienda produttrice, la Ineos, ha cessato l’attività nel 2015. Nel momento in cui il fumetto viene racchiuso dalla sua protezione in barex e ottiene la sua certificazione, non può più essere letto, in quanto aprendo questo contenitore si annulla certificazione della CGC, rendendo necessaria una seconda procedura di grading qualora si voglia rivendicare una certificazione.

La procedura del grading si basa anzitutto su una scala di stato dell’oggetto che parte dallo 0 (poor) arrivando alla massima eccellenza garantita dal 10.00, valutazione che si potrebbe definire più unica che rara. Anche la qualità delle pagine è fondamentale, non solo in termini di conservazione del volume, ma anche tenendo conto del materiale originale e considerando anche un aspetto particolare come la colorazione della stessa in base al periodo di pubblicazione, tenendo presente come durante la Golden Age alcuni editori, come la Fox, usassero carte non bianca ma blu o rosa.

Completa il processo valutativo l’analisi di eventuali restauri, fondandosi su due aspetti: qualità estetica (materiali usati e risultato) e quantità dell’intervento (poche pagine, intero albo, etc). Tutti questi parametri di giudizio sono pubblicamente dichiarati dalla CGC sul proprio sito, a questa pagina.

All’emissione della certificazione, ogni articolo ottiene un barcode, che consente di consultare online sul sito CGC tutte le caratteristiche dell’albo. L’aspetto più iconico di questo procedimento è l’assegnazione di un’etichetta (label) che identifica non solamente lo stato e il valore del fumetto, ma anche la sua appartenenza a una determinata categoria.

Universal Lable (Blu) – etichetta che viene assegnata a prodotti che non hanno tratti specifici

CGC Signature Series Label (Giallo) – etichetta assegnata a oggetti che sono stati autografati da qualcuno di importante, in presenza di un osservatore CGC o di operatore certificato per testimoniare la firma. In alcune condizioni, è possibile che la CGC accetti anche fumetti autografati consegnati direttamente dagli editori.

CGC Signature Series Qualified Lable (Verde/Giallo) – etichetta assegnata a oggetti che sono stati autografati da qualcuno di importante in riferimento all’albo (es. autografo di Stan Lee sul primo numero di X-Men), in presenza di un certificatore approvato, ma che presenta un difetto strutturale dell’albo.

Qualified Label (Verde) – etichetta assegnata a prodotti che degli specifici difetti che necessitano di un’apposita descrizione, oppure hanno un autografo non certificato. 

Restored Label (Viola) – etichetta apposta a fumetti che hanno evidenti segni di restauro o riparazioni, che li hanno riportati alle loro condizioni originali. La riparazione può avere entità diverse, dalla restaurazione amatoriale intensa (C-5) alla restaurazione professionale leggera (A-1)

Conserved Label (Blu/Grigio) – etichetta apposta ad albi certificati che abbiano richiesto un intervento di riparazione. Il grading viene effettuato tenendo come riferimento una specifica scala valutativa consultabile a questo link

Pedigree Label (Oro) – etichetta garantita ad albi che siano parte di una collezione certificata dalla CGC. Alcune collezioni sono state riconosciute dalla comunità dei collezionisti ancora prima della nascita della CGC, rendendo necessario un censimento delle collezioni approvate dalla CGC

Cover (CVR) – etichetta assegnata alle sole copertine, che si tratti della copertina frontale o della quarta di copertina. Le quarte di copertina che non possono essere chiaramente associate a un albo non possono venire certificate.

Individual Page (PG) – etichetta assegnata a singole pagine o buste legate a particolari albi. Non tutte le pagine possono essere certificate, e in mancanza di tratti specifici che possano aiutare la CGC a ricondurre le pagine a specifici albi, l’agenzia non procede al grading.

No Grade (NG) – etichetta assegnata a volumi che non hanno la copertina, metà o intere pagine intere

Il Grading in Italia

Negli ultimi anni, il grading si è fatto strada anche tra gli appassionati italiani, che hanno iniziato a collezionare comics dotati di grading. Nelle manifestazioni di settore sono presenti sempre più rivenditori di questi fumetti, che espongono originali americani di diversa gradazione e con diverse etichette. La diffusione del grading in Italia è stata agevolata dalla presenza di appositi esperti del settore, che animano un mercato fiorente e in continua evoluzione.

Il riferimento al grading tradizionalmente è legato alla produzione fumettistica dei comics, ma anche i fumetti italiani sono divenuti oggetto di interesse in tal senso. La nostra produzione fumettistica vanta una ricca tradizione, con numeri di personaggi molto amati che sono diventati vere e propri oggetti del desiderio dei collezionisti. In una simile congiuntura, un procedimento di grading per il fumetto nostrano è divenuta un’esigenza.

Esperti italiani del grading hanno provato a cerare una meccanica simile a quella della CGC, ma uno dei primi scogli incontrati è stato il procedimento di conservazione degli albi. Se per il mercato l’univocità del formato del comic ha consentito di generare un unico formato di box in barex, la pluralità di formati del nostro panorama fumettistico richiederebbe una varietà di formati.

Critiche al grading: puro business o è ancora passione?

Per quanto attualmente considerata come una delle più autorevoli fonti di valutazione del mondo di comics, la CGC non è certo priva di detrattori. L’accusa che viene mossa con maggior forza è quella di essersi arrogata il diritto di ‘fare il prezzo’ della nona arte, impostando un sistema di valutazione che ha il potere di falsare il mercato. Esempio spesso citato è il caso di una copia di Action Comics #1 battuta a un’asta nel 2011 per un milione e mezzo di dollari, ma che dopo avere ottenuto dalla CGC una rivalutazione del suo grading, passando da 8.5 a 9.0, ha acquisito un valore tale che nel 2014 è stato ribattuto per ben tre milioni di dollari.

Secondo alcuni esperti del fumetto, questo meccanismo di valutazione rischia di falsare l’intero mercato. A detta di molti insider, non è comprensibile cosa renda più affidabile il giudizio della CGC rispetto a quella che viene considerata la Bibbia del mondo del fumetto, la Overstreet Comic Book Price Guide. Secondo questa teoria, il ruolo della CGC e di agenzie simili non dovrebbe essere quello di dare una valutazione economica, ma solamente quello di certificare lo stato effettivo dell’oggetto, la sua conservazione. A maggior ragione se, come viene spesso segnalato, si applica una meccanica valutativa che si fonda sulla diacronia, ossia il non considerare l’età di un volume, mantenendo univocità di giudizio tanto su un fumetto della Golden Age quanto su un comics di vent’anni fa.

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